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All’interno del romanzo l’importanza dell’invisibilità di Lucy, viene sottolineata dai colori dei suoi
abiti i quali, non per caso, risultano non essere troppo diversi da colei che cerca di imporre la
propria disciplina: Madame Beck. Questa teoria del colore risulta essere molto interessante in
quanto, personaggi come Monsieur Paul, la spronano a indossare colori più luminosi che in termini
più semplici indicano la disponibilità ad essere osservati. Contrariamente Lucy, veste sempre con
colori opachi e che, pertanto, non la mettono in evidenza, simbolo della sua invisibilità “as a
defense against the imprisonning gaze of others” (Boone, 29). Un esempio lampante lo si può
ritrovare nel capitolo intitolato “The Fête”, quando Lucy sceglie un abito “si triste – si peu voyant.
[…] Madame Beck, too, kept me in countenance; her dress was almost as quiet as mine” (Villette,
120).
Dal punto di vista più strettamente religioso, “the analogy between the sacrament of confession”
(Clarke-Beattie, 823) e la tensione incombente tra le due religioni marcano la grande difficoltà
riscontrata da Lucy nell’ottenere rapporti soddisfacenti “in a world inimical to her needs” (Clarke-
Beattie, 823). Nella scena della confessione, principale simbolo del potere ecclesiastico, lo stupore
di Père Silas dinnanzi a “such a case” è così devastante da confinare la speranza di un sostegno e di
un consiglio, ricercati da Lucy, in un’impossibilità di comunicazione tra un cattolico e un
protestante.
Where you in our faith I should know what to say. […] It is my own conviction that these
impressions under which you are smarting are messengers by God to bring you back to the
true Church. You were made for our faith: depend upon it our faith alone could heal and help
you – Protestantism is altogether too dry, cold and prosaic for you. (148)
A partire dalla prima frase della citazione “where you in our faith” possiamo notare che se Lucy
appartenesse alla “true Church” sicuramente tra i due personaggi ci sarebbe dialogo, purtroppo però
Lucy ripone la sua fede nel “dry and cold” protestantesimo che innalza la barriera
dell’incomunicabilità. In questa particolare scena Père Silas non incarna solamente l’autorità
clericale cristiana, ma sembra rappresentare la società belga nella quale, Lucy, non si sentirà mai
integrata poiché il suo tentativo “to construct an identity resistant to the social pressure that
surround and define her as an unmarried woman” (Boone, 28) marca maggiormente la sua
alienazione in territorio straniero. 3
Una rilevante soluzione nel panorama contraddittorio creatosi tra le due religioni “is to be found in
the figure of her fiery little lover, Paul Emmanuel.” (Eagleton, 66). Difatti, il professore sembra
essere la chiave pacifica in quella che Lucy percepisce come congiura religiosa costituita da Père
Silas, Mme Beck e Madame Walravens.
Nel romanzo brontiano, il dilemma maggiore è rappresentato dal come una donna impotente
possa realizzare la propria indipendenza ed emancipazione in una società prevalentemente dominata
dagli uomini. Nel IV capitolo, Lucy inizia a capire l’importanza della propria indipendenza “there
remained no possibility of dependence on others” (Villette 36), grazie alla quale riuscirà a scoprire
se stessa nonostante momenti di totale abbandono e momenti di maggiore affermazione.
Lucy, affronta due fasi rilevanti all’interno del romanzo: una prima fase di completa latenza dove la
Provvidenza, il Fato, l’Aurora Boreale e il Destino incarnano i “fortune tellers” che la guidano per il
sentiero giusto; d’altra parte ritroviamo una nuova eroina determinata a sfidare le leggi sociali
basandosi solamente sulle proprie forze.
I will permit the reader to picture me […] as a bark slumbering through halcyon weather, in
a harbour still as glass – the steersman stretched on the little deck, his face up to heaven, his
eyes closed: buried, if you will, in a long prayer. (29)
È in questo modo che il lettore conosce la vera protagonista del testo, ovvero, Lucy Snowe la quale
si definisce e presenta concretamente per la prima volta solo nel capitolo IV.
A partire da questa presentazione possiamo collocare la protagonista in una posizione passiva (“I
will permit the reader to picture me..”), ma soprattutto indeterminata al livello temporale in quanto
si pone al centro della narrazione solo dopo aver adottato quella che, per Joseph Boone, è un “initial
strategy of displacing herself […], by focusing on Paulina […], as if she were the novel’s true
subject” (30). L’astrattezza del passato della protagonista, che sembra essere sostituito dall’infanzia
di Paulina, è da intendersi come slancio nell’assoluta indipendenza. Questo slancio non riguarda
solo l’autonomia nei rapporti sociali, ma sottolinea un forte attaccamento al tempo presente che
diventa punto di partenza per la realizzazione e l’emancipazione dell’eroina.
In un certo senso possiamo riconoscere una sorta di strategia nell’impotenza della protagonista. Il
rimanere costantemente docile, invisibile e di offrirsi come vittima in sacrificio della disciplina
esercitata, le permette di studiare a fondo il proprio nemico e di affinare al meglio le proprie doti.
Infatti, è proprio il personaggio di Madame Beck che, sebbene si possa valutare come la
personificazione dell’autocontrollo di Lucy, sveglia in lei il senso di ribellione. Brevemente,
potremmo affermare che l’alienazione della protagonista può essere considerata come la causa delle
sue sofferenze e il punto di forza per la personale rivolta. Senza quel senso di estraneità Lucy non
sarebbe mai stata in grado di definire la propria personalità e di vincere l’oppressione esercitata da
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