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La struttura articolare della spalla e i legamenti

Nella struttura articolare della spalla, capsula e legamenti si confondono da un punto di vista anatomico perché il legamento si struttura all'interno quasi della capsula. Infatti, l'espansione capsulare coinvolge anche le inserzioni di tipo legamentoso. I legamenti gleno-omerali sono elementi di stabilizzazione dell'articolazione gleno-omerale e si differenziano per la loro funzione nell'azione all'apposizione della testa omerale o comunque di tutto l'arto superiore. In abduzione, adduzione, extra e intrarotazione cambia completamente il rapporto tra la testa omerale e la glena, e i legamenti, a seconda di quelli coinvolti, vanno in tensione in misura maggiore o minore.

Distinguiamo un complesso superiore, il legamento gleno-omerale superiore (LGOS) (intraarticolare) e il legamento coraco-omerale (extraarticolare). Il LGOS può avere origine comune con il bicipite o anteriormente o con il legamento gleno-omerale medio (LGOM). Si oppone alla

  1. traslazione inferiore nella spalla addotta inrotazione neutra ed extrarotazione.
  2. Il LGOM non è una struttura anatomica che viene rilevata sempre, in ogni caso è mal definito nel 10% dei casi e assente nel 30% dei casi.
  3. La funzione è una barriera alla dislocazione anteriore a 45-90 di abduzione. Evita la lussazione anteriore della testa dell'omero.
  4. Da un punto di vista anche patologico, quando vengono definite delle lesioni di tipo legamentoso della spalla con una instabilità, definire la presenza o meno di questi legamenti è fondamentale o anche la ricostruzione di questi legamenti perché tutti gli interventi di plastica capsulare, plastica legamentosa, stabilizzazione di spalla sono finalizzati al riproporre alla struttura anatomica di questi o sostituire la struttura anatomica di questi legamenti.
  5. Il legamento gleno omerale inferiore accoglie la testa dell'omero come in un'amaca, fa una tasca ascellare; abbiamo una parte anteriore una
posteriore dentro la quale si va a collocare la parte inferiore della testa dell'omero e a seconda dei movimenti questo legamento in abduzione e intrarotazione è diretto posteriormente e contrasta la traslazione posteriore della testa. In abduzione e extrarotazione è anteriore e contrasta la traslazione anteriore della testa. Presenta delle strutture fibrose che vanno sia anteriormente che posteriormente, a seconda del movimento della testa vanno a contrastare la lussazione anteriore o posteriore. Come in quasi tutte le articolazioni, esiste una leggera pressione negativa all'interno di un'articolazione gleno-omerale integra (poiché in presenza di patologie questo tipo di condizione si viene a limitare). La traslazione o distrazione dell'articolazione aumenta il volume articolare e di contro riduce la pressione intraarticolare: tale fenomeno contribuisce a migliorare la stabilità gleno-omerale. In genere quando abbiamo una perdita dellapressione negativa all'interno dell'articolazione il risultato è che abbiamo un'instabilità maggiore. I fattori idrodinamici vengono spiegati molto bene dall'esempio dei due vetri; noi abbiamo superfici articolari rivestite da cartilagine nelle quali esiste un liquido sinoviale che fa un po' da lubrificante dell'articolazione. Se noi prendessimo due vetri, li mettessimo uno sopra l'altro per farli scorrere e ci mettessimo un goccio d'acqua, questo effetto permette lo scorrimento ma allo stesso tempo evita lo spostamento dei due vetri. Si crea un'adesione tra le superfici articolari e questo è un effetto di vincolo articolare anch'esso. Quelli spiegati finora sono i vincoli articolari statici che non danno dinamismo all'articolazione; ciò viene svolto dai fattori dinamici. I singoli componenti della cuffia dei rotatori hanno un importante ruolo nel mantenere la stabilità: - Meccanismo di

compressione concava− La contrazione sinergica e coordinata guida la testa nella glena− Limita la traslazione per effetto barriera− Con il deltoide mantiene fisso il fulcro in abduzione pag. 3

Se abbiamo una lesione della cuffia parziale o totale ci aspettiamo, se il deltoide non funziona bene,che la testa dell’omero risalga e vada in conflitto osseo tra l’acromion e la testa dell’omero, al disotto abbiamo la borsa che si infiamma e i tendini si possono degenerare da un punto di vistastrutturale fino a rompersi.

I muscoli della cuffia dei rotatori sono:

  1. Il muscolo sottoscapolare è molto potente ed è un muscolo multipennato, ha un tendine dicirca 15mm, è un intrarotatore (55%), depressore e coattatore della testa omerale.
  2. Il muscolo sovraspinato, il più importante a livello patologico, decorre sotto la volta coracoacromiale, contribuisce all’elevazione del braccio, stabilizza la testa dell’omero nellaglenoide.
  1. con il sottospinato deruota la testa in elevazione per far passare il trochite sotto il becco acromiale. Da un punto di vista anatomico l'inserzione del sovraspinato va sul trochite omerale e questo deve nel movimento di abduzione passare sotto l'acromion, ma ci permette nei movimenti di extrarotazione di farlo passare dietro e di farlo passare senza avere conflitto.
  2. Il muscolo sottospinato ha una forma e struttura simili al suo antagonista il sottoscapolare (un capo tendineo di circa 15mm, si inserisce sul trochite), è il più potente extra-rotatore (70%), stabilizza la testa in abduzione, in extrarotazione e in adduzione, si unisce alla capsula posteriormente.
  3. Il muscolo piccolo rotondo è il più piccolo della cuffia, potente extra-rotatore, depressore e coattatore della testa nella glenoide.

Un tendine che viene spesso incluso nella cuffia ma ha una struttura anatomica a sé, è il...

Il capo lungo del bicipite per effetto della sua posizione e della tensione che va ad assumere nei movimenti della spalla si oppone alla traslazione superiore della testa dell'omero durante l'abduzione, migliora la coattazione articolare, si oppone alla traslazione anteriore a spalla abdotta ed extraruotata. Il capo lungo del bicipite presenta due capi, un capo lungo e un capo breve; è una tendine ricoperto da tessuto sinoviale che è la sua guaina, si inserisce nel solco del capo lungo del bicipite sulla testa dell'omero, spesso va incontro a fenomeni di infiammazione acuta nella struttura sinoviale che l'accompagna, spesso va incontro a delle rotture ed esistono delle patologie che producono la lesione del capo lungo bicipitale molto caratteristica dal punto di vista patologico perché il ventre del muscolo scende, il braccio viene definito "braccio di ferro" perché c'è questa pallina distale.

Questa deformazione non produce quasi mai delle lesioni estremamente invalidanti; infatti vengono trattate chirurgicamente solo le lesioni del capo lungo del bicipite in soggetti particolarmente giovani che hanno una lesione non del tutto degenerativa ma una lesione prevalentemente di tipo traumatico. Altra cosa interessante è che quasi sempre il capo lungo del bicipite è doloroso quando ha delle patologie di tipo infiammatorio, la spalla è dolente, il paziente a un certo punto avverte quasi la discesa del ventre muscolare con dolore acuto che passa subito e magicamente scompare il dolore alla spalla. Il capo lungo del bicipite è un elemento molto importante dal punto di vista della stabilità articolare. La mobilità scapolo-toracica data dalla scapola molto ben fissa estabilizzata sulla gabbia toracica. Durante l'abduzione il rapporto di escursione articolare tra l'articolazione gleno-omerale e scapolo-toracica è 2:1, questo

Il rapporto mantiene un piano glenoideo stabile al di sotto della testa omerale. Se questa scapola non è nella sovrapposizione anatomica, la rotazione della glena rispetto alla testa dell'omero varia. Mettendo insieme tutti quelli che sono i fattori che danno stabilità alla spalla abbiamo: l'abbroglenoideo, la concavità glenoidea, i legamenti gleno-omerali, la pressione negativa endoarticolare, la stabilizzazione legamentosa, la concavità e convessità, la forza di adesione e compressione, la cuffia dei rotatori e i muscoli parascapolari, la bascula scapolare, il capo lungo del bicipite. Assieme a questi fattori anatomici esiste anche il controllo propriocettivo, per cui i fattori statici e i fattori dinamici lavorano in modo sinergico con la nostra propriocettività. La propriocezione è quel fattore determinante che migliora sia i fattori statici che quelli dinamici. Strutture anatomiche che sono coinvolte. Nel piano intermedio è favorito lo scorrimento grazie.

Alla presenza della borsa sottoacromiale deltoidea. La borsa sottoacromiale è quella struttura fatta di tessuto sinoviale, quindi ben vascolarizzata, piena di liquido sinoviale, che permette uno scorrimento intermedio che spesso e volentieri va incontro a fenomeni infiammatori (spalle congelate, che non si muovono per il dolore), calcificazioni perché l'infiammazione nel tempo produce il deposito di sali di calcio. Capacità di tutte queste strutture di coordinare un lavoro; l'articolazione scapolo-omerale dovremmo considerarlo un complesso muscolo tendineo che dà stabilità nei rapporti articolari, coordinazione cinetica e a ciò partecipano il capo lungo del bicipite, la cuffia dei rotatori e il deltoide. Muscolo deltoide molto importante poiché ne facciamo riferimento nel movimento della spalla sia nel paziente sano che nel paziente trattato per patologie della spalla. È composto da tre fasci: fascia anteriori (parte dal terzo laterale)

della clavicola con arto in avanti), fasci posteriori (dal labbro inferiore della spina della scapola con arte all'indietro) e fasci medi (dalla faccia superiore dell'acromion in abduzione vera). Queste tre posizioni fanno lavorare prevalentemente una delle tre componenti del deltoide. Nel versante posteriore della testa dell'omero sono presenti il sovraspinato, il sottospinato e il piccolo rotondo con inserzione di tutti e tre sul trochite omerale; nel versante anteriore il sottoscapolare che si inserisce sul trochine omerale. Il sovraspinato è fondamentale per lo start nell'abduzione della spalla, soprattutto perché porta un po' sotto la testa dell'omero, ancora e centra la testa dell'omero sulla glena, stabilizza quindi la glena omerale, dopodiché interviene il deltoide favorendo l'abduzione della spalla. Quindi sovraspinato e deltoide lavorano assieme per il movimento dell'abduzione della spalla, non solo.

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Dettagli
A.A. 2021-2022
13 pagine
SSD Scienze biologiche BIO/16 Anatomia umana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Alessiaalessia0000 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Anatomia funzionale degli apparati locomotore e nervoso e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof De Giovanni Giuseppe.