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SPETTRO INVERTITO
Un argomento metafisico per la non riducibilità della coscienza non deve necessariamente provare che potrebbe non esserci coscienza a parità di fatti fisici; per smentire la tesi della riducibilità è sufficiente mostrare che, a parità di fatti fisici, i "fatti qualitativi" si distribuiscono in modo differente. Esattamente ciò che viene considerato trattando l'argomento dello spettro invertito. Qui si tratta di immaginare una persona la cui esperienza fenomenica associata alla percezione dei colori è invertita, fin dalla nascita, rispetto allo spettro cromatico.
Questo argomento è stato contestato in base alla considerazione che non è possibile avere uno spettro invertito che non riveli una differenza funzionale. I difensori dell'autonomia dei qualia hanno tuttavia obiettato che è possibile ipotizzare inversioni di spettro più sofisticate, nelle quali una tonalità di...
colore viene "spostata" su una tonalità di poco differente, che non si espongono all'obiezione dicui sopra. Di recente la scienza ha cominciato ad occuparsi del problema della coscienza, considerato fino a non molto tempofa un problema mal formulato ma non di natura scientifica. Al contrario, attualmente alcuni scienziati hannoavanzato delle proposte, anche se ancora parziali. Ma che possono essere così analizzate: Secondo il premio Nobel Francis Crick (1994), il problema della coscienza è essenzialmente un problema di "collegamento", vale a diredi come sintetizzare sincronicamente un'ampia classe di informazioni. Per esempio, come è possibile ricostruire un percetto visivocoerente sulla base di una serie di informazioni eterogenee provenienti da diversi recettori sensoriali ed elaborate in aree diverse dellacorteccia cerebrale? Alla base dell'esperienza di un percetto coerente ci sono migliaia di neuroni che siattivano come una sola unità. L'ipotesi di Crick e Koch è che la sincronizzazione sia resa possibile dalla generazione di impulsi ad una frequenza fissata: quando si attua un'esperienza visiva coerente, c'è invariabilmente una scarica simultanea alla frequenza di 40 Hertz dei neuroni che connettono il talamo alla corteccia. Il valore esplicativo di questa ipotesi è basso.
In primo luogo non si capisce in che senso l'identità delle frequenze di scarica possa dare luogo alla coscienza: questa è una correlazione interessante, ma non una spiegazione; in secondo luogo, non sembra che il problema della coscienza fenomenica possa essere posto meramente nei termini di quello di un collegamento.
Gerald Edelman (1989) parte invece dalla categorizzazione percettiva. L'intento è quello di spiegare in che modo un oggetto viene percepito come "quell'oggetto". La consapevolezza di un oggetto esterno deriverebbe
dall'esistenza di circuiti rientranti che collegano la corteccia visiva (uditiva e tattile) da un lato ai circuiti di memoria, dall'altro alle aree del linguaggio. Ad oggi la proposta di Edelman è quella che si spinge più avanti, in quanto impone prerequisiti sui sistemi che possono essere dotati di coscienza: memoria, capacità di apprendimento, capacità di discriminare il sé dal non sé (cioè decidere se un certo evento è relativo al proprio corpo oppure no), più i circuiti rientranti appena accennati. Nondimeno il difensore della non riducibilità dei qualia insiste sul fatto che essa spiega soltanto alcuni aspetti della coscienza -A, non la coscienza -F. Oggi quindi il massimo a cui una teoria scientifica riguardo alla coscienza -F può aspirare è trovare correlazioni, non spiegazioni. Il candidato analizzi ed esponga il rapporto tra filosofia della mente e la cibernetica. Chi era e cheLa cibernetica è una scienza interdisciplinare che si occupa di evidenziare e analizzare le analogie fra i sistemi di comunicazione e controllo negli organismi viventi e nelle macchine. Il termine, derivato dal greco kybernetikétechne ("l'arte del pilotare"), fu applicato per la prima volta nel 1948 dal matematico statunitense Norbert Wiener alla teoria dei meccanismi di controllo.
Lo sviluppo di questa scienza fu incoraggiato anche dalla necessità di risolvere i problemi riscontrati durante la seconda guerra mondiale nello sviluppo dei cosiddetti "cervelli elettronici" e dei dispositivi di controllo automatico per apparati militari, quali ad esempio i dispositivi di puntamento. Lo scopo principale della cibernetica è comprendere i meccanismi dei sistemi di controllo negli organismi viventi, che implicano necessariamente la trasmissione, la ricezione, l'accumulo e l'elaborazione di informazioni.
Per poterli applicare alle macchine, sia in processi produttivi sia nella costruzione di veri e propri automi cellulari. In questo senso uno dei meccanismi di controllo più interessanti, e comune a tutti gli organismi viventi, è quello dell'autocorrezione: ovvero quel processo mediante il quale, ad esempio nel corpo umano, il sistema nervoso centrale sfrutta le informazioni sensoriali per determinare e correggere il corso di una determinata azione. Il principio, conosciuto come "retroazione" (feedback), è divenuto uno dei concetti basilari dell'automazione.
Gli strumenti essenziali della cibernetica sono la teoria dell'informazione, la termodinamica e un massiccio uso di algoritmi per formalizzare e applicare i meccanismi di controllo definiti. Un principio ampiamente sfruttato dalla cibernetica afferma che l'informazione è una grandezza di natura statistica e, in quanto tale, è misurabile secondo le leggi della probabilità.
In questo senso, l'informazione è correlata con il numero dei gradi di libertà associati alla scelta: più numerose sono le scelte possibili, più informazioni occorrono per raggiungere la decisione e minori sono le probabilità che una particolare scelta venga adottata.
La misura della probabilità è correlata a sua volta al concetto termodinamico di entropia. Sulla base del secondo principio della termodinamica, i processi spontanei tendono a uno stato di disorganizzazione, o caos, che viene raggiunto in assenza di assistenza o di controllo. Così l'ordine, che determina un abbassamento dell'entropia, è lo stato meno probabile, mentre il caos, che rappresenta lo stato a massima entropia, è la situazione più probabile.
Tutte queste considerazioni trovano applicazione nella cibernetica in quanto permettono di affermare che i comportamenti finalizzati, negli esseri umani come nelle macchine, richiedono
meccanismi di controllo che mantengano l'ordine, contrastando la naturale tendenza verso la disorganizzazione. La cibernetica viene applicata anche allo studio della psicologia, dei servomeccanismi, dell'economia, della neurofisiologia, dell'ingegneria dei sistemi e all'analisi dei sistemi sociali. La maggior parte delle attività di ricerca nel campo della cibernetica è focalizzata sullo studio dell'intelligenza artificiale e sul progetto delle reti neurali artificiali. Norbert Wiener, matematico statunitense, padre della cibernetica. Studiò presso la Cornell University, la Columbia University, la Harvard University, le Università di Cambridge - dove fu allievo di Bertrand Russell - e Gottinga, dove seguì le lezioni di David Hilbert. Dopo un periodo in cui si dedicò a svariate attività, divenne professore di matematica al Massachusetts Institute of Technology dal 1932 al 1960. Wiener si dedicò
il comportamento intelligente e cerca di riprodurlo utilizzando macchine e algoritmi. Si occupa dello sviluppo di sistemi in grado di eseguire compiti che richiedono intelligenza umana, come il riconoscimento di immagini, il linguaggio naturale, la pianificazione e la risoluzione di problemi complessi. L'obiettivo dell'Intelligenza Artificiale è creare macchine in grado di apprendere, ragionare e prendere decisioni in modo autonomo, simili a come farebbe un essere umano.Le opportunità di realizzare nuovi sistemi integrati capaci di simulare le funzioni che vengono svolte dall'intelligenza umana. L'obiettivo è quello di analizzare e trovare soluzioni ai problemi tecnici, come la realizzazione di nuove macchine, ai problemi teorici, come la scrittura di programmi che siano in grado di elaborare e svolgere funzioni simili all'intelligenza umana.
L'espressione "Intelligenza Artificiale" risale agli anni Cinquanta e si riferisce alla definizione di "sistema intelligente" coniata da Alan Turing, riferendosi ai nascenti sistemi computerizzati e ai primi programmi capaci di svolgere funzioni molto complesse per l'epoca, ma ancora lontanissime da quelle più specifiche del pensiero umano.
Quando si pensa all'intelligenza artificiale, si associano immediatamente tecnologie all'avanguardia, robot capaci di capire e di prendere decisioni, di svolgere azioni, ovvero un modo futuristico.
nel campo del calcolo e della conoscenza, ma anche nelle diverse forme di intelligenza umana. Nella seconda corrente, invece, l'intelligenza artificiale si concentra sullo sviluppo di sistemi informatici sempre più avanzati, capaci di eseguire calcoli complessi e di apprendere autonomamente. Questi sistemi sono in grado di elaborare grandi quantità di dati e di trarre conclusioni e decisioni in base a modelli e algoritmi predefiniti. L'intelligenza artificiale è presente in molti settori della vita quotidiana, come ad esempio nella guida autonoma delle automobili, nei sistemi di riconoscimento vocale e facciale, nei motori di ricerca e nelle raccomandazioni personalizzate degli e-commerce. In conclusione, l'intelligenza artificiale rappresenta una realtà sempre più diffusa e avanzata, che permette alle macchine di agire in modo intelligente e di interagire con gli esseri umani in modo sinergico.specificatamente umane, ma che in realtà si possono ricondurre a comportamenti replicabili da alcune macchine programmate appositamente. I principali settori di ricerca riguardano l'elaborazione delle informazioni, ma anche il riconoscimento e la sintesi della voce umana, la