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Inoltre grande è l’influenza post-impressionista, soprattutto di Cezanne: dopo aver visto una sua

mostra, Woolf cambia la sua tecnica pittorica, soprattutto per quanto riguarda la natura morta.

Caratteristica di Cezanne è quella di dipingere frutti dinamici/ sul punto quasi di rotolare. Basti

pensare soprattutto alle mele, le quali sembrano che più lo spettatore le guardi, più esse si facciano

vive (più verdi, più rosse, più gialle).

The mark on the Wall

Nel racconto The Mark On the Wall, apparso per la prima volta nel 1917 e poi incluso nella

raccolta Monday or Tuesday del 1921, appaiono già, in nuce, alcuni di quelli che saranno i caratteri

più pregnanti della prosa di Woolf saggista e narratrice.

Nello stesso inizio ex abrupto del racconto è già riconoscibile uno dei tipici marchi di fabbrica della

scrittrice. A partire da un dato materiale apparentemente futile si sviluppa una descrizione

dell’ambiente, ma è proprio l’inconsistenza del pretesto – talmente vacuo che, per tentare di

ricordare la data dell’avvenimento, Woolf deve ispezionare dettagliatamente i dati rimasti nella sua

memoria – a dare vita a tale descrizione. E, dalla stanza invernale descritta perlopiù attraverso

impressioni cromatiche e piccoli dettagli, l’attenzione fa presto ad allargarsi, con andatura

tipicamente woolfiana, verso spunti privi di legami palesi.

La voce narrante gira intorno al segno sul muro, mescola ipotesi e ricordi – quel che è certo è che la

narratrice non si alza per andare a controllare: sarebbe un atto logico, lineare, priverebbe il racconto

stesso della sua ragione d’essere e sarebbe del tutto incoerente con il carattere di Woolf. Per cui la

narratrice, seduta a fumare, inizia a seguire il flusso libero del suo pensiero. Si susseguono le teorie

sulla natura del segno e dal segno sul muro ci si interroga poi su quale debba essere il rapporto tra

realtà e letteratura, tra realtà e conoscenza, sul concetto illusorio di realtà che nasce dalle

generalizzazioni e che assoggetta i procedimenti cognitivi allo stesso modo in cui lo Whitaker’s

Table of Precedency impone ai soggetti regole inutili e ineludibili.

A interrompere bruscamente il flusso dei pensieri una voce indeterminata riporta la narratrice alla

vacuità del quotidiano, fatta di giornali e di guerra. E alla rottura, quasi casuale, del mistero del

segno sul muro: che, una volta diventato chiocciola (nail>snail), una volta acquisita una natura

univoca, ha esaurito il suo potenziale conoscitivo.

Joyce

Studiò in collegi di gesuiti e poi all'università di Dublino, distinguendosi come linguista; nel 1902,

abbandonata la religione cattolica, insofferente dei ristretti orizzonti culturali del suo paese, si recò

a Parigi, dove studiò per qualche tempo medicina. Tornato a Dublino per la morte della madre,

lasciò definitivamente la città nel 1904. Visse a Trieste (dove conobbe I. Svevo e ne incoraggiò

l'opera) insegnando alla Berlitz School, a Zurigo e a Parigi. Esule volontario, estraneo alla "rinascita

celtica", ha fatto di Dublino il luogo centrale dei suoi libri, descrivendola con minuziosa precisione.

Se per la “Celtic Revival” bisognava recuperare l’eredità linguistica e le tradizioni folkloristiche

perdute, dando all’Irlanda la proprio cultura, Joyce, invece, è un promotore del plurilinguismo e del

cosmopolitismo: far rinascere l’Irlanda, significava per lui emanciparla nella scena europea senza

tornare alle tradizioni, alla chiusura, all’appiattimento della cultura che sono fonte di PARALISI.

Scrittore irlandese (Dublino1882 - Zurigo 1941). È Tra i massimi autori del Novecento, dopo una

prima fase in cui la sua scrittura evolve in stretta aderenza ai canoni espressivi tradizionali della

prosa narrativa, animata - come magistralmente attesta la raccolta di racconti Dubliners (1914) dai

temi della stagnazione e dell'inettitudine umana al vivere, si allontana da ogni convenzione formale

e logica con Ulysses (1960), il romanzo che forse più ha inciso sulla storia della letteratura europea

contemporanea. Qui, lasciate liberamente fluire le costellazioni interiori del pensiero prima che esso

si faccia parola - in ciò valendosi anche dei primi portati teorici della nascente psicanalisi - ,

Joyce rifonda il genere del romanzo facendovi assurgere a imprescindibile presenza l'individualità

dell'orizzonte psichico umano colto all'interno della estraniante realtà del quotidiano; tale

prospettiva troverà una sua quasi fisiologica estremizzazione in Finnegans wake (1939), opera in

cui echeggia tutta la cultura occidentale, e che sfugge a ogni possibile classificazione critica.

• Dubliners: raccolta di racconti in cui la struttura è molto particolare; i frammenti non sono

messi casualmente ma cercano di ripercorrere tutto l’arco di una vita fino ad arrivare alla

sintesi umana ( 3 infanzia + 4 giovinezza + 4 adulto + 3 vita pubblica + 1 morte). Ogni

racconto sembra rimasto inconcluso, in realtà ogni elemento viene ripreso poi nei racconti

successivi, in modo che uno sembri anticipare l’altro.

• Ulysses: Ulisse è la storia di una giornata (il 16 giugno 1904) di un gruppo di abitanti di

Dublino, che - incrociando in modo apparentemente casuale le vite degli altri - ne

determinano lo svolgimento, e lo descrivono, attraverso il continuo monologo

interiore. Leopold Bloom, ebreo irlandese, è un piccolo borghese, impegnato a tradire la

moglie Molly da cui è tradito. I suoi orizzonti sono limitati, ha slanci lirici di breve respiro,

si adatta alle condizioni di marito tradito e, in affari, accetta qualsiasi compromesso possa

portargli qualche vantaggio (inclusa l'eventualità di vendere foto della moglie nuda). Al polo

opposto c'è Stephen Dedalus, colto, spirituale, estetizzante, problematico. Verso la fine del

romanzo si trovano assieme in un bordello e - dopo un parossismo allucinatorio che anticipa

molti "stati alterati di coscienza" della letteratura contemporanea - la narrazione si conclude

con un magistrale monologo interiore, in otto lunghi periodi senza punteggiatura, che

sintetizzano i pensieri di Molly Bloom.

• Finnegans wake: Concepito come una sorta di "storia universale", la suprema sintesi del

creato, Finnegans Wake trae spunto dall'omonima ballata popolare tradizionale

irlandese, Finnegan's Wake, che si era diffusa intorno al 1850; la morte e la comica

resurrezione del cui protagonista, Tim Finnegan, entrambe causate da una parola che

in gaelico significa "acqua della vita", in inglese diventato poi whiskey, diventano

un'allegoria del ciclo universale della vita. L'inglese wake significa allo stesso tempo "veglia

funebre", ma anche "risveglio".

A little cloud

Il protagonista maschile, Little Chandler, è un sognatore, un adulto che vive in una dimensione

quasi infantile. Il racconto inizia subito in medias res: egli passeggia fantasticando sull’incontro che

a breve farà con un amico che ha fatto successo andando a Londra. Ma mentre egli ha fatto il salto,

Chandler è rimasto chiuso in una realtà che blocca la sua vena artistica (realtà irlandese). Viene poi

descritta Dublino nel momento crepuscolare, un momento particolare, in cui viene investita da una

luce di tipo quasi poetico che la trasfigura e che riflette ogni sogno e sensazione del protagonista.

Prima scena: Chandler che passeggia.

1. Seconda scena: l’incontro; durante la descrizione dell’incontro, Joyce si sofferma sul

2. particolare dei bicchieri rossi e verdi che rappresentano simbolicamente il conflitto tra Gran

Bretagna e Irlanda. L’amico non gli apre le prospettive che Chandler si aspettava, e viene

descritto come una persona poco raffinata e poco affidabile.

Terza scena: a casa con in braccio il figlio; a causa del pianto del figlio, Chandler non riesce

3. a leggere e in qualche modo vi è un capovolgimento dei ruoli, Chandler, dopo essere stato

sgridato dalla moglie matriarca, diventa il bambino sgridato per aver commesso qualcosa di

sbagliato.

Si può dire che il titolo anticipa le tragedie che si riverseranno sul protagonista:

• La prima nube rappresenta la sorte migliore dell’amico;

• La seconda nube rappresenta la prospettiva di lavoro che non si apre;

• La terza nube rappresenta la moglie matriarca che lo rimprovera e da cui lui vorrebbe

fuggire.

È una storia simbolica in cui da una parte rappresenta la crisi in cui l’Irlanda vive e dall’altra

l’impotenza di molti di fare il passo decisivo che cambierebbe la loro intera esistenza.

Counterparts

Il protagonista, Farrington, è un copista in uno studio legale. Anche questo racconto inizia subito in

medias res: la campana suona furiosamente e Farrington viene descritto come un uomo robusto, un

po’ vecchiotto, padre di un nugolo di figli. Fin dall’inizio si capisce che vive tormentato

dall’ambiente in cui vive, in particolare dal dirigente, e questo gli provoca una grande frustrazione.

Vi è poi un capovolgimento dei ruoli: il dirigente viene visto come un bullo di una dimensione

infantile e questa situazione provoca nel protagonista la piaga dell’alcolismo (la maggioranza del

popolo irlandese è vittima della piaga dell’alcolismo).

ROTTURA  il protagonista ha una rivincita rispondendo a tono al suo dirigente e qui vi è il primo

elemento di rottura; è un attimo epifanico in cui il protagonista riesce a leggere nella propria anima.

Dopodiché Farrington decide di andare a bere, impegna il suo orologio per avere del denaro

sufficiente per bere (6 scellini) e i 6 scellini e la battuta fatta al suo dirigente diventano qualcosa di

mitico che egli racconta di pub in pub. In uno di essi incontra un conoscente, una figura

ambivalente proveniente da Londra, in compagnia di due ragazze di cui una delle due fa a

Farrington gli occhi dolci. Il personaggio incontrato la pub lo sfida a braccio di ferro e lo batte:

questa scena sta simbolicamente a rappresentare la sconfitta dell’Irlanda nei confronti della Gran

Bretagna .

CONCLUSIONE  Farrington torna a casa, vede il fuoco spento e la tavola sparecchiata, non c’è la

moglie. Scende uno dei figli, non lo riconosce e lo prende a bastonate CONTRAPPASSO  riversa

la rabbia sul figlio che però si inginocchia recitando l’Ave Maria. Il figlio in qualche modo ne esce

vincitore: accusa da una parte il padre e dall’altra la madre che è andata in Chiesa e non ha potuto

difenderlo.

T.S. Eliot

L'opera di Eliot appartiene al contesto del cosiddetto modernismo, movimento sviluppatosi fra

il 1912 e la seconda guerra mondiale che comprese e rivoluzionò tutte le arti. I modernisti (tra i più

noti, James Joyce

Dettagli
A.A. 2013-2014
10 pagine
10 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/10 Letteratura inglese

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher yasmina.sharafeldin di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura inglese e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Genova o del prof Michelucci Stefania.