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LEZIONE 2
Abbiamo visto come possiamo modificare l’attività di una rete di neuroni, modificando quella di un solo
neurone.
Eterorecettori:
Il recettore della serotonina 5HT è di tipo inibitorio, verrà inibito il rilascio del neurotrasmettitore. L’attività di
questo recettore, sarà sia influenzato dalla serotonina ma anche da altri neurotrasmettitori.
Se c’è la noradrenalina in circolo, libererà altri recettori e poiché è inibitorio, limiterà la liberazione della
serotonina. In seguito alla liberazione, il neurotrasmettitore attiverà anche il recettore post-sinaptico, con di
nuovo attivazione o inibizione dell’attività del neurotrasmettitore.
Nel Parkinson abbiamo una riduzione di una regione del cervello, la sostanza nera e dei neuroni
dopaminergici (la dopamina può avere diversi effetti a seconda dei recettori a cui si lega). Tra gli effetti vi è
quello inibitorio sull’attività dei neuroni colinergici. Poiché il neurone colinergico è associato al neurone
gabaergico, l’inibizione del primo attiva il secondo che è di tipo inibitorio. Tutto ciò porta all’aumento
dell’attività di alcuni neuroni presenti a livello del talamo, aumento dell’attività della corteccia ed aumento
della contrazione muscolare. In condizioni fisiologiche infatti la presenza della dopamina e della sostanza
nera è fondamentale per regolare i movimenti muscolari. Quindi quando si ha una riduzione della
dopamina, tutto il sistema viene alterato, perché si ha un aumento dell’acetilcolina (componente
eccitatoria), aumento dell’attività gabaergica (componente inibitoria) che inibisce l’attività motoria e riduce il
movimento. Infatti nel Parkinson il problema è la difficoltà ad iniziare il movimento, la rigidità muscolare, che
interessa tutti i muscoli causando anche problemi respiratori e di deglutizione. Per cui somministrando
dopamina in forma di L-DOPA (che è liposolubile e riesce a passare la barriera emato-encefalica) in
presenza di inibitori delle decarbossilasi (per evitare che venga trasformato in dopamina), si avrà il
passaggio della molecola nel SN.
Ci sono recettori che determinano una risposta immediata, quali i recettori canali voltaggio-dipendenti (es.
canali del calcio di tipo L) oppure canali ionici attivati da neurotrasmettitore quali ad es. il Glutammato.
Invece una risposta più lenta si ha quando, farmaci e altri tipi di ligandi si legano a recettori metabotropi.
Questo perché la risposta in seguito al legame del ligando con il recettore muscarinico porterà ad una
risposta più lenta, perché si ha dapprima l’attivazione del recettore e l’attivazione delle proteine G, che
porta ad un’amplificazione del segnale, in un tempo più prolungato.
Vi sono invece situazioni in cui la codificazione del segnale avviene in periodi molto più lunghi, per es.
l’aumento dell’espressione genica del gene BDNF (tra i fattori di crescita più importanti del SNC) nella
depressione. Si è visto che alcuni farmaci anti-depressivi possono aumentare il livelli di BDNF, ciò però
richiede periodi prolungati (giorni). Infatti i farmaci anti-depressivi avranno effetti terapeutici dopo alcune
settimane.
Nell’Alzheimer importanti sono i farmaci che agiscono sul sistema colinergico (agonisti ed antagonisti di
Ach). Infatti risulta molto importante in questa patologia, l’inibizione dell’Ach esterasi, in particolare nella
salvaguardia della memoria.
Nelle psicosi (schizofrenia) abbiamo un aumento di dopamina, quindi importante è la somministrazione di
farmaci che riducono l’attività dopaminergica, ma il rischio di bloccare l’attività dopaminergica è di creare il
Parkinson indotto (Parkinsonismo).
Nella depressione importante è il ruolo della noradrenalina. Sappiamo che si ha una riduzione della
serotonina, ma si ha anche una diminuzione della NA, quindi si ha l’utilizzo di farmaci triciclici per
l’aumento di serotonina e di noradrenalina. Per quanto riguarda la serotonina, un suo aumento è utile per la
terapia depressiva.
Importanti sono gli effetti collaterali causati dai farmaci antistaminici, in quanto possono indurre sonnolenza
o altri effetti.