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STRUMENTI PER LE DECISIONI DI IMPRESA
Devono supportare il decisore affinché le decisioni siano sempre coerenti con l’obiettivo di creazione del valore economico.
TECNICHE,
Affinché queste decisioni vengano prese si ricorre a o metodi, e a un “PROCESSO”. Quest’ultimo è composto da 5
(o meglio 6) fasi che, una volta seguite in ordine dall’1 al 6, portano alla presa di una decisione:
INDIVIDUAZIONE DELLE ALTERNATIVE INVESTIMENTO NON
1. = in questa fase si decide se si è di fronte ad un
OBBLIGATO OBBLIGATO.
od Nel primo dei due casi l’impresa può o meno realizzare l’investimento e deve
considerare anche l’ipotesi di non investire (questo è il CASO BASE). Un errore che spesso si commette in questi
casi è quello di considerare che in mancanza di un investimento l’impresa manterrà i livelli attuali tuttavia questo
non è veritiero in quanto è molto probabile che la situazione peggiori. Tutte le altre alternative di investimento
vengono analizzate in termini differenziali rispetto il caso base.
Per quanto riguarda invece gli investimenti obbligati, il caso base è costituito da una qualsiasi delle alternative di
investimento e quindi i NCF delle altre vengono determinati differenzialmente rispetto questa.
VERIFICA DELLA CONSISTENZA
2. = in questa fase si verifica che non siano state dimenticate alcune parti essenziali
dell’investimento e, di contro, che non si abbia considerato anche parti inutili, evitando così oneri superflui. Si
ricorre così ad operazioni di BUNDLING (individuazione degli interventi complementari) e UNBUNDLING.
PRECISAZIONE DEI CONFINI DELL’ANALISI
3. = in questa fase s’individuano le aree aziendali su cui l’investimento
potrebbe avere effetto. Se ci si concentrasse solamente sull’unità in cui l’investimento è baricentrato si avrebbe
una visione parziale mentre se si considerasse tutta l’impresa avrei costi e tempi troppo elevati.
IDENTIFICAZIONE DEGLI IMPATTI COMPETITIVI
4. = in questa fase analizzo come l’investimento impatti sulle fonti
di differenziale competitivo aumentando o diminuendo il valore economico dell’impresa.
VALUTAZIONE DEI NCF E DEL NPV DELL’INVESTIMENTO
5.
6. (ANALISI DELLE MODALITA’ DI FINANZIAMENTO DEL PROGETTO)
Per quanto riguarda le TECNICHE queste si dividono in NON DCF (Non Discounted Cash Flow) e DCF (Discounted Cash Flow).
Tra i metodi NON DCF ci sono:
TEMPO DI PAY BACK
- = intervallo di tempo in cui il Cash Flow (non attualizzato) eguaglia l’investimento
∑ ( ) (0)
− = 0
effettuato ossia
L’impresa definisce quindi il tempo di CUT OFF e se il TPB (Tempo di Pay Back) è minore del Tempo di CUT OFF
allora l’investimento si può ritenere buono. Il vantaggio di questo metodo è la sua semplicità e intuitività mentre ha
come limite il non essere DCF e di non tenere conto del periodo immediatamente successivo al TPB. Quest’ultimo
limite tuttavia non sussiste in contesti particolarmente rischiosi dove mi interessa recuperare l’investimento in
tempi brevi. Questo comportamento di considerare solo TPB bassi rischia tuttavia di rigettare investimenti molto
Vedi anche il disegno sul quaderno.
profittevoli, ma a lungo termine, e di sovrastimare i benefici degli investimenti.
TECNICHE DI TIPO ROI
- = permettono di valutare l’investimento sulla base del ROI che questo genera ossia
( )
= ( )
L’impresa definisce quindi un ROI minimo atteso dall’investimento. Se il ROI (dell’investimento) è maggiore o
uguale al ROI minimo atteso allora l’investimento è buono. Tra due investimenti alternativi, mutuamente esclusivi,
scelgo ovviamente quello che ha il ROI più elevato. Va ricordato però che il ROI ha diverse configurazioni e quindi il
dato potrebbe non essere uguale infatti NUMERATORE (MON o MOL) e DENOMINATORE (Investimento iniziale,
investimento medio, metà dell’investimento iniziale). Questo metodo ha inoltre diversi limiti come il non essere
DCF, ambiguità per quanto riguarda il metodo di calcolo e il fatto che è utile per il breve periodo e non per il lungo.
Tra le TECNICHE DCF si hanno invece:
NPV (NET PRESENT VALUE)
- = è il valore attuale netto, ossia la somma algebrica dei NCF associati
(2.1).
all’investimento e attualizzati, e si esprime con la formula Pertanto un investimento si può reputare buono
≥ 0
quando NPV è maggiore o uguale a 0 (NPV ). Se il NPV è uguale a 0 allora l’investimento mi ridarà il minimo
richiesto dagli azionisti. Per far si che il k (tasso di attualizzazione che esprime il rendimento minimo degli azionisti
k = i + α + σ
o soci) tenga conto del rischio, questo diventa . Per compiere la scelta tra due investimenti alternativi,
mutuamente esclusivi, scelgo quello con NPV maggiore. Il pregio di questo metodo è la perfetta coerenza con
l’obiettivo di creazione del V.E. mentre ha come controparte il fatto che si debba conoscere il valore di k. Tuttavia è
il miglior criterio di valutazione per un investimento reale.