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OLFATTO
Del sistema degli odori serve per riconoscere e anche per il comportamento
riproduttivo nel caso dei feromoni (per comunicare con esso gli animali usano il
sistema olfattivo accessorio, con una propria zona nel naso detto organo
vomeronasale e un suo bulbo olfattivo accessorio). Noi non odoriamo con tutto il naso
ma con un sottile strato cellulare detto EPITELIO OLFATTIVO posto in fondo al naso.
In esso troviamo tre tipi di cellule: cellule recettrici dell’olfatto (che hanno assoni che
conducono sino al SNC), cellule basali che danno origine ad altri recettori olfattivi e
cellule di supporto che sono come le nevroglia e servono alla produzione di muco.
Quando si odora l’aria entra nei passaggi del naso e solo una piccola percentuale
raggiunge lo strato di muco che riveste l’epitelio olfattivo. Il muco è costituito da
proteine (che si attaccano alle sostanze odorose), anticorpi, zuccheri a catena lunga,
sale e acqua.
Le cellule recettori del olfatto hanno un dendrite che porta sino alla superficie
dell’epitelio e lì ha numerose cilia che catturano la sostanza odorosa presente nel
muco e fanno partire la trasduzione. Le cellule recettrici dell’olfatto hanno dall’altro
capo un sottile gruppo di assoni senza guaina mielinica che passa attraverso la
LAMINA CRIBROSA e arriva sino al bulbo olfattivo. L’insieme degli assoni forma il nervo
olfattivo (I). Un trauma cranico provoca ANOSMIA (insensibilità agli odori).
Trasduzione olfattiva= solo di un tipo, rispetto alle numerose trasduzioni del gusto. La
trasduzione inizia con la sostanza odorosa che si lega ai recettori specifici posti sule
cilia. Il contatto sostanza odorosa-recettore attiva una proteina G che scivolando attiva
l’adenilato ciclasi che trasforma ATP in AMPciclico che si lega ai canali per i cationi
(Na+ e Ca2+) attivandoli, si aprono anche i canali per Cl-. Si ha la depolarizzazione e
se si supera il potenziale di recettore allora si innesca il potenziale d’azione. La fine è
determinata dall’allontanamento della sostanza odorosa grazie agli enzimi presenti nel
muco oppure grazie all’AMPc che determina la fine della trasduzione. In circa un
minuto ci si abitua tramite il fenomeno dell’adattamento alla sostanza odorosa quindi
anche se presente la stimolazione è scarsa. La quantità dei recettori è molto numerosa
data l’enormità di geni che codificano per i recettori olfattivi.
I recettori olfattivi (che probabilmente sono più di mille) e hanno una struttura un po’
diversa dai recettori olfattivi vomeronasali (per i feromoni) sono proteine G con 7
eliche alpha transmembrana. Le proteine G funzionano in associazione con altri
recettori anche con i neurotrasmettitori e con alcuni sapori. I recettori legati a proteina
G attivano in ultima analisi i secondi messaggeri. Il secondo messaggero attiva nel
caso delle proteine G olfattive è l’AMPciclico.
La codifica dell’informazione olfattiva anche per questo senso è data dal codice di
popolazione, ovvero dall’intensità della scarica, dall’intensità dell’odore che permette
di riconoscere un odore piuttosto che un altro.
Vie olfattive= gli assoni entrano dentro i due bulbi olfattivi dentro strutture dette
GLOMERULI che sono strutture di 50-200 mm di diametro che presentano 25.000
assoni olfattivi primari che fanno sinapsi con 100 neuroni olfattivi secondari, alcuni
assoni finiscono in determinati glomeruli precisi. I bulbi sono costituiti da glomeruli P2
posti simmetricamente, ogni glomerulo riceve assoni da una specifica cellula recettrici,
quindi la mappatura dei glomeruli fornisce la mappatura dei recettori nell’epitelio
olfattivo. Gli assoni efferenti dei bulbi olfattivi intanto fanno una prima segregazione
degli odori e poi si dirigono sino alla corteccia olfattiva e strutture relative nel lobo
temporale. Un'altra via che può seguire lo stimolo olfattivo potrebbe essere quella che
passa per il tubercolo olfattivo per poi andare al nucleo ventrale mediale del talamo
che poi si dirigerebbe sino alla corteccia orbitofrontale subito dietro alle orbite degli
occhi.
Riconoscimento dei vari odori:
- Codice di popolazione: ogni odore è rappresentato da una grande popolazione
di neuroni diversa, ognuno risponde in modo diverso e questo permette di
riconoscere gli odori.
- Mappa olfattiva: Neuroni che si attivano e si possono registrare creando una
mappa dell’odore, ovvero che comunque i vari assoni conducono a glomeruli
precisi e questo porta ad attivare specifici neuroni che possono essere
spazialmente riproducibili. Questa mappa, forse, serve per porre ordine tra gli
assoni o per riconoscere gli odori.
- Codificazione temporale: Quantità di scariche in un determinato lasso di tempo
può servire per il riconoscimento degli odori.
SISTEMA VISIVO
Luce:
Siamo circondati di radiazioni elettromagnetiche (onde di energia) e la luce è la
radiazione elettromagnetica a noi visibile. Le onde sono distinguibili a partire da tre
fattori: ampiezza d’onda, lunghezza d’onda (distanza tra un’onda e l’altra) e
frequenza. Maggiore è la lunghezza d’onda minore è l’energia. Il nostro occhio riesce a
vedere cose della lunghezza d’onda tra i 400 e i 700 nm. L’insieme delle lunghezze
d’onda all’uomo visibili caratterizza il bianco, ogni onda ha un colore dell’arcobaleno
diverso (colori caldi minore energia di quelli freddi) e è “colorato” dal nostro cervello in
base all’esperienza.
Un raggio d’onda viaggia lungo una linea retta sino a che non incontra molecole o
atomi che ne modificano il percorso, tre fenomeni sono:
- Riflessione: Il raggio si imbatte in un oggetto che riflette l’onda a seconda
dell’angolo con cui il raggio colpisce la superficie.
- Assorbimento: quando una particella o una superficie assorbono un raggio,
ovvero assorbono tutta l’energia del raggio d’onda, ci sono oggetti (come i
pigmenti) che assorbono solo alcune lunghezze d’onda e non altri.
- Rifrazione: consiste nel deviare il raggio di luce quando esso passa tramite due
superfici trasparenti (per esempio aria e acqua) e la rifrazione della luce,
l’angolazione a cui viene ritrasmessa dipende da che qual è la velocità della
luce nel nuovo mezzo conduttore.
ANATOMIA DELL’OCCHIO
Al centro dell’occhio troviamo la PUPILLA che è nera a causa della pigmentazione della
retina. Circonda la pupilla l’IRIDE (la parte colorata dell’occhio) della quale il colore
dipende dalla pigmentazione. Nell’iride possiamo trovare DUE MUSCOLI che
contribuiscono a fare restringere o allargare la pupilla. Ricopre queste due strutture la
cornea uno strato trasparente che continua nella SCLERA, il bianco dell’occhio che è la
parte dura del globo oculare. Dentro la sclera ci sono i muscoli EXTRAOCULARI che
permettono il movimento dell’occhio nell’orbita oculare. Sotto le palpebre possiamo
trovare la CONGIUNTIVA, una membrana ripiegata che parte dalle palpebre e si unisce
alla sclera. Dietro l’occhio possiamo trovare il NERVO OTTICO che è il fascio di assoni
che attraversa l’orbita e va a congiungersi con il SNC vicino all’ipofisi.
Con l’oftalmoscopio possiamo osservare cosa c’è dietro alla pupilla, ovvero la RETINA
che è piena di vasi sanguigni che dipartono da un punto detto DISCO OTTICO (da cui
partono anche le fibre del nervo ottico), nel quale c’è un’interruzione della visione
perché è un punto dove non ci sono recettori (così come non possiamo vedere
attraverso i vasi sanguigni che coprono la retina) però il nostro cervello ci permette di
elaborare i punti vuoti. In mezzo alla retina c’è un punto più scuro detto MACULA dove
è sita la visione centrale, la macula è gialla e senza vasi sanguigni. Al centro esatto
della retina è la FOVEA una macchia scura dove la retina è molto sottile. La fovea è un
ottimo punto di riferimento anatomico. Dalla fovea al naso RETINA NASALE, dalla fovea
al nervo ottico RETINA TEMPORALE, sopra la fovea RETINA SUPERIORE e sotto la fovea
RETINA INFERIORE.
Tra la cornea e la retina troviamo il CRITALLINO che è tenuto diritto dalle FIBRE
ZONULARI che sono uniti ai MUSCOLI CILIARI che a loro volta sono connessi alla sclera
e formano un anello intorno all’occhio. Il cristallino serve per la messa a fuoco. Il
CRISTALLINO divide anche i liquidi dell’occhio, tra cristallino e cornea si trova l’UMOR
ACQUEO e invece tra il cristallino e la retina c’è l’UMOR VITREO che serve con la sua
pressione a conferire la forma sferica all’occhio.
Disturbi dell’occhio:
Se i muscoli extraoculari non funzionano correttamente allora gli occhi non saranno
coordinati, nella esotropia gli occhi divergono all’interno nella exotropia gli occhi
divergono verso l’esterno. Questo provoca la perdita di percezione visiva da un occhio,
ovvero esso diventerà ambliopico, ovvero ha un acuità visiva bassa. La cataratta è un
annebbiamento del cristallino. IL glaucoma, ovvero la pressione dell’umor acqueo che
ha il compito di mantenere la forma dell’occhio se troppa porta alla cecità. Lo strappo
di retina accade dopo colpi in testa e permette all’umor vitreo di fuoriuscire dai buchi
della retina. La retinite pigmentosa invece comporta la perdita dell’uso dei
fotorecettori, mentre nella degenerazione maculare si perde la funzione dei
fotorecettori della vista centrale.
La funzione dell’occhio è quella di raccogliere i raggi di luce e metterli a fuoco sulla
retina grazie alle capacità rifrattive della cornea e del cristallino. Il raggio passa
dall’aria all’umor acqueo e questo comporta una rifrazione, ovvero una variazione
della direzionalità del raggio che passa da una sostanza trasparente ad un'altra e il
conseguente cambio di velocità. La superficie curva della cornea devia i raggi di luce
che la colpiscono e questi si dirigono verso la retina dal lato opposto dell’occhio. La
distanza tra il punto in cui convergono i raggi e la superficie di rifrazione è detta
DISTANZA FOCALE, che dipende da quanto è curva la cornea. Per misurare il potere di
rifrazione si calcolano le diottrie, ovvero 1/la distanza focale in metri. In un occhio
normale il potere di rifrazione è 42 diottrie e i raggi di luce che passano attraverso la
cornea saranno messi a fuoco 2,4 centimetri dietro la cornea.
Se invece apriamo gli occhi sotto l’acqua dato che la velocità del raggio è simile a
quella del umor acqueo allora il potere di rifrazione è annullato e non mettiamo bene
a fuoco.
Anche il cristallino contribuisce a mettere a fuoco oggett