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SU COSA SI BASA LE METODICA VOJTA?
La metodica Vojta si basa sull'evocazione per via riflessa di due tipi di
locomozione:
Lo STRISCIAMENTO di natura filogenetica;
• Il ROTOLAMENTO di natura ontogenetica.
• 4
Differenza tra Voita, Temple-Fay e Doman
In realtà anche Temple-Fay e Doman avevano capito l'importanza delle
attività motorie filogenetiche, tipiche dei rettili, ma Vojta si differenzia da loro
nella attivazione di questa motricità.
Vojta sostiene, infatti, che questo tipo di locomozione, lo strisciamento, non
sia presente nel neonato normale, ma sia semplicemente una locomozione
filogenetica, evocabile solo in via riflessa. Infatti, mentre Temple-Fay e
Doman la realizzano con una serie di movimenti passivi, in Vojta invece è
operante una chiarezza di stimolazioni ben codificate che conduce con
altrettanta chiarezza a risposte ben precise e sempre riproducibili in ogni
singolo distretto anatomico.
Quindi egli arrivò alla conclusione che lo STRISCIAMENTO RIFLESSO
facesse parte del patrimonio congenito del neonato, ma per far si che questo
si manifestasse era necessario evocarlo in modo adeguato.
Vojta come Bobat sfrutta il Riflesso Inibitorio Posturale, cioè blocca
alcune reazioni facilitandone altre. 5
Esperienza con il bambino diplegico
Egli racconta che, un giorno, manipolava un bambino diplegico con forte
ipertonia in equinismo del piede.
Messo il paziente in posizione prona ha flesso il ginocchio per ridurre
l'ipertonia, anche del maggior responsabile dell'equinismo il muscolo
Soleo, quindi ha spinto energicamente il piede in flessione dorsale e il
bambino per difendersi dal dolore ha cercato di liberarsi estendendo la
nuca.
Dunque ha invitato il bambino ad alzare la testa, bloccando il piede, e
ripetendo l'azione ha ottenuto la caduta dell'ipertono dal tricipite surale.
In seguito ha bloccato piede e testa ottenendo una rapida caduta
dell'ipertono e la comparsa del clono achilleo.
Il clono sta ad indicare una labilit à a livello segmentale spinale.
Analizzando il movimento, relativamente ai livelli d'innervazione spinale, ne
deriva che il movimento attivo di estensione della nuca (C1-C7)aveva
determinato la caduta dell'ipertono ad un livello di innervazione (L5-S1) più
basso.
Il movimento cervicale aveva influenzato il tono muscolare di un segmento
lontano.
Tornando sull'esperienza del dr. Vojta con il bambino diplegico abbiamo
visto che delle afferenze puramente spinali, legate ad un movimento attivo
fisiologico, avevano il potere di interferire su uno schema patologico e di
renderlo labile.
Quindi Vojta afferma che, poiché tali esperienze propriocettive
influenzano anche la reattività posturale vuoi dire che esse sono elaborate ad
un livello superiore.
Questo Vojta lo dimostra con i risultati, cioè con la sua "casistica".
Ponendo il bambino in posizione di Stisciamento Riflesso, gli stimoli partono
da tutto il corpo, ed arrivano al Sistema Nervoso Centrale come un codice
fisiologico e ne consegue, nella risposta, la contrazione di muscoli che non
hanno mai lavorato; contrazione che si presenta all'inizio come una
fascicolazione e successivamente come una contrazione globale.
Questo indica che i muscoli ricevono dal "Centro" degli stimoli fisiologici che
entrano in competizione con lo schema patologico.
La Fascicolazione è indice di labilità spinale per il controllo della via finale
comune. 6
Nel nostro caso la rivalità è tra l'attività riflessa dello schema patologico e
quella dello schema fisiologico che viene inserito attraverso gli stimoli della
manovra terapeutica.
FULTON scrive:
"Quando si applicano simultaneamente stimoli che da soli provocherebbero
riflessi dissimili, si verifica una rivalità per il controllo della via finale comune e
l'esito dipende dalla prevalenza di uno dei due".
Vojta dice che analizzando la risposta motoria che si ottiene dalla
stimolazione di quella singola zona, questa è sempre la stessa e col ripetersi
delle stimolazioni si giunge ad una riduzione dell'ipertonia e ad una maggior
disponibilità alle attività fasiche e posturali.
Si può notare inoltre che, nei bambini con sindrome fissata, si ha la riduzione
graduale delle sinergie patologiche, accorciando il divario tra età cronologica
ed età motoria.
Il metodo Vojta è basato sulla provocazione di meccanismi riflessi che
evocano un tipo di locomozione filogenetica.
Questa locomozione riflessa, detta STRISCIAMENTO RIFLESSO, fa
parte potenzialmente del patrimonio congenito del bambino infatti, all'atto
della nascita, esso può essere evocato se stimolato adeguatamente.
In questo tipo di locomozione ritroviamo tutti i meccanismi di
coordinazione che, nella evoluzione del bambino normale, si manifestano
tra il primo e il terzo trimestre.
Le risposte motorie che si ottengono stimolando determinate zone, dette
"ZONE GRILLETTO", non sono segmentali ma coinvolgono la
muscolatura striata dì tutto il corpo del bambino.
Chiaramente le zone stimolate vanno di pari passo con l'età del bambino. 7
Mentre nel primo mese di vita può bastare la stimolazione di una sola zona,
man mano che il bambino cresce bisogna stimolarne anche altre. Ne
consegue che, le risposte ottenute saranno più intense maggiore sarà il
numero delle zone stimolate, determinando la sommazione spaziale degli
impulsi (zone stimolate) e la sommazione temporale dovuta al prolungarsi
delle stimolazioni, trasformando il movimento da isotonico in isometrico.
Come ogni locomozione lo STRISCIAMRENTO RIFLESSO ha le tre
componenti fondamentali:
Postura;
• Raddrizzamento;
• Funzione fasica.
•
Queste tre componenti sono inscindibili perché, in condizioni normali, ogni
locomozione ha motivo di essere per il loro simultaneo contributo.
Per Postura si intende la coordinazione automatica riflessa di tutto il corpo
inteso come un'unità predisposta ad un'attività finalistica.
Ogni locomozione ha la sua BASE PQSTURALE e il suo tipo di
RADDRIZZAMENTO indirizzato ad una FUNZIONE FASICA.
Inoltre Vojta attraverso i "Riflessi Posturali" ha vagliato i "neonati a rischio"
con un accurato Screening neurologico che gli ha permesso di
standardizzare i segnali di allarme di una futura patologia. 8
STRISCIAMENTO RIFLESSO
Le risposte motorie che si ottengono stimolando determinate zone, dette
"ZONE GRILLETTO", non sono segmentane ma coinvolgono la
muscolatura di tutto il corpo del bambino.
Nel trattamento si applica una resistenza a livello delle "zone grilletto"
contro la direzione del movimento, compresa anche la rotazione del capo,
ottenendo una SOMMAZIONE SPAZIALE con irradiazione in tutta la
muscolatura.
La sommazione spaziale è data anche dal numero delle zone stimolate.
Il movimenti viene trasformato da isotonico a isometrico.
A ciò si aggiunge una SOMMAZIONE TEMPORALE data dalla durata
della stimolazione.
POSIZIONE DI PARTENZA DELLO STRISCIAMENTO RIFLESSO
= zona grilletto primaria
= zona grilletto secondaria
= direzione della resistenza 9
CAPO
POSIZIONE DI PARTENZA: il capo va posto ruotato da un lato.
AZIONE:
Estensione asimmetrica dovuta all'azione del muscolo
splenio del lato facciale e del muscolo sternocleidomastoideo del lato
nucale.
Estensione simmetrica dovuta alla contrazione coordinata dei due
muscoli spleni e dei due muscoli sternocleidomastoidei.
ARTO SUPERIORE FACCIALE
Zona grilletto primaria: epitroclea (epicondilo);
Zona grilletto secondaria: margine mediale della scapola.
POSIZQNE DI PARTENZA: L'arto va posto in elevazione vicino alla
faccia con il gomito in appoggio.
RISPOSTA: il braccio si reietta e si adduce mentre il gomito si flette.
Bloccando il gomito impediamo la reiezione del braccio, trasformando
un movimento fasico in un movimento isometrico determinando il
raddrizzamento del cingolo scapolare.
Perché avvenga il raddrizzamento del cingolo scapolare è indispensabile
l'azione coordinata dei fissatori e stabilizzatori della spalla.
La STABILIZZAZIONE della scapola è data della contrazione coordinata dei
muscoli ABDUTTORI (gran dentato e sottoscapolare) e dei muscoli
ADDUTTORI (romboidi e trapezio).
Il RADDRIZZAMENTO e dovuto invece:
anteriormente dall'azione dei muscoli gran pettorale, coraeo-brachiale,
• bicipite;
posteriormente dall'azione dei muscoli gran dorsale, trapezio inferiore,
• sottoscapolare, grande rotondo, deltoide posteriore e tricipite brachiale.
Distalmente abbiamo l'estensione del polso, il passaggio di questo dalla
deviazione ulnare a quella radiale, la flessione delle dita e l'abduzione del
pollice. 10
ARTO INFERIORE FACCIALE
Zona grilletto primaria: condilo mediale (stimolato verso l'acetabolo);
Zona grilletto secondaria: Spina Iliaca Antero Superiore (pressione verso
l'esterno e l'alto stirando il muscolo retto femorale e il muscolo quadrato dei
lombi).
POSIZIONE DI PARTENZA: L'arto va posto in:
modica flessione dell'anca, extrarotazione e abduzione.
Il ginocchio va posto leggermente flesso.
RISPOSTA: triplice flessione con il piede in flessione dorsale e in
pronazione con le dita estese.
La FLESSIONE è dovuta all'azione dei muscoli:
ileo-psoas;
• retto femorale;
• sartorio.
•
L'attività fasica si esaurisce a 45°, quindi inizia il raddrizzamento.
Il RADDRIZZAMENTO è dovuto all'azione dei muscoli:
quadrato dei lombi;
• adduttori;
• medio gluteo.
•
Il ginocchio diviene il perno del raddrizzamento.
Il muscolo medio gluteo prende punto fisso sul femore e mobile sul bacino
svolgendo anche il ruolo di stabilizzatore del bacino facendo quello che in
statica eretta diverrà il suo ruolo fondamentale.
ARTO SUPERIORE NUCALE
Zona grilletto primaria: stiloide radiale.
Zona grilletto secondaria: regione D8 , sotto la spina della scapola.
POSIZIONE DI PARTENZA: l'arto va posto in adduzione, reiezione e
intrarotazione.
RISPOSTA: abduzione e rotazione esterna dovuta all'azione dei muscoli:
deltoide posteriore e medio;
• trapezio superiore ;
• gran dentato , che effettua anche la rotazione ascellare della scapola.
• 11
ARTO INFERIORE NUCALE
Zona grilletto primaria: calcagno.
Zona grilletto secondaria: medio gluteo (pressione verso il ginocchio
controlaterale).
POSIZIONE DI PARTENZA: l'arto va posto in abduzione, flessione e
rotazione esterna dell'anca.
Il ginocchio deve essere flesso.
Il piede va posto a 90° e in supinazione con l