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Il concetto di ermeneutica nel periodo tra gli ultimi decenni del 700 e i primi decenni dell'Ottocento
Ora su questo momento specifico diciamo degli anni che vanno tra gli ultimi decenni del 700 e i primi decenni dell'Ottocento torneremo perché il concetto che più ci interessa, ma l'ermeneutica subisce un'altra grande trasformazione nel 900. In questo periodo il concetto viene ulteriormente elaborato da alcuni filosofi, per i quali diventa una pratica fondamentale e questi sono Dilthey, Heidegger, Habermas, Gadamer e Ricoeur. Nell'opera di ognuno di questi filosofi l'ermeneutica viene declinata con delle differenze che riguardano la possibilità o meno di accedere alla verità tramite la pratica interpretativa e ognuno di questi filosofi quindi assume un concetto differente rispetto a tutta la natura del loro pensiero filosofico; diciamo che l'ermeneutica per fare soltanto un riferimento all'ultimo filosofo, l'ermeneutica è per Paul Ricoeur la pratica fondamentale nel suo pensiero filosofico, ovvero la ricerca di.
senso nelle opere letterarie a partire anche da elementi che non sono manifesti, ma che sono latenti. Ci interessa la trattazione settecentesca perché è quella che ha più punti di contatto con la teoria sulla conoscenza, relata ai fenomeni dell'embodiment, quindi ai fenomeni che riguardano la percezione, l'emozione e il radicamento dell'essere umano in contesti via via crescenti, ovvero da un contesto che è quello dell'ambiente naturale al più ampio contesto culturale e storico della propria epoca. L'ermeneutica nel 700 è come dire il volano quindi da una parte di una concezione della conoscenza che si basa su una pratica interpretativa di ricerca e costruzione di senso a partire dalla corporeità, e per quanto riguarda l'altro aspetto è fortemente connessa alla riflessione estetica; e la coniugazione di questi due ambiti è Herder, che ebbe infiniti meriti in quanto a diciamo un primo il fondatore delPensiero dell'antropologia tedesca, ma anche della filosofia basata su un concetto di evoluzione e di crescita dell'essere umano. Herder è anche noto e ha segnato un po' la storia della sua epoca rispetto alle teorie sull'origine del linguaggio e infatti nel 1772 pubblica questo saggio molto importante che si chiama appunto "Sull'origine del linguaggio" e che indaga il tema allora fortemente dibattuto, che era la specificità del linguaggio umano rispetto all'animale, cioè che cosa fa in modo che l'umano sia in grado di produrre linguaggio mentre l'animale ha un sistema espressivo molto più limitato a dei versi semantici, che pure magari hanno una loro significazione, ma che sono diciamo molto ridotti nel loro numero e nella loro capacità di esprimere determinate emozioni e situazioni, diciamo specifiche relate solo alla sopravvivenza? Le teorie dell'epoca erano molto in disaccordo e proprio nel linguaggio si
Individuava la matrice divina dell'essere umano; ora Herder invece riflette e teorizza un'origine del linguaggio di fatto collegata alla specificità degli organi di fonazione umana, cioè Herder parte da questo assunto, se esiste il linguaggio è perché nel processo evolutivo che portò alla differenziazione dell'uomo dalla scimmia, si svilupparono nell'essere umano degli organi tra cui l'epiglottide che consentono una fonazione di suoni articolati e distintivi, che all'animale non sono consentiti, quindi l'origine del linguaggio viene individuato da Herder proprio nella specificità della fisiologia del corpo umano, e in questo senso Herder praticamente coniuga le due visioni e cioè quella fisiologica e quella potremmo dire di tipo più teologico, perché se l'uomo ha un sistema fonatorio differente da quello animale, questo sistema fonatorio è il segno di una evoluzione superiore.
quindi spirituale dell'uomo e questo elemento spirituale molto interessante è veicolato proprio dalla capacità di pensiero. Il linguaggio per Herder viene infatti messo strettamente in relazione col pensiero, ovvero l'uomo ha un linguaggio nei termini in cui abbiamo detto, perché ha degli organi fonatori differenti, ma questi organi fonatori differenti sono in un certo senso stati predisposti perché l'uomo possa esprimere un pensiero di cui l'animale è privo, quindi nella sintesi di questi due poli starebbe per Herder il senso della dimensione spirituale dell'essere umano. Herder comunque indaga le forme di pensiero di conoscenza, delle emozioni e della sensibilità a livello corporeo; un'altra importantissima opera di Herder è Vom Erkennen und Empfinden der 71 menschlichen Seele, della capacità di conoscenza e di sensazioni, di emozioni, di sentire a livello emotivo. In questa opera abbiamo il primo potremmoDire testo diciamo sulla teoria della conoscenza come un fenomeno incarnato si direbbe oggi, quindi come embodied cognition, proprio perché Herder indaga e spiega tutti i processi che portano all'elaborazione di un concetto a partire dalla dimensione fisiologica dell'essere umano che quindi ha delle esperienze radicate nella propria corporeità, e a partire da queste esperienze è in grado di combinare elementi propri della sensibilità e della emozione in una ulteriore creazione di concetti che man mano diventano sempre più astratti.
Tutto questo ci riguarda perché già Herder considera il testo letterario come una sorta di dispositivo, in cui da una parte si riflettono i processi della mente umana e attraverso questo diventa il dispositivo tramite il quale si può al meglio indagare qual è la dinamica stessa che porta all'elaborazione di pensiero e di conoscenza. Ora questo è uno dei concetti fondamentali.
anche per il nostro approccio neuroermeneutico, ovvero il testo letterario nasce da un processo di creazione di pensiero, questo processo è complessissimo, è molto variegato perché ha a che fare appunto da una parte con la dimensione della sensazione, dall'altra parte con la dimensione dell'emozione, dall'altra parte con la capacità di creare significato, con l'immaginazione e con la capacità di effettuare blend, per cui tutti questi processi si trovano in un certo senso come ad essere materializzati nel testo letterario; facciamo un esempio che fa riferimento alla precedente lezione: la metafora è una manifestazione, una espressione se così vogliamo di un processo cognitivo molto specifico che è quello del blend, se non avessimo la capacità di blending, non potremmo produrre metafore; quindi se io prendo un testo in cui analizzo la presenza e la funzione della metafora, la metafora mi rimanda al processo.ovvero l'autore, il lettore e il testo che costituiscono gli elementi fondamentali dell'esperienza della lettura, non sia una relazione di tipo lineare ma sia una relazione di tipo circolare che riguarda quindi ogni parte in relazione a un tutto; questo è uno dei concetti che desumiamo dall'ermeneutica classica e che sono ancora di grande rilevanza per l'interpretazione della comitiva che tentiamo di fare noi dell'opera letteraria.
Proprio questo concetto della circolarità della relazione fra il pensiero dell'autore, il linguaggio che lo esprime lo manifesta ovvero il linguaggio dell'opera letteraria e la reazione potremmo dire del lettore alla fruizione di questo tipo di linguaggio, è il concetto che è alla base dell'ermeneutica di Schleiermacher che elabora questo scritto Allgemeine Hermeutick, fra il 1809-1810 dove il primo elemento che ci interessa mettere in rilievo è il nesso fra il linguaggio e il pensiero;
addiritturaHerder scrive che il pensiero è radicato nel linguaggio e poi una sorta di climax di questo concetto giunge ad affermare che anzi è identico al linguaggio.
Breve brano ( slide): cioè tutto quello che noi abbiamo studiato e si è sviluppato