vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
10. CULTURA E COMPORTAMENTI SOCIALI
Clima politico: stabilità e cooperazione locale
Comportamento sociale e rispetto delle leggi
Etica degli affari, affidabilità, regole condivise
Apertura all’esterno
Proattività dell’area, tasso di nascita di nuove imprese
11. LEGISLAZIONE E PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Leggi ambientali e regolamenti locali
Efficienza pubblica amministrazione, burocrazia
Facilità e semplicità di adempimenti e autorizzazioni a nuovi insediamenti
Tempi certi di risposta
12. SERVIZI ALLE IMPRESE
Agenzie di sviluppo locale e di attrazione degli investimenti
Centri di Assistenza e Consulenza alle imprese (insediamenti, servizi, ecc.)
Business center, disponibilità uffici e sale di presentazione, videoconferenze
Spazi e disponibilità per Fiere, Convegni e Congressi
13. MATERIE PRIME E RISORSE LOCALI 6
Disponibilità di materie prime e semilavorati
Disponibilità di risorse ambientali.
LEZIONE 2
Terzo mondo
Nel periodo della guerra fredda la definizione Terzo Mondo si allargò fino a
comprendere tutti i paesi che non avessero ancora conseguito uno sviluppo
economico comparabile a quello dei paesi occidentali. In realtà ci si rese conto che il
termine Terzo Mondo si riferiva a situazioni molto diversificate.
Parlare di Terzo Mondo può essere fuorviante, perché può nascondere una
generalizzazione e un’estensione a tutti i paesi non industrializzati di analisi, teorie
e giudizi che in realtà traggono origine dall’esame di particolari paesi o circoscritte
aree geografiche. Infatti negli anni Settanta l’immagine unitaria del Terzo Mondo si
frantuma. Alcuni paesi puntano sulla valorizzazione delle loro risorse naturali (in
primo luogo gli esportatori di petrolio). Altri paesi concentrano i loro sforzi
sull’aumento della produttività agricola (Cina e India). Altri paesi ancora sfruttano
un’abbondante e disciplinata manodopera in attività industriali competitive con
quelle dell’Occidente (Corea del Sud, Taiwan, ecc.).
Paesi in via di sviluppo
L’espressione Paesi in Via di Sviluppo (PVS) equivale a quella di Terzo Mondo ma
presenta una connotazione ottimistica. Sottesa ad essa vi è la fiducia che tutti i
paesi in diverse posizioni e con differenti velocità siano incamminati lungo un
processo di sviluppo economico. La storia degli ultimi decenni ha dimostrato che ciò
è solo parzialmente vero.
Le tigri asiatiche
Come detto in precedenza, negli anni Settanta l’immagine unitaria del Terzo Mondo
si frantuma Il Terzo Mondo (o Sud del mondo) si è frammentato in un insieme di
aree molto differenziate per livelli di sviluppo. Negli anni Settanta, a causa dello
sviluppo in senso capitalistico di alcuni dei paesi del Terzo Mondo, come le
cosiddette Tigri asiatiche, essi diventavano una realtà notevolmente variegata
anche dal punto di vista dello sviluppo economico. Le «tigri asiatiche» (Corea del
Sud, Hong Kong, Singapore e Taiwan) sono state così definite per la rapidità del loro
sviluppo e per l’aggressività delle loro politiche commerciali.
Nel corso degli anni Settanta cominciarono un’impetuosa e rapida espansione, con
tassi di crescita del proprio prodotto interno lordo nell’ordine del 6/7% annuo. Le
tigri asiatiche fondarono la loro espansione sulla crescita delle esportazioni,
realizzata grazie ai bassi livelli salariali, alla flessibilità di impiego della manodopera,
a un apparato tecnologico e industriale relativamente avanzato e alle politiche
fiscali messe in atto dai rispettivi governi, attente tanto ad attrarre gli investimenti 7
delle multinazionali estere (soprattutto giapponesi) quanto a favorire le esportazioni
delle imprese locali. Grazie a questi fattori, e alla loro strategica posizione
geografica contigua all’area del Pacifico, le tigri asiatiche mutarono radicalmente la
loro condizione economica, realizzando un successo fenomenale: in 25 anni esse
riuscirono a quadruplicare il reddito pro capite, un record senza paragoni.
L’ininterrotto sviluppo ventennale si è dimostrato più fragile del previsto. Nell’estate
1997, le economie delle tigri asiatiche sono state colpite da una crisi finanziaria
senza precedenti, originatasi in Thailandia, in seguito alla quale si è assistito al
crollo delle valute, alla caduta vertiginosa del reddito e alla fuga all’estero dei
capitali investiti. Nel corso del tempo, il termine «tigre» è diventato sinonimo di
nazioni che ottengono una crescita elevata perseguendo una strategia basata sulle
esportazioni. A partire dal nuovo secolo, alcuni paesi del Sud-est asiatico (Indonesia,
Malesia, Filippine e Thailandia) sono considerati le nuove “tigri”.
Paesi di recente industrializzazione
Lo scenario del Terzo Mondo è divenuto sempre più complesso negli ultimi decenni.
Dal Terzo Mondo si sono differenziati alcuni paesi di recente industrializzazione, tra
cui le Tigri Asiatiche, il Brasile, l’India e il Messico. Spesso questi paesi hanno
beneficiato dei processi di decentramento dei processi produttivi posti in essere da
gruppi multinazionali interessati a sfruttare le particolari condizioni di abbondanza
di forza-lavoro a basso costo, relativamente qualificata e produttiva.
Il termine Newly Industrialized Countries (NIC) cominciò ad essere utilizzato nel
corso degli anni Settanta e Ottanta quando le quattro tigri asiatiche salirono alla
ribalta mondiale. I paesi considerati come NIC erano caratterizzati dalla
combinazione di un processo di apertura politica, un elevato livello di PIL pro-capite,
significativi tassi di crescita economica e una politica economica orientata
all’esportazione. 8
Geografia dello sviluppo
Negli ultimi decenni, anche a causa dei processi di globalizzazione, dalla massa del
Terzo Mondo si sono distaccati alcuni paesi che presentavano un buon livello
d’istruzione, stabilità politica e un basso costo del lavoro (i NIC), che hanno
rapidamente accresciuto i loro livelli produttivi e poi anche di reddito e di consumo.
Altri paesi, in particolare quelli dell’OPEC, si sono arricchiti con i proventi delle
esportazioni delle materie prime (petrolio).
Paesi in via di sviluppo
L’evoluzione degli ultimi decenni dello scenario dei Paesi in Via di Sviluppo (PVS) ha
evidenziato come non tutti abbiano intrapreso un processo di sviluppo economico.
Accanto ad alcuni paesi che hanno conosciuto uno sviluppo economico fondato sul
possesso di materie prime o su processi di industrializzazione accelerata vi sono i
paesi del cosiddetto Quarto Mondo che non mostrano significativi segni di uscita da
una condizione endemica di povertà.
Quarto mondo 9
Vi sono i paesi che non mostrano significativi segni di uscita da una condizione
endemica di povertà. Nasce così la definizione di Quarto Mondo, che comprende i
paesi più poveri e arretrati del pianeta. L’espressione Quarto Mondo è italiana. La
letteratura anglosassone e le Nazioni Unite prediligono l’espressione paesi meno
avanzati (Least Developed Countries). Il Quarto Mondo individua quei paesi con
minori speranze di sviluppo. “Paesi poverissimi, ed economicamente molto deboli,
con gravi problemi economici, istituzionali e di risorse umane, nonché spesso
gravati da handicap geografici e da disastri naturali o umani” ONU, 1971.
Alcuni aspetti caratterizzanti:
Bassa qualità della vita
Elevata pressione demografica
Diffusa disoccupazione e bassa produttività delle risorse
Elevata dipendenza economica
Carenza di capitali, di risparmio e investimenti
Debolezza istituzionale.
La nuova geografia dello sviluppo
Negli ultimi trent’anni il processo di crescita di alcuni PVS ha modificato la geografia
dello sviluppo. Anche i ruoli dei paesi di industrializzazione tradizionale si sono
differenziati. Si è creato un mosaico di differenti aree di sviluppo. In particolare oggi
è possibile distinguere due categorie di paesi all’interno dei PVS:
– mercati emergenti
– economie in transizione.
Le economie emergenti
Il termine “economie emergenti” (o mercati emergenti) è stato introdotto per la
prima volta all’inizio degli anni’80 dall’economista della World Bank Antoine van
Agtmael. Oggi è di uso comune ma non esistono una definizione ed una lista di
paesi univoca. Il ricorso a questo concetto è funzionale ad indicare un insieme di 10
paesi accomunati da condizioni simili dal punto di vista della creazione di ricchezza,
dell’aumento del reddito pro-capite, del coinvolgimento nello scambio mondiale di
beni e servizi, della liberalizzazione economica, dal miglioramento degli standard di
vita.
Le economie in transizione
Per «economia in transizione» si intende un’economia che sta cambiando da un
sistema di pianificazione centrale ad un libero mercato. Le economie in transizione
sono sottoposte alla liberalizzazione economica (in cui le forze di mercato piuttosto
che una organizzazione centrale di pianificazione fissano i prezzi e le barriere
commerciali sono rimosse), alla privatizzazione delle imprese di proprietà del
governo e alla creazione di un settore finanziario per facilitare la stabilizzazione
macro- economica e la circolazione dei capitali privati. Il termine economie in
transizione nell’accezione più ristretta si riferisce ai paesi dell’Europa orientale che
non appartengono all’Unione Europea (Albania e paesi dell’ex Yugoslavia) e a quelli
dell’ex Unione Sovietica.
Nell’accezione più ampia fa riferimento a paesi che stanno passando da
un’economia pianificata di tipo socialista a un’economia basata sul mercato.
In questo modo vengono inclusi anche paesi dell’est asiatico e in particolare
dell’Indocina (Cambogia, Laos, Vietnam).
La triade globale
Esiste una metafora esplicitamente indirizzata al mondo sviluppato: è la Triade
globale di Ohmae (1985). Essa si basa sull’idea era che l’economia mondiale fosse
organizzata intorno a una struttura macroregionale tripolare, i cui pilastri erano Stati
Uniti, Europa e Giappone. Questi tre poli, insieme, dominavano l’economia (dal
punto di vista del PIL, delle esportazioni e degli investimenti diretti esteri). Oggi è
necessario integrare nel modello la Cina e altri paesi dell’Est e Sud-est asiatico. La
11
Triade globale resta una metafora utile tuttavia l’organizzazione del mondo
economico contemporaneo sta diventando sempre di più multipolare.
Il G8
Il G8 è un forum dei governi di otto tra i principali paesi industrializzati del mondo
(Stati Uniti, Giappone, Germania, Francia, Italia, Regno Unito, Canada e Russia). Si
svolgono regolarmente riunioni tra i Ministri e i Capi di Governo. Secondo i dati
relativi al PIL 2015, gli otto paesi del forum