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IT F
L’export del Paese dipende dal PIL del resto del mondo (Y ), dalla qualità delle merci esportate
IT
(valore qualitativo z ) e dal livello dei prezzi P italiani rispetto al livello dei prezzi nel resto del
mondo (variabile della competitività). L’export crescerà quantitativamente se cresce YF, se cresce
z, se si abbassa P e se si alza P . Riassumendo, il nostro export sarà trainato dalle dinamiche
IT F
dell’economia mondiale ed in particolare di quelle dei Paesi acquirenti, dalla nostra capacità di
produrre a qualità elevata e dalla nostra competitività di prezzo (dinamiche di prezzo più
convenienti rispetto a quelle dei Paesi del Resto del mondo). + = + + - +
- L’import (reale, quantità) dipende da variabili analoghe dell’export ma contrapposte. L’import
dipende dal PIL dell’Italia, se il PIL aumenta, aumenta anche il reddito disponibile che farà
aumentare la richiesta di consumi sia di prodotti italiani sia di prodotti stranieri. La relazione tra PIL
italiano e import è positiva in questo caso (All’aumentare del PIL italiano e al diminuire del PIL
mondiale, Nx peggiorerà). IT F F
Import = f(Y ; z ; P ; P )
IT
L’import dipende quindi dal PIL italiano, dagli aspetti qualitativi del resto del mondo e dai prezzi dei
beni italiani e dai prezzi stranieri ma in relazione opposta rispetto all’export: quanto più i prezzi
italiani salgono tanto più compriamo beni stranieri, quanto più i prezzi stranieri scendono (più
convenienti) tanto più compriamo beni stranieri. + = + + + -
La domanda aggregata aggiungendo il settore estero sarà:
̅ + c(Y – T + TR)
AD = + + +
Dove c(Y – T + TR) rimane la componente di domanda per consumi legata al reddito disponibile e Ā la parte
autonoma della domanda. Possiamo includere la componente dei trasferimenti alla spesa autonoma e
quindi: ̅
AD = + + + + + c + cY – cT
Ā
Ci sono tuttavia due ipotesi che riguardano le tasse:
- c le tasse sono decide dal governo ma non sono legate al reddito (ipotesi poco realistica) e quindi
AD = Ā – cT + cY ;
1
- tY le imposte dovute dai cittadini siano una proporzione t del reddito prodotto Y (42,8% del PIL in
Italia e quindi t = 0,4 anche se questo caso è semplificato poiché l’aliquota è progressiva in Italia
all’aumentare del reddito) e quindi AD = Ā + c(1-t)Y (più realistica).
2
Siccome siamo in un modello Keynesiano con sottoccupazione e sottoutilizzo dei fattori produttivi, il
sistema economico è in grado di accontentare una maggiore domanda con una maggiore produzione
realizzata a prezzi invariati (breve periodo) perché non sono aumentati i salari in quanto sono stati
richiamati i dipendenti cassaintegrati nel frattempo e non si comprano nuovi impianti. Quindi:
p
Y = AD con
Y = Ā + c(1-t)Y
Y = [ ]Ā
( )
PIL di equilibrio in un mondo Keynesiano con sottooccupazione e sottoutilizzo dei fattori che dipende da
Y = f(Ā , t , c) spesa autonoma, aliquota fiscale e coefficiente che esprime la propensione marginale al
consumo.
Esempio numerico: ∝/∝
Ipotesi Ā C t Y*
G
1 100 0.8 / 5 = (1/1-0.8) 500
2 100 0.8 0.25 2.5 = (1/[1 – c(1-t)]) 250
3 0.8 0.25 2.5 450
180 (TR = 50 (80%
0 consumato = 40);
G = 40)
Partendo dall’ipotesi 1 facciamo altri due casi 3 e 4 in alternativa tra di loro (o una o l’altra):
∝/∝
Ipotesi Ā C T Y*
G
1 100 0.8 / 5 500
150 0.8 0.25 2.5 375
∆G
3 =+50
∆TR 140 0.8 0.25 2.5 350
4 =+50
In una fase recessiva del ciclo economico, la scelta dello Stato di aumentare G o TR non è ugualmente
efficace ai fini di aumentare il PIL. Lo Stato per stimolare la crescita economica potrebbe tuttavia ridurre t.
∝/∝
Ipotesi Ā C T Y*
G
1 100 0.8 0.25 2.5 250
∆t=
5 -0,05 100 0.8 0.20 2.8 280
In conclusione lo Stato per stimolare l’economia può spendere di più in G, può spendere di più in TR o
incassare meno abbassando l’aliquota t.
Nell’illustrazione grafica si parte da un caso base nel quale ci sarà una certa componente di spesa
autonoma Ā e dalla bisettrice a 45° della funzione produzione che ci da i punti di equilibrio per cui Y = AD.
Le cose che possono succedere sono:
- Aumento/diminuzione della spesa autonoma Ā (e quindi di qualcuno dei suoi componenti) che fa
spostare la funzione di domanda aggregata AD verso l’alto/basso parallelamente tanto quanto la
variazione della componente aggiuntiva identificando un nuovo equilibrio;
- La propensione al consumo c può aumentare/diminuire facendo variare (aumentare/diminuire)
l’inclinazione della funzione di AD;
- L’aliquota fiscale t può aumentare/diminuire facendo variare (aumentare/diminuire) l’inclinazione
della funzione di AD;
Introduciamo ora il calcolo del saldo del Bilancio Pubblico BP da contabilizzare ovvero:
BP = T – G – TR
(ripresi i dati precedenti):
Esempio numerico - -
Hp BP T (gettito fiscale) G TR
1 Settore Pubblico assente / / /
2 + 62.5 (non c’è spesa pubblica) Ty = (0.25)(250) =62.5 / /
3 + 22.5 (gettito fiscale – spesa tY = (0.25)(450) = 112.5 40 50
0 pubblica)
3 + 43.75 (375)(0.25) = 93.75 50 0
4 + 37.5 (350)(0.25) = 87.5 0 50
È interessante osservare quali sono state le scelte che hanno portato a tali risultati sul bilancio pubblico.
Il ciclo economico, come visto precedentemente, è l’andamento non regolare nel tempo dell’economia
(andamento del PIL non lineare). La politica economica è un insieme di provvedimenti pubblici (governativi)
con l’obiettivo di stimolare l’economia in momenti di crisi (far aumentare la domanda aggregata AD)
chiamata politica espansiva o di frenare la crescita dell’economia troppo rapida (ridurre la domanda
aggregata) in momenti di espansione economica chiamata politica restrittiva. In entrambi i casi siamo in
presenza di una politica fiscale in quanto so interviene sul saldo del bilancio pubblico.
La politica fiscale è l’insieme degli interventi di politica economica che permettono al policy maker
(governo) di influenzare la domanda aggregata e di ottenere effetti sul reddito di equilibrio tramite le
variazioni di spesa pubblica G, dell’imposizione fiscale t e dei trasferimenti TR.
Variabili/Strumenti su cui il Politica fiscale
Governo interviene per attuare la + -
sua politica fiscale (quelle del BP)
G
TR
t
BP
Se il Governo vuole attuare una politica fiscale espansiva (ciclo in rallentamento)può aumentare G,
aumentare TR o diminuire le aliquote fiscali t (o tutte e tre). Si compone di provvedimenti che accrescono i
consumi pubblici e/o di provvedimenti che accrescono i trasferimenti a famiglie ed impresa e/o di
provvedimenti che diminuiscono le aliquote fiscali (si può agire tuttavia su singole componenti delle
variabili G, TR, t per esempio imposta sui redditi, sulla casa, …).
Se il Governo vuole attuare una politica fiscale restrittiva (ciclo in espansione) può ridurre G, ridurre TR o
aumentare le aliquote fiscali t (o tutte e tre). Si compone di provvedimenti che riducono i consumi pubblici
e/o di provvedimenti che riducono i trasferimenti a famiglie ed impresa e/o di provvedimenti che
accrescono le aliquote fiscali (si può agire tuttavia su singole componenti delle variabili G, TR, t per esempio
imposta sui redditi, sulla casa, …).
I provvedimenti di una politica fiscale espansiva hanno un effetto di peggioramento del saldo di Bilancio
Pubblico (si peggiora l’avanzo o si peggiora in disavanzo pubblico). I provvedimenti di una politica fiscale
restrittiva hanno un effetto di miglioramento del saldo di Bilancio Pubblico (si migliora l’avanzo o si migliora
il disavanzo pubblico).
Quindi ne consegue che non si possono fare indefinitamente politiche fiscali dello stesso tipo, bisogna
alternarle (guardare le variabili di sistema chiuso con settore Pubblico su avanzo e disavanzo). Nei
trasferimenti sono inclusi contabilmente gli interessi ai creditori (trasferimenti dovuti, non di Welfare)
ulteriore voce della spesa pubblica per i finanziamenti ottenuti in periodi di disavanzo tramite l’emissione
di titoli di debito. Non si può creare debito infinito altrimenti i creditori non compreranno più titoli. Per
attuare politiche espansive senza creare debito (senza peggiorare il disavanzo e quindi lasciandolo
invariato) si può aumentare la spesa pubblica G, più efficace di TR, ma allo stesso tempo aumentar le tasse;
si otterrebbe un pareggio di bilancio tramite una manovra di finanza pubblica in pareggio.
Usiamo la funzione di domanda aggregata con le tasse in cifra fissa non dipendenti dal reddito:
AD = Ā + cY - cT
Y =[ ][Ā - cT
]
Ovvero, allo stesso modo
∆Y ][∆Ā - c∆T
]
=[ ∆Ā ∆G
Supponiamo che sia determinato da = 100, le tasse devo aumentarle (per ottenere un pareggio di
bilancio che non peggiori il disavanzo attuando tuttavia una politica fiscale espansiva) dello stesso
ammontare della variazione della spesa pubblica. Quindi:
∆Y =[ ][∆G - c∆G
] =
][∆G (1- c)] =
= [
= [ ][∆G
] ∝
Il moltiplicatore del bilancio in pareggio = è uguale a 1. L’effetto finale sul PIL è esattamente
BP
uguale allo stimolo iniziale (aumentando contemporaneamente le tasse) perché il moltiplicatore è 1.
Riepilogo dei moltiplicatori della spesa autonoma:
∝ = moltiplicatore della spesa autonoma in assenza del Settore pubblico e in assenza di un’aliquota
jjjjjjjjjjjjj jj fiscale (tasse in cifra fissa);
∝ = moltiplicatore in presenza di un gettito fiscale proporzionale al reddito;
G ( )
∝ = = 1 moltiplicatore per l’attuazione di una politica fiscale espansiva senza modificare il saldo
BP
ddddddddddddddpubblico.
Abbiamo visto finora il modello reddito spesa; introduciamo ora il modello IS-LM.
Il modello IS-LM è l’evoluzione del modello reddito spesa (tutte le funzioni ed ipotesi valgono ma si
aggiungono ipotesi meno semplicistiche). Modifichiamo le nostre valutazione riguardo soprattutto la
variabile investimento.
Nel modello reddito-spesa avevamo considerato gli investimenti come scelta autonoma degli imprenditori
supponendo che fossero indipendenti dal livello di attività economica e quindi dal reddito.
Ipotizziamo d’ora in avanti che l’investimento sia funzione del costo di denaro necessario per finanziare
l’acquisto di impianti e macchinari. Supponiamo che vi sia una correlazione funzionale negativa per cui
quando il tasso di interesse i, al quale gli imprenditori prendono a prestito denaro per finanziare il capitale,
scende allora saranno più propensi ad o