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FONOLOGIA E PROSODIA
- Volume della voce alto;
- Velocità di dizione rallentata;
- Pause più lunghe e frequenti che nella conversazione non asimmetrica;
- Dizione accurata, senza l’utilizzo di realizzazioni tronche (han detto).
PRAGMATICA
- Il messaggio verbale è integrato da gestualità molto più ricca e accentuata
rispetto all’uso medio;
- Si trattano sempre argomenti relativi alla situazione in cui ci si trova ‘situati’;
- Uso dell’allocutivo Tu, rispetto al ‘Lei’;
- Nelle richieste si usano forme dirette e non attenuate;
- Il parlante spesso interrompe l’enunciato per dare spiegazione sul significato di
una parola;
- Nell’ordine delle parole, si disloca in posizione ‘forte’ l’elemento saliente;
- In caso di emergenza il nativo propone l’uso di una terza lingua(inglese) come
lingua-pivot.
- L’italiano degli immigrati
Si tratta di una lingua che viene appresa come seconda lingua dagli immigrati ‘varietà
di apprendimento’, considerate varietà marginali. È opportuno distinguere fra
apprendimento guidato, che avviene attraverso corsi gestiti dalla scuola e da
organizzazioni no profit e apprendimento spontaneo, avviene mediante il contatto
diretto con i nativi, senza mediazioni scolastiche.
Si è ritenuto a lungo che l’italiano degli immigrati fosse una varietà intermedia fra
lingua materna e lingua seconda, ma in realtà si tratta di una vera e propria
grammatica semplificata e rielaborata dall’italiano, che ha come target una varietà
regionale e popolare di italiano.
LESSICO
- Lessico molto ridotto;
- Tendenza a creare classi regolari (desidero «desiderio»);
- Tendenza alla trasparenza semantica: vendarmi «armaiolo».
MORFOSINTASSI
La flessione di verbi, nomi e aggettivi avviene piuttosto tardi.
- Omissione dell’articolo, o riduzione a una sola forma (il o un);
- Omissione o riduzione del numero di preposizioni;
- Uso dei soli pronomi tonici (piace a io molto);
- Omissione o uso limitato e incerto dei clitici;
- Ellissi della copula e dei verbi ausiliari;
- Sintassi quasi esclusivamente paratattica.
I fenomeni elencati riguardano la prima fascia di apprendimento da parte degli
stranieri in un contesto naturale; l’apprendimento dell’italiano è un processo che
rispetta tre regole fondamentali: l’acquisizione per stadi; passaggio da uno stadio al
successivo segnato dalla comparsa di una struttura nella competenza
dell’apprendente; gli stadi sono tra loro in rapporto di implicazione.
PRIMO STADIO
L’apprendente produce poche forme verbali, fra le quali la più ricorrente è la terza
persona singolare seguita a distanza dalla seconda persona, che appartiene
all’imperativo che al presente indicativo. La terza persona singolare è una forma
passe-partout usata per persone diverse dalla terza singolare.
SECONDO STADIO
Nel secondo stadio l’immigrato ha acquisito il participio passato, con valore generico
di passato «io arrivato a piedi»; l’ausiliare, appreso dopo il participio passato; l’accordo
dell’ausiliare col participio passato.
TERZO STADIO
Si registrano le prime produzioni delle forme all’indicativo imperfetto e forme
sporadiche di condizionale.
QUARTO STADIO
Vi è la comparsa delle prime forme di futuro, congiuntivo e condizionale, per
descrivere ciò che è presentato come una fatto reale, da ciò che è presentato come
possibile, desiderabile, ipotetico. L’ultimo a essere appreso è il congiuntivo.
In generale possiamo ipotizzare un modo di acquisizione delle strutture dell’italiano:
a) Nei primi contatti con i nativi si acquisiscono alcuni elementi lessicali:
negazione, saluto, forme di ringraziamento, nomi di persona o di luogo; alcuni
pronomi io, tu, lui, lei e ordine delle parole non sintattico ma pragmatico tema-
rema;
b) Successivamente il lessico si arricchisce di termini inerenti al lavoro e alle
relazioni sociali dell’apprendente, strategie di compensazione quando non si
conosce un termine. A livello morfologico si acquisiscono le marche di genere e
le regole di derivazione più trasparenti, che sono a loro volta più estese
(riciclamenti- riciclaggi). Sintatticamente si organizza la coordinazione con e e
ma, e la subordinazione alla congiunzioni che, quando, se, perché. I verbi potere
e dovere per esprimere la modalità deontica; l’epistemica è espressa con mezzi
lessicali (forse, penso):
c) Si acquisiscono per ultime le strutture più complesse; potere e dovere nella
modalità epistemica, rapporti di subordinazione più complessa, le ipotetiche con
i tempi e i modi dell’italiano.
9. Tratti paralinguistici, prossemici e gestuali
I messaggi verbali nella loro produzione effettiva sono accompagnati da tratti
paralinguistici (intonazione, velocità, altezza, ritmo e accento), gestuali (gesti delle
mani e espressioni del viso) e prossemici (posture e distanze). Questi tratti
contribuiscono alla costruzione del significato del messaggio, e dipendono dalle
stesse variabili a cui è legata la produzione linguistica.
PARALINGUISTICA
I tratti non linguistici (intonazione, velocità e ritmo) sono definiti tratti
paralinguistici e comprendono fatti inerenti la struttura dell’enunciazione
(esitazioni, pause, silenzi) e fatti prosodici e soprasegmentali.
Esitazioni e pause sono dovute a incertezze, ripensamenti, strategie discorsive
particolari che creano delle interruzioni nel fluire del discorso.
Le esitazioni possono essere costanti e ripetute, dovute a cause patologiche
(balbuzie, disturbi della scorrevolezza) o fisiologiche (nei bambini piccoli o negli
adulti quando parlano sotto pressione o in forte stato emotivo). Le esitazioni
occasionali sono dovute al cambio della progettazione del discorso, mancanza di
scioltezza nella fase di costruzione dell’enunciato, incertezza nelle scelte lessicali,
elaborazione di particolari strategie conversazionali.
Le pause hanno funzione sintattica, passaggio da una struttura a un’altra, o
conversazionale: indicano il passaggio al turno successivo o richiesta di
completamento del turno. Si distinguono in pause vuote e pause piene:
quest’ultime riempite da uhm, ehm, eh…
TRATTI SOPRASEGMENTALI
La realizzazione concreta dell’enunciato è sempre accompagnata da tratti
soprasegmentali, si sovrappongono ai singoli elementi. I principali sono: accento,
intonazione ed alcuni ‘effetti vocali’.
L’ACCENTO è l’insieme delle caratteristiche fonetiche che mettono in rilievo una
sillaba all’interno di una parola. Caratterizzato dalla differenza di volume o intensità
di una vocale rispetto alle altre. Spesso al volume si aggiunge la durata di
pronuncia.
L’INTONAZIONE. In corrispondenza di alcune sillabe aumenta la frequenza di
vibrazione dell’aria e l’altezza della voce. In un enunciato troviamo differenti tratti
melodici di profili intonativi, dove l’intonazione si alza o si abbassa secondo una
curva intonazionale. Per le frasi interrogative avremmo un andamento ascendente,
l’intonazione assertiva ha un andamento discendente. L’intonazione ha diverse
funzioni:
- Segnala l’atteggiamento di chi parla nei confronti di ciò che dice, permette di
riconoscere il tipo di enunciato che si produce;
- Dà la chiave di interpretazione del tono;
- In combinazione con la pausa e il ritmo consente di dare a chi ascolta un
enunciato l’interpretazione grammaticale.
Gli EFFETTI VOCALI
- Parlato sussurrato o bisbigliato, confidenza intima, segreto;
- Parlato mormorato, nel romanesco;
- Parlato labializzato, da un pronunciato arrotondamento labiale per baby talk o
animali.
TRATTI PROSODICI
L’altezza, il suono varia su una scala che va da acuto a grave: quando aumenta la
frequenza aumenta anche l’altezza del suono, il suono si fa più acuto, quando
diminuisce la frequenza si fa grave.
Il volume indica il grado di udibilità del suono; le differenze di volume tra sillabe e
parole danno luogo all’accento, mentre le differenza tra enunciati forniscono le ‘chiavi
di ascolto’ di quell’enunciato.
La velocità di esecuzione. Ad una accuratezza maggiore corrisponde una velocità più
lenta (Lentoform), accuratezza minore corrisponde una velocità maggiore
(Allegroform). Il tempo allegro induce a realizzare forme nelle quali il parlante ‘si
mangia’ uno o più suoni, che consistono nella caduta di vocali atone della parola,
assimilazioni, lenizione, centralizzazione delle vocali, riduzione di forme articolate, con
perdita di intere sillabe. Il tempo lento conserva integro il corpo della parola.
Il ritmo. L’altezza, il volume e la velocità determinano il ritmo di una lingua. Il ritmo è
dato dagli intervalli di tempo che intercorrono fra un accento e l’altro: se gli intervalli
sono costanti la lingua si dice ‘a isocronia accentuale’, se gli intervalli di tempo sono
proporzionati al numero delle sillabe che vi sono fra un accento e l’altro la lingua si
dice ‘a isocronia sillabica’. L’italiano è una lingua a isocronia sillabica, come il
francese, mentre l’inglese è una lingua ad isocronia accentuale.
PROSSEMICA
La prossemica studia l’uso dello spazio, del contatto fisico e delle distanze
interpersonali a fini comunicativi. Ogni cultura ha delle norme non scritte ma ferree
che regolano la distanza minima alla quale ogni persona tollera che un altro possa
avvicinarsi. Lo spazio che separa due persone è ripartito in quattro zone:
- La zona intima, detta anche bolla. Entrano solo persone con le quali abbiamo un
rapporto intimo e alle quali concediamo la nostra fiducia. Da 30 a 60 cm, a
seconda dello stato d’animo; dello status dell’interlocutore, status sociale; della
cultura di appartenenza.
- La zona personale, ammettiamo persone con cui abbiamo rapporti eccellenti: i
familiari, gli amici più cari, i colleghi con cui abbiamo rapporti migliori;
- La zona sociale è riservata ai conoscenti, ai superiori, alla maggior parte dei
colleghi di lavoro;
- La zona pubblica può essere rappresentata dal rapporto di un insegnante con la
classa o di un oratore al pubblico.
In Italia abbiamo due varietà: chi nasce e vive nell’area settentrionale ha un
comportamento da società del non-contatto. Al Nord la zona intima è più ampia
rispetto al Sud.
GESTUALITA’
I gesti sono elementi costitutivi della nostra comunicazione verbale. Attraverso
movimenti della testa, delle braccia, delle mani, e