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A= N=
N A
Nel breve periodo quindi il livello della produzione è determinato dalle relazioni
IS-LM: ( )+ ( )
=C −T +G
Relazione IS :Y Y I Y , r+ x
Relazione LM :r=ŕ A
Gli effetti di un aumento di sulla domanda dipendono dalla causa che genera
l’aumento stesso.
Se l’aumento della produttività deriva dalla diffusione di una nuova
tecnologia gli individui saranno portati ad aumentare i loro consumi (C ↑)
generando così un aumento della produzione e quindi della domanda.
(Y ↑)
La IS si sposta verso destra.
Se l’aumento della produttività deriva da un uso più efficiente delle
tecnologie preesistenti attraverso ad esempio la riorganizzazione della
produzione e dei posti di lavoro, è difficile pensare che la domanda
aggregata aumenti. Questo perché queste riorganizzazioni di solito
prevedono una riduzione degli investimenti , che porterebbe ad una
(I ↓)
riduzione della domanda e della produzione , spostando la IS verso
(Y ↓)
sinistra.
Anche assumendo di essere rientrare nel primo caso, e quindi di essere in una
situazione favorevole, non è possibile determinare gli effetti di un aumento
della produttività sull’occupazione. Per rimanere invariata, produzione e
produttività dovrebbero aumentare in modo proporzionale, purtroppo non
siamo in grado con le informazione che possediamo di stabilirlo con certezza.
Produttività e tasso naturale di disoccupazione: medio periodo
Nel medio periodo l’economia tende a ritornare al suo livello naturale di
disoccupazione. Per capire se e in che modo il tasso naturale di disoccupazione
subisce variazioni dobbiamo analizzare le equazioni che lo determinano, quella
dei prezzi e quella dei salari.
Ponendo , la nostra equazione dei prezzi diventa:
A ≠1 W
PS :P=(1+ m) A
W A
=
P 1+m
L’equazione per la determinazione dei salari quindi diventa:
e e
= )
WS :W A P F(u , z
W =AF (u , z)
P
A
Un aumento di fa spostare entrambe le curve nella stessa misura, lasciando il
tasso naturale di disoccupazione invariato ma con un nuovo punto di equilibrio
in corrispondenza di un maggiore salario reale.
Per comprendere meglio questo fenomeno analizziamo ora il caso in cui le
aspettative sui prezzi siano corrette, mentre quelle sulla produttività non lo
sono. WS
e
Se cresce più rapidamente di la curva si sposterà verso l’alto in
A
A PS
misura maggiore rispetto a generando cosi un aumento nel breve periodo
del tasso naturale di disoccupazione. Questo aumento perdurerà fino a quando
le aspettative sulla produttività non si saranno aggiustate e cioè fino a quando
e sarà di nuovo uguale ad .
A
A
Progresso tecnologico
Il progresso tecnologico è un processo di cambiamento strutturale dove i nuovi beni
rendono quelli vecchi obsoleti avviando così un processo di rimescolamento
(churning). Questo rimescolamento aumenta l’incertezza e il rischio di disoccupazione.
Coloro che hanno un occupazione in un settore in crescita vedono aumentare le loro
opportunità lavorative e il livello dei propri salari, coloro che invece lavorano in settori
in crisi possono addirittura rischiare il proprio posto di lavoro. Questo fenomeno ha
aumentato fortemente la disuguaglianza salariale negli ultimi trent’anni. I lavoratori
con una bassa istruzione hanno subito una progressiva riduzione dei loro salari reali,
mentre i lavoratori con un elevato livello di istruzione hanno vissuto uno stabile
aumento dei loro salari. Le principali cause di questo fenomeno sono il commercio
internazionale e il costante aumento della domanda di lavoratori qualificati rispetto
alla domanda di lavoratori poco qualificati. Un’altra causa della disuguaglianza è data
dalla percentuale di reddito che confluisce nelle tasche degli individui più ricchi, ad
il top 1%.
esempio Questa percentuale è aumentata considerevolmente dall’inizio
degli anni Ottanta. In Italia la disuguaglianza tra i redditi è tra le più alte in Europa.
Capitolo 14
MERCATI FINANZIARI E ASPETTATIVE
Valore presente scontato e atteso (valore attuale)
Quando un’impresa deve decidere se effettuare o meno un investimento, deve
innanzitutto valutare se il valore i profitti attesi è superiore al valore dei costi
da sostenere oggi per l’investimento stesso. Il valore attuale è appunto il valore
che una sequenza di pagamenti attesi assume oggi. Se questo valore è
maggiore del costo iniziale è conveniente investire, in caso contrario no. Un
(1+i )
euro prestato oggi mi rende l’anno prossimo, viceversa un euro preso a
t
(1+i )
prestito oggi mi costa l’anno prossimo. Invertendo il ragionamento
t
possiamo calcolare quanto vale oggi un euro percepito domani attraverso il
1 €
fattore di sconto. Infatti prestati oggi, domani valgono
(1+i )
t
1 1
( )
∗ =1
1+ i € , quindi il valore attuale di 1€ l’anno prossimo è €.
t
(1+i ) (1+i )
t t
Estendendo il periodo temporale possiamo replicare il nostro ragionamento, un
( ) ∗(1+i )
1+i
euro oggi varrà € l’anno prossimo. Viceversa un euro tra due anni
t t
1
oggi vale €.
( ) ( )
∗
1+i 1+i
t t 1 1
e e
=€ + + +…
€ V z € z € z
+1 +2
t t t t
(1+i ) e
(1+i )(1+i )
t t t+1
L’equazione del valore attuale ha due importanti implicazioni:
Un aumento di futuro fa aumentare il valore attuale (€
e V ↑)
€ z o € z t
Un aumento di fa diminuire il valore attuale (€
e V ↓)
io i t
Tassi di interesse costanti
Se assumiamo che i tassi siano costanti nel tempo la nostra equazione di
venta: 1 1
e e
=€ + + +
€ V z € z € z …
+1 +2
t t t t
(1+i) 2
(1+ )
i
t
In questo caso il valore attuale è una somma ponderata dei pagamenti correnti
e futuri. I pesi, con un tasso di interesse positivo, diminuiscono nel tempo
avvicinandosi sempre di più allo zero.
Tassi di interesse e pagamenti costanti
Se assumiamo che anche i pagamenti siano costanti la nostra equazione si
semplifica ulteriormente:
[ ]
1 1 1
=€ + +…+
€ V z 1+
t 2 n−1
( 1+ i) (1+i ) (1+ i) [ ]
( )
n
1
1− 1+i
⇒ =€
€ V z
t ( )
1
1− 1+i (consol
Tassi di interesse e pagamenti costanti e perpetui in Inghilterra)
Un caso particolare è quello in cui i pagamenti non siano solo costanti ma
anche perpetui, ovvero pagamenti fissi a vita. Assumendo che i pagamenti
siano annuali e che comincino l’anno successivo la nostra equazione sarà:
€z €z €z
= + +…+
€ V t 1+i 2 n−1
(1+i) (1+i)
[ ]
( ) ( ) ( ) −1
1 2 n
€z 1 1 1
⇒ = + +…+
€ V 1+
t 1+i 1+i 1+i 1+i
[ ] [ ]
€z 1 € z 1+ i € z
⇒ = = =
€ V t ( )
1+i 1+i i i
1
1− 1+i
Tassi di interesse nominali e reali
Finora abbiamo calcolato il valore attuale in termini di euro, utilizzando cioè
tassi di interesse nominali. Per calcolare il valore attuale in termini di beni
invece dobbiamo usare i tassi di interesse reali. L’equazione diventa quindi:
1 1
e e
=z + + +…
V z z
+1 +2
t t t t
(1+r ) e
(1+ )(1+r )
r
t +1
t t
Questi due modi di calcolare il valore attuale sono in realtà equivalenti:
€V € z
t t
V ≡ e z ≡
t t
P P
t t
Prezzo dei titoli e curva dei rendimenti
I titoli differiscono tra loro per due aspetti principali:
La maturità dei titoli (scadenza), ovvero il periodo di tempo durante il quale il
titolo promette di effettuare pagamenti al suo possessore
Il rischio,
che può essere rischio di insolvenza, cioè il rischio che l’emittente
del titolo non rimborsi l’intero ammontare promesso dal titolo stesso; oppure
il rischio di prezzo, cioè il rischio legato all’incertezza circa il prezzo a cui sarà
possibile rivendere il titolo qualora lo si volesse vendere prima della
scadenza.
Sia il rischio sia la scadenza sono fondamentali per la determinazione dei tassi
di interesse sui titoli. La curva di rendimento mette in relazione il rendimento di
un titolo con la maturità dello stesso. I rendimenti dei titoli con scadenza
(maturità) a breve termine sono detti tassi di interesse a breve termine, quelli
dei titoli con maturità a lungo termine sono detti tassi di interesse a lungo
termine. Per analizzare la relazione che intercorre tra i tassi a breve e a lungo
termine è necessario determinare il prezzo dei titoli con maturità diverse e
passare poi dal prezzo al rendimento.
Consideriamo il prezzo dei titoli come valore attuale. Supponiamo di avere due
titoli distinti che pagano €100 ma con scadenze diverse. Il primo ci garantisce
€100 tra un anno il secondo tra due anni.
€ 100
=
€ P 1 t 1+i 1 t
100
=
€ P 2 t ( )
e
( )
1+ i 1+ i +t
1 t 1
Trovandoci di fronte a due titoli con diverse maturità per capire quale dei due
scegliere bisogna considerare il loro rendimento. A parità di rendimento atteso
gli investitori finanziari saranno disposti a detenere sia titoli annuali che
biennali, ma se il rendimento atteso di un titolo fosse inferiore a quello
dell’altro nessuno lo richiederebbe. La condizione per la quale i rendimenti
attesi di due attività devono essere uguali è detta arbitraggio.
(1+i )
Il rendimento atteso di un titolo ad un anno è uguale a quello di un
t
e
€ P +1
1 t
titolo biennale sarà invece quindi:
€ P 2t e
€ P +1
1 t
=
1+i
1 t € P 2 t
L’arbitraggio quindi comporta che il prezzo oggi di un titolo biennale sia pari al
valore attuale del prezzo atteso del titolo l’anno prossimo
e
€ P +1
1 t
⇒ =
€ P 2t 1+i 1t
Ci aspettiamo dunque che il prezzo atteso del titolo l’anno prossimo sia uguale
al pagamento finale scontato per il tasso di interesse annuale atteso per
quell’anno: € 100
e
⇒ =
€ P +1
1t e
1+i 1 t+1
Sostituendolo nella precedente equazione otteniamo:
€ 100
=
€ P 2 t ( )
e
( )
1+ i 1+ i +1
1 t 1 t
Il rendimento è quel tass