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GHISA
Per una ghisa ipoeutettica si hanno grani di austenite (neri) e grani di ledeburite che derivano dalla solidificazione
del liquido. Si hanno quindi due costituenti e due fasi distinte nella prima immagine.
Abbassando ancora la tempera-
tura, quando si supera l’orizzontale
eutettoidica, tutto ciò che era si
γ
trasforma in struttura lamellare al-
ternata C (immagine di de-
α+Fe
3
stra); la ledeburite viene così chia-
mata “trasformata”.
Le zone chiare corrispondono alla
ledeburite trasformata, mentre i
domini più scuri con tratti curvilinei corrispondono alla perlite.
IPEREUTETTICA (COMPOSIZIONE 4,30%<C<5% IN PESO)
GHISA
Quando il sistema ipereutettuco supera l’orizzontale eutettica la fase liquida si trasforma in ledeburite. A tempera-
tura ambiente, come nel caso precedente, la ledeburite diventa ledeburite trasformata (non è corretto dire grani
di perlite in Fe C).
3
La ledeburite deriva dalla solidifi-
cazione (a 1147 °C) di un partico-
lare tipo di ghisa fusa, la miscela
eutettica contenente il 4,3% di car-
bonio disciolto nel ferro.
Al di sopra di 727 °C, fino a 1148
°C, la ledeburite è una miscela di
cementite e austenite. La morfolo-
gia si presenta come una matrice metallica di fase gamma all'interno del quale trovano posto dei globuli di fase
Fe C. Sotto i 727 °C, in condizioni di equilibrio (raffreddamento lento), è for-
3
mata da cementite e perlite e viene chiamata ledeburite trasformata.
La cementite (Fe C a sé stante) si divide in:
3
- PRIMARIA, si forma dal liquido (T>1148°C) nelle ghise ipereutettiche, ha la
forma di aghi allungati;
- SECONDARIA, si forma dall’austenite negli acciai ipereutettoidici (T<727°C);
METALLURGIA – PRIMO PARZIALE 29 Gabriele Grezzana
- TERZIARIA, si forma nella ferrite negli acciai ipoeutettoidici, in quantità molto basse, (T<727°C).
γ
La cementite non cambia forma dopo essersi generata, in base alla temperatura e alla concentrazione a cui si
forma avrà una struttura differente.
30/03/2015
9. DIAGRAMMI DI STATO TERNARI Per riuscire a descrivere leghe semplici, formate da due ele-
menti A e B, risulta sufficiente utilizzare un grafico bidimen-
sionale, che possiede le variabili concentrazione di A (e
quindi di B dato che A+B=1) e temperatura.
La pressione, non influenzando significativamente gli equili-
bri tra le fasi per piccole variazioni, è ritenuta fissa ad 1 atm.
Le leghe più comuni sono però composte da più di due ele-
menti; ampliando lo studio si possono approcciare i dia-
grammi ternari, rappresentabili in tre dimensioni.
Essi vengono genericamente riportati come prismi a base
triangolare, dove questa riporta la variabile concentrazione
delle tre specie presenti, mentre l’altezza rappresenta la temperatura.
Come nel caso di diagrammi binari, anche in quelli ternari, in base a T e C%, alcune fasi sono più stabili di altre:
saranno proprio queste a presentarsi in una condizione di equilibrio.
METALLURGIA – PRIMO PARZIALE 30 Gabriele Grezzana
Sfortunatamente, quando si hanno più di tre componenti, ci si affida a pro-
software
grammi di calcolo ( ) poiché una rappresentazione esaustiva della
lega sarebbe impossibile in uno spazio tridimensionale.
Nel triangolo equilatero in figura il sistema di coordinate è così strutturato:
- ai vertici sono presenti i componenti puri;
- tracciando dei segmenti equidistanziati tra loro e paralleli ad un lato oppo-
sto al vertice di un elemento si ottiene la percentuale di presenza di questo
nella lega; allontanandosi da un vertice decresce la percentuale della specie
relativa a quel vertice;
- sui lati del triangolo si trovano le tre leghe binarie corrispondenti agli ele-
menti presenti sui due vertici che il lato collega.
Tracciando un punto all’interno della superficie si ottiene una lega che ha una composizione determinata, ricava-
bile tracciando linee parallele ai tre assi di riferimento e leggendo i valori di intersezione con i lati.
Banalmente, una volta che si conoscono le concentrazioni di due specie, la terza è direttamente esplicitata dalla
formula Z=1-X-Y.
Complessivamente, come riportato nella prima figura di questo capitolo, il diagramma ternario sembra una “sca-
tola” nello spazio, dove le tre facce laterali sono i diagrammi binari, posizionati in verticale (coerentemente con la
temperatura), delle due specie ai vertici. solidus
All’interno di questa scatola si hanno casi intermedi tra i tre diagrammi di stato alle “pareti”: le linee di e
liquidus diventano superfici orizzontali che collegano i diagrammi binari; ciò che si ottiene sono delle lenti tridi-
mensionali (e non più bidimensionali) dove fase liquida e solida possono coesistere.
Nei casi più semplici può anche presentarsi un’unica fase solida di equilibrio per ogni combinazione di composi-
zioni.
Per studiare le leghe ternarie più complesse è utile fissare la percentuale di uno dei tre componenti, in modo da
avere leghe pseudobinarie, rappresentabili nelle due dimensioni. Questo è ottenibile eseguendo delle sezioni ver-
ticali nel grafico, partendo dal segmento nella base che riporta la X% desiderata.
Logicamente non è detto che la zona interna nel diagramma ternario sia sempre una media pesata dei tre dia-
grammi secondari, essa può assumere forme e presentare fasi non prevedibili dal solo studio delle sottoleghe.
Queste eventualità sono visualizzabili tramite sezioni orizzontali del grafico: esse sono dette sezioni isotereme poi-
ché permettono di vedere, al variare delle concentrazioni, le fasi
di equilibrio ad una certa temperatura.
Combinando lo studio di sezioni verticali (X% di un componente
fissata) con quello delle sezioni orizzontali (T definita), ovvero
estraendo informazioni attraverso profili definiti da linee di livello
fissando la T o la X%, si estraggono le informazioni relative alle
superfici interne al grafico, che delimitano le varie fasi.
Una versione dei diagrammi ternari più semplici è ottenibile in
due dimensioni (figura): similmente a quanto fatto per le car-
tine geografiche, vengono sovrapposte le curve che delimitano le
fasi di equilibrio ad intervalli regolari di temperatura. In questo
modo è possibile osservare l’andamento delle fasi al variare di T
e avere una rappresentazione più chiara e leggibile della lega.
METALLURGIA – PRIMO PARZIALE 31 Gabriele Grezzana
Nei casi più complessi
(figure), dove il numero
delle fasi è elevato e una
sovrapposizione delle linee
di livello creerebbe molta
confusione, si usa riportare
le sezioni isoterme separate: a seconda della temperatura di inte-
resse si avrà un diagramma della lega differente.
[Gli acciai inossidabili vengono ottenuti tramite leghe di ferro,
cromo e nichel (Fe-Cr-Ni)].
01/04/2015 temperature time trasformation continuous cooling trasformation
10. CURVE TTT ( ) E CTT ( )
CURVE DI TRASFORMAZIONE DELL’AUSTENITE E INTRODUZIONE AI TRATTAMENTI TERMICI
Definizione dei punti critici: A , A , A , A :
1 3 4 CM
• A di eutettoide (727°C), in cui l’auste-
temperatura
1
nite si trasforma in perlite, indipendentemente dalla co-
stituzione;
• A alla quale l’austenite diventa ferrite,
temperatura
3
il punto critico è valido solo per acciai ipoeutettoidici;
• A a cui si ottiene l’austenite a partire
temperatura
4
dalla ferrite δ;
• A temperatura in cui l’austenite si smiscela in au-
CM
stenite e cementite.
Il diagramma di fase Fe-C per ottenere leghe commer-
ciali è differente da quello riportato e studiato il questo
corso. Questo è dovuto alla complessità e alla vastità
delle miscele ottenibili aggiungendo elementi alliganti,
che permettono di modificare le zone di stabilità delle fasi nel diagramma:
AUSTENITIZZANTI, come Zn, Cu, Ni, Co, N, Mn, che aumentano la zona di stabilità dell’austenite;
FERRITIZZANTI, come Al, V, Mb, Zn, Cr, che riducono il campo di esistenza dell’austenite a favore di quello della
ferrite.
Esempio per un acciaio ipoeutettoidico raffreddato dalla fase a
γ
velocità progressivamente crescenti con la comparsa di nuovi co-
stituenti di non-equilibrio (grafico):
- perlite grossolana;
- perlite fine;
- bainite (prima bainite superiore e poi bainite inferiore);
- martensite.
COSTRUZIONE GRAFICA DI UN DIAGRAMMA DI TRASFORMAZIONE ISOTERMA DELL’AUSTENITE PER UN ACCIAIO
EUTETTOIDICO: CURVE TTT O CURVE DI BAIN
Le curve di Bain, sono dei diagrammi sperimentali che permettono di identificare le strutture ottenute al termine
di un determinato processo di raffreddamento.
METALLURGIA – PRIMO PARZIALE 32 Gabriele Grezzana
Si procede a studiare la trasformazione dell’austenite in perlite a diverse velo-
cità di sottoraffreddamento utilizzando alcuni provini di un acciaio eutettoide
(C 0,77%) portato da una temperatura superiore ai 723 °C a temperature di-
verse, come 710 °C, 700, 680, ecc. La trasformazione avviene, perciò, con un
grado di sottoraffreddamento via via crescente. Questo grado di sottoraffred-
damento fa sì che la reazione diventi via via più veloce, almeno fino a 550-
500 °C (sotto queste temperature vengono, infatti, ostacolati i moti diffusivi).
Riportando in grafico i tempi di inizio e fine trasformazione in funzione della
temperatura alla quale essa avviene, si ottengono le curve di Bain, con in or-
dinate la T e in ascisse il logaritmo
del tempo. Come si nota dal grafico
a destra, sopra 723 °C è stabile
l’austenite.
Sotto, fino alla curva di inizio tra-
sformazione si ha austenite metastabile. Tra le due curve austenite in
trasformazione, cioè austenite + perlite. Sotto la seconda curva perlite.
Sotto i 300 °C, però, la diffusione risulta così ostacolata che l’austenite
non riesce più a espellere il carbonio che rimane intrappolato nel reti-
colo. Si avrà sempre una trasformazione in ferrite (CCC), ma essa con-
tiene un eccesso di carbonio (0,81%, mentre la solubilità è inferiore allo
0,025%) che distorce il reticolo, passando a una struttura a cella ele-
mentare tetragonale. Si ha, cioè, una soluzione solida soprassatura di
carbonio in ferro detta martensite.
α,
A temperatura ambiente sarebbe stabile la struttura perlitica, un miscu-
glio di ferro alfa e cementite (Fe C); il raffreddamento troppo rapido,
3
però, fa sì che la massa metallica "non riesca" ad arrangiarsi nella