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Lingua russa
Note di scrittura sui termini russi
Dato che gli appunti in questione riguardano pure studenti del primo anno, che non hanno ancora una
conoscenza completa dell’alfabeto cirillico, ho deciso di usare la traslitterazione anglosassone dei
singoli caratteri secondo lo schema seguente: а a
б b (N.B. In posizione finale si pronuncia come un’ occlusiva bilabiale sorda, quindi
“p”.)
В v (N.B. In posizione finale si pronuncia come una fricativa labiodentale sonora,
quindi “f”.)
г g (N.B. In posizione finale si pronuncia come un’ occlusiva velare sorda, quindi
“k”.)
Д d (N.B. In posizione finale si pronuncia come un’ occlusiva dentale sorda, quindi
t”.) е e
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Lingua russa
ё e (N.B. Il segno diacritico non si scrive in russo!!!)
ж Zh (N.B. Il suono è similissimo alla “j” di “bonjour”, e comunque differente dalla “g”
di “giro”.) з z
и i
й J (N.B. E’ una “I” breve simile a quella in “battito”.)
к k
л l
м m
н n
о o
п p
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Lingua russa
р r
с s
т t
у u
ф f
х kh (N.B. Si pronuncia come la “ch” di “Bach”, ma col suono meno marcato.)
ц ts
ч ch
ш sh
щ sch
ъ “
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Lingua russa
ы y (N.B. Un suono piuttosto gutturale, che può essere prodotto pronunciando la “i” di
“ira” mantenendo la lingua nella stessa posizione di quando si pronuncia “e” di “etto”.)
ь ‘ (N.B. Serve a palatizzare la consonante che segue, ossia che viene pronunciata con la
bocca più chiusa del solito.)
э e’(N.B. E’ una “e” aperta come in “etto”)
ю ju
я ja
Vi è poi la traslitterazione per il testo scientifico, che usa segni diacritici per molte delle lettere prese
sotto esame. Per facilitare la scrittura, si userà la versione mostrata sopra per un approccio più diretto
alla comprensione delle singole parole russe. Inoltre, fatta eccezione per le parole monosillabiche,
verranno segnati gli accenti tonici per evitare problemi di pronuncia (tuttavia non vengono usati nel
russo scritto, quindi sono solo un modo per studiare meglio la lingua!).
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Lingua russa
Il sostrato indoeuropeo
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Lingua russa
Parte 1: le parole indoeuropee
–
14/10/2014 15/10/2014
slava orientale, quindi imparentata con l’ucraino e il bielorusso, è una lingua
Il russo, come lingua
indoeuropea che ha la particolarità di essere parlata sia in Europa che in Asia. Nonostante le diverse
vicissitudini che ebbe la cultura russa tra il XIII e il XV secolo, il russo mantenne il suo repertorio
linguistico di matrice indoeuropea che, specie a Est, contiene ancora oggi molti più arcaicismi delle
lingue latine, celtiche, elleniche e germaniche. Facciamo degli esempi suddivisi per categorie:
pjat’, shest’, sem’, bòcem’, devjat’, desjat’ (uno, due, tre,
Numeri: odin, dva, tri, chetyre,
quattro, cinque, sei, sette, otto, nove e dieci). “Pjat’”, se non dovesse suonare familiare, è
molto simile al greco “penta”.
Parentele: zhenà, brat, sestrà, syn, mat’, doch’ (moglie, fratello, sorella, figlio, madre, figlia).
Evidente la somiglianza morfologica con “brother/Bruder”, “sister”, “son/Sohn”,
“madre/mother/Mutter”, “daughter/Tochter”. “Zhenà” (che in russo antico significava
“donna”) è invece affine al greco “Gené”, da cui poi il termine italiano “ginecologo”,
letteralmente “studioso della donna”.
Tempo atmosferico e tempo cronologico: “den’”, “noch’”, “xolod”, “sneg”, “vèter”. “Xolod” è
etimologicamente identico a “cold/kalt/”, mentre “sneg” a “snow/Schnee/neve”.
“bolk” e “obtsà”. Il primo termine è affine con “wolf/der Wulf/”, mentre il secondo al
Animali:
latino “ovis”.
Elementi: “jàma”, “vodà”, “svet”, “zemlja” e “agòn’ ” (“fossa”, “acqua”, “luce/mondo” –
quest’ultimo significato in senso generale, non fisico-“terra” e “fuoco” ). Il primo termine è
identico al nome di uno degli déi dell’oltretomba induista, il secondo a “water/Wasser”, il
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terzo a “white/weiss” , il quarto al latino “humus” e al greco “Semele”, nome della madre del
“ignis” e al sanscrito “Agni”, titolo del dio del fuoco.
dio del vino Dioniso, e il quinto al latino
Il corpo : “mjàco”, “noc”, “kost’” (“carne” “naso” e “osso”).
-sia umana che animale-,
Troviamo lessemi indoeuropei dal significato identico in “meat”, “nose/Nose/naso” e “costola
– –greco-”.
latino - /osteon
Uso delle occlusive: “sèrdtse”, “dèsjat’”, “sto” (“cuore”, “dieci” e “cento”). La grande
divisione fra le lingue indoeuropee riguarda specialmente l’uso delle consonanti
occlusivedorsali (una divisione geografica dell’uso di una certa lingua viene definito dai
linguisti come “isoglossa”): se a Ovest troviamo il gruppo “centum”, che usa perlopiù
occlusive palatali o fricative (quindi “g”, “k” e “h” e.g. le diverse parole per “cento” nelle
lingue latine, elleniche e germaniche, come “centum”, “ekàton”, “hundred” e “Hundert”), ad
Est troviamo invece delle sibilanti, come nel sanscrito “satem” o, come visto sopra, il russo
“sto”.
Il lessico russo presenta difficoltà per la sua enorme diversità rispetto alle lingue indoeuropee
cui quindi l’italiano e l’inglese. La fonologia risulta in questo caso molto variegata,
occidentali, tra
con un uso molto variegato delle consonanti, spesso palatalizzate, e delle vocali, che possono mettere
in forte difficoltà l’italofono a causa della differente pronuncia in base alla posizione nella parola.
–lingue
Il nucleo di ca. 1700 parole comuni tra le lingue slave (N.B. polacco e cecoslovacco slave
–lingue
occidentali- , macedone, bulgaro e serbocroato slave meridionali-, russo, ucraino e bielorusso
–lingue slave orientali-) è fortunatamente facile da ricordare, sia nella scrittura sia nella pronuncia,
dato che si tratta spesso di lessemi monosillabici, che quindi hanno l’accento tonico posto sulla sola
vocale presente. Allo stesso tempo, la semplicità del loro significato renderà il loro valore semantico
molto elementare, senza troppe sfumature. dall’altro, caratterizzati
Troviamo quindi un nucleo indoeuropeo da un lato ed uno slavo-comune
entrambi dalla semplicità delle singole parole. La spiegazione a tale fenomeno è dovuto al fatto che
questi popoli avevano appena incominciato a comprendere il mondo circostante, e che quindi ne
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Lingua russa
avevano una concezione molto più semplice rispetto alla nostra. Per farne un esempio, l’idea che il
e scuro comportò la fusione dei valori semantici di “nuvola” e
cielo a Nord fosse sempre nuvoloso
cielo”, dando come risultato il sostantivo “nèbo”, ossia “cielo” (tuttavia dal significante affine al
nostro “nebbia” o il tedesco “der Nebel”!!!). Troviamo questa tendenza a ricreare dal punto di vista
semantico i lessemi indoeuropei anche in parole riguardanti la sfera famigliare, come in “zhenà”.
Nonostante avesse come significato originario “donna”, tanto che lo si trova ancora in polacco e in
serbo, in Russia divenne nel Medioevo “moglie”.
Altro esempio da citare è riguardo il sostantivo “lunà”, che in passato era rimpiazzato dal più
familiare “mèsjats”, che stava a indicare la Luna per la sua tendenza a completare il proprio ciclo
dopo una certa quantità di tempo, ovverosia il mese lunare (ca. 28 giorni). Questo è anche un segno di
come la cultura slava fosse fortemente legata all’agricoltura, dato che calcolare i cicli lunari per
seminare il raccolto era fin dal principio una delle priorità essenziali delle prime società indoeuropee.
Parte 2: il panorama slavo-comune
Gli Slavi, come etnia di ceppo indoeuropeo, rimasero uniti fino all’arrivo del Cristianesimo, ossia a
partire dal IX secolo D.C. , a partire dal Sud dei Balcani e dalla Moravia, una regione storica che
comprende attualmente la Repubblica Ceca e il Sud della Polonia. Tra il V e il VI secolo, da quanto ci
dicono i cronisti dell’epoca, pare che gli Slavi fossero diffusi lungo tutta l’Europa dell’Est, dalle rive
ai confini dell’Impero bizantino. Quando
della Vistola, il fiume che bagna ancora oggi Cracovia, fino
l’influenza di questo comportò la divisione di questa “Slavia”, si formarono tre zone fortemente
influenzate dal tipo di cultura preesistente:
SLAVIA UNITA: Urheimat (N.B. Termine usato in linguistica per indicare la patria originaria
di un gruppo di lingue, ed etnie strettamente imparentate) non del tutto conosciuta,
possibilmente estesa lungo tutta la zona del Nord dei Balcani. Vi si parlava originariamente un
denominato “proto-slavo”.
idioma comprensibile da tutti i suoi abitanti, normalmente
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SLAVIA OCCIDENTALE: Polonia, Repubblica Ceca (polacco, ceco e
e dell’ungherese, lingua
slovacco). Influenza delle lingue germaniche ugro-
finnica (cfr. finlandese ed estone).
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