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LA FOTOSINTESI CLOROFILLIANA
La fotosintesi clorofilliana è un processo biochimico tipico delle cellule vegetali e consiste nell’insieme di
interazioni che avvengono grazie alla luce del Sole ed è la capacità che hanno gli organismi foto sintetici
di trasformare l’energia luminosa in energia chimica, trasformare cioè l’anidride carbonica e l’acqua in
composti organici come gli zuccheri e liberare ossigeno che servirà poi per i processi di respirazione
cellulare.
La luce visibile che permette la fotosintesi è una piccola porzione di quello che viene definito spettro
elettromagnetico, un insieme di radiazione che vanno dalle onde radio, micronde, infrarosso, luce
visibile, UV, raggi X fino ad arrivare ai raggi gamma.
Il visibile fa parte di questo spettro elettromagnetico e,
come tutte le altre radiazioni, sono caratterizzate da
lunghezza d’onda variabile. La lunghezza d’onda della
luce visibile è compresa tra i 380 e i 780 nanometri.
Tali radiazioni corrispondono a dei colori, che vanno
dal viola, blu, verde, giallo, arancione e rosso.
L’energia che deriva dal Sole dunque è un insieme di
radiazioni ognuno con una specifica lunghezza d’onda.
Quando la radiazione del visibile interagisce con una
molecola (formata da atomi), un fotone fornisce
energia necessaria affinché l’elettrone passi da uno
stato fondamentale ad uno stato eccitato, un livello
superiore. Tale condizione di assorbimento di energia è
una condizione instabile, poiché l’atomo non riesce a
stare per tempi molto lunghi nello stato eccitato,
quindi o ritorna al suo stato fondamentale, oppure,
come avviene nel processo di fotosintesi, tale elettrone
viene ceduto. Quando l’elettrone viene ceduto ad
un’altra molecola, si innescano delle reazioni di ossido
riduzione.
La sede della fotosintesi sono i plastidi, presenti sono nella cellula vegetale, anche se più precisamente
sono i cloroplasti, con al loro interno i tilacoidi, delle strutture che in colonna vanno a formare i cosiddetti
granum, e l’insieme di tanti granum costituisce la parte interna del cloroplasto. Se ci si riferisce all’intera
pianta, la fotosintesi avviene nelle foglie, a livello del parenchima clorofilliano dove vi sono numerosi
cloroplasti.
La fotosintesi avviene perché all’interno della pianta vi sono dei pigmenti detti foto sintetici e grazie alla
presenza della clorofilla, componente principale che assorbe le radiazioni del blu e del rosso ma riflette la
luce verde. La clorofilla è una molecola che contiene al centro un anello porfirinico e una coda
idrocarburica. Esistono due tipi di clorofilla, a e b e il colore caratteristico è il verde.
Oltre alla clorofilla vi sono una serie di pigmenti detti accessori, che sono delle strutture colorate che
aiutano la clorofilla nel suo ruolo principale anche se la loro presenza non è indispensabile (beta carotene 65
e fico cianina).
Con uno spettrometro, chiamato in questo caso spettro di assorbimento, è possibile osservare tutti i Pagina
colori dei pigmenti, sia della clorofilla che dei pigmenti accessori, tramite la rappresentazione delle
diverse lunghezze d’onda. Le molecole assorbono luce ad una determinata lunghezza d’onda poiché sono
ricchi di gruppi e legami presenti nella molecola.
Primo esperimento
Permette di capire che la clorofilla è il pigmento principale responsabile della fotosintesi. Tale
esperimento venne fatto da Engelmann, utilizzando un’alga, organismo unicellulare foto sintetico e
l’esposizione di questa alga a specifiche lunghezze d’onda (alla regione del blu e del rosso), si evidenziò
che la fotosintesi veniva incrementata con tali radiazioni. Si servì di strumenti come i i batteri, che si
muovono velocemente in presenza di ossigeno. Quindi quando le alghe vengono colpite da radiazioni che
vanno dal blu al rosso, avviene la fotosintesi con conseguente produzione di ossigeno e dunque i batteri
evidenziano il punto in cui maggiormente si produce ossigeno. Engelmann chiamò tale esperimento “Il
primo spettro d’azione della fotosintesi”.
La clorofilla
La clorofilla, rispettivamente b ed a, hanno un picco nell’ambito del blu e nell’ambito del rosso che
corrispondono ai momenti di crescita batterica. La fotosintesi avviene grazie alla clorofilla b e alla
clorofilla a. la clorofilla è contenuta nell’ambito delle membrane tilacoidali, che viene detta centro di
creazione. Quando un fotone arriva, eccita la molecola, e fa passare l’elettrone da uno stato
fondamentale ad uno stato eccitato. Tale stato però è molto instabile, quindi la molecola, per ritornare al
suo stato fondamentale non fa altro che cedere elettroni ai pigmenti accessori, che si fanno carico dei
vari elettroni. Nelle membrane dei tilacoidi quindi non sarà presente solo la clorofilla ma anche delle
molecole concatenate l’una all’altra che permetteranno di trasferirsi gli elettroni.
Il processo
La fotosintesi si suddivide in due fasi:
Fase luminosa = non può avvenire senza luce. L’energia che deriva dalla luce solare viene
convertita in energia chimica e in questa fase vengono prodotti NADPH , ATP, i precursori della
fase oscura, e viene liberato ossigeno. Comprende una serie di reazioni che vengono dette
reazioni alla luce, perché richiedono la luce.
Fase oscura = chiamata così non perché avviene al buio ma perché non richiede direttamente la
presenza della luce. In questa fase, dall’ATP e al NADPH, l’anidride carbonica viene trasformata in
nutrimento per le piante e cioè in carboidrati. Detta anche ciclo di Calvin, avviene nello stroma e
non nei tilacoidi.
La liberazione di ossigeno si nota maggiormente nelle piante acquatiche dove il processo di fotosintesi è
confermato dalle bollicine che si formano attorno alla pianta.
La clorofilla e i pigmenti accessori sono organizzati in una struttura detta foto sistema, l’insieme di
pigmento principale e accessori, che permette il trasferimento di elettroni. Si trova nella membrana dei
tilacoidi e permette di captare l’energia luminosa e la cessione di elettroni da una molecola ad un’altra. 66
Pagina
La Fase luminosa
Nel processo di fotosintesi sono coinvolti due foto sistemi, che costituiscono la fase luminosa:
Foto sistema I o P700 (pigmenti che assorbono luce a 700 nanometri)
Su tale foto sistema arriva un fotone che determina l’eccitazione del pigmento principale che per
tornare allo stato fondamentale cede il suo elettrone a un accettore primario di elettroni. Da qui
in poi sono coinvolti una serie di trasportatori di elettroni che creano quasi una catena e non
fanno nient’altro che cedere e acquistare elettroni. Alla fine, mediante la ferro tossina, l’elettrone
arriverà a diventare NADP+ e successivamente NADPH.
Foto sistema II o P680 (pigmenti che assorbono luce a 680 nanometri)
Il foto sistema I, dopo aver ceduto l’elettrone, rimane in uno stato ossidato, con un buco
elettronico. Per ritornare nel suo stato iniziale, contemporaneamente, viene colpito dalla luce il
foto sistema II, che funziona allo stesso modo del foto sistema I e per ritornare al suo stato
fondamentale cede elettroni ad una serie di accettori di elettroni: anche qui si crea una catena di
trasportatori di elettroni. Tale catena trasporta l’elettrone al foto sistema I, che riprende
l’elettrone che gli mancava. A questo punto è rimasto senza elettrone il foto sistema II e per
colmare la carenza elettronica, la luce determina anche il processo di fotolisi dell’acqua: la
molecola di acqua viene scissa liberando ossigeno e gli elettroni vengono ceduti al foto sistema II.
Per il resto, liberandosi protoni, elettroni e ossigeno, si va a formare anche il NADPH. Con una
serie di reazioni di ossido riduzione, poi, viene liberata energia, tanta e tale da produrre ATP.
Si forma quindi NADPH (formato dai protoni della fotolisi dell’acqua), ATP e ossigeno.
Formazione di ATP
La produzione di ATP sarà possibile grazie al fatto che nelle membrane dei tilacoidi si crea un movimento
di protoni, causando una differenza di concentrazione tra lume del tilacoide e stroma: saranno più
concentrati nei tilacoidi anziché nello stroma (gradiente di protoni). Tale processo di produzione di ATP
avviene grazie ad un processo enzimatico chiamato ATPsintetasi, attivato dal gradiente di protoni. Le
molecole tendono a spostarsi dalla parte a concentrazione superiore, alla parte a concentrazione
inferiore. I protoni quindi passano dall’ATPsintetasi che viene attivato e si produce ATP.
Tale processo viene detto di Fotofosforilazione non ciclica, il normale processo di fotosintesi che permette
la formazione di ATP.
Oltre alla fotofosforilazione non ciclica, può avvenire anche la foto fosforilazione ciclica, ovvero che non
sempre alla cellule servono i due prodotti della fase luminosa, il NADPH e l’ATP e anziché interessare i 67
due foto sistemi, interessa solo il foto sistema I, e gli elettroni ceduti ritornano sul foto sistema, sempre
con formazione di gradiente di protoni. Si forma solo ATP. Pagina
La fase Oscura
Comprende quelle serie di reazioni che avvengono ciclicamente nello stroma, mediante le quali, tramite
NADPH e ATP si trasforma l’anidride carbonica in zuccheri. Processo mediante il quale l’anidride
carbonica viene ciclicamente convogliata in molecole a tre atomi di carbonio, il 3-fosfoglicerato che
tramite ATP si formerà 1,3-fosfoglicerato, e tramite il NADPH il Gliceraldeide-3-fosfato, che va a formare
zuccheri a 6 atomi di carbonio, polisaccaridi. Ciclicamente si può anche formare uno zucchero a 5 atomi di
carbonio, il ribulosio-5-fosfato, o per aggiunta di fosfato in ribulosio-1,5-bifosfato. Tale molecola forma
poi l’anidride carbonica e il processo ricomincia ciclicamente. Detto anche ciclo di Calvin. Tale processo è
detto di fissazione dell’anidride carbonica e produzione di zuccheri.
Il processo intermedio che coinvolge molecole a tre
atomi di carbonio è tipico della maggior parte delle
piante che vengono definite piante C3. In esse si arriva
alla formazione di zuccheri passando per uno stato
intermedio a tre atomi di carbonio. Per formare una
molecola di glucosio serviranno 6 molecole di anidride
carbonica.
Esistono poi delle piante con metabolismo adattato alle
condizioni nelle quali in cui vivono:piante in ambienti
caldi e asciutti possiedono un meccanismo di difesa per
evitare l’eccessiva perdita di acqua, chiudendo per molto
tempo gli stomi.
Si crea una condizione nella quale la concentrazione di anidride carbonica che entra risulterà inferiore
all’ossigeno contenuto all’interno della pianta. Vi si forma un equilibrio e si adattano con l’enzima
rubisco, a cinque atomi di carbonio, riesce