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MUFFA GRIGIA DELL’UVA
La muffa grigia dell’uva, causata da Botrytis cinerea Pers., è presente in tutti i comprensori viticoli del
mondo. Le notizie relative alla sua presenza in vigneto risalgono per lo meno al Medioevo, anche se studi
dettagliati sulla malattia sono stati effettuati a partire dal 1800. Più remote sono le testimonianze sul
“marciume nobile”, osservato su uve rimaste in vigneto fino a metà novembre nella regione del
Tokay(Ungheria) a causa delle incursioni effettuate nel 1650 dall’esercito turco. Le caratteristiche
organolettiche delle uve affette da marciume nobile consentirono di ottenere vini di particolare
gradevolezza. La raccolta di uve affette da marciume nobile, attuata tradizionalmente in tempi successivi,
divenne pratica consolidata in altre regioni viticole europee ed in particolare nella regione francese del
Sauternes, dove viene praticata tutt’oggi. Non sempre tuttavia la colonizzazione della bacca da parte di
Botrytis cinerea ha conseguenze positive. In effetti, a partire dagli anni sessanta del secolo scorso i danni
provocati dalla muffa grigia diventarono sempre più rilevanti nei vigneti italiani e più in generali nei vigneti
europei, a causa delle mutate tecniche di conduzione del vigneto e di alcuni cambiamenti intervenuti
nell’impostazione della difesa antiperonosporica. I danni che conseguono all’attacco del patogeno sono sia
quantitativi che qualitativi. Oltre alla distruzione dei grappoli, occorre, infatti, considerare che se la
percentuale d’infezione rilevata sul grappolo supera il 20% nelle uve bianche ed il 10% nelle rosse, non è
possibile ottenere vini di qualità. Il fungo conferisce, infatti, odori e sapori sgradevoli ai vini, ne riduce
l’acidità totale e può inoltre provocare cambiamenti nel colore e nella limpidezza del prodotto finale.
SINTOMI
Botrytis cinerea è in grado di infettare tutti gli organi erbacei della vite, provocando sintomi molto diversi
tra loro. Durante le primavere a decorso umido e piovoso, le infezioni a carico dei giovani germogli danno
luogo alla comparsa di aree brunastre, che si ricoprono di un’abbondante sporulazione grigiastra se
l’umidità relativa rimane su valori elevati. Le zone infette presentano una notevole fragilità e possono
spezzarsi. Sulle foglie, sempre durante il periodo primaverile, è possibile osservare lesioni più o meno
ampie di colore bruno, localizzate in genere nelle zone marginali della foglia o comunque nelle aree dove
più a lungo permane l’umettazione. Molto più raramente sono osservate infezioni su foglia durante il
periodo estivo, mentre in prossimità della raccolta le foglie ormai senescenti possono essere infettate
specialmente se in vigneto è possibile un attacco su grappolo di notevole entità. Le inflorescenze possono
essere colonizzate già prima della fioritura, specialmente in concomitanza con gli attacchi su foglia.
L’inflorescenza colonizzata dal patogeno imbrunisce e può disseccare, ricoprendosi o meno di muffa grigia
in funzione dell’andamento climatico. Molto frequente è l’infezione su fiore ormai aperto e soprattutto su
residui fiorali. Il sintomo osservato è una necrosi più o meno estesa, ma sui giovani acini il micete rimane
confinato in piccole zone imbrunite all’apice stilare o in corrispondenza dell’inserimento degli organi fiorali
sul pedicello. In alcune varietà, i residui fiorali colonizzati dal micete rimangono all’interno del grappolo:
l’abbondante sporulazione che compare in presenza di umidità relative consente in presenza di umidità
relative consente al patogeno di acquisire un elevato potenziale d’inoculo in prossimità delle bacche.
Sintomi di muffa grigia cominciano a comparire sull’acino con una certa frequenza dall’invaiatura in avanti.
Sulle varietà bianche l’imbrunimento della bacca è antecedente alla manifestazione del marciume. Il
viraggio di colore non è così evidente sulle varietà rosse, dove si nota al contrario in primo luogo il
marciume. L’acino si fessura e una sporulazione grigiastra si sviluppa sulla lesione. In alternativa ciuffi di
rami conidiofori compaiono sulla bacca marcescente ma apparentemente ancora intatta. Tale decorso si
verifica con andamenti climatici umidi e piovosi. Se al contrario l’umidità relativa è piuttosto contenuta e le
temperature non molto elevate, l’infezione botritica della bacca si realizza molto lentamente: il micelio
cresce sotto la cuticola, diminuendo lo spessore e favorendo la traspirazione e l’eliminazione dell’acqua
contenuta nella bacca con conseguente concentrazione degli zuccheri. L’acino perde comunque il suo
turgore e assume un aspetto parzialmente disidratato. Si tratta in questo caso del cosiddetto marciume
nobile, che permette di ottenere vini ad alta concentrazione zuccherina, molto profumati e di gran pregio,
come appunto il francese Sauternes. Sul grappolo possono comparire marciumi dovuti ad altri agenti
eziologici. Altri miceti appartenenti ai generi Mucor, Rhizopus, Aspergillus e Pemicillium, sono responsabili
dei cosiddetti marciumi secondari del grappolo. La loro importanza in termini di danni diretti è sicuramente
inferiore a quella di Botrytis cinerea ma la loro presenza sul grappolo può essere associato all’accumulo di
micotossine ed in particolare di ocratossina A. Sui tralci a lignificazione incompleta si nota soprattutto nelle
porzioni apicali la presenza di micelio di B. cinerea, che su questi tessuti forma con una certa facilità sclerozi
nerastri di dimensioni variabili. Unicamente la forma miceliare del fungo è presente sugli innesti stratificati
in cassoni: i giovani germogli vengono colonizzati e necrotizzano.
IL PATOGENO
Botrytis cinerea, l’agente eziologico della muffa grigia, è un fungo polifago in grado di infettare oltre alla
vite moltissimi altri ospiti, sia coltivati sia spontanei. La fragola ed il fiwi sono tra gli ospiti preferenziali del
micete, ma anche altri fruttiferi oltre a numerose colture ortive e floricole possono subire l’attacco da parte
del fungo tanto in campo quanto in post-raccolta. Botrytis cinerea mostra inoltre una notevole attitudine
saprofitaria che le consente di colonizzare substrati vegetali senescenti e soprattutto in via di
decomposizione. Il micelio di Botrytis cinerea è costituito da ife settate di color brunastro, il cui diametro
varia considerevolmente in funzione del substrato di crescita. Il percorso del micelio è, nella maggior parte
dei casi, intercellulare. La produzione di enzimi pectolitici consente al patogeno di degradare le lamelle
mediane, con conseguente disponibilità delle sostanze necessarie alla crescita miceliale ed alla
colonizzazione dell’ospite. Oltre agli enzimi pectolitici, il micelio è in grado di produrre cellulasi che
agiscono sui componenti principali della parete cellulare. I conidiofori presentano più ramificazioni apicali
all’estremità dei quali vengono differenziati i conidi. Le spore del micete, inizialmente globose, assumono
una forma ovoidale a maturità. La colorazione grigia dei conidi conferisce il tipico aspetto grigiastro alle
colonie sporulanti. Le spore disperse da pioggia e vento germinano emettendo un tubo germinativo. Il
micete forma sclerozi che hanno l’aspetto di masserelle nerastre, di notevole consistenza e dalla forma
variabile. Lo strato superficiale dello sclerozio è costituito da ife a parete melanizzata e piuttosto spessa, al
di sotto delle quali si ritrovano ide asettate di color bianco. Gli sclerozi germinano generalmente formando
nuovo micelio o rami conidiofori e conidi. Più raramente a partire dagli sclerozi si osserva la
differenziazione di apoteci e di conseguenza aschi ed ascospore. Benché la riproduzione sessuata sia stata
ripetutamente ottenuta in condizioni sperimentali, si ritiene che il telemorfo di Botrytiona fuckeliana De
Bary sia piuttosto raro in natura.
EPIDEMIOLOGIA E DIFESA
Lo svernamento di Botyitis cinera avviene in vari modi. Il micelio del patogeno è stato rinvenuto nella
corteccia dei tralci ed anche nelle gemme. Sui tralci sono presenti anche gli sclerozi, la cui frequenza di
ritrovamento è piuttosto variabile in funzione delle diverse regioni considerate. Il patogeno colonizza
inoltre vari residui vegetali e numerose piante infestanti. Alla ripresa vegetativa della vite, il fungo riprende
il proprio sviluppo attivo. Dal micelio e dagli sclerozi viene prodotta una gran quantità di conidi che sono
dispersi da vento e pioggia. Il numero di conidi presenti nell’area del vigneto è piuttosto ridotto all’inizio
della primavera, aumenta progressivamente man mano che ci si avvicina alla fioritura, si riduce
nuovamente dopo l’allegagione e riprende ad incrementare dall’invaiatura in poi. Le densità massime sono
state registrate in corrispondenza della vendemmia. I conidi sono in grado di germinare fino a 30 giorni
dalla loro formazione. L’emissione del tubo germinativo avviene con temperature comprese tra 1 e 35°C. in
realtà il processo avviene in modo ottimale quando la temperatura si aggira sui 18-20°C. la presenza di
acqua liquida non è indispensabile per la germinazione dei conidi: anche con umidità relative del 90-95% i
conidi possono emettere il tubo germinativo, anche se in tempi più lunghi. La germinazione è un processo
particolare rapido: in presenza d’acqua, occorrono infatti all’incirca venti ore perché la quasi totalità dei
conidi emetta il tubo germinativo. L’intervallo termico entro il quale la germinazione può avvenire fa sì che
la temperatura non possa considerare un fattore limitante per le eventuali infezioni del patogeno. Al
contrario perché l’infezione abbia luogo è necessario che l’umettazione assuma una certa durata. Per
quanto concerne il grappolo, si ritiene che in qualsiasi stadio di sviluppo della bacca l’infezione si realizzi se
l’umettazione persiste per almeno 15 ore. Su acini nelle fasi più precoci di sviluppo tale durata può non
essere sufficiente, mentre su acini invaiati o vicini alla raccolta 15 ore di bagnatura sono eccessive. La
durata del periodo di bagnatura che consente l’infezione dell’ospite è funzione oltre che dello stadio
fenologico anche della presenza o meno di lesioni sulla superficie della bacca, Botrytis cinerea è infatti in
grado di penetrare attraverso la superficie intatta della bacca, ma in tal caso si richiede che l’umettazione
persista per un lungo periodo. Nel caso in cui invece la bacca sia lesionata, indipendentemente dallo stadio
fenologico considerato, l’infezione si realizza dallo stadio fenologico considerato, l’infezione si realizza
anche in presenza di ridotti periodi di bagnatura. La capaci