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Il Neorealismo nella letteratura italiana

Il Verismo di Verga e Capuana, che avevano descritto la vita quotidiana e la realtà sociale del loro tempo, con particolare attenzione alle condizioni degli "umili"; la letteratura americana del primo Novecento (Faulkner, Steinbeck, Dos Passos, Hemingway); il realismo italiano della fine degli anni Venti e dei primi anni Trenta, soprattutto quello degli Indifferenti di Alberto Moravia e di Gente in Aspromonte di Corrado Alvaro.

I caratteri stilistici distintivi del Neorealismo sono così sintetizzabili: l'oggettività della rappresentazione, ottenuta attraverso documenti e testimonianze di fatti realmente accaduti; una lingua antiletteraria, colloquiale e di facile comprensione; largo uso del dialogo, adatto a riprodurre le modalità dialettali e gergali del linguaggio parlato.

Le diverse tendenze della narrativa neorealista:

Sulla base delle scelte di poetica, il Neorealismo si espresse in due tendenze principali: la narrativa della Resistenza e la memorialistica.

che si proposero di rappresentare le sofferenze provocate dal secondo conflitto mondiale, attraverso le testimonianze della guerra, della lotta partigiana, della prigionia, la cui memoria era ancora vivissima in quegli anni; la produzione che porta alla riscoperta delle tante "Italie" emarginate e sottosviluppate, afflitte dall'arretratezza e dalla miseria. Sebbene la condizione del Sud fosse stata oggetto anche del romanzo verista e, negli anni Trenta, della letteratura meridionalista, ciò che caratterizzava il Neorealismo era il rifiuto di uno stile impersonale e, soprattutto, il carattere di esplicita rivendicazione sociale e di rappresentazione dell'arretratezza della società italiana, ancora in larga parte dominata dall'ingiustizia e dal pregiudizio. Testimonianze della guerra e della Resistenza Le tematiche neorealiste in Vittorini Uno dei primi autori ad affrontare tematiche neorealiste come la guerra e la Resistenza, Uomini e nocoerentemente con ilIl suo impegno politico e civile, fu Elio Vittorini nel romanzo Il Sempione strizza l'occhio (1945), ambientato nella Milano occupata dai nazifascisti; in seguito egli scrisse opere sui rapporti sociali (Il dopoguerra al Fréjus, 1947) o sulla ricostruzione del paese uscito dalle rovine del conflitto (Le donne di Messina, 1949). Negli anni Cinquanta, però, la sua produzione si concentrò nuovamente sui temi del viaggio e dell'esplorazione interiore - già al centro di Conversazione in Sicilia (1939) - che costituiscono la materia del romanzo incompiuto La città del mondo (pubblicato postumo nel 1969). La letteratura partigiana di Fenoglio Tra le voci più rappresentative del Neorealismo si distinse il piemontese Beppe Fenoglio (1922-1963; vedi p. 328) la cui opera, dichiaratamente influenzata dalla letteratura inglese e americana, è caratterizzata da una prosa asciutta, priva di eccessi retorici e incentrata sul tema della lotta partigiana.Il suo romanzo (1968) racconta la vita di un giovane studioso di letteratura inglese che abbandona la famiglia per unirsi ai partigiani, mentre in Una questione privata (1963), sullo sfondo della guerra partigiana nelle Langhe, si delinea la vicenda "privata" di una storia d'amore. Proprio quest'opera fu definita da Calvino il frutto "più luminoso" dell'epopea postbellica, un libro costruito alla maniera dell'epica rinascimentale, a metà tra realtà e fantasia visionaria, tra memoria, impegno morale e follia amorosa. Opere della letteratura partigiana Inquadrabile in questo filone del Neorealismo è la prima fase della narrativa di Italo Calvino (Il sentiero dei nidi di ragno, Ultimo viene il corvo, 1947, e la raccolta di racconti 1949; vedi U.28), opere entrambe ispirate al tema della Resistenza. Considerato come una delle manifestazioni più importanti ed esemplari del Neorealismo è L'Agnese va amorireromanzo (1949) della scrittrice bolognese Renata Viganò (1900-1976);l'opera, incentrata sulla storia di una donna che viene arrestata e giustiziata dai nazifascisti perchécoinvolta nelle azioni di sostegno alla Resistenza, riscosse notevole successo e vinse il premioViareggio.Altri autori, animati dalla volontà di testimoniare e di documentare gli eventi bellici e resistenziali inchiave neorealista, furono Mario Tobino (1910-1991), con Il deserto della Libia (1951), e CesarePavese, che affrontò il tema della Resistenza nel romanzo La casa in collina (1948); al centrodell'opera, tuttavia, non vi è tanto la testimonianza o la descrizione degli eventi, quanto piuttostol'ansia di pace e il desiderio frustrato di partecipare attivamente agli eventi, che porta ilprotagonista a prendere coscienza della propria irresolutezza e viltà poiché, come egli afferma, lavita «ha valore se si vive per qualcosa o per

qualcuno».La letteratura memorialistica

Accanto alla produzione legata alla Resistenza, fiorì una letteratura memorialistica, sempre animata dalla necessità di raccontare episodi di grande drammaticità, attraverso i ricordi personali della guerra, della prigionia e delle persecuzioni razziali.

Con Se questo è un uomo (1947) di Primo Levi (1919-1987), la cultura italiana venne a conoscenza degli orrori della Shoah. L'autore narra la tragica esperienza della sua deportazione nel lager, descrivendo, in maniera fedele e quasi "scientifica", la vita nel campo di sterminio di Auschwitz.

Tra le opere più importanti si possono citare anche 16 ottobre 1943 (1944) di Giacomo Debenedetti (1901-1967), cronaca del rastrellamento degli ebrei compiuto quel giorno a Roma dai tedeschi; Tutti i nostri ieri (1952) di Natalia Ginzburg (1916-1991), che descrive l'arrivo dei tedeschi.

Gli adulti non danno importanza al gesto eroico che Pin ha compiuto, con

il quale egli sperava di imporsi alla loro attenzione. I loro«giochi, sempre più seri», sembrano obbedire a regole che sfuggono alla comprensione del ragazzo. Deluso, irritato e offeso, Pin, precocemente maturato dalla vita, non sa trovare sfogo nel pianto e si rifugia nella solitudine del proprio nascondiglio segreto, dove può vivere in maniera autentica la sua dimensione di «ragazzo che non sa giocare, che non sa prender parte ai giochi né dei grandi né dei ragazzi». Cresciuto nel degrado morale e nella sofferenza, Pin accetta il male, vi si adatta con una sorta di inconsapevole rassegnazione; eppure la sua ingenuità di fanciullo rimane intatta e le esperienze che è costretto, suo malgrado, a vivere non annullano in lui il desiderio di cose buone e di affetti sinceri. Nonostante le delusioni con cui si trova costantemente a fare i conti, Pin spera, un giorno, di poter incontrare «un amico, un vero amico», a cuimostrare il proprio rifugio e con cui poter condividere il segreto prodigioso del «posto delle tane dei ragni». Attraverso la figura del ragazzo, Calvino ha voluto testimoniare, con un realismo insieme lucido e poetico, la cruda realtà di un drammatico conflitto che ha coinvolto tutti, anche giovani vite, non solo i soldati al fronte. I personaggi intervengono direttamente sulla scena attraverso il discorso diretto; ne deriva un tono di vivace immediatezza, che la prospettiva incantata di Pin carica tuttavia di significati magici e fiabeschi. Così un termine come «gap», proprio del linguaggio della Resistenza, diventa la «parola misteriosa» che consacra «un patto severissimo». Anche il furto della pistola è un gioco che crea nel protagonista aspettative fantastiche destinate a essere deluse nello scontro con il mondo degli adulti. L'esigenza di documentazione realistica dell'orrore da poco vissuto si intreccia conil gusto per il favoloso e il fiabesco; ne deriva una narrazione dall'andamento leggero e fantastico, che racconta l'esperienza della lotta partigiana senza retorica e senza facili idealizzazioni. Pin è il protagonista che, pur in modo marginale, partecipa alla vita degli adulti. Anche il protagonista del racconto Ultimo viene il corvo è un bambino che, come Pin, si aggrega a un gruppo di partigiani. Lo sfondo è, per entrambi, una storia di guerra vissuta con ingenuità e incoscienza, come un gioco. I discorsi dei partigiani all'osteria, circa la possibilità di prendere accordi con il Comitato di liberazione nazionale e di entrare nei Gap, sono la testimonianza di come manchino ai combattenti una coscienza politica e un orizzonte di valori condivisi: c'è chi non se la sente "d'andar di mezzo per la faccia loro", chi è animato da risentimento personale, come Gian l'Autista ("Io coi tedeschi poi ci").

ho un conto da regolare da quando s'era al fronte insieme"), chi suggerisce di fingere di aderire alla proposta del Comitato per entrare in possesso delle armi e servirsene per scopi personali ("gli facciamo vedere che siamo dalla loro, e ci armiamo. Una volta che siamo armati...").

Calvino mette in scena uomini comuni, con i loro difetti e debolezze, rappresenta un mondo antieroico e rifiuta la celebrazione aprioristica della lotta partigiana, tratto caratteristico della letteratura della Resistenza.

in un tranquillo paesino piemontese; Il sergente nella neve (1953) di Mario Rigoni Stern (1921-2008, vedi ExtraKit), resoconto della ritirata dell'esercito italiano dalla Russia.

Rappresentazione dei ceti popolari

I volti dell'Italia emarginata

Gli autori della seconda tendenza della letteratura neorealista si dedicarono alla descrizione delle condizioni di vita delle classi popolari.

Una Firenze povera e genuina è quella che emerge dai romanzi di Vasco

Pratolini (1913-1991) che in Cronache di poveri amanti (1947) e nelle Ragazze di San Frediano (1949) descrive una realtà complessa, cogliendone le implicazioni ideologiche, politiche e sociali con un forte impegno di indagine sullo sfondo storico del primo periodo fascista. La trilogia Una storia italiana (Metello, 1955, Lo scialo, 1960, Allegoria e derisione, 1966) offre, invece, uno spaccato della storia d'Italia tra fine Ottocento e inizio Novecento, con l'intento di individuare le ragioni della crisi sociale di fine secolo, culminata nel crollo della borghesia che si arrese al fascismo. Nelle Terre del Sacramento (1950) di Francesco Jovine (1902-1950) viene dipinta, invece, una sorta di epopea del lavoro contadino del Molise.

Suggestiva è anche l'immagine del Meridione colto dallo sguardo del torinese Carlo Levi (1902-1975), pittore espressionista, che dal confino in Lucania, nel 1935-1936, trasse materia per il suo Cristo si è fermato a Eboli (1945).

Nell'Orologio (1950), invece, Levi fa un resoconto della situazione politica italiana all'indomani della guerra, mentre nelle Parole so
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Publisher
A.A. 2020-2021
8 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/06 Cinema, fotografia e televisione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher zais di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia del cinema e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Accademia di Belle Arti di Napoli - Accademianapoli o del prof Scienze letterarie Prof.