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E’
misurazioni. Dato che il risultato di ogni misurazione è espresso in forma numerica, si possono
eseguire su di esso ulteriori elaborazioni, utilizzando ad esempio un host computer al quale lo
strumento può essere collegato.
8.2 Blocchi fondamentali di uno strumento numerico
Nella maggior parte degli attuali strumenti numerici, oltre a blocchi dipendenti dal tipo di
strumento considerato e alla grandezza che si vuole misurare, è presente una struttura comune
come in fig. 8.1: Fig. 8.1: modello a blocchi di uno strumento di misura numerico.
67 consiste nell’ amplificare o attenuare
La principale funzione del blocco di condizionamento
il segnale analogico in modo che il successivo blocco di conversione possa eseguire la
trasformazione AD da una grandezza analogica ad una numerica nelle migliori condizioni l’
possibili; il blocco di condizionamento esegue anche un filtraggio passa basso per evitare
insorgere del fenomeno di aliasing nella successiva conversione.
I valori numerici forniti dal blocco AD sono poi conservati nella cosiddetta memoria di
acquisizione: tali valori possono essere sottoposti a successive elaborazioni.
8.3 Struttura generale di un oscilloscopio numerico
Lo strumento che permette di visualizzare un segnale nel dominio del tempo è detto
oscilloscopio. Poiché la capacità di memoria disponibile è finita, lo strumento può memorizzare
e quindi visualizzare solo porzioni di durata limitata del segnale. La scelta del segmento da
memorizzare è eseguita grazie ad un segnale di trigger. Alcuni strumenti numerici sono costituiti
da tre blocchi, come in fig. 8.1.
L’ oscilloscopio digitale invece contiene, oltre ai tre succitati blocchi, sia una capacità
elaborativa di prestazioni più o meno sofisticate, sia un blocco di visualizzazione. Si ha cioè una
struttura capace di esaminare autonomamente l’ andamento temporale di un segnale, fig.8.2.
. 68
Fig. 8.2: schema a blocchi di un oscilloscopio digitale.
La memoria di acquisizione è un elemento di separazione tra due diverse architetture: a
monte di tale blocco si ha un ‘ architettura di tipo serie, a valle è adottata una architettura di
la cui gestione è affidata ad un’ unità centrale.
tipo parallelo,
Con strutture digitali e algoritmi elaborativi si ottengono prestazioni non raggiungibili
con un’ usuale struttura analogica; il raggiungimento di tali prestazioni però richiede che siano
soddisfatte determinate condizioni, altrimenti i risultati ottenuti sono privi di significato.
Poiché generalmente l’ oscilloscopio numerico non è in grado di verificare se le condizioni
richieste per un corretto funzionamento sono soddisfatte, la garanzia della correttezza del
risultato è di competenza dell’ operatore. Anche se uno strumento digitale permette di
ottenere prestazioni notevolmente superiori a quelle del corrispondente strumento analogico
un’ ottima conoscenza delle sue modalità
per evitare errori anche grossolani è richiesta
di funzionamento e di utilizzazione.
Nello schema a blocchi di fig. 8.2, si deve necessariamente riconoscere il giusto peso
al blocco di I/O, grazie al quale è possibile realizzare collegamenti con altri dispositivi. Il caso
d’uso più comune è quello che vede l’ I/O collegato ad un host computer per il trasferimento di
informazioni acquisite ed elaborate dallo strumento.
69 In ogni oscilloscopio digitale, il blocco AD è di fondamentale importanza: parecchi sono gli
sforzi fatti dal costruttore per migliorare le sue prestazioni, soprattutto in termini di frequenza di
campionamento. L’ AD campiona il segnale analogico d’ ingresso e quantizza i campioni
ottenuti: la seconda attività è necessaria per rappresentare su un registro di memoria il valore
numerico del campione acquisito con un numero finito di bit.
Come da fig. 8.2, il comando per il blocco di conversione è fornito da un segnale periodico
(clock) la cui frequenza può essere molto elevata (centinaia di MHz o anche decine di GHz).
I valori numerici così ottenuti vengono tipicamente depositati nella memoria di conversione,
la cui gestione generale si basa su un comando dipendente dalle modalità di funzionamento
ricavato da un segnale d’ ingresso. Tale comando (trigger)
complessivo e usualmente si ottiene
fissando un livello e una pendenza: ogni volta che il segnale di ingresso assume quel livello con
la data pendenza si genera un impulso di trigger.
8.4 La memoria di acquisizione
che i valori numerici forniti dall’ AD sono depositati in successione nella
Si supponga
memoria di acquisizione. Il periodo di campionamento è costante e quindi si può risalire
al legame temporale tra i campioni allocati a partire dalla posizione occupata nella
memoria di acquisizione. Essa può essere vista come un buffer circolare di capacità N.
Una volta riempita la memoria con N campioni, l’ (N+1) – simo campione viene memorizzato
nella posizione occupata dal primo, che si perde. Quindi alla fine di ogni ciclo, nella memoria
sono sempre presenti gli ultimi N campioni.
Il segnale di trigger influisce sulla memorizzazione con modalità scelte dall’ operatore
in base all’ indagine da effettuare. Per illustrare alcune di queste modalità, si suppone che
all’ ingresso dell’ oscilloscopio sia applicato un segnale analogico con andamento temporale 70
illustrato in fig. 8.3:
Fig. 8.3: variazione temporale di un segnale in ingresso all’ oscilloscopio.
istante
Si supponga che all’ nel quale si verifica un evento di trigger, nella memoria sono
già conservati gli ultimi N campioni acquisiti in precedenza. L’ oscilloscopio può essere
predisposto in modo che la memorizzazione si arresti dopo M campioni dall’ istante in cui si è
verificato il trigger. Il blocco di conversione è in funzione continuamente e quindi i campioni
successivi all’ M – simo vanno persi. All’ arresto della memorizzazione in memoria in totale
sono conservati sempre N campioni allocati rispetto al segnale di trigger in base al valore di M
con cui lo strumento è stato predisposto.
La durata temporale del segmento di segnale conservato in memoria rispetto all’ evento di
trigger dipende dalla frequenza di campionamento, dalla capacità complessiva della memoria,
dal valore di M scelto dall’ operatore.
71 Fig. 8.4: esempio di acquisizione dati di un oscillatore digitale.
Se M=0, il trigger blocca la memorizzazione e gli N campioni presenti in memoria sono tutti
relativi ad una porzione di segnale che precede il trigger.
M=N , gli N campioni sono tuti successivi all’ evento di trigger.
Se –
In fig. 8.3, appartiene al passato la porzione costituita da: (N - M) campioni (pre trigger);
la restante porzione costituita da M campioni appartiene al futuro (post-trigger).
Negli oscilloscopi recenti M può assumere un qualsiasi intero compreso tra 0 e un massimo
valori di M negativi dato che l’ arresto della
(anche maggiore di N). Non ha senso considerare
Memorizzazione non avviene prima del trigger. Invece è possibile fissare M N, fissando così
il ritardo (anche elevato) tra l’ evento di trigger e il segmento di segnale che si desidera
analizzare.
8.5 Campionamento in tempo reale –
Il modo più semplice di organizzare la conversione AD prende il nome di one shot. 72
Usando un segnale di clock periodico di frequenza si procede al campionamento del segnale
d’ ingresso depositando in sequenza nel buffer di acquisizione i campioni numerici ottenuti.
L’ operatore sceglie le modalità sulle quali l’ evento di trigger agisce. Quando la
memorizzazione viene arrestata in memoria ci sono N campioni ottenuti da una porzione di
segnale di ingresso di durata: N .
Le frequenze di campionamento negli AD attuali complicano la realizzazione del blocco di
conversione, ma anche di quello di memorizzazione. Ad esempio campionando con
si ha a disposizione per la conversione e per la memorizzazione di ogni dato solo un
nanosecondo. Per ottenere prestazioni di velocità così elevata, si ricorre ad architetture in
parallelo: del resto l’ aumento delle prestazioni è accompagnato da strutture complesse e
costose.
8.6 campionamento in tempo equivalente all’ interno dell’ intervallo di
Assegnato un segnale ripetitivo, caratterizzato dal fatto che
osservazione è possibile individuare un segmento di segnale che si ripresenta più volte, fig. 8.5,
l’ uguaglianza delle diverse sue porzioni può sfruttarsi per ricostruire l’ andamento nel tempo
delle stesse usando i campioni prelevati in ripetizioni successive.
–
Fig. 8.5: esempio di segnale ripetitivo solo le porzioni
di durata D ripropongono lo stesso andamento temporale
73
Il campionamento in tempo equivalente ha senso se la massima frequenza di campionamento
e se la banda passante dell’ oscilloscopio è non inferiore
non rispetta il criterio di Nyquist
alla massima frequenza contenuta dal segnale. Inoltre si deve essere in grado di selezionare
le porzioni di segnale e avere la garanzia che siano effettivamente delle repliche.
Ci sono due differenti modalità di campionamento, il campionamento tempo equivalente
sincrono (per gli oscilloscopi digitali) e il campionamento tempo equivalente asincrono (per gli
oscilloscopi digitali). Si supponga di voler lavorare col campionamento tempo equivalente
asincrono ossia con un oscilloscopio numerico.
Se T non è noto, si associa al campione acquisito il suo ritardo rispetto al precedente evento
di trigger. Il ritardo si traduce nella diversa allocazione dei campioni nelle celle di memoria.
Il segnale di ingresso viene campionato a frequenza costante , indipendentemente dal trigger;
gli impulsi di trigger si ripetono in modo asincrono (o casuale) rispetto agli istanti di
campionamento.
Tra due impulsi di trigger viene prelevato un numero piccolo di campioni, in genere del tutto
per una adeguata ricostruzione della forma d’ onda in esame. Quindi è necessario
insufficiente
coinvolgere nell’ analisi insiemi di campioni ottenuti da diversi periodi del segnale.
In pratica, dato il periodo noto di campionamento, per conoscere il legame temporale tra ogni
impulso di trigger e il corrispondente insieme di campioni acquisiti, bisogna misurare il ritardo
esistente tra ogni impulso e il campione successivo.
La risoluzione temporale con la quale si determina il succitato ritardo dipende anche dalla
porzione di segnale da analizzare e dai campioni usati per rappresentare tale segmento.
Per trovare le principali relazioni tra i diversi parametri usati nel campionamento asincrono, si
supponga di volere analizzare una porzione di segnale di durata con N