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Dal 1958 all’anno successivo, Klein riscuote molto successo. Viene aggiudicato assieme all’architetto

tedesco Runon per la realizzazione di una cattedrale in Germania. (Geschenkirken)

Comincia ad ideare la sua architettura dell’aria, che si basa sulla capacità di trattenere l’aria (solo progetti,

nulla di realizzato) e le fontane di fuoco con proiezioni di luce.

L’opera pubblica di scala architettonica più importante fu la decorazione della hall del teatro d’opera di

Geschenkirken, per la quale realizza spugne intrise di colore blu incollate alle pareti.

aprile 1958→ Yves presenta la galleria vuota dipinta di

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bianco, oggi chiamata per antitesi “Il vuoto”

Arman farà una mostra simile, ma riempita di oggetti a caso,

riferendosi all’amico Klein.

La specializzazione della sensibilità allo stato di materia prima in sensibilità pittorica specializzata→ tentativi

di Klein di concretizzare la sensibilità artistica.

Il ruolo dell’artista è di tipo sciamanico. L’artista accentra la sesibilità del mondo dentro di sè e la rende

fruibile a tutti gli altri.

Fatto ineffabile, lo comunica attraverso un rito, e non più attraverso la consegna di un oggetto.

Diventa un comportamento collettivo. Antropologicamente parlando, l’arte è sempre stata collettiva.

Infatti ciò che determina se la situazione è artistica o meno è la liturgia di come viene rappresentata.

Per esempio, gli autoscontri posti sotto la statua di Cattelan in piazza Affari sono considerati arte solo in

funzione al contesto in cui si trovano. Una volta che ritornano al luna park, non saranno più arte.

Artisti come Klein e Rauschenberg realizzano una versione positiva del dada. Sono anni di forte crescita

economica, i ventenni assumono un nuovo ruolo (che perderanno già a partire dagli anni ‘70)

giugno 1958→ nell’appartamento parigino di Robert Godet​

Klein presenta il corpo nudo femminile

➤5

dipinto di blu e sdraiato, che ricopre di colore tutta la tela (pennelli viventi) fino a realizzare il monocromo

blu. E’ una prima fase in cui ancora non c’è l’idea di far riconoscere visivamente la forma figurativa del nudo

nel prodotto finale, tutta la tela diventa monocromo.

In seguito si svilupperà in corpi femminili impressi nella tela, che poi veniva bruciata. La sua volontà non era

quella di oggettualizzare il corpo femminile. Lasciava alle modelle, con grande rispetto, un margine di libertà,

lavorava come fa un regista con gli attori, cercando di ricavare dalle modelle un tipo di sensibilità da

imprimere nella tela.

1958: visita la Biennale di Venezia (lo si intuisce dalla foto davanti al quadro di Plastov “L’aia di

➤settembre

un calcas”, 1949, che era presente al padiglione russo. Da questo si deduce che visitò la sala di Fontana

che era stata allestita alla Biennale di quell’anno. Essenzializzazione del lavoro di Fontana.

Lì era presente il quadro di Fontana “Concetto spaziale. Forma” 1957, di grandi dimensioni e quasi

monocromo rosso.

Le grandi tele della serie dei gessi, dai colori piatti e uniformi, realizzati con tecnica mistica complessa, con

pastelli a pasta oleosa o cerosa. Non comprendevano l’uso del gesso, ma la realizzazione finale sembra

una superficie gessosa.

La partecipazione di Fontana alla Biennale fu pubblicizzata anche dal Manifesto dello spazialismo.

Rivista Azimuth del 1959, numero 1→ testo critico di Guido Ballo che aveva scritto per presentare la sala di

Fontana alla Biennale.

Era presente anche un “concetto spaziale” che attualmente di trova alla Fondazione Boschi di Stefano.

Anche il padiglione americano fu un punto di riferimento per Klein, soprattutto per quanto riguarda le opere

di Mark Rothko.

Nella rivista Azimuth venne pubblicato anche un testo di Agnetti, affiancato ad una pagina blu, che era

l’opera di Klein.

giugno 1959, Parigi. Conferenza alla Sorbona. Klein spiega le sue ricerche degli ultimi due anni e le

➤03 sue intenzioni future di spostarsi su creazioni

più performative. (Come le antropometrie)

Anthropometrie→ per realizzarle decide di

creare un’occasione pubblica, quasi fosse un

avvenimento teatrale.

marzo 1960→ galleria d’arte contemporanea.

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Invita un pubblico scelto. Alla presenza di Klein vestito

in giacca nera, come fosse un direttore d’orchestra , fa

sdraiare una modella mentre altre restano in piedi ed

imprimono con il corpo il colore blu su dei fogli appesi

alla parete. Nel mentre, un’orchestra esegue la sua

sinfonia.

Un’iniziativa individuale di Yves fu quella del novembre 1960, quando distribuì finti giornali dedicati alle sue

operazioni di tipo performativo.

gennaio 1961→ mostra “Yves Klein, Monochrome und Feuer” al museo HausLonge di Krefeld, il quale

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possiede oggi una delle più grandi collezioni museali dell’artista, anche grazie a questa mostra.

1961→ ultima sua mostra, presso la galleria Polinè di Milano

➤fine gennaio 1962→ sposa Rotraut Uecker, la quale era

➤21

incinta. Il loro figlio nasce in seguito alla morte del padre. Al

matrimonio Yves indossa una giacca con la croce di Malta,

faceva parte di una società fittizia e gli piaceva giocare su

queste cose.

Klein realizza i calchi dei suoi amici, Claude Pascal, Marcial

Reais e Arman.

Gli mancava il calco del proprio corpo, che voleva realizzare

dorato, con fondo blu.

A Cannes esce un film con una scena derisoria nei

confronti di Klein.

In quel periodo gli vengono i primi attacchi cardiaci.

Il 6 giugno 1962 muore nel suo appartamento a Parigi,

in seguito ad un attacco cardiaco. 04 maggio 2015

Abbiamo visto che l’ideazione del monocromo da parte di Klein partì con 2 sue pubblicazioni.

Una era “​

Yves, Peinture​

” del 18 novembre 1954. All’interno di questo libretto c’era la prefazione firmata da

Pascal Claude, che era formata da righe con niente scritto sopra.

Andando avanti, il libro va girato in orizzontale, sono presenti dei cartoncini di colori di diverse misure. E’

importante notare che non c’è nessuna operazione pittorica da parte dell’artista, che si limita a dei collage, il

pigmento presente nei caroncini è il loro normale pigmento. Non si tratta di colori primari ma di vario tipo,

nellla mente di Klein ogni colore evoca una sensazione.

Appare in questa serie anche un monocromo blu, molto simili a quelli pittorici dell’epoca successiva.

Ci sono dei colori meno marcati, come il grigio polvere, che successivamente non verranno mai usati da

Klein. Il cartoncino rosa e quello arancione portano la firma di Yves.

Questa composizione si ricollega al momento inaugurale del monocromo, la parete composta da

monocromi. Tale montaggio è presente nello studio di Klein e in varie sue mostre. Sembra quasi un rimando

a Mondrian.

Dentro la scuola di judo di Klein vengono esposti monocromi di maggiori dimensioni. Anche alla prima

mostra personale, tenutasi il 15 ottobre 1955, erano presenti alcuni monocromi.

Alla prima mostra al club dei solitarie, non era disponibile alcun catalogo, ma Klein scrive un testo che viene

distribuito ai visitatori. Spiega che dopo essere passato attraverso vari periodi (ad es.il periodo dei primi anni

‘50, che rinnegò e distrusse alcune sue opere che recavano buchi e tagli sulle tele, con forme astratte, che

rimandavano al lavoro di Fontana); “le mie ricerche mi hanno portato a dipingere quadri a tinta unita, tele

ricoperte di uno o più strati dello stesso colore unito. Non è presente nessun disegno o variazione di tinta,

non c’è altro che colore unito. La pittura dominante ha invaso il quadro”. Klein cerca di individualizzare il

colore, perchè pensa che ci sia un mondo vivente per ogni colore. Pensa che le opere astratte sono sempre

state rappresentate con una forma concreta, e vuole rappresentare l’astratto in modo astratto. La sua idea

astratta è quindi rappresentata in modo astratto.

I monocromi esprimono un mondo di idee e sensazioni in modo astratto.

Alla sua seconda mostra “Yves. Proposition Monochromes” presso la galleria d’arte d’avanguardia (ma

molto nota) di Colette Allendi, amica della madre di Yves, Klein viene presentato dal testo di Restany, “Il

minuto di verità”. Restany mira al rapporto con le tradizioni dell’astrattismo precedente, scrive che l’arte di

Klein è un passo avanti. [“cura arricchente di silenzio astemico”]. Restany sostiene che le sue proposte

monocrome limitano il campo visuale, il quale dev’essere sempre saturo di colore e liberato da ogni

trascrizione grafica.

Una possibile opinione negativa da parte della critica poteva essere che quell’arte era definizione di un

niente, forse un vano tentativo di elevare il quadrato di Malevic (“​

Quadrato nero”, 1915­20 ), ma Restany

anticipa queste possibili critiche sostenendo che Klein fa qualcosa in più, chiede allo spettatore questo

minuto di verità. Le sue presentazioni sono oggettive, non ci sono tentativi di decorazione murale. Ha tolto

l’essenza di Mondrian in quanto non hanno scopo architettonico come quelli nello studio di Mondrian.

Il testo di Restany è quasi più poetico che critico. In questo caso il critico e l’artista lavorano insieme.

Yves Klein già alla fine del 1956 dipinge monocromi blu ed inizia ad ipotizzare una mostra di monocromi di

un solo colore.

Proposte monocrome. Epoca blu, 1957

Il blu era il suo colore di riferimento, significava cielo e spirito.

Alla mostra del 2­12 gennaio 1957, ospitata alla galleria Apollinaire di Milano, in via Brera 4, probabilmente

anche grazie alla mediazione di alcuni artisti che Yves conosceva, come Gianni Bertini, Klein decide di

esporre tutti monocromi blu e della stessa misura, a taglio verticale.

Il gallerista era Guido Le Noci.

La galleria era piccola, lo spazio era più alto che largo e le pareti di cemento grezzo. Fu progettata

dall’architetto Vittoriano Viganò, il quale espresse l’essenzialità formalista.

Al centro della stanza c’era un tavolo in metallo, con sopra dei libri sugli artisti francesi dell’informale e

italiani degli anni ‘50.

Furono esposti 11 monocromi blu. C’era anche un quadro rosso, ma non era appeso, non faceva parte

dell’esposizione. Era tenuto perlopiù nel retrobottega assieme ad un altro monocromo giallo.

L’invito alla mostra recava un altro testo di Restany, “L’epoca blu o Il secondo minuto di verità”. In questo

testo Restany fa un paragone tra il blu autonomo astratto e il blu signore, padrone assoluto, ovvero quello

degli affres

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
13 pagine
1 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/03 Storia dell'arte contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher nana707 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'arte contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Zanchetti Giorgio.