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Chiesa, che fu celebrato a Nicea, presso Nicomedia (nel nord-ovest dell’attuale Turchia) nel
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325 .
3. Il Concilio di Nicea
Il Concilio di Nicea è il primo raduno di vescovi che si sia realizzato nella storia della
Chiesa. Fu convocato, come dicevamo, da Costantino e vi parteciparono circa 300 vescovi
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orientali, e 6 provenienti dall’Occidente latino, tra cui Osio di Cordova e due preti romani
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delegati da Papa Silvestro .
A favore delle tesi di Ario si schierarono, come era prevedibile, Eusebio di Nicomedia
ed Eusebio di Cesarea. Contro Ario c’erano invece Alessandro e il suo diacono e futuro
successore Atanasio.
La professione di fede che venne sancita, fu proposta alla fine di un’ampia discussione
proprio da Eusebio di Cesarea, ed era quella in uso nella sua diocesi, salvo l’introduzione di
alcune modifiche significative. La natura divina del Logos venne espressa con la seguente
formulazione: “generato dal Padre, ossia della stessa sostanza del Padre, Dio da Dio, luce da
luce, Dio vero da Dio vero, generato non creato”. Una decisione che da quel momento in poi
sarebbe stata vincolante per tutta la Chiesa. Purtroppo, come anticipavamo nell’introduzione,
a questa chiarezza terminologica non corrispose affatto un periodo di tranquillità nella vita del
cristianesimo – almeno per il successivo mezzo secolo –, poiché fu proprio l’elemento
scatenante che alimentò ancora di più e in maniera esacerbata gli estremi del conflitto e le
fazioni in contesa. Come spiega Pincherle, “l’unione e la sconfitta dell’eresia non erano
10 Cfr. L. DATTRINO, Lineamenti di Patrologia, cit., p. 146; A. TORRESANI, Storia della Chiesa, cit.,
pp. 79-81.
11 Idem.
12 A differenza di Torresani, Dattrino ne indica “tre o quattro”: L. DATTRINO, Lineamenti di Patrologia,
cit., p. 147.
13 Cfr. L. DATTRINO, Lineamenti di Patrologia, cit., p. 147; A. TORRESANI, Storia della Chiesa, cit.,
p. 81. 4
ancora opera di un’azione spontanea di tutti”, tant’è che “la vittoria dell’ortodossia era stata
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ottenuta, per il momento, grazie all’appoggio dell’imperatore” . Un appoggio che di lì a poco
sarebbe cambiato proprio in favore degli ariani.
4. Le vicissitudini imperiali e il susseguirsi dei Sinodi
Anche se Costantino aveva inizialmente decretato il successo dei niceani, bastò che
Eusebio di Nicomedia e Eusebio di Cesarea riconquistassero il suo favore, affinché le lotte per
l’affermazione dell’arianesimo riprendessero vigore. Il primo ricevette la carica di consigliere
dell’imperatore per le questioni religiose, e tra il 326 e il 335 riuscì a far deporre una decina di
vescovi dalle loro sedi, fino all’esilio di Atanasio, che nel frattempo era divenuto vescovo di
Alessandria (328). Quanto ad Eusebio di Cesarea, divenne biografo di Costantino e storico
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ufficiale della Chiesa, oltre a rivestire consapevolmente un ruolo di mediatore in tutta la
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vicenda .
Il “metodo” utilizzato dai filoariani per colpire i vescovi avversari era sostanzialmente
quello di convocare un sinodo che si sarebbe dovuto pronunciare sulle rispettive accuse di
immoralità, precedentemente diffuse e segnalate all’imperatore. Ad esempio, fu questa la
sorte che toccò a Eustazio di Antiochia, esiliato in Tracia dopo il sinodo celebrato nella sua
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città . L’accusa rivolta ad Atanasio fu quella di aver curato i suoi interessi e non aver
rispettato le leggi e l’ordine pubblico; il sinodo convocato a Tiro, formato maggiormente da
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vescovi a lui ostili, ne decretò l’esilio a Treviri nella Gallia .
Nel frattempo morì sia Ario (336), che Costantino (337) e Eusebio di Nicomedia (341),
per cui si poteva aspirare ad un periodo più tranquillo, sennonché le dispute continuarono, a
cominciare dalle rivalità di indole imperiale – con tanto di guerra civile – tra i figli di
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Costantino suoi successori: Costanzo II, Costante e Costanzo .
14 A. PINCHERLE, Introduzione al cristianesimo antico, Laterza, Bari 1971, pp. 163-164.
15 Cfr. A. TORRESANI, Storia della Chiesa, cit., p. 80.
16 Cfr. L. DATTRINO, Lineamenti di Patrologia, cit., p. 148; A. TORRESANI, Storia della Chiesa, cit.,
p. 82. 17 Cfr. A. TORRESANI, Storia della Chiesa, cit., p. 82.
18 Idem, pp. 82-83.
19 Cfr. L. DATTRINO, Lineamenti di Patrologia, cit., p. 149; A. TORRESANI, Storia della Chiesa, cit.,
p. 83. 5
4.1 Il sinodo di Roma
Sintetizzando, l’impero fu diviso tra Costante, ad Occidente, niceano, e Costanzo, ad
Oriente, filoariano. Quanto a Costantino II, uno dei suoi primi atti fu quello di revocare
l’esilio di Atanasio ma la protesta dei filoariani complicò ulteriormente la situazione, con
tanto di intervento di Papa Giulio I. Questi convocò un ulteriore sinodo a Roma, al quale però
si rifiutarono di partecipare i filoariani ritenendo la questione interna alla Chiesa d’Oriente. Il
decreto del sinodo fu ancora una volta a favore di Atanasio, univo vescovo legittimo di
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Alessandria, che tuttavia dovette rimanere in esilio .
4.1 Il sinodo di Sardica
Con l’insistenza del Papa, Costanzo riunì un nuovo sinodo alla presenza di vescovi
d’oriente e d’occidente a Sardica (Sofia) nel 343, ma anche qui i vescovi orientali – che nel
frattempo avevano rinunciato a partecipare all’assemblea – ribadirono per lettera le accuse nei
confronti dei vescovi deposti e inclusero tra questi anche il Papa, Osio di Cordova e
Massimino di Treviri. Oltre a decretare ancora una volta l’innocenza di Atanasio, questo
sinodo riaffermò il simbolo di Nicea. Con ciò, le due Chiese iniziarono il definitivo
allontanamento; Atanasio, nel 345, poté ritornare ad Alessandria, sostenuto da almeno 400
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vescovi e grazie all’influenza esercitata da Costante .
4.2 I sinodi di Arles e Milano
Alla morte di Costante, suo fratello Costanzo, divenuto l’unico imperatore, convocò ad
Arles (353) un sinodo dei vescovi delle Gallie, obbligati a firmare la condanna di Atanasio; a
questa convocazione ne seguì una successiva a Milano, due anni dopo, per volere di Papa
Liberio. Anche in questo caso l’imperatore pilotò il sinodo e riottenne la condanna di
Atanasio. Chiaramente, tutti quelli che si rifiutavano di sottoscriverla, erano esiliati. Poiché il
vescovo di Alessandria era protetto dai fedeli, l’imperatore ricorse all’esercito, ed Atanasio fu
costretto nuovamente all’esilio, questa volta tra i monaci della Tebaide. La stessa sorte toccò a
22
Osio e Papa Liberio, esiliati in Tracia .
20 Idem.
21 Cfr. A. TORRESANI, Storia della Chiesa, cit., p. 83.
22 Idem, pp. 84-85. 6
4.3 La formula di Sirmio
Nel frattempo, a Sirmio, su iniziativa del locale vescovo, venne preparata una nuova
formula di fede in cui non comparivano i termini legati alla “sostanza”, basata sulla teoria di
Aezio, un retore convertito al cristianesimo, dal quale nacque la nuova setta degli anomei. A
questa setta si oppose Basilio di Ancira, il quale con un artificio verbale proclamò che il
Figlio era “simile” al Padre nella sostanza, formulazione bene accetta sia dall’imperatore che
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dal Papa .
4.4 I concili di Seleucia e Rimini
Nel 359 l’imperatore convocò un doppio concilio, uno a Seleucia, per gli orientali, e
l’altro a Rimini, per gli occidentali; lo scopo era sempre quello di approvare un documento a
favore dei filoariani, cosa che avvenne a seguito di non pochi misfatti. La formula che
prevalse a Seleucia fu quella di Sirmio, poi proclamata da Costanzo nel 360; fedeli a Nicea
restavano solo i vescovi dell’Egitto.
4.5 I sinodi di Parigi e Alessandria
Alla morte di Costanzo, Ilario di Poiters convocò un ulteriore sinodo dei vescovi delle
Gallie a Parigi, inducendoli ad attenersi alle decisioni di Nicea. Da parte sua, anche Atanasio,
che nel frattempo era rientrato in diocesi, convocò un sinodo ad Alessandria nel 362, il quale
stabilì che chi continuasse a sposare la dottrina ariana doveva essere ridotto allo stato laicale,
mentre quei vescovi che erano stati costretti ad aderirvi, potevano conservare i propri
incarichi una volta sottoscritto il simbolo niceno. Questo evento decretò, in un certo senso, la
fine dell’arianesimo, nonostante altri sporadici tentativi di ristabilimento, durante l’impero di
24
Valente (363-378) .
5. Il ruolo di Atanasio
23 Idem, pp. 85-86.
24 Idem, pp. 88-89. 7
Come abbiamo visto, il personaggio che più di ogni altri si oppose all’arianesimo fu
Atanasio. Nato ad Alessandria nel 295 da genitori cristiani, ricevette una formazione classico-
filosofica e fu uno studioso appassionato delle Sacre Scritture. Il suo ruolo di strenuo
difensore del Concilio di Nicea – e quindi il suo anti arianesimo – cominciò proprio nei giorni
dell’assise, a cui prese parte come accompagnatore del vescovo Alessandro, al quale successe
nel 328. Come ben riassume Daniélou, per via della difesa della dottrina sancita a Nicea,
Atanasio dovette subire ben cinque esili, il primo a Treviri, sotto Costantino, il secondo a
Roma, sotto Costanzo, e gli ultimi tre nel deserto d’Egitto, prima sotto Costanzo e poi sotto
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Giuliano e Valente . Nonostante queste prove, scrisse molte opere, tra cui alcuni scritti
apologetici e dogmatici, come il Discorso contro i pagani e sulla incarnazione del Verbo, nel
quale condannava l’idolatria e il politeismo e riteneva l’incarnazione come unico rimedio per
guarire dalla corruzione umana, o i Discorsi contro gli ariani, dove confermava la sostanziale
unità tra il Padre e il Figlio e l’eterna generazione di questi dal Padre. Vanno ricordati anche
alcuni scritti storico-polemici, redatti soprattutto durante gli esili e ad essi connessi, e gli
scritti ascetici, dall’aspetto biografico, trattandosi di vite di santi, vescovi, asceti e monaci; tra
questi spicca Vita Antonii sul padre del monachesimo, Antonio abate, che lui stesso
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conobbe .
Conclusione
Come abbiamo visto, la controversia ariana nacque e si sviluppò per buona parte del IV
secolo, e fu caratterizzata da un intreccio tra questioni dottrinali e la vita dei vari imperi che si
sono succeduti. Il motivo della discordia era legato alla negazione, ad opera di Ario, della
divinità del Figlio di Dio, formulazione che fu contestata e quindi ben elaborata dal Concilio
di Nicea, convocato da Costantino nel 325. Un personaggio emerse su tutti, come strenuo
difensore della formulazione nicena, e fu l’alessandrino Atanasio, oggi venerato dalla Chiesa
come santo.
Bibliografia
J. DANIÉLOU, Nuova storia della Chiesa, Marietti, Torino 1970.
25 Cfr. J. DANIÉLO