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MICHAEL;
SATAN: “Better to reign in hell than serve in Heaven”; viene introdotto all’inferno perché si
ribella contro Dio e per questo viene cacciato dal paradiso. La ribellione contro Dio
avviene perché non vuole essere soggiogato da lui. É una creatura che si autogenera e
non viene creata per volontà di Dio; entità separata da Dio. “Io non riconosco l’autorità di
Dio poiché mi autogenero”. Satana non riconosce un autorità maggiore della sua.
Milton ci mostra il suo punto di vista; vuole fare una sorta di letture e revisione nel quale
mette in dubbio la creazione. Si cerca inoltre di giustificare l’esistenza del male infatti per
riconoscere il bene si deve necessariamente conoscere anche il male. In questo periodo di
censura Milton attribuisce al testo due letture: una che Dio ama gli uomini e l’altra che per
poter accedere a tale realtà bisogna vedere il negativo a partire da Lucifero per giustificare
il dio positivo.
SIN: Nasce da Satana quando ancora era nel paradiso. É mezzo serpente e mezza
donna; il femminile viene visto sempre in negativo nell’immaginario collettivo poiché si fa
sempre riferimento all’origine. Milton è a conoscenza di questa visione per questo
l’inserisce nell’opera.
Milton da la la colpa ad Eva della caduta dell’uomo e ciò è avvenuto a causa
dell’infatuazione di Adamo per la stessa (Adamo ha peccato a causa dell’infatuazione per
Eva). Milton dice che il male deve essere giustificato attraverso l’amore. In tutto ciò c’è una
sorta di visione patriarcale poiché Adamo non avrebbe mai perso la gloria se non si fosse
infatuato di Eva. Le figure femminili sono in un certo senso negative, così si dimostra
l’atteggiamento di Milton che è quindi tradizionalista
[Se conosci il male apprezzi il bene]
DEATH: allegoricamente la morte è conseguenza della figlia di Satana, Sin; la morte a sua
volte stupra sua madre generando una massa di bestie. Death, Sin e Satana
rappresentano la santa trinità.
ADAM: Adamo è il primo uomo creato da Dio
EVE: Eva è il secondo umano creato da Dio; è lontana dalla figura tradizionale poiché non
si sottomette ad Adamo ed è inoltre infastidita dalla sua presenza. Per la prima volta viene
descritta una donna come intelligente e curiosa. É lontana dal modello della buona moglie,
distante dal modello tradizionale. Adamo resta quasi manipolato da questa figura; in
qualche modo si tende a sottolineare la fragilità della figura maschile.
SON OF GOD: è lo spirito che diventa Gesù Cristo; Milton prende come riferimento la
bibbia quindi lo spirito che poi materializzerà il Cristo (nuovo testamento). Quello spirito
comunque era già presente non è un fatto successivo, ma è puro spirito all’inizio e poi si
trasforma in carne ed ossa. Entra nei connotati dell’eroe poiché aiuterà a sconfiggere
Satana. Incarna l’eroe positivo ma si collega all’aspetto mistico che guida il lettore (Adamo
ed Eva rappresentano una sorta di guida per gli uomini).
Chi è l’eroe? Il vero eroe è lui perché le sue caratteristiche rientrano perfettamente in quelli
che sono i canoni dell’eroe tradizionale, poiché deve essere positivo (sconfigge Satana e
lo manda all’inferno). Inoltre dirà ad Adamo ed Eva il giudizio di Dio riguardo il loro
peccato. Incarna l’eroe positivo ma si collega anche all’aspetta più mistico che serve
anche da guida per il lettore perché Adamo ed Eva sono rappresentati di quella che poi
sarà l’umanità. Sta richiamando questa parte a quello che può essere il giudizio su Adamo
ed Eva dopo il peccato e quindi sull’uomo dopo il peccato. Il figlio di Dio si è fatto uomo
volontariamente per redimere l’uomo dal peccato. The son of God viene teorizzato da
Milton, viene definito nella sua astrazione ma poi il riferimento al nuovo testamento di ciò
che egli sarà e rappresenterà l’umanità viene inserito. Milton quindi inserisce sia il nuovo
che il vecchio testamento creando quasi quello che è il viaggio dell’uomo, dall’origine alla
sua morte.
GOD OF FATHER: Milton cerca di giustificare le azioni di Dio nei confronti degli uomini (il
Dio della bibbia è tiranno). Il Dio secondo Milton non è tiranno, ma la tirannia è la
conseguenza derivante dal peccato stesso dell’uomo, dalla sua libera scelta. Lo scopo è
giustificare gli atteggiamenti che Dio adopera nei confronti dell’uomo, al punto tale che Dio
conversa con suo figlio. Milton tenta di trovare una giustificazione a quel Dio tiranno e alle
sue azioni. Milton cerca in maniera romanzata, poetica d’inserire all’interno dell’opera
questa giustificazione, le ragioni riguardo le sue azioni. Ricrea secondo la bibbia il suo
punto di vista (visione del 600= ha creato tutto, quindi attesta la credenza in un Dio
creatore ma come parte di qualcosa e non dal nulla). Riconosce comunque l’autorità di Dio
come creatore.
Satana invece dichiara di essere auto generato e questa auto generazione sottolinea una
sorta di auto deliberazione, un’autonomia in contrasto a quella di Dio. Con la sua ribellione
nega l’aspetto di Dio. Siccome Dio è creatore di tutto ha creato anche me ammette
Satana. C’è una contraddizione perché ammette prima una self creation ma poi ammette
che Dio non merita nessun ritorno a lui perché in fondo lui è stato creato da Dio
esattamente com’è. Dio è il creatore anche del male. Contraddizione nell’opera : si discute
non solo la creazione a tutte le cose così come viene detto dalla bibbia ma anche la
creazione del bene e del male. Riconoscere l’autorità significa pentimento.
Dio elargisce l’esatta ricompensa. Milton giustifica il comportamento tramite la forma
poetica.
Milton ricrea il proprio punto di vista facendo riferimento alla bibbia come parte di qualcosa
, non dal nulla. Dio è il creatore di tutte le cose e anche del male. Dio incarna il bene.
RAPHAEL: arcangelo, quasi un messaggero perché è mandato da Dio per avvertire
Adamo dell’infiltrazione del demonio nel giardino dell’Eden. Questa è occasione attravero
Raphael da parte di Milton per discutere sul concetto della creazione.
MICHAEL: arcangelo, fa parte dell’esercito di Dio e ha combattuto contro Satana, dotato
della spada procuratagli da Dio che poteva uccidere persino gli angeli (?). E’ un occasione
rinsaldare da parte di Milton quelli che sono i paletti teologici religiosi che devono essere
rinforzati anche perché quest’opera da quella sensazione di indurre l’uomo verso il dubbio
derivante dal fatto che le personificazioni che crea Milton servano in qualche modo a
mostrare al lettore quasi un personaggio in carne ed ossa che parla e agisce; e tutto ciò
che questi personaggi rappresentano e dicono inducono al lettore all’inquietudine e
all’incertezza.
L’opera di Milton ha lo scopo di entrare in una tradizione comunemente riconosciuta nel
suo tempo, non si poteva discostare da quelli che potevano essere gli insegnamenti per
cui alla fine lo scopo è non di far nascere il dubbio nell’uomo ma di accrescere la sua fede.
Lo scopo è di mostrare queste personificazioni, ciò che hanno fatto rielaborando la bibbia
per indurre all’uomo a capire la funzione del bene e non del male.
Milton mostra nell’opera i pro e i contro, i personaggi negativi, mostra l’uomo nella sua
nudità il peccato e le sue manifestazioni per poi concludere con la ricapitolazione
dell’uomo a partire dalla Genesi per poi andare nel nuovo testamento con la figura del
cristo, figura idiomatica dell’amore di Dio. Quel Dio Tiranno quindi che veniva inizialmente
dichiarato come il Dio della bibbia diventa il Dio positivo che ama suo figlio a partire dal
nuovo testamento dove le colpe di Dio sono prese dal Cristo (tutti gli insegnamenti
rappresentano la speranza). Mostra tutte le cose negative al fine di portare alla speranza.
Macbeth
Atto Primo, Scena Terza
Macbeth: “ Ferme parlatrici imperfette...”(pag 19 ed. Feltrinelli)): Macbeth si riferisce alle
streghe con un appellativo significativo. Dice appunto “Stay, you imperfect speakers”;
rimanda a quell’idea del linguaggio che diventa protagonista nella scena insieme agli altri
personaggi. Quindi è un richiamo sì al linguaggio in sé ma all’inganno del linguaggio, al
fatto che il linguaggio non dice sempre la verità. Il linguaggio diventa fondamentale nella
costruzione della tragedia, non sono solo gli eventi ma è questo linguaggio che crea le
situazioni. Una scena in cui tutto ciò che è stato detto, narrato o raccontato ai personaggi
è frutto di una evanescenza della parola. La parola svanisce però che in quella parola è
nascosta una verità. Shakespeare mette in rilievo il fatto che Macbeth faccia un estremo
affidamento alla parola; lui attribuisce alla parola un valore di verità assoluta quindi non ha
questo atteggiamento di scindere le due posizioni. La realtà e l’apparenza si confondono
così. Quindi il concetto che la parola ritorna ad essere il fondamento della costruzione
della tragedia è importante perché la tragedia crea se stessa e quindi i suoi stessi
personaggi sull’uso della parola. Tanto è vero che quando dice “Speak, I charge you (ve lo
ordino” ritorna il concetto della parola. Riassume in sé la caratteristica del condottiero, di
colui che da ordini. Quel “speak” è una richiesta di soddisfazione attraverso la parola del
suo stesso desiderio (vuole sapere di più). Affida alla parola tutte le caratteristiche
fondamentali della sua stessa vita. Se noi riducessimo la tragedia esclusivamente al
concetto di ambizione significherebbe limitare la tragedia stessa perché l’ambizione si
esaurisce nel momento in cui si ottiene quello per cui si è lottato. É la tragedia dell’inganno
della parola. La parola Shakesperiana non è mai un orpello, ha sempre duplice valenza,
significa quello che appare ma anche molto di più. Parlando delle streghe come parlatrice
imperfette comunica allo spettatore che la verità è sempre qualcosa che bisogna ricercare
non nell’apparenza del linguaggio ma essa è sottostante, bisogna andare oltre.
Ciò che è corporeo, ciò che ha una fisicità, ciò che sembrava effettivamente palpabile e
fisico rappresentato dalle streghe è svanito. Con esse sono sparite anche le parole
pronunciate. L’in