vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
IMITAZIONE E DEFFERENZIAZIONE.
Perché esiste la moda?
La moda esiste da quando la società umana si è costituita come tale, non così
rapida, frenetica, superflua, stupida come la conosciamo oggi. La moda è uno
degli elementi fondamentali per strutturare la società, in quanto contribuisce
alla costituzione di un’identità sociale. La moda articola la struttura gerarchica
della società insieme ad altri elementi quali la struttura elementare della
parentela e dei consumi. Anche la struttura del consumo è un altro degli
elementi che produce la struttura gerarchica della società e questo ha come
punta di diamante il fenomeno della moda. La moda serve a dividere,
distinguere, definire.
TRICKLE DOWN EFFECT: effetto sgocciolamento, che fu pensato da Faller, ossia
dalle classi più alte un’idea di moda sgocciola nelle classi più basse. È proprio
così per Simmel funzionava la moda, chi poteva permettersela sicuramente
aveva più soldi ed erano proprio loro a dare le direzioni.
BUBBLE APP EFFECT: (es. la cultura hip pop) quindi parte dagli strati bassi per
irrorare gli strati più alti della popolazione
TRICKLE ACROSS: ossia la moda che attraversa le culture. È permesso in un
mondo globalizzato come quello odierno
Perché la moda è un movimento culturale?
Vi erano svariate subculture (punk, hippy) che si identificano tramite la moda in
cui si presentavano. Le subculture giovanili sono alla base della moda,
strutturano, costruiscono identità, producono cultura materiale, dei prodotti,
dei vestiti, continuano a far progredire la società verso nuove frontiere.
La pervasività della moda: la moda è un fatto sociale totale. Tutte le società
hanno fenomeni di moda. Secondo Marcel Mousse disse esistono i fatti sociali
totali e la moda è una di questi, la moda è in tutte le epoche, in tutti i luoghi, la
moda è strettamente legata alla società
2°PARTE 15/10/18
VEBLEN : Tratta delle ragioni per cui la società capitalistica è nata è sorta e sì
è sviluppata. Egli studia la classe agita americana a Boston e a New York verso
la fine del 1800. Alcune delle cose che ha teorizzato dunque oggi non valgono
più questo perché il consumo è cambiato. Nel 1899 scrive “Teoria della classe
agiata”. Egli cerca di capire perché si consuma? E la prima risposta che si da è
“per manifestare il proprio status”. Quindi il consumo è per la classe abbiente e
borghese un modo per ostentare il proprio status. Secondo V il consumo si
svincola dal bisogno, infatti si consuma il superfluo. Egli dice una frase
paradossale “per essere onorevole il consumo deve essere anche uno spreco”
ossia per essere definito tale il consumo deve anche sprecare.
Egli escogita 2 concetti:
IL CONSUMO VISTOSO: indica che il proprio status deve essere sempre
manifestato. È chiassoso come un vestito supercolorato. È uno degli
elementi di struttura della società e che V individua nei ricchi della costa
orientale degli USA. Si consuma per necessità e bisogno, per soddisfare
dei desideri, per affermare il mio status. Cioè io posso permettermi un
certo bene. Dunque l’acquisto dei beni di lusso, anche per via indiretta,
serve per comunicare la propria ricchezza (consumo beni di lusso grazie
alla retribuzione che ricevo lavorando)
L’AGIATEZZA VISTOSA: era la possibilità di far vedere che uno non
lavorava e che poteva vivere dei proventi o delle proprie terre o dei servi
che vi lavoravano. Cioè il proprio status deve essere sempre manifestato,
esternato. Questo bisogno oggi però non c’è più ma anzi tutti dal più
povero al più ricco si vergognano di esternare che non lavorano ( Posso
permettermelo perché pur non lavorando sono benestante di mio)
Per Veblen anche le classi meno abbienti cercano il consumo vistoso. Qui si
inserisce il ragionamento sui 3 tipi lusso : lusso estremo, lusso, lusso
democratico. Man mano che si sviluppa il capitalismo a partire dalla rivoluzione
industriale, crescevamo anche etiche differenti e di questo V era stato un
chiaro anticipatore.
- Produttività, efficienza, efficacia
Le fabbriche producevano in maniera sempre più efficiente seguendo la logica
del “ti faccio più prodotti in meno tempo che costano anche meno”. Questi
concetti di produttività ed efficienza a poco a poco escono dai luoghi di lavoro
e si espandono a tutta la società, basta con le classi oziose che non sono
efficienti. Il concetto di agiatezza vistosa dunque passava di moda mentre il
concetto di consumo vistoso diventa ancora più articolato, complesso, diventa
il consumo di tempo, di spazio.
**WEBER (elabora il concetto di produttività associato ad efficacia ed
efficienza )
Weber studia la società capitalistica differentemente a quanto aveva fatto Marx
, che formulando teorie economiche in cui parlava del sensibilmente
sovrasensibile, avevca così cercato di spiegare il perché le merci fossero così
tanto apprezzate dai consumatori. W ragiona sull’etica protestante che sembra
consona al capitalismo ma di fatto non porta a un diretto e immediato sviluppo
dei consumi. Secondo l’etica protestante gli esseri umani amministrano i beni
che ricevono in dono da dio. Dunque arricchirsi secondo l’etica protestante non
è una colpa ma una sorta di preghiera laica, un ringraziamento ai doni divini
che mi sono stati dati in dote. Per la morale cattolica invece essere ricchi in
parte è una colpa. W dunque sostiene che se è nell’etica protestante che si
ottiene quello che Marx avrebbe definito un plus valore allora non si sta
commettendo nessun delitto.
Diverso è il discorso sui consumi: L’etica protestante per Weber va bene per la
produzione ma non per i consumi. Quella cattolica non è adatta ne alla
produzione nè al consumo. Ad ogni modo nessuna di queste due etiche
accettava il consumo. Secondo l’etica protestante i beni ricevuti erano doni di
dio, andavano accumulati e non sprecati, secondo i cattolici invece siamo
persone prima ancora che cittadini e prima ancora consumatori per tanto non
siamo quello che compriamo ma siamo i sentimenti, le nostre credenze, gli
stati d’animo ecc.
La questione del consumo all’interno di una morale cattolica assume una
conseguenza quasi paradossale in Italia negli anni 60. In Italia dal 1958 al
1962 si verifica un BOOM ECONOMICO tale per cui il paese (4 anni) diventa la
7 potenza industriale nel mondo. Con l’avvento della televisione e del suo
primo canale, i notabili democristiani si avvicinarono all’idea accettare gli
inserzionisti pubblicitari nella nostra televisione ma i vescovi cattolici si
contrapposero duramente perché ritenevano la pubblicità come la farina del
diavolo. Si giunse ad un compromesso che si chiamò carosello. Dunque Nè
l’etica protestante nè quella cattolica amavano il consumo. Ma a partire dagli
anni 80 si capisce che non si può solo produrre senza sviluppare i processi di
consumo altrimenti la produzione si inceppa. Quando si è scoperta l’importanza
del consumo sono cambiante tante cose tra cui anche le città che sono
diventate più adatte al consumo.
W fa una cosa impensabile, ossia classifica le azioni umane in 4 tipologie:
Azioni tradizionali: (mangio, bevo, dormo ecc.) ossia le azioni
abituali che la combinazione tra corpo e cervello ci consente di
effettuare
Azioni affettive ossia una carezza, un’azione affettiva che ha
rilevanza perché abbiamo bisogno di relazionarci con gli altri, siamo
infatti esseri sociali e non solo individuali
Azioni razionale rispetto al valore: ossia ognuno ha un proprio
sistema di valori a partire dal quale agiamo conseguentemente, qui W
è molto lineare ossia pensa che tutti noi abbiamo piena coscienza sia
del nostro sistema di valori sia delle conseguenze che questo
comporta. Ci sono delle azioni fatte in ragione del valore, il che a
livello statistico è vero.
Azioni razionali rispetto a uno scopo: qui i valori non ci sono, ma
ci sono gli obbiettivi che voglio raggiungere.
Con questa classificazione egli fa alcune considerazioni : il primo tipo di azioni
ci serve per sopravvivere, per quanto riguarda il secondo tipo, ci sono momenti
in cui queste azioni sono più valorizzate ma comunque ci sono, poi il terzo tipo
in cui valori tendono un po’ a scemare, e il quarto tipo, dove rimangono le
azioni fatte per raggiungere degli scopi, questa è la sua considerazione finale.
Unendo il discorso dell’efficacia e dell’efficienza allo sviluppo di azioni razionali
rispetto allo scopo si arriva al disincantamento della società. Una società
disincantata è per W una gabbia ferrea dove non vi è possibilità di essere liberi
nemmeno di buttare via il nostro tempo. Non è che non c’è posto per il
pensiero creativo ma questo deve essere capace di produrre essendo efficace
ed efficiente. Siccome abbiamo bisogno di incantarci, una forma di
reincantamento è data proprio dallo spettacolo delle merci, dalle forme di
consumo, dall’esigenza di consumare. Dal disincantamento nasce la voglia di
consumare.
RIESMAN : è un sociologo americano. Scopre lo standard package ossia la
quantità e la qualità dei beni acquistati che permettono ai consumatori di
sentirsi parte di un sistema sociale. Alberoni traduce questa espressione in
beni di cittadinanza, ossia beni che ci rendono pieni cittadini del nostro
tempo. Negli anni 50 egli scopre che l’americano medio per sentirsi a proprio
agio doveva avere una casa, una lavatrice, un telefono. Lo standard package
cambia da epoca a epoca ossia ci sono dei prodotti in ogni epoca e in ogni
nazione senza i quali le persone si sentirebbero o cittadini di serie b o neppure
cittadini. Lo standard package è transitorio perché cambia nel tempo e nello
spazio ma fornisce un’identità di cittadinanza a chi lo possiede. La
socializzazione anticipatoria è legata al concetto di standard package perché io
ho delle cose ma cosa poteri fare se ne avessi a disposizione altre? Si sostanzia
nella la capacità degli individui di immaginarsi in un ruolo che non è quello
attuale.
LIBRO DELLA SASSATELLI SPIEGATO 16/10/18
NASCITA E GENESI DEL CONSUMO
La Sassatelli dice che gli oggetti segnano i momenti importanti delle nostre
vite, gli oggetti devono testimoniare la nostra presenza, vicinanza, il nostro
essere solidali, felici o infelici. Questa è la modalità che ha iniziato a sviluppare
i