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Il mistero di W.H. nei Sonetti di Shakespeare

“Il nome di Shakespeare compare nel titolo della raccolta, Shakespeare’s sonnets, e viene implicitamente indicato con l’espressione “our ever-living poet”. “Begetter” può essere inteso come l’ispiratore della raccolta, per cui W.H. potrebbe identificarsi con il fair youth, ma il verbo “beget” può significare anche procurare, quindi potrebbe anche essere colui che ha procurato all’editore il materiale da pubblicare; secondo altri W.H. potrebbe essere William Himself, cioè lo stesso Shakespeare. Uno studioso settecentesco, Thomas Tyrwhitt, focalizzandosi sui giochi di parole con “will” e “hues”, identificò W.H. come un certo William Hughes, e la sua ipotesi ebbe successo, tanto che Oscar Wilde ne ricavò una storia, The portrait of Mr W.H., che è in quell’opera un giovane attore della compagnia di Shakespeare. Si è anche ipotizzato chefosse un”

personaggio di alto lignaggio, un aristocratico che si servì dell'appellativo borghese di Mr per mascherarsi: a questo punto potrebbe riferirsi sia al conte Henry Wriothesley Southampton, a cui Shakespeare aveva già dedicato i poemetti mitologici, sia al conte William Herbert Pembroke, a cui dedicherà il first folio del 1623, contenente tutte le sue opere raccolte da 2 suoi colleghi attori. La dedica a uno dei due sposta la datazione della composizione dei sonetti, poiché i due fanno da referenti nella vita di Shakespeare in due momenti diversi: se è Southampton allora si datano tra il 1593 e il '96, se è Pembroke la datazione dovrebbe essere spostata a cavallo tra fine '500 e inizio '600. Per i sonetti più vecchi il destinatario interno è quindi probabilmente Southampton, per quelli successivi è Pembroke, e l'ipotesi delle due fasi di produzione dei sonetti tengono insieme il tutto. L'unicoproblema rimasto è l'uso dell'appellativo Mr, difficilmente giustificabile con una persona di alto rango. I sonetti si distinguono dalle raccolte di sonetti degli anni '90 non solo per le figure di cui si canta, ma anche per la loro natura intrinseca: mentre Spenser cantava di una donna specifica ma che diventa un pretesto per cantare d'amore in una dimensione ideale, nei sonetti di Shakespeare l'io poetico canta a qualcuno, non di qualcuno, e si rivolge continuamente a un interlocutore, il fair youth, il tempo, etc. C'è una forte dialogicità non presente negli autori coevi e precedenti e un rapporto vitale e drammatico tra l'io poetico e un "tu". È una regola che però in alcuni casi viene infranta: ci sono alcuni sonetti nella raccolta apparentemente non dialogici, il cui tema non è l'amore; in altri ci sono delle meditazioni su argomenti meno convenzionali rispetto all'amore, religione. (sonetti n°94, 121, 129 e 146). Comunque questi sonetti non perdono qualità drammatica perché pur non essendoci un dialogo, si può pensare a questa meditazione come a dialoghi interni all'io poetico, portati avanti attraverso la presenza di posizioni diverse. A differenza del Canzoniere di Petrarca, che è una sorta di romanzo dell'anima, quello di Shakespeare non può essere considerato né un romanzo in versi, né un modello di amor cortese, innanzitutto perché parla a un uomo. I destinatari dei sonetti hanno poi dei tratti molto realistici, non risultano idealizzati e l'autore cerca di farli esperire al lettore come personaggi reali. I sonetti hanno poi una grande dinamicità: il linguaggio verbale domina su quello nominale, prevalente invece in Petrarca, l'azione e la drammaticità prevalgono sull'attesa, sulla memoria, sulla descrizione. In merito alla strutturazionedell'argomentazione nei sonetti, si possono individuare 2 schemi: nel primo, che riprende il modello petrarchesco, l'argomentazione del poeta si sviluppa in maniera tale da avere una forte interruzione tra i primi 8 versi e quelli successivi, per cui si individua una bipartizione che richiama quella petrarchesca tra ottava e sestina: il secondo schema invece vede il blocco delle quartine staccato rispetto al distico (12+2), che può confermare o ribaltare quanto detto nelle quartine. L'uso o meno dell'enjambement nei sonetti è significativo: i sonetti in cui c'è coincidenza tra fine del verso e fine dell'argomentazione sono sonetti normativi, cioè sonetti in cui il poeta riporta verità che ritiene essere assodate o che intende supportare. Invece un uso insistito dell'enjambement tradisce la volontà di seguire il processo di formazione e di sviluppo del pensiero, generando una struttura più dinamica e

più adatta ad argomentazioni che si propongono di farsi mimetiche rispetto allo sviluppo del ragionamento.

Questa è una testimonianza del fatto che forma e contenuto sono interdipendenti.

Sono vari i temi trattati nel canzoniere shakespeariano: la dialettica tra essenza e apparenza (già centrale nel teatro), che abbraccia anche quella tra ideale e reale, tra arte e vita, tra verità e menzogna, l’amore, lo scorrere del tempo e i suoi effetti sulla bellezza umana e sui rapporti umani, la morte, vista come la grande mietitrice.

I sonetti dell’increase (1-17) possono essere letti come un vero e proprio poemetto, che potrebbe stare a séstante con ogni sonetto come una stanza. Si delinea il contrasto tra l’io lirico, che invita a procreare, e un tu che si identifica con il fair youth e che appare come un soggetto narcisista, egoista, ripiegato su sé stesso, che tende a declinare l’invito alla procreazione. Si tratta di un invito

che non ha risvolti economici (non serve a mantenere il patrimonio), ma che è un mezzo per immortalare la bellezza del giovane: ha quindi un fine puramente estetico, che comprende anche l'arte come via per la perpetuazione della bellezza. Il sonetto 18 segna una linea di demarcazione, perché qui la prospettiva di perpetuazione della bellezza non è più legata a fare figli, ma alla poesia e all'arte, un legame già intuibile nei sonetti precedenti nell'uso della parola "lines", che può indicare le rughe (effetto dello scorrere del tempo), le linee di discendenza (quindi la procreazione), come anche i versi poetici. È un sonetto di svolta, perché presenta la poesia come capace di rendere eterna la bellezza; è peculiare anche perché l'io lirico non vuole l'eternità per sé ma per l'oggetto d'amore, l'interlocutore (poesia come monumento alla memoria). Qui laconsapevolezza del fuggire del tempo dà origine a tristezza e malinconia (non come nei poeti latini); ma questo tiranno domina i sonetti solo nella prima sezione, mentre in quella della dark lady il tema praticamente sparisce, perché quello con la dark lady è un rapporto carnale del qui e ora, della consumazione carnale del momento, per cui il tempo incide meno. L'amore è tratteggiato come philia nella prima sezione, come un amore platonico che è mezzo di elevazione spirituale, mentre è eros nella seconda sezione, un amore carnale mezzo di dannazione ( campi semantici di cibo e follia). Ne è prova anche la poesia dei seguaci di John Donne, capostipite dei metafisici, scuola che si oppone al petrarchismo imperante fino a inizio '600; tra questi si ricorda in particolare Herbert, la cui poesia è un esempio di poesia definita da Apollinaire "calligramme", in inglese pattern poetry, poesia che nella sua foggia

esteriore disegna una forma. Nei metafisici formae contenuto si compenetrano, si modella la forma sul contenuto 17L'io lirico si rivolge a vari interlocutori e a seconda dell'interlocutore e del momento assume ruoli differenti, quello dell'innamorato, della vittima spesso arrendevole e disposta al sacrificio di sé con il fairyouth, della figura critica e ribelle, anche misogina con la dark lady, perché è ferito dai torti subiti da questa donna che gioca con il suo amore carnale.Il fair youth a seconda della collocazione del sonetto nella raccolta emerge in modo diverso: nei sonetti matrimoniali è superficiale, concentrato su di sé, sconsiderato; dal sonetto 18 diventa l'amico, l'amato. Se il fair youth è un aristocratico, il loro rapporto si configura come rapporto tra client e patron, tra artista e mecenate. Ma l'affermazione che la poesia dell'io lirico renderà immortale il fair youth ribalta la gerarchia,

Perché grazie all'arma della poesia il poeta risulta più potente rispetto al suo mecenate. Rimane comunque un rapporto ambiguo, segnalato a livello lessicale dal fatto che nei sonetti del fair youth vi è un'alternanza nell'uso di 2 pronomi personali entrambi in uso: il pronome soggetto di 2° persona singolare "thou" (con thee come complemento oggetto diretto e thy-thine come possessivo), che indica grande vicinanza e confidenza, e il pronome di 2° persona plurale "you", rivolto a qualcuno che è superiore nel rapporto di forze e denota rispetto e una maggiore distanza tra i due personaggi. La dark lady è invece una donna che avvicina l'uomo al peccato e alla lussuria e con la quale l'io lirico ha un rapporto duplice: da un lato c'è eros, quindi prova grande attrazione, dall'altro c'è thanatos, quindi prova repulsione e ha la consapevolezza che è un amore peccaminoso.

Il contrasto tra dark lady e fair youth è segnalato a livello testuale dal cromatismo opposto e a livello extratestuale dal gioco con la tradizione

SONETTO 1

Il sonetto si struttura attorno alla contrapposizione tra elementi positivi ed elementi negativi (ex. increase – decease rapporto tra la procreazione, quindi la vita, e la morte). Nella prima quartina si sviluppa il tema della positività della crescita attraverso la prole, a cui si contrappone la descrizione dell’atteggiamento narcisistico del giovane, quindi negativo, nella seconda quartina. La terza quartina si divide, dato che i primi 2 versi descrivono la positività della bellezza del giovane, mentre gli altri 2 ribadiscono la negatività dell’avarizia. Il distico ripropone l’alternativa del sonetto: chiudersi in sé stesso o aprirsi agli altri. Ne deriva dunque la considerazione che questa dialetticità non riguarda solo l’enunciazione (il fatto che siano rivolti

a un tu), ma riguarda anche la struttura interna stessa del componimento.

SONETTO 2

Il secondo sonetto parla degli effetti del tempo sulla bellezza usando certe aree semantiche e parole polisemiche. La struttura metaforica su cui si costruisce il sonetto è precisa: si sviluppa ne

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Publisher
A.A. 2019-2020
56 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/12 Lingua e traduzione - lingua inglese

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher AlessiaC18 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura inglese II e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pisa o del prof Ferrari Roberta.