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LE AZIONI NEL CERVELLO
Il modello cognitivo per le azioni prevede una distribuzione gerarchica, ai livelli altri
troviamo la programmazione dell’azione (obbiettivi) e al livello più basso troviamo
sistema percettivo e motorio. Il sistema delle azioni integra gli obbiettivi dell’individuo
con la realtà esterna percepita. Il sistema motorio tuttavia affronta il problema dei
GRADI DI LIBERTÀ che consiste nel fatto che per poter compiere un’azione finale ci
sono innumerevoli modi per farlo. Molti teorie tuttavia postulano l’esistenza di
PROGRAMMI MOTORI predefiniti (programmazione degli aspetti superiori del
movimento, non delle azioni muscolari) per evitare di dover computare ogni volta un
nuovo movimento.
Spesso le azioni sono dirette verso oggetti percepiti soprattutto con la vista. Le
informazioni del sistema visivo vengono integrate con quelle del sistema
SOMATOSENSORIALE (propriocettivo, sistema che percepisce in che posizione sono i
nostri arti). Questo processo di integrazione è detto TRASFORMAZIONE
SENSO-MOTORIA. Tuttavia è necessario non dovere ricorrere alla spiegazione
dell’HOMUNCULUS per potere spiegare le azioni (dato che non esiste nessun Io dentro
la nostra testa che decide per noi). Si noti inoltre che il sistema è bidirezionale, dalla
programmazione all’azione e vice-versa, questo probabilmente a indicare che siamo in
grado di percepire e capire le azioni di altri individui.
Responsabile delle azioni volontarie è la CORTECCIA MOTORIA PRIMARIA, mentre la
programmazione delle azioni è posta nelle zone frontali anteriori a questa. In M1 c’è
un’organizzazione somato-topica (rappresentazione del corpo) e l’emisfero destro
controlla il movimento sinistro e viceversa, lesioni a questo emisfero portano a non
potere muovere le zone del corpo controlaterali (EMIPLAGIA). Il movimento oculare
invece è controllato dal CAMPO FRONTALE DEGLI OCCHI, perché riceve diversa
stimolazione sensoriale.
L’area anteriore a M1 è detta CORTECCIA PREMOTORIA che può essere divisa in AREA
PREMOTORIA LATERALE e AREA PREMOTORIA MEDIALE (detta anche area motoria
supplementare, SMA). La corteccia premotoria laterale sembra implicata
nell’interazione con gli oggetti nello spazio (prendere tazza caffè) e contiene un
possibile vocabolario delle azioni, mentre SMA sembra essere associata alle azioni
familiari che non richiedono un monitoraggio ambientale per essere compiute.
Esperimenti sostengono che SMA è implicata nelle azioni che devono essere
richiamate dalla memoria e inserite in un momento preciso.
L’area prefrontale (davanti a premotoria) invece è implicata nei più alti livelli cognitivi
di organizzazione e pensiero dell’azione. Ha il compito di mediare la selezione delle
aree premotorie e di mantenere l’obbiettivo (attenzione all’azione). L’area prefrontale
dorsolaterale sembra bene implicata nei compiti di scelta tra possibili risposte.
Modello SAS: (parla delle funzioni esecutive che coinvolgono la corteccia prefrontale in
relazione alla programmazione dell’azione). Lesioni all’area prefrontale causano
disorganizzazione e/o mancato raggiungimento dell’obbiettivo dell’azione
(perseverazione e utilizzo del comportamento –movimenti irrilevanti verso oggetti
nello spazio). Il nome SAS indica SISTEMA di SUPERVISIONE DELL’ATTENZIONE e
spiega come si mantiene l’obbiettivo dell’azione. Questo modello distingue tra azioni
automatiche (guidare, non richiede SAS ha schemi ben conosciuti) e azioni che
richiedono l’attivazione di processi di consapevolezza (richiedono attivazione SAS). Le
possibili azioni sono organizzate in schemi e il processo di CONTENTION SCHEDULING
ha il compito di scegliere tra diversi schemi quello coretto da usare. Lo schema
corretto viene scelto in base alla rappresentazione degli oggetti circostanti e dal
processo top-down del SAS che mantiene gli obbiettivi. Integrando questi due fattori
viene scelto lo schema corretto. L’UTILIZZO DEL COMPORTAMENTO sceglie lo schema
solo in base agli stimoli ambientali.
Lesioni all’area prefrontale portano ad APRASSIA FRONTALE (sindrome dell’azione
disorganizzata) che consiste nel fallimento delle azioni quotidiane a causa di problemi
nel settare e mantenere i diversi sotto-obbiettivi.
Alcune teorie sostengono che la scelta delle nostre azioni sia inizialmente incosciente,
altri invece sostengono che l’azione cosciente si riconosce nel momento in cui c’è una
scelta di uno specifico movimento o di una discriminazione tra due possibili compiti.
Inoltre successivamente all’implementazione del compito esiste un tardivo
meccanismo di controllo. Altre teorie (MODELLI PREMONITORI) invece sostengono che
il comando motorio prevede la conseguenza di una nostra azione e questo indica che
le nostre azioni sono coscienti (come nel solletico fatto a sé stessi).
Possiamo riprodurre le azioni viste in due modi: la mimica consiste la non percezione
dell’obbiettivo e solo mimare l’azione di un altro. Invece l’IMITAZIONE consiste in un
livello di analisi più profondo che consiste nel capire l’obbiettivo e poi cercare di
compiere la stessa azione. Sembra che questo secondo processo sia anche usato dai
bambini.
Sono stati osservati neuroni (area premotoria F5) che si attivano sia nel momento in
cui un’azione viene compiuta, sia nel momento in cui un’azione viene osservata fatta
da altri. Solitamente questi neuroni si attivano per specifiche azioni che corrispondono
a un obbiettivo: si attivano allo scopo verso un obbiettivo piuttosto che un’azione
muscolare a sé. Si attivano anche se non viene osservata l’azione di interazione con
l’oggetto questo significa che la corteccia prefrontale contiene delle rappresentazioni
astratte per compiere azioni e per capire quelle di altri individui. Negli umani questa
zona corrisponde all’area di Broca.
Invece, altra area cerebrale, implicata nell’azione è l’area parietale che è necessaria
per compiti più relativi all’azione motoria e all’integrazione del sistema
somato-sensoriale. In questo processo sono implicate sia le vie del WHAT/HOW (area
ventrale occipitale, temporale) sia quelle del WHERE (area dorsale da occipitale a
parietale). Pazienti con lesione alla via ventrale del WHAT sono in grado di orientare
l’azione verso l’oggetto nonostante non siano in grado di riconoscerlo, mentre pazienti
con lesioni alla via dorsale occipito-parietale non sono in grado di dirigere l’azione
verso un oggetto nonostante lo riconoscono. Questi ultimi pazienti, con danno alla via
del WHERE hanno deficit a livello dell’integrazione delle componenti visive con quelle
motorie. Il problema è nell’interazione tra processi complessi del movimento (come
grasping) piuttosto che di direzione verso esso.
La trasformazione senso-motoria è composta da diversi tipi di processi:
- I neuroni di F5 oltre a essere i cosiddetti neuroni specchio rispondono, ciascuno,
a precise azioni e sono quindi considerati come i neuroni responsabili del
vocabolario delle azioni.
- Neuroni in AIP (area intra-parietale anteriore) invece rispondono meglio a forme
di oggetti, dimensioni e orientazioni di questi e sembrano costituire
un’interfaccia da integrare al vocabolario di azioni in F5.
- Neuroni nell’area premotoria sembrano in grado di permettere l’interazione tra
le informazioni propriocettive e quelle visive. Questo facilita l’interazione con il
mondo esterno.
Capire come si usa e a cosa serve un oggetto: l’uso degli oggetti esiste in tutte le
specie ma è molto sviluppato negli esseri umani che quindi hanno regioni cerebrali
appositamente dedicate. Gli oggetti hanno in sé intrinseche informazioni sul loro uso e
obbiettivi. Inizialmente l’oggetto viene comparato con altri oggetti per capire la
struttura, successivamente si accede alle informazioni semantiche dell’oggetto che ci
permette di capire le funzioni associate all’oggetto. Sembra che il magazzino per le
azioni verso gli oggetti sia nel lobo sinistro parietale inferiore. Pazienti con lesione al
lobo parietale sinistro che non sono in grado di mimare un’azione su comando o dando
loro l’oggetto sono detti APRASSICI IDEOMOTORI.
L’uso degli oggetti sembra particolarmente legato all’attivazione della memoria
semantica nonostante alcune teorie dimostrano che non per forza dal riconoscimento
dell’oggetto all’azione sembra necessario passare tramite il magazzino semantico (ci
sono oggetti che ci informano del loro uso già a partire dalla loro forma, teoria
dell’AFFORDANCE).
Anche le strutture sottocorticali sono importanti per la programmazione del
movimento e il controllo di questo nell’azione. Queste vie sono il GIRO DEL
CERVELLETTO e il GIRO DEI GANGLI DELLA BASE. Il giro cerebellare sembra più
importante nella coordinazione del movimento (usando copie del comando motorio
corticale per assicurarsi che l’azione sia effettivamente raggiunta), il cervelletto è
quindi collegato con l’area prefrontale laterale e l’area parietale (trasformazione
senso-motoria).
La via dei gangli della base invece sembra molto importante nell’iniziazione
dell’azione e nel collegamento tra un’azione e l’altra ed è collegato con l’area SMA.
Questo giro è molto importante anche per l’apprendimento di un movimento. I gangli
della base non hanno tanto il compito di iniziare l’azione quando di interagire con le
regioni frontali e modificare l’azione.
MEMORIA
La memoria è la capacità di ricordare eventi di vita passati, oggetti e parole
precedentemente apprese. Questa facoltà è soprattutto dovuta alla PLASTICITÀ che
causa delle variazioni a livello sinaptico in tutto il cervello: nonostante questo ci sono
zone apposite che contribuiscono in diverso modo ai processi mnestici.
Memoria breve: memoria delle informazioni tenute in questo momento nel cervello, ha
capacità limitate.
Memoria a lungo termine: magazzino mnestico che ha capacità illimitate di acquisto
delle informazioni, non è necessario che le informazioni nel magazzino siano consce e
accessibili.
Spesso si parla di memoria a breve termine indicando la memoria a breve termine
fonologica che si testa con il test di ripetizione di parole o cifre (span). Lo span di un
individuo normodotato è +/- 7. Questi 7 span sono più pezzi con significato di
informazione che parole o sillabe. Ci sono teorie opposte a questa visione che offrono
la contro-teoria che influenzano lo span anche la dimensione della parola, le parole
fonologicamente simili o se durante il momento della codifica al soggetto veniva
chiesto di articolare se