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G
Da cui si deduce che se G1 non è interamente finanziato da T1 si ha un aumento di T2 o una
diminuzione di G2.
Un’ulteriore complicazione è il debito:
• T2 = (G1 – T1)* (1 + r ) + G2 + D*(1 + r )
G G
Il che aumenta ulteriormente gli effetti dei quali sopra.
Questo è stato ignorato negli anni perché vale solo se l’economia non cresce – cosa che tuttavia
succede, in Italia, da 15 / 20 anni – poiché alla crescita dell’economia aumenta la capacità futura di
pagare maggiori tasse.
Un altro problema è legato al debito: non deve crescere più dell’economia.
Ribaltando la logica sul consumatore e supponendo che r = r si ha:
G
• C = Y – T.
• C2 = (Y1 – T1 – C1)*(1 + r) + Y2 – T2.
Noto che:
• G1 + G2 / (1 + rG) = T1 + T2 / (1 + rG)
Si ha:
• C1 = Y1 – G1 + (Y2 – G2 – C2) / (1 + r)
Quindi ogni spesa pubblica riduce la spesa privata. Il che si complica quando i tassi r ed r sono
G
diversi; tuttavia, nel caso in cui i due siano uguali, si ha il risultato sopra ottenuto, cioè la c.d.
equivalenza ricardiana.
18 novembre 2014
Ritornando a:
• C1 + C2 / (1 + r) = Y1 + Y2 / (1 + r)
Si ha che:
• Indebitarsi per il consumo è diverso da indebitarsi per investimento.
• Fino al 1900 le famiglie non si indebitavano, mentre dalla metà del XX secolo l’hanno fatto
molto di più, per diversi motivi:
Mancanza di istituzioni specializzate nel credito al consumo (fino agli anni ’30 del
o ‘900).
Presenza, dal II dopoguerra, di una politica di incentivi statali (cioè di detrazioni
o fiscali) fatte per incoraggiare la proprietà della casa da parte delle famiglie, il che ha
portato a grossi investimenti nel settore immobiliare che hanno generato:
Alloggi sfitti.
Bassa produttività e bassi rendimenti del capitale.
Costi ambientali
Dimensione culturale; in epoca vittoriana il debito era concepibile solo per le
o imprese.
Spinta per le banche a finanziare gli Stati e il settore immobiliare, ritenuti meno
o costosi.
Se r = r si ha l’equivalenza ricardiana: la spesa pubblica riduce le spese private, generando sul
G
lungo termine una scelta tra consumo individuale e collettivo.
Lo Stato si indebita tuttavia a un tasso r r, in quanto ha più possibilità di diversificare i rischi – se
G <
i rischi, quindi, sono idiosincratici, aumenta il potere di ridurli.
Un problema italiano è stato la riduzione degli investimenti pubblici Ig, sia in quota relativa rispetto
ai consumi pubblici Cg, sia in termini assoluti. Contemporaneamente, si è ridotto anche
l’investimento privato Ip. A questo bisogna aggiungere che le tasse non sono neutrali, in quanto
generano distorsioni e implicano un tradeoff tra efficienza ed equità.
L’equivalenza ricardiana può quindi non valere perché:
• Il tasso al quale si indebita lo Stato è minore di r.
• Miopia, cioè incapacità di vedere il futuro.
• La gente non ragiona come presuppone l’equivalenza (cioè trattando le generazioni future
come se stessa), preferendo invece scaricare oneri sulle stesse.
Noto che:
• T1 – G1 + (T2 – G2) / (1 + r ) = 0
G
Moltiplicando per (1 + r ) / (1 + r) ottengo:
G
• (T1 – G1)*[ (1 + r ) / (1 + r) ] = - (T2 – G2) / (1 + r).
G
Aggiungendo e togliendo al primo membro (T1 – G1):
• (T1 – G1)*[ (1 + r ) / (1 + r) ] + (T1 – G1) – (T1 – G1) = - (T2 – G2) / (1 + r).
G
• (T1 – G1)*{ [ (1 + r ) / (1 + r) ] + 1 – 1} = - (T2 – G2) / (1 + r).
G
Dentro la seconda parentesi si ha:
• [ (1 + r ) / (1 + r) ] – 1 = (1 + r - 1 – r) / (1 + r) = (r – r) / (1 + r) = - (r - r ) / (1 + r)
G G G G
Da cui:
• (T1 – G1) + (T2 – G2) / (1 + r) – [ (r - r ) / (1 + r) ]*(T1 – G1) = 0.
G
Quindi:
• T1 + T2 / (1 + r) = G1 + G2 / (1 + r) + [ (r - r ) / (1 + r) ]*(T1 – G1)
G
Noto che:
• C1 + C2 / (1 + r) = Y1 + Y2 / (1 + r) – T1 – T2 / (1 + r)
Si ha:
• C1 + C2 / (1 + r) = Y1 + Y2 / (1 + r) – G1 – G2 / (1 + r) – [ (r - r ) / (1 + r) ]*(T1 – G1)
G
Il consumo privato beneficia quindi della differenza nel costo del debito, riflessa dall’ultimo
termine. Il consumo complessivo è quindi maggiore che non quando l’equivalenza vale in modo
rigoroso.
Tuttavia, se il mercato del debito non funzione bene diminuisce la capacità per ciascuno di spostare
il consumo mediante debito: • nella trattazione microeconomica standard si
ipotizza che il credito sia erogato sempre,
anche in assenza di garanzie.
• Nel caso illustrato a lato, si ha una linea
verticale (verde) nel caso in cui non sia
possibile prendere a prestito, e una linea
inclinata (rossa) se si può prendere a prestito
solo a tassi non convenienti. In questi casi e
con curve di indifferenza ragionevoli si
ritiene che il punto di tangenza sia quello
illustrato in figura.
Per confrontare il debito pubblico tra paesi e studiarne le variazioni nel tempo si valuta la capacità
di ripagarlo, cioè il rapporto debito / PIL, B / Y.
Il che è un’operazione analoga a quanto si fa per le aziende, dove si valutano i rapporti:
• D / EBITDA.
• D / E.
O per le famiglie, dove si valutano:
• Il fatto che la rata non ecceda il 30% del reddito.
• Eventuali garanzie immobiliari del prestito.
In epoca vittoriana B doveva essere zero, esclusi investimenti o guerre. Ad oggi si tende ad azzerare
Δ(B/Y), cioè il deficit pubblico. Si ha:
• Δ(B/Y) = 0
• ΔB / B – ΔY / Y = 0
• ΔB / B = gy
Ma:
• ΔB = G – T + r*B.
Dove:
• (G – T) = spesa in deficit.
• (r*B) = spesa per interessi.
Si ha quindi:
• (G – T + r*B) / B = gy
Che si può anche scrivere come:
• (G – T) / B = gy – r.
• (T – G) / B = r – gy
Dove (T – G) indica l’avanzo primario.
Moltiplicando per B/Y si ha la “regola aurea” per la stabilizzazione del debito:
• (T – G) / Y = (r – gy)*B/Y
Dove:
• (T – G) indica l’avanzo primario – positivo in Italia da una decina d’anni.
• (r – gy) indica la differenza tra tassi di interesse reali e gy.
Ad oggi i mercati del debito sono tranquilli perché (T – G) / Y è positivo e la logica sopra, quindi, si
stabilizza a un 3% di deficit.
Il che tuttavia non è del tutto vero, infatti:
• Si assumono tassi reali. In realtà si dovrebbe valutare i – g, che sono definiti come:
e
i = r + π
o g = gy + π
o
da cui si ottiene che: e
(i – g) = r + π – gy – π
o
Il quale diventa quanto considerato nella formula solo in assenza di aspettative di inflazione
(e diventa un problema in loro presenza).
• Le caratteristiche del premio al rischio ε sono tali per cui la funzione ε = f (B/Y) ha
derivate prima e seconda maggiori di zero ed è quindi convessa. Il risk premium è quindi
stabile in condizioni normali, ma esplode con la crisi.
• L’aumento di (T - G) riduce l’output tanto più durante i cicli – e un aumento di T ha effetti
peggiori di una diminuzione di G..
• L’inflazione non è neutrale su (T – G) – inflazione e deflazione, cioè, non hanno un effetto
simmetrico. Infatti T cresce più che linearmente con l’inflazione, poiché le fasce sono
stabilite sui valori nominali – c.d. fiscal drag – ma non ha la stessa efficienza in deflazione.
Il debito italiano è quindi attualmente sostenibile perché la deflazione tiene il tasso i artificialmente
basso. Il che non funziona sul lungo periodo. I mercati infatti sono tranquillizzati dall’idea che la
BCE possa monetizzare il debito italiano, analogamente a quel che faceva la Banca d’Italia (che
sottoscriveva in asta, al tasso sancito dallo Stato, gli eccessi di offerta) fino all’entrata nello SME
(1979 – 1981) – cioè diminuire il debito attraverso l’inflazione.
Se tuttavia i mercati dovessero scontare aspettative negative a riguardo le possibilità sarebbero due:
• Ristrutturazione del bilancio (modello Grecia).
• Ristrutturazione del debito – cioè bancarotta.
21 novembre 2014 – parte I
A fine 1800 nacquero le casse di risparmio per permettere a impiegati, operai, ecc., di finanziare lo
Stato. Si trattava quindi di società no profit, come saranno in tempi più recenti i fondi comuni. A
partire dalla I guerra mondiale e a causa della loro struttura dei costi molto pesanti, le cdr
diversificarono l’attivo, finanziando anche le imprese e diventando così banche “normali” in
concorrenza con tutte le altre.
Con la privatizzazione emersero due problemi: in primis l’espropriazione dei depositanti che erano,
fino ad allora, proprietari; e secondariamente la mancanza di incentivi a tenere riserve di capitale.
Questi si sono scatenati quando la politica ha assunto, attraverso fondazioni di diritto privato, il
controllo delle cdr, facendo quel che voleva dei rendimenti.
Il debito pubblico è finanziato con il risparmio postale, gestito in Italia dalla Cassa depositi e
prestiti, e dai titoli di Stato, acquistati da:
• Risparmiatori finali.
• Fondi comuni e fondi pensione.
• Compagnie di assicurazione, che detengono gran parte del debito a lungo termine.
• Banche, per avere fette di portafogli più liquide.
• Investitori esteri.
Il risparmio domestico è gestito in modi diversi:
• In una economia controllata, dove il sistema finanziario non è libero (es. Cina), è difficile
veicolare il risparmio sul debito pubblico.
• In Giappone, dove il rapporto B/Y è 2,20, il debito è interamente finanziato all’interno
grazie a fondi pensione enormi gestiti dal ministero delle finanze che comprano i titoli.
Inoltre, anche la BC ha comprato titoli di Stato per evitare la delazione. Bisogna anche
aggiungere che il Giappone ha enormi riserve di titoli esteri e che quindi il suo debito netto è
molto minore di quello italiano.
• In Italia il risparmio è veicolato sul debito pubblico in più modi:
Cassa depositi e prestiti.
o Regolamentazione, che offre incentivi (cioè benefici fiscali) alle assicurazioni in
o cambio di investimenti sui titoli di Stato – ad e