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T T

Ne ricaviamo che quanto più è elevato il prezzo del titolo, tanto minore sarà il tassi di interesse.

Usando la formula inversa, se conosciamo il tasso di interesse, possiamo risalire prezzo del titolo.

Essa sarà uguale al prezzo del titolo (di oggi) diviso per uno più il tasso di interesse. Ovviamente se

il tasso di interesse è positivo, il prezzo sarà inferiore al rimborso.

Spiegato ciò, possiamo introdurre un’altra relazione. Infatti quando la banca centrale acquista titoli

sul mercato dei titoli emettendo nuova moneta, tale operazione fa aumentare la domanda di titoli e

di conseguenza ne aumenta il prezzo ed il tasso di interesse sui titoli scende.

Diversamente, in seguito ad un’operazione restrittiva di mercato aperto, si riduce il prezzo dei titoli

ed aumenta il loro interesse.

Riassumendo:

- Il tasso di interesse è determinato dall’uguaglianza tra offerta e domanda di moneta;

- Variando l’offerta di moneta, la Banca Centrale può influenzare il tasso di interesse;

- La Banca Centrale cambia l’offerta di moneta tramite operazioni di mercato aperto (acquisti

o vendite di titoli contro moneta);

- Tali operazioni fanno variare il prezzo dei titoli e quindi il tasso di interesse.

- Es. Intervento espansivo: 1) acquisto di titoli, 2) emissione di nuova moneta, 3) aumenta la

domanda di titoli, 4) aumenta il loro prezzo, 5) il tasso di interesse scende.

- Es. Intervento restrittivo: 1) vendita di titoli, 2) riduzione dell’offerta di moneta, 3) aumenta

l’offerta di titoli, 4) il loro prezzo si riduce, 5) il tasso di interesse sale.

- N.B. Nella realtà le BC scelgono il tasso di interesse (obiettivo) e aggiustano

conseguentemente l’offerta di moneta.

- N.B. La banca centrale controlla il saggio di interesse a breve.

Come abbiamo accennato nell’ultimo punto, la banca centrale, piuttosto che determinare l’offerta di

moneta circolante, determina il tasso di interesse.

Fin ora abbiamo ipotizzato che la banca centrale decidesse di aumentare (o diminuire) l’offerta di

moneta e che, di conseguenza, i tassi di interesse dei titoli si aggiustassero. Ma accade esattamente i

contrario. Le banche centrali stabiliscono i tassi di interesse di breve durata e, di conseguenza, la

quantità di moneta offerta si adegua ai nuovi tassi di interesse.

Negli esempi e nelle supposizioni fatte addietro abbiamo considerato un sistema economico

alquanto semplice, dove la moneta era costituita solo da moneta circolante. Come sappiamo questo

non è affatto vero. Infatti la moneta è costituita anche da depositi bancari.

La trappola della liquidità

La Banca Centrale non può ridurre il tasso di

interesse nominale al di sotto dello zero.

Quanto minore è il tasso di interesse, tanto

maggiore è la domanda di moneta o,

equivalentemente, tanto minore è la

domanda di titoli.

Con un tasso di interesse pari a zero le

persone sono indifferenti tra titoli e

moneta(visto che i titoli non hanno

rendimenti): al raggiungimento di un tasso di

interesse pari a zero la domanda di moneta

diventa orizzontale.

Con il tasso di interesse sceso a zero,

un’espansione monetaria diventa

inefficace: il tasso di interesse rimane zero.

L’economia cade in una trappola della liquidità (persone sono disposte a tenere più liquidità allo

stesso tasso di interesse).

Lo stesso può accadere con un tasso di interesse sufficientemente basso ma positivo e le persone

disposte a cedere qualunque ammontare di titoli al prezzo corrente.

Infatti quando il tasso di interesse diminuisce fino a zero, gli individui, dopo aver soddisfatto la

domanda di moneta per scopi transattivi, sono indifferenti tra moneta e titoli. La domanda di

moneta diventa orizzontale. Questo implica che, a un tasso di interesse uguale a zero, ulteriori

aumenti dell’offerta di moneta non hanno alcun effetto sul tasso di interesse.

La determinazione del tasso di interesse (II)

Nelle economie moderne ci sono molteplici intermediari finanziari, ossia istituti che ricevono

fondi dai privati e dalle imprese e li utilizzano per acquistare titoli ed accordare prestiti. Quindi le

loro attività sono le obbligazioni e le azioni che possiedono ed i prestiti che hanno concetto, mentre

le loro passività sono i fondi che ricevono da imprese ed individui. Un esempio di intermediario

finanziario sono le banche, esse però sono caratterizzate dal fatto che le loro passività sono

costituite esclusivamente da moneta che i clienti depositano nei conti corrente.

Le passività delle banche sono costituite dai depositi di imprese ed individui nei conti corrente,

infatti questi possono in qualsiasi momento disporre delle somme depositate. Le banche tengono

questi fondi sotto forma di riserva. Stiamo parlando di riserve di monete tenuta in parte in contanti

e in parte su un conto che le banche hanno presso la banca centrale, e dove possono prelevare in

caso di bisogno.

I prestiti rappresentano circa il 44% dell’attività bancaria, il resto è rappresentato dai titoli di Stato.

Per ora, per capire come si forma l’offerta di moneta e si determinano i tassi di interesse, non sarà

importante distinguere tra le due attività, ma assumeremo per semplicità che le banche tengano solo

riserve e titoli.

Rispetto a prima vedremo che, con l’introduzione dei depositi bancari, adesso l’attivo della banca

centrale sarà sempre costituito da titoli, ma il passivo sarà costituito anche da moneta sotto forma di

riserve oltre che da moneta circolante.

Sembra che il modo migliore di pensare alla determinazione del tasso di interesse in questa

economia sia rivolgendoci al binomio offerta e domanda di moneta: il tasso di interesse di equilibrio

è tale per cui domanda ed offerta di moneta si equivalgono.

In effetti la quantità di moneta offerta dalla banca centrale è uguale alla domanda di moneta

circolante da parte degli individui più la domanda di riserve da parte delle banche.

In seguito uno schema sul meccanismo di come si forma l’eguaglianza tra offerta e domanda di

moneta.

La domanda ed offerta di moneta

In un sistema economia dove la moneta esiste sia sotto forma di moneta circolante che nelle vesti di

depositi bancari, gli individui devono decidere innanzitutto quanta moneta tenere, e in un secondo

momento quanta moneta tenere sotto forma di circolante e quanta in depositi bancari.

Per quanto concerne la domanda di moneta ( circolante + depositi) valgono le stesse

considerazioni di prima (quando abbiamo considerato un sistema con solo moneta circolante): gli

individui terranno più moneta quando il livello delle transazioni è maggiore ed il tasso di interesse

sui titoli di conseguenza è minore. Ne deduciamo che la domanda totale di moneta sia data

dall’equazione, già considerata in precedenza, secondo cui:

d

M = €YL(i)

Ma come fanno gli individui a decidere quanta moneta tenere come circolante e quanta in depositi?

Il contante è più conveniente per le piccole transazioni, ma per le grandi è di gran lunga migliore la

moneta sotto forma di deposito bancario.

Assumiamo in questa sede che gli individui tengano una proporzione fissa della loro moneta

circolante (che chiameremo c)e, di convesso, una proporzione fissa dei depositi (1 - c). Chiameremo

d d

la domanda di contante CI e quella di depositi D :

d d d d

= c M D = (1- c)M

CI mentre

La prima equazione indica la componente di moneta emessa dalla banca centrale, cioè la quantità di

circolante richiesta dagli individui, mentre la seconda equazione mostra la domanda di depositi in

conto corrente.

La domanda di depositi genere una domanda di riserve. quanto maggiore sarà la domanda di

depositi, tanto maggiore sarà la domanda di riserve che le banche devono tenere (sia per

precauzione che per legge).

θ

Sia (teta) il coefficiente di riserva, cioè l’ammontare di riserve che le banche tengono per ogni

euro di depositi.

Sia R l’ammontare delle riserve in euro e sia D l’ammontare dei depositi di euro.

Di conseguenza per la definizione che abbiamo dato di θ esiste la seguente relazione:

R = θD

Sostituiamo D con la formula per la domanda dei depositi..

d d

R = θ(1-c)M

Questa è la formula per la domanda di riserve delle banche.

Ma come giungiamo alla domanda di moneta emessa dalla banca centrale?

d

H

Poniamo come domanda di moneta emessa dalla banca centrale. Essa sarà uguale alla domanda

di circolante più la domanda di riserve: d d d

H = CI + R

Sostituendo CI ed R con le rispettive formule otteniamo:

d d d

H = cM + θ(1 - c)M

Semplificando

d d

H = [c + θ(1 - c)]M

d

Infine sostituiamo la domanda aggregata di moneta M con la sua formula ed otterremo la domanda

di moneta emessa dalla banca centrale

d

H = [c + θ(1 - c)]€YL(i)

Ora abbiamo tutte le carte in regola per descrivere l’equilibrio tra offerta e domanda di moneta.

L’offerta di moneta H è controllata direttamente dalla banca centrale attraverso operazioni di

mercato aperto. La condizione di equilibrio consiste nell’eventualità che l’offerta di moneta si

uguale alla domanda di moneta. Cioè: d

H = H

Oppure, usando l’equazione che abbiamo costruito sopra:

H = [c + θ(1 - c)]€YL(i)

L’offerta di moneta è uguale alla domanda di moneta che a sua volta è uguale al termine tra le

parentesi quadre moltiplicato per la domanda di moneta.

Rendendo graficamente quanto analizzato, ci renderemo conto che il tasso di interesse di equilibrio

è tale che l’offerta di moneta emessa dalla banca centrale è uguale alla domanda di moneta emessa

dalla banca centrale. Di conseguenza un tasso di interesse superiore comporta una domanda di

moneta (circolante + depositi) inferiore e una domanda di riserve da parte delle banche inferiore.

Un aumento/riduzione dell’offerta comporta un abbassamento /aumento del tasso di interesse di

equilibrio (vedi figura sotto).

Il mercato interbancario delle riserve ed il tassi di interesse overnight

Invece di pensare in termini di domanda ed offerta di moneta, possiamo pensare in termini di

domanda e offerta di riserve.

L’offerta di riserve monetarie è uguale all’offerta di moneta aggregata meno la domanda di

circolante da parte del pubblico, cioè: d d

H – CI = R

d

Notiamo che spostando CI dal lato sinistro a quello destro otterremo:

d d d d d

H = CI + R H CI + R

e siccome = ne consegue che:

d

H = H

Quindi in altre parole possiamo guardare all’equazione sia in termini di domanda e offerta di

moneta emessa dalla banca centrale (l’approccio che abbi

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Publisher
A.A. 2016-2017
49 pagine
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Berto08 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Macroeconomia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia o del prof Addabbo Tindara.