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AUTORE TRATTAMENTO RISULTATO
e Metronidazolo 1% durante il mantenimento Nessun vantaggio
Needleman Watts 1989
e Irrigazione con tetraciclina 50 mg/ml 1 volta ogni 15 gg per tre mesi Nessun vantaggio
Nylund Egelberg 1990
Il lavaggio con tetraciclina (chelante) è poco sostantivo, anche il Wash aut.(?) del metronidazolo è più rapido. Se l’antibiotico permane di più si hanno migliori
effetti Tetraciclina in collagene (sustained release): spugnetta di collagene Minore sanguinamento nei molari, dove
Minabe 1991
che veniva zeppata dentro veniva applicata la tetraciclina
Fibre di tetraciclina (rilascio costante nel tempo, vengono posizionate e si Maggior riduzione delle tasche e
Tonetti 1998
sigilla la gengiva con cianoacrilato, dopo 10 giorni si apre e si tolgono) sanguinamento nei primi tre mesi.
▫ sostantività (ritenzione) del farmaco
Nelle forcazioni c'è il problema della perciò Tonetti ha ricorso al cianoacrilato per sigillare il solco dopo aver inserito
queste specie di fili simili a retrattori gengivali cavi in cui è zeppata tetraciclina che viene rilasciata in modo controllato per 10 giorni. Possiamo ricorrere a
questa metodica nel caso di pazienti che non si possono sottoporre a trattamento chirurgico.
In teoria poi per 12 mesi si avrebbe azione contro i batteri (anche se però si è visto che questa azione dura 3 mesi)
→
▫ Possiamo istruire il paziente a far si che metta clorexidina in gel 3 volte/settimana con una siringa con ago spuntato (tipo la siringa per flow) nella forcazione
→→→ si è visto che eseguendo questa manovra scompare il sanguinamento perché si tiene sotto controllo la flora batterica anche se il sondaggio resta
→→→ infatti se non sanguina non c'è infezione e quindi è difficile che la malattia vada avanti
In quest’ultimo studio si sono presi pazienti con lesioni delle forcazioni che per motivi di salute o economici non possono sottoporsi a chirurgia, dopo la
seduta di mantenimento è opportuno porre nella forca gel di Clorexidina, se il paziente impara è bene che venga riapplicata una volta alla settimana (dà
buoni risultati). Il gel è più economico, le fibre sono costose (costano circa 130 euro).
La chemioterapia non è una terapia di prima scelta ma aiuta quando terapia più aggressive non si possono fare. La chemioterapia si può fare anche nelle
lesioni di II e III grado, in cui non rappresentano però una terapia risolutiva ma palliativa.
OPEN FLAP CURETTAGE + OSTEO–ODONTOPLASTICA
▫ Nelle lesioni di I grado si ha un piccolo sottosquadro non superiore ai 2 – 3 mm, riduciamo la pancia del dente e la mensola dell’osso →→→ con una fresa
diamantata andiamo a ridurre la pancia vestibolare del dente seguendo il profilo delle radici e facciamo poi i passaggi di Oscheimbein sull'osso a livello della
forca (infatti si fa osteoplastica e non ostectomia)
▫ Poi in guarigione la papilla va a chiudere la zona della forca
▫ Quindi dopo SRP:
Si elimina la mensola ossea, si creano solchi tra le radici (simili ai solchi interdentali)
→ A livello del dente il solco si prosegue fino alla corona per eliminare il sottosquadro, se il dente non è vitale non ci sono problemi, se è vitale dobbiamo
→ avvisare il paziente che ci sarà maggiore sensibilità. Creiamo così un solco dove però entrano facilmente le setole dello spazzolino.
L’andamento della forca viene seguito dall’osso e dal dente, si rimodella, come allo spazio interdentale viene a crearsi una sorta di papilla che chiude
→ l’ingresso della forca.
Si eliminano osso e dente (eliminare la componente orizzontale del difetto e allargare l’ingresso delle forcazioni) che creano il sottosquadro
→ Il lembo viene riposizionato in modo da coprire l’ingresso della forcazione
→ La terapia delle forcazioni radicolari Pagina 4
TUNNELIZZAZIONE
▫ È una metodica che si fa in lesioni di III grado e di II grado avanzato
▫ È una delle tecniche eseguite più frequentemente soprattutto nei molari inferiori anche se il lavoro non finisce con la chirurgia ma continua con la
fondamentale fase di mantenimento
▫ Con questa tecnica creiamo una forcazione passante per permettere la pulizia con lo scovolino che per le sue caratteristiche pulisce a livello di zone radicolari
concave – irregolari →→→ cioè vado a trasformare un II grado in III grado o allargo un III grado, andando ad esporre l'imbocco per far passare lo scovolino o il
superfloss
Eseguo un lembo a riposizionamento apicale
□ Utilizzo una fresa diamantata o multilama a bassa velocità.
□ Vado a forare, elimino osso (profilo piatto) e faccio un po’ di odontoplastica (posso rifinire con delle lame)
□ Sutura apicale ancorata al periostio (in genere passa dentro la forca)
□ Può essere utile, per evitare che la gengiva risalga durante la guarigione (infatti in guarigione i tessuti tendono a risalire), porre nella forca un cuneo di
□ legno imbevuto di clorexidina.
Può essere utile porre un impacco o un tubo deflussore (utilizzato in implantologia, sterilizzato; lo andiamo a legare alla radice facendo passare il
→ filo dentro) che a differenza del cuneo non tende a marcire, possiamo fissarlo con un punto →→→ in questo modo i tessuti si modellano al tubo di
plastica e lasciano lo spazio per lo scovolino; al contrario se non viene messo, i tessuti si gonfiano e poi lo scovolino non lo riusciamo comunque ad
inserire
Alla rimozione della sutura (rimuoviamo anche il cuneo) invitiamo il paziente a cominciare da subito la pulizia con lo scovolino
□
▫ È indicato in II e III grado quando ci sono picchi ossei M e D non alti (quindi perdita ossea orizzontale: perciò il contrario che è richiesto con la GTR in cui si
cercano i picchi ossei) e allo stesso livello dell'osso interradicolare
▫ Perciò bisogna valutare:
Picchi ossei interdentali
□ Meglio avere radici divaricate
□ Meglio avere radici lunghe con il tronco corto perché determina > stabilità
□
▫ Il tunnel è indicato in pazienti con:
Alto standard di igiene orale
□ strettamente trimestrale + sedute ripetute di ionoforesi al fluoro +
Fondamentale è la compliance del paziente (se no è meglio non fare niente):
→ ogni sera quando usa lo scovolino deve mettere sopra di esso dentifricio al fluoro concentrato (tipo elmex o AZ verde)
Bassa cariorecettività
□ Perché i siti abituati alla flora non cariogena vengono a contatto con flora cariogena e non hanno lo smalto che li protegge
→
Fluoroprofilassi:
□ Dentifricio al fluoro
→ Gel al fluoro da porre sullo scovolino almeno 1 volta al giorno
→ Ionoforesi al fluoro nelle sedute di mantenimento, riduce anche la sensibilità (il fluoro stimola l’apposizione dentinale, e quindi si ha l’obliterazione
→ dei tubuli).
▫ Risultati clinici: non sono entusiasmanti.
ha visto che a 5 anni, 4 dei 7 molari trattati presentavano carie radicolari, tanto che tre furono estratti. (Quindi la carie radicolare è un
Hamp (1975)
□ effetto collaterale del tunnel)
18 denti seguiti per 5 anni, solo 3 su 18 presentavano a 5 anni carie radicolari (presenta risultati migliori rispetto allo studio di Hamp
□ Little (1995):
perché era venuta fuori la fluoroprofilassi)
NB: se compare una carie radicolare il dente non va necessariamente estratto, può essere otturato in amalgama (se piccola) o eseguire una
→ rizotomia.
studio retrospettivo, 102 pazienti per un totale di 149 denti, osservati per circa 3 anni.
Hellden 1989:
□ Profilassi con fluoro:
→ ◊ 10 denti estratti (7%: quindi stiamo a livello di percentuale degli impianti);
◊ 7 denti emisezionati (5%);
◊ 15% presentava carie iniziale (otturazione in amalgama);
◊ 75% in ottima efficienza funzionale
Quindi rispetto a ciò che la sembrava all'inizio, il tunnel da ottimi risultati però:
□ a) Selezione dente
b) Selezione paziente
c) Corretto mantenimento
▫ Complicanze del tunnel:
Sensibilità dentinale
□ Carie radicolare
□ Se la sensibilità non regredisce, il dente va devitalizzato; se la carie è molto estesa il dente va estratto.
AMPUTAZIONE RADICOLARE
▫ (1884)
Farrar
▫ e (1954)
Messinger Orban
Tecnica estremamente redditizia, scevra di effetti collaterali
□ Spesso associata al tunnel (metodica eseguita per lo più nei molari inferiori perché superiormente la presenza delle 3 radici impedisce il corretto
□ passaggio dello scovolino)
L'amputazione radicolare ci consente di poter passare lo scovolino anche nei molari superiori →→→ estrarre una radice senza intaccare l'integrità della
□ corona
L'amputazione non si fa per fare il tunnel ma si fa allorquando:
□ Una delle radici è andata incontro a elevata perdita di sostegno (non recuperabile) oppure
→ ◊ Nei molari superiori ci sono tre forcazioni che possono essere passanti in tre modi diversi; può capitare a volte che la radice DV sia quasi
espulsa dall'osso con la forcazione mesiale che è chiusa e la forcazione distale passante da vestibolare a distale: in questo caso ci vediamo
bene di fare solo l'amputazione della radice DV
Se la radice (es. DV del sesto superiore) a causa dei rapporti interradicolari con il dente vicino non permette la rigenerazione ossea e quindi
→ eliminare una parte di un dente (tronco radicolare senza interessare la corona) permette di recuperare il dente vicino
▫ Amputazione della radice (con una fresa montata su turbina) senza toccare la corona (terapia conservativa)
▫ TC →→→ splintaggio →→→ intervento
Conviene procedere con:
Il dente va trattato endodonticamente
□ Se il dente non è stabile può essere splintato (quando pensiamo che il dente non avrà una adeguata stabilità dopo l’amputazione, nella seduta
□ precedente l’intervento eseguo lo splintaggio per evitare che il dente ci resti in mano)
Se necessario, nei superiori può essere associata a tunnelizzazione
□ Dopo aver amputato la radice con una fesa a grana fine, lisciamo l'emergenza della radice fino al tronco radicolare;
□ Poi andiamo a passare anche la fresa di Arkansas perché non devono rimanere becchi: addolcire gli angoli acuti del profilo radicolare con le frese
□ Poi in un'altra seduta (nel giro di qualche mese) andiamo a sigillare la cavità endodontica (perché a questo livello la guttaperca potrebbe infiltrarsi
□ determinando una carie interna) con un composito o un materiale metallico (es. amalgama: otturazione in amalgama degli orifizi radicolari)
Se superiormente la dentatura è integra il dente inferiore con una radice amputata pu&o