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LA POESIA TOSCANA
Bonagiunta Orbicciani, Voi ch’avete mutata la mainera
Voi ch’avete mutata la mainera 1 Voi, che avete mutato lo stile
de li plagenti ditti de l’amore 2 dei piacevoli versi d'amore
de la forma dell’esser là dov’era, 3 dalla loro forma precedente,
per avansare ogn’altro trovatore, 4 per superare ogni altro poeta,
avete fatto como la lumera, 5 avete fatto come la lanterna
ch’a le scure partite dà sprendore, 6 che illumina le zone buie,
ma non quine ove l’alta spera, 7 ma non qui [in Toscana] dove risplende il sole,
la quale avansa e passa di chiarore. 8 che supera con la sua luminosità [ogni altra luce].
Così passate voi di sottigliansa, 9 Allo stesso modo voi superate [tutti] in sottigliezza
e non si può trovar chi ben ispogna, 10 e non si può trovare qualcuno che spieghi bene [i vostri versi],
cotant’è iscura vostra parlatura. 11 a tal punto il vostro stile poetico è oscuro.
Ed è tenuta gran dissimigliansa, 12 Ed è considerata una grande stravaganza,
ancor che ‘l senno vegna da Bologna, 13 anche se il senno viene dalla città di Bologna,
traier canson per forsa di scrittura. 14 scrivere canzoni con richiami alle Sacre Scritture [alla teologia].
Bonagiunta indirizza questo sonetto a Guido Guinizzelli per rimproverargli di avere cambiato lo stile
delle liriche amorose, introducendo troppi riferimenti filosofici che rendono la lettura di difficile
comprensione. Il testo è l'inizio di una "tenzone" tra il poeta dello stile "vecchio" e colui che avrebbe
inaugurato il "Dolce Stil Novo". Guinizelli risponde col sonetto "Omo ch'è saggio non corre leggero”.
Bonagiunta Orbicciani, Tutto lo mondo si mantien per fiore
Tutto lo mondo si mantien per fiore: 1 Tutto il mondo esiste per virtù dei fiori:
se fior non fosse, frutto non seria; 2 se non ci fossero i fiori, non vi sarebbero i frutti;
e per lo fiore si mantene amore, 3 in grazie del fiore si mantiene l'amore,
gioie e alegrezze, ch’è gran signoria. 4 che è grande e piacevole signoria, con gioia e allegria.
E de la fior son fatto servitore 5 E di un fiore io sono reso servo
sì di bon core che più non poria: 6 di tutto cuore, come meglio non potrei:
in fiore ho messo tutto ‘l mio valore; 7 ho riposto ogni mia compiacenza in un fiore;
si fiore mi falisse, ben moria. 8 se questo fiore mi venisse meno, ne morirei.
Eo son fiorito e vado più fiorendo; 9 Io sono tutto fiorito, e sempre più vado fiorendo;
in fiore ho posto tutto il mi’ diporto; 10 in un fiore ho collocato ogni mia ragione di piacere;
per fiore aggio la vita certamente. 11 la mia vita l'ho certo da un fiore.
Com’ più fiorisco, più in fior m’intendo; 12 Quanto più fiorisco, tanto più mi infatuo del mio fiore;
se fior mi falla, ben seria morto, 13 se mi mancherà il fiore io morirò,
vostra mercè, madonna, fior aulente. 14 per grazie vostra, madonna, fiore profumato.
Il testo presenta al suo interno un’intensità e passione del sentimento provato nei confronti della
donna, con un riferimento alla sua corporalità, considerata un riflesso delle gioie e delle qualità
interiori. Si passa da una dimensione di fisicità ad una di moralità. La parola è la diretta
conseguenza della volontà e del pensiero, mentre il saluto è l’elemento fondamentale. La parola
della donna agisce e migliora l'uomo. Questi elementi messi in fila creano movimento. Il cuore è
elaboratore e motore del sentimento. 7
ché Montalcino av’abattuto a forza, 51 infatti Siena ha abbattuto [le mura di] Montalcino,
Montepulciano miso en sua forza, 52 ha ridotto in suo potere Montepulciano,
e de Maremma ha la cervia e ‘l frutto; 53 e ha la cerva [il tributo] e la rendita della Maremma;
Sangimignan, Poggiboniz’ e Colle 54 San Gimignano, Poggibonsi, Colle Val d'Elsa,
e Volterra e ‘l paiese a suo tene; 55 Volterra e il suo territorio, Siena li considera come suoi;
e la campana, le ‘nsegne e li arnesi 56 e della campana, delle insegne, delle armi
e li onor tutti presi 57 e di tutti gli arredi Siena si è totalmente impadronita
ave con ciò che seco avea il bene. 58 insieme a tutto ciò che aveva di buono con sé.
E tutto ciò li avene 59 E tutto ciò accade a Firenze
per quella schiatta che più ch’altra è folle. 60 per quella parte del suo popolo [Ghibellini] che è folle più d'ogni altra.
Foll’è chi fugge il suo prode e cher danno, 61 È folle chi fugge il suo vantaggio e cerca il danno,
e l’onor suo fa che vergogna i torna, 62 e fa in modo che il suo onore diventi vergogna,
e di bona libertà ove soggiorna 63 e dopo aver goduto di una giusta libertà dove stava
a gran piacer, s’aduce e suo gran danno 64 con grande piacere, si sottopone a suo gran danno
sotto signoria fella e malvagia, 65 a una tirannia malvagia ed empia,
e suo signor fa suo grand’ enemico. 66 e fa di un suo gran nemico il proprio signore.
A voi che siete ora in Fiorenza dico, 67 Io dico a voi che vivete a Firenze
che ciò ch’è divenuto, par, v’adagia; 68 che a quanto sembra ciò che è successo vi piace;
e poi che li Alemanni in casa avete; 69 e dal momento che avete in casa vostra i Tedeschi,
servitei bene, e faitevo mostrare 70 serviteli bene e fatevi mostrare
le spade lor, con che v’han fesso i visi, 71 le loro spade con cui vi hanno sfregiato il viso,
padri e figliuoli aucisi; 72 ucciso i vostri padri e figli;
e piacemi che lor dobiate dare, 73 e sono contento che dobbiate pagarli,
perch’ebber en ciò fare 74 poiché nel fare tutto questo sopportarono
fratica assai, de vostre gran monete. 75 una gran fatica, con molto denaro.
Monete mante e gran gioi’ presentate 76 Offrite molte monete e gran gioielli
ai Conti e a li Uberti e alli altri tutti 77 ai Conti [Guidi] e agli Uberti e tutti gli altri [Ghibellini]
ch’a tanto grand onor v’hano condutti, 78 che vi hanno condotto a un tale onore,
che miso v’hano Sena in spodestate; 79 mettendo Siena sotto il vostro potere;
Pistoia e Colle e Volterra fanno ora 80 Pistoia, Colle Val d'Elsa e Volterra ora fanno
guardar vostre castella a loro spese; 81 sorvegliare le vostre fortezze a loro spese;
e ‘l Conte Rosso ha Maremma e ‘l paiese, 82 e il Conte Rosso [Aldobrandino] tiene il territorio della Maremma,
Montalcin sta sigur senza le mura; 83 Montalcino sta al sicuro senza le mura;
de Ripafratta temor ha ‘l pisano, 84 i Pisani hanno timore per Ripafratta
e ‘l perogin che ‘l lago no i tolliate, 85 e i Perugini temono che gli leviate il lago [Trasimeno],
e Roma vol con voi far compagnia. 86 e Roma vuole allearsi con voi.
Onor e signoria 87 onore e potere
adunque par e che ben tutto abbiate: 88 e ogni vantaggio sembra dunque che abbiate
ciò che disvïate 89 ciò che volevate
potete far, cioè re del toscano. 90 potete ottenere, ovvero farvi signori di tutta la Toscana
Baron lombardi e romani e pugliesi 91 Signori del nord, di Roma e del sud,
E toschi e romagnuoli e marchigiani, 92 toscani, romagnoli e marchigiani,
Fiorenza, fior che sempre rinnovella, 93 Firenze, fiore che rifiorisce sempre,
a sua corte v’appella, 94 vi chiama alla sua corte,
che fare vol de sé rei dei Toscani, 95 poiché vuole diventare regina (re) della Toscana,
dapoi che li Alamani 96 dal momento che i Tedeschi
ave conquisi per forza e i Senesi. 97 ha conquistato con la forza e i Senesi.
Il tradimento di Firenze è nei confronti di tutta Italia. La condanna di Guittone è assoluta perché
esalta un sentimento patriottico, ma nella sua pluralità di temi c'è anche l'amore, inteso come fonte
di gioia. I suoi sonetti hanno un forte legame con la tradizione provenzale. 9
Guido Guinizzelli, Omo ch’è saggio non corre leggero
Omo ch’è saggio non corre leggero, 1 Un uomo che è sapiente non corre alla leggera [senza pensare],
ma a passo grada sì com’ vol misura: 2 ma passo a passo così come vuole la misura:
quand’ha pensato, riten su’ pensero 3 quando ha pensato, trattiene in sé il suo pensiero
infin a tanto che ‘l ver l’asigura. 4 fin tanto che la verità non lo conferma.
Foll’è chi crede sol veder lo vero 5 È pazzo chi pensa di essere il solo a vedere la verità
e non pensar che altri i pogna cura: 6 e non crede che altri se ne preoccupino:
non se dev’omo tener troppo altero, 7 un uomo non deve comportarsi in modo troppo altero,
ma dé guardar suo stato e sua natura. 8 ma deve considerare la sua condizione e la sua natura.
Volan ausel’ per air di straine guise 9 Nel cielo volano uccelli di aspetto singolare
ed han diversi loro operamenti, 10 e si comportano in modi assai diversi,
né tutti d’un volar né d’un ardire. 11 né volano o agiscono tutti alla stessa maniera.
Dëo natura e ‘l mondo in grado mise, 12 Dio ha creato la natura e il mondo secondo una gradualità
e fe’ despari senni e intendimenti: 13 e ha fatto le intelligenze e le menti diverse tra loro:
perzò ciò ch’omo pensa non dé dire. 14 perciò non si può dire a nessuno cosa debba pensare.
In questo sonetto Guinizelli risponde "per le rime" al testo con cui Bonagiunta da Lucca lo aveva
attaccato polemicamente e accusato di avere mutato la "mainera" di scrivere versi d'amore,
componendo canzoni troppo difficili e piene di riferimenti dottrinali. Guido ribatte dicendo che il
vero sapiente misura le parole e si astiene dall'emettere giudizi frettolosi riguardo alla poesia
amorosa, in cui vi possono essere diversi stili senza che ve ne sia uno solo migliore di tutti gli altri.
Guido Guinizzelli, Al cor gentile rempaira sempre amore
Al cor gentil rempaira sempre amore 1 L’amore torna sempre come al cuore gentile
come l’ausello in selva a la verdura; 2 come l’uccello si rifugia nel bosco tra le frasche;
né fe’ amor anti che gentil core, 3 la natura non fece né l’amore prima del cuore gentile,
né gentil core anti ch’amor, natura: 4 né il cuore prima dell’amore:
ch’adesso con’ fu ‘l sole, 5 che non appena ci fu il sole,
sì tosto lo splendor fu lucente, 6 subito risplendette la sua luce,
né fu davanti ‘l sole; 7 né la luce fu prima del sole;
e prende amore in gentilezza loco 8 e l’amore si stabilisce nella gentilezza
così proprïamente 9 così naturalmente
come calore in clarità di foco. 10 come il calore nel fuoco risplendente.
Foco d’amore in gentil cor s’aprende 11 Il fuoco dell&r