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A RICAVI E COSTI VARIABILI DEL VENDUTO
Costi variabili: variano al variare della produzione. Costi fissi: non variano.
Ricavi netti - Costo variabile del Venduto (= acquisti + rimanenze iniziali -
rimanenze finali + costo della manodopera diretta + costi variabili
commerciali) = MARGINE DI CONTRIBUZIONE
- Costi fissi della gestione caratteristica (= ammortamenti, spese di pubblicità,
costi fissi di struttura) = REDDITO OPERATIVO DELLA GESTIONE
CARATTERISTICA (ROGC). 24
Il margine di contribuzione è il risultato economico che, una volta coperti i costi
relativi ai fattori produttivi variabili, rimane a disposizione per la copertura dei costi
relativi ai fattori produttivi fissi e ai costi riconducibili alle altre aree di gestione.
E’ un analisi utile per incrementare il RO in quanto permette di orientare la
produzione verso i prodotti con margine di contribuzione elevato (differenza fra
prezzo di vendita e costo dei fattori variabili impiegati).
La distinzione in queste tre tipologie è necessaria per classificare le tipologie di
aziende (aziende che hanno un ciclo di produzione, aziende che si occupano solo
della vendita etc.) e i tre metodi elencati portano alla determinazione del ROGC.
Gli altri risultati intermedi si determinano in modo univoco per tutti i tipi di aziende:
Reddito Operativo (RO) = ROGC + risultato della gestione patrimoniale (=
interessi attivi + altri proventi finanziari + fitti attivi - costi relativi alle gestione
patrimoniale …)
Reddito lordo di competenza (RLC)= RO - oneri finanziari (= interessi passivi +
altri oneri finanziari …)
Reddito prima delle imposte (RAI) = RCL + risultato gestione straordinaria (=
proventi straordinari - oneri straordinari)
Reddito netto (RN) = RAI - imposte sul reddito di esercizio
Un esempio di riclassificazione del Conto Economico 25
La riclassificazione dello stato patrimoniale
Classificazione secondo CRITERIO FINANZIARIO
Si opera una riclassificazione in quanto necessaria per la conduzione di analisi della
gestione: la vigente legislazione predispone una struttura non idonea, per questo si
farà riferimento alla riclassificazione dello stato patrimoniale fondandola sul criterio
finanziario. Tale criterio consente, nell’attivo di comprendere la velocità con la
quale gli impieghi di risorse investite si trasformano in liquidità, mentre nel passivo
e nel capitale proprio, si considera la modalità di recupero della risorse finanziarie.
ATTIVO
Gli impieghi (investimenti in attesa di rientro) vengono classificati sul criterio della
liquidità (grado di trasformabilità in denaro rispetto al tempo). Si considera perciò l’
attitudine a trasformarsi in liquidità dall’ acquisizione di fattori produttivi al
momento della realizzazione dei ricavi considerando un periodo amministrativo
convenzionale, ovvero entro il quale il ciclo di realizzo viene definito a breve
termine. Si forma perciò la classe di attivo corrente. Se un investimento ha invece
un periodo di rientro superiore all’anno viene classificato nell’attivo immobilizzato.
Le voci rientranti nell’attivo corrente subiscono un’ulteriore classificazione:
Liquidità immediate: sono costituite dal denaro contante e dai valori
assimilabili (titoli di Stato immediatamente liquidabili);
Liquidità differite: sono formate da crediti di funzionamento e di
finanziamento che verranno incassati entro i prossimi dodici mesi;
Scorte (magazzino): corrisponde alle rimanenze di magazzino di materie,
semilavorati e prodotti finiti e merci.
Le attività immobilizzate comprendono un’attrezzatura tecnica o una linea
produttiva in quanto esse si traducono in rientri finanziari tramite cicli operativi e
tramite le vendite. Infatti attraverso l’utilizzo, e quindi per mezzo della vendita
derivante dal suo utilizzo rientrano le risorse finanziarie impiegate per acquistarla. Il
rientro può avvenire anche attraverso la vendita dell’attrezzatura stessa. Esse sono
classificate in:
Immobilizzazioni materiali: si compongono di beni tangibili come terreni,
fabbricati etc; 26
Immobilizzazioni immateriali: sono formate da beni intangibili come marchi,
costi pluriennali capitalizzati;
Immobilizzazioni finanziarie: consistono in investimenti finanziari a lungo
termine.
PASSIVO E NETTO
Il criterio adottato è quello che ordina le fonti in funzione della loro provenienza:
secondo tale criterio il capitale di funzionamento viene suddiviso in:
Capitale proprio (netto, cioè quello conferito dai soci) + quello generato dalla
gestione dell’azienda e non distribuito;
Mezzi di terzi: capitale apportato da soggetti terzi, restituito alla scadenza;
Si distinguono quindi fonti che non hanno scadenza (capitale proprio) e fonti con
scadenza (mezzi di terzi). Il criterio dell’esigibilità è quello adottato, e consiste nel
classificare le fonti in relazione alla loro scadenza temporale: le fonti sono quindi
ordinate secondo la scadenza del termine in cui occorre far fronte agli impegni
assunti. Parallelamente agli impieghi viene individuato l’ anno come periodo
temporale di riferimento per inserire una fonte finanziaria nelle differenti classi.
Perciò le fonti saranno classificate in:
Passivo corrente: comprende i finanziamenti che saranno pagati entro l’anno
(debiti verso fornitori etc.) e che hanno un ciclo di utilizzo “breve” (conti
correnti bancari);
Passivo consolidato: è formato da debiti sia di finanziamento che di
funzionamento con una scadenza superiore dell’anno;
Pass. Corrente + Pass. Consolidato = Mezzi di terzi
Capitale netto: DIFFERENZA FRA ATTIVITA’ E PASSIVITA’, NON IN SCADENZA
Da uno stato patrimoniale riclassificato possono trarsi informazione relative a:
Composizione e struttura degli impieghi (ad esempio elasticità strutturale nel
rapporto tra immobilizzazioni e attivo circolante);
Composizione e struttura fonti (ad esempio rapporto tra le diverse fonti di
finanziamento) volta ad individuare il rischio economico;
Equilibrio strutturale (tra natura e variabilità delle fonti rispetto a natura e
variabilità degli impieghi) 27
Classificazione secondo CRITERIO FUNZIONALE
Una diversa classificazione dei mezzi di terzi (differente rispetto a quella delle
scadenze) è relativa alla natura delle fonti. Essa differenzia le passività in:
Passivo operativo: generato all’interno dello svolgimento del ciclo di
o produzione (es: debiti nei confronti dei fornitori di beni e servizi);
Passivo finanziario: generato dal ciclo di finanziamento, ovvero debiti che
o l’azienda ha con gli operatori finanziari.
Analogamente l’attivo è differenziato in:
Attivo operativo: crediti verso clienti e scorte;
o Attivo finanziario: investimenti sui mercati finanziari facilmente liquidabili, e a
o cassa.
Questo schema ha come punto di partenza il Capitale Investito Netto. Segue poi la
Posizione Finanziaria Netta. Essi sono uguali a:
Capitale Investito Netto = attivo corrente operativo + attivo immobilizzato
operativo – passività operative.
Esso riguarda il fabbisogno finanziario complessivamente richiesto dall’azienda.
Posizione Finanziaria Netta = Passivo corrente finanziario + passivo
consolidato finanziario – Attivo finanziari.
Gli indici di bilancio
Il sistema degli indici di bilancio consente di:
Apprezzare la situazione economico-finanziaria dell’impresa;
Individuare le aree critiche della sua gestione
Analizzare le condizioni per un suo corretto sviluppo
A patto di:
Utilizzare combinazioni di indici
Confrontare gli indici con la storia dell’impresa e il settore
Verificare l’omogeneità dei diversi bilanci confrontati
Le principali aree di indagine dell’equilibrio economico dell’azienda riguardano
l’equilibrio reddituale, finanziario, patrimoniale. 28
Gli indici di redditività
Con riferimento alla redditività complessiva il valore più adatto riguarda la ricchezza
prodotta (o consumata) nel periodo: essa è la variazione del capitale netto iniziale
derivante dallo svolgimento della gestione.
ROE (Return on Equity) =
Il ROE esprime la redditività complessiva aziendale. Deve essere confrontato con il
rendimento di investimenti alternativi che si caratterizzano per lo stesso livello di
rischio e deve tenere in considerazione un premio per il rischio.
Si pone il problema degli influssi delle differenti aree gestionali che vanno a
concorrere nella formazione del ROE. Per questo motivo è possibile operare una
scomposizione che consente di valutare il ROE in base alla redditività operativa
(ROA), alla struttura finanziaria e l’incidenza delle aree extra-operative.
La redditività operativa viene calcolato con il ROA (Return on Assets) calcolato come:
ROA =
Il ROA esprime la capacità di conseguire risultati soddisfacenti in relazione alle
risorse impiegate ed esprime la redditività dell’attivo netto prescindendo dalle
modalità e dai costi di finanziamento.
Un ulteriore indice che fornisce informazioni sulla redditività operativa è il ROI
(Return on Investments):
ROI =
dove il Capitale investito = Attivo netto – passività operative.
E’ un indice che esprime la redditività degli investimenti effettuati nella gestione
operativa al netto dei costi di finanziamento. Permette di valutare le decisioni del
management in quanto fornisce informazioni alla proprietà e agli stakeholder sulle
modalità di impiego delle risorse nel core business. Il ROI permette quindi
l’individuazione dei fabbisogni finanziari necessari per lo svolgimento della gestione.
L’analisi della redditività del capitale investito è svolta secondo due prospettive: 29
Fattori interni: le variabili che influenzano il ROI sono riconducibili a varianti
interne come mix di produzione e volume di produzione;
Fattori esterni: il “comportamento” dell’azienda nel mercato (competitività)
Si analizza il ROI attraverso:
la scomposizione in ROS, e la rotazione del capitale investito;
Il confronto con il costo delle passività finanziarie.
×
ROI =
Il primo quoziente rappresenta il ROS (Return on Sales) ed esprime il reddito medio
di periodo per unità di ricavo. E’ possibile ricavarlo anche tramite l’analisi
percentuale del conto economico (se il ROS è uguale al 7% è possibile sostenere che
per ogni unità venduta si ha guadagnato il 7% su ogni unità).
Il secondo quoziente è la Rotazione del capitale investito è un indice di efficienza in
quant