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SIGNIFICATO DI T
scambiatore. Nella maggior parte dei casi questa differenza non è uguale in tutta
tra le due zone turbolente dei due fluidi
la superficie di scambio, perciò è necessario calcolare una differenza di
- U, coefficiente globale di scambio termico nello scambiatore, che è pari all’inverso della somma delle resistenze
Nella relazione Q = A U T, la differenza di temperatura è relativa allo
allo scambio di calore
temperatura media. Normalmente si considerano due condizioni di alimentazione
scambiatore di calore, cioè rappresenta la differenza media di temperatura tra le
due facce della superficie di scambio, cioè tra i due fluidi che scorrono nello
dello scambiatore:
∆T: ∆T,
SIGNIFICATO DI Nella relazione Q = A U la differenza di temperatura è relativa allo scambiatore di calore,
scambiatore. Nella maggior parte dei casi questa differenza non è uguale in tutta
cioè rappresenta la differenza media di temperatura tra le due facce della superficie di scambio, cioè tra i due fluidi
la superficie di scambio, perciò è necessario calcolare una differenza di
equicorrente controcorrente
che scorrono nello scambiatore. Nella maggior parte dei casi questa differenza non è uguale in tutta la superficie di
temperatura media. Normalmente si considerano due condizioni di alimentazione
scambio, perciò è necessario calcolare una differenza di temperatura media. Normalmente si considerano due
dello scambiatore:
condizioni di alimentazione dello scambiatore:
equicorrente controcorrente
EBOLLIZIONE E CONDENSAZIONE
Quando la temperatura di una superficie solida bagnata da un liquido è superiore alla temperatura di evaporazione
del liquido, in questo si possono innescare fenomeni di ebollizione, ovvero fenomeni di formazione di fasi gassose
(vapore) in forma di bolle. Si noti che la temperatura di saturazione del fluido dipende dalla sua pressione.
Se invece la temperatura di una superficie solida bagnata da un gas è inferiore alla temperatura di condensazione
del gas, si possono innescare fenomeni di condensazione, ovvero di formazione di fasi liquide, sotto forma di gocce
disperse sulla superficie solida o anche di un film continuo.
Alla transizione di fase da liquido a vapore è associato un elevato calore latente di vaporizzazione e un’elevata
asportazione di calore dalla superficie solida bagnata. Lo stesso vale per la transizione di fase inversa, da vapore a
liquido, che determina un elevato apporto di calore alla superficie solida.
Cambio termico per ebollizione in convezione naturale
Se la superficie è rivolta verso l’alto oppure è verticale, le bolle, una volta superato un certo volume, si staccano per
effetto delle forze di galleggiamento e migrano verso il pelo libero, richiamando altro liquido verso la
superficie. Anche lo scambio termico per ebollizione può essere modellato; sperimentalmente si verifica che il flusso
termico scambiato non è legato alla differenza tra la temperatura della superficie solida e la temperatura del liquido,
ma alla differenza tra la temperatura della superficie solida e la temperatura di saturazione: q′′= hA(Ts−Teb) = hAΔTe
La quantità ΔTe rappresenta il grado di surriscaldamento della superficie, che è sempre valutato rispetto alla
I meccanismi dell’ebollizione sono estremamente complessi e dipendono da una
temperatura di ebollizione. Anche se il liquido è più freddo, si trova cioè a temperatura media T1 più bassa di Tsat,
quantità notevole di parametri. Alcuni di questi meccanismi possono essere
evidenziati attraverso un’analisi della curva di ebollizione, la cosiddetta curva di
in presenza di ebollizione il flusso termico all’interfaccia solido-liquido non ne è influenzato significativamente.
Nukiyama.
I meccanismi dell’ebollizione dipendono da diversi parametri. Alcuni di questi
meccanismi possono essere evidenziati attraverso un’analisi della curva di
ebollizione, la cosiddetta curva di Nukiyama.
La curva di ebollizione rappresenta l’andamento del flusso termico in funzione
del grado di surriscaldamento. In figura si riporta la curva ottenuta immergendo
in acqua, a pressione ambiente tipica (1 atm) e temperatura appena inferiore a
quella di saturazione (100°C), un dispositivo riscaldatore a temperatura
controllata, costituito da un filo conduttore percorso da una corrente elettrica
continua. In condizioni di equilibrio, tutta l’energia dissipata nel filo per effetto
Joule è trasferita al liquido.
Nella curva si possono osservare diverse fasi:
- Per ΔT <5°C non si osserva formazione di bolle, perciò lo scambio termico avviene per convezione naturale in
e e1/4 e1/3
fase liquida. Il coefficiente di convezione h è proporzionale a ΔT o ΔT .
- Per ΔT ≈5°C (punto A) e fino a ΔT ≈10°C (punto B), sulla superficie del dispositivo riscaldatore iniziano a formarsi,
e e
in alcuni punti di nucleazione, bolle isolate. Tali bolle, una volta raggiunto un volume sufficiente, si separano
dalla superficie.
A questo regime di ebollizione si dà il nome di ebollizione nucleata. Il calore sensibile scambiato tra solido e liquido
per convezione è dominante rispetto a quello latente associato allo sviluppo delle bolle, ma il distacco di queste
dalla superficie solida e la loro migrazione verso l’alto provocano rimescolamenti del liquido, incrementando così il
2
coefficiente di scambio termico convettivo, con valori ben oltre 10000 W/(m ⋅C).
All’aumentare del grado di surriscaldamento da ΔT ≈10°C (punto B) a ΔTe≈30°C (punto D) si attiva un numero più
e
elevato di siti di nucleazione. Intorno a tali siti, le bolle si sviluppano con frequenza crescente al crescere di ΔT ,
e
fino a formare delle colonne o a unirsi tra loro in getti verticali di vapore. A questo regime di ebollizione si dà il nome
di ebollizione colonnare. e3
Il flusso termico scambiato è circa proporzionale a ΔT , tuttavia il coefficiente di scambio termico h inizia ad un
certo punto a calare (punto C) perché le interferenze tra le colonne di bolle inibiscono sempre più i moti di liquido
in prossimità della superficie bagnata. Inoltre, all’aumentare di ΔT diminuisce progressivamente la frazione di
e
superficie effettivamente bagnata dalla fase liquida.
Per ΔT ≈30°C (punto D) si raggiunge il valore limite del flusso termico, il cosiddetto flusso termico critico (pari, in
e 2
acqua a pressione ambiente, a circa 1.3 MW/m ). Successivamente, la frazione di superficie bagnata dal liquido
diminuisce sempre più e tende a svilupparsi un film continuo di vapore tra superficie solida e fase liquida.
Tra ΔT ≈30°C (punto D) e ΔT ≈120°C (punto E) il film di vapore è instabile e si ha un regime di ebollizione a cui si dà
e e
il nome di ebollizione a film instabile o ebollizione a film parziale.
Per ΔT ≈120°C (punto E) il film di vapore diventa stabile ed il flusso termico tra solido e liquido, che è scambiato per
e
conduzione semplice attraverso il film, tocca un minimo. Oltre tale minimo, inizia un regime a cui si dà il nome di
ebollizione a film, in cui il calore scambiato attraverso il film di vapore torna progressivamente ad aumentare con
ΔTe perché alla convezione attraverso il vapore viene a sovrapporsi l’irraggiamento termico.
Tuttavia, si torna a valori del flusso termico comparabili a quelli tipici dell’ebollizione nucleata solo per ΔT >1000°C.
e
Per tornare al regime di ebollizione nucleata occorre ridurre il flusso termico sotto il valore minimo, che si ha in
corrispondenza del punto di minimo E.
Il comportamento in ebollizione è lo stesso per tutti i liquidi: cambiano i valori numerici rilevati, ma le curve di
Scambio termico con condensazione
ebollizione ottenibili sono simili tra loro. Curve analoghe a quelle ricavate utilizzando un riscaldatore a filo si hanno
La condensazione risulta dal contatto
anche nell’ebollizione di liquidi su superfici piane orizzontali (rivolte verso l’alto) e verticali. superficie solida a temperatura inferio
(alla sua pressione).
La condensazione può avvenire in due
Scambio termico con condensazione condizioni della superficie. La modali
La condensazione può avvenire in due modalità diverse, a seconda delle condizioni della superficie. La modalità più
a film, in cui il liquido derivante dal p
film continuo sulla superficie solida e,
comune è quella della condensazione a film, in cui il liquido derivante dal processo di condensazione va a formare
della gravità. La condensazione a film
un film continuo sulla superficie solida e, quindi, fluisce via da questa sotto l’azione della gravità. La condensazione
a film si ottiene su superfici lisce e pulite.
La seconda modalità è la condensazione a gocce, in cui il liquido derivante dal processo di
condensazione va a raccogliersi in gocce, con diametro da pochi micrometri fino a dimensioni
macroscopiche. Le gocce possono arrivare a coprire fino al 90% della superficie e, raggiunta una
dimensione sufficiente, scorrono via sotto l’effetto della gravità.
Il condensato, sia in forma di film che di gocce, va ad opporre una resistenza alla trasmissione del calore tra il vapore
e la superficie solida. Pertanto, si utilizzano nella pratica superfici con ridotto sviluppo verticale, in modo da evacuare
rapidamente la fase liquida: la maggior parte dei condensatori sono costituiti da fasci di tubi orizzontali, al cui interno
fluisce un fluido frigorifero a temperatura inferiore a quella di saturazione del vapore da condensare; tale vapore è
fatto circolare attorno ai tubi, alla base dei quali viene raccolto il condensato.
La condensazione a gocce è più efficiente della condensazione a film, comportando coefficienti di scambio termico
superiori anche di un ordine di grandezza. Per questo motivo, le superfici di condensazione sono spesso ricoperte con
materiali che promuovono la formazione gocce (ad esempio, teflon, cere o sostanze oleose).
Purtroppo, i ricoprimenti perdono nel tempo le loro proprietà e non è possibile mantenere per lunghi periodi una
condensazione a gocce. Il dimensionamento dei condensatori viene effettuato assumendo che vi abbia sempre luogo
una condensazione a film. Come per l’ebollizione, anche per la condensazione a film sono reperibili nella letteratura
specializzata svariate relazioni empiriche, per differenti situazioni geometriche (superfici piane verticali, superfici
cilindriche orizzontali, fasci tubieri, ecc.) e per moto del liquido nel film sia laminare che turbolento.
SCAMBIATORI DI CALORE: Si dice scambiatore di calore un dispositivo nel quale avviene