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Estratto del documento

Yasumaro portò a termine tale compito nel 712, consegnando il Kojiki all’imperatrice Genmei. Il Kojiki venne com-

pletato anche grazie al volere di quest’ultima, sia per celebrare la scoperta di un giacimento di rame e sia per farsi

conoscere all’estero. Lo scrittore si avvalse, oltre che delle fonti ufficiali, anche di testi scritti e memorizzati da Hie-

da no Are.

L’unico sistema di scrittura conosciuto dai giapponesi agli inizi dell’ottavo secolo erano i caratteri cinesi, non a-

datti alla polisillabica lingua del Giappone. Nonostante l’arrivo del Buddhismo nel sesto secolo i giapponesi non usa-

rono l’alfabeto sanscrito per la propria lingua, la quale sarebbe risultata molto più semplice.

La prefazione del Kojiki, scritta da Yasumaro, spiega la difficoltà di scrivere giapponese con i caratteri cinesi.

Essi potevano essere utilizzati per il loro valore fonetico, tralasciando il loro valore semantico. Questo accadeva per

esempio con parole di particolare importanza, come i nomi degli Dei, o nelle canzoni, dove il suono delle parole veni-

va ritenuto più importante del significato dei poemi.

Un secondo metodo era quello di usare i caratteri come ideogrammi, prendendo il loro significato (lettura kun/on).

Le moderne edizioni del Kojiki seguono di solito la ricostruzione fatta da Motoori Norinaga (1730-1801), che

determinò le letture giapponesi prima stabilendo le parole giapponesi che erano note per essere esistite nell’antico

Giappone e poi fece combaciare i caratteri con il vocabolario noto.

Il Kojiki è diviso in tre volumi: il Kamitsumaki (“primo volume”), il Nakatsumaki (“volume centrale”) e il Shimo-

tsumaki (“ volume più basso”).

Il Kamitsumaki, include la prefazione di Yasumaro, in netto contrasto con il resto dell’opera per il suo uso della

retorica cinese, che riassume gli eventi dei tre libri e di come l’imperatore Temmu decise di far compilare questa o-

pera, e delinea i miti che riguardano la nascita del Giappone.

Il primo libro si apre con la nascita di tre dei in Takama no hara, l’Altopiano del Paradiso. La terra al di sotto sem-

brava olio galleggiante e alla deriva come meduse. Essi crearono altri dei, Izanagi (“colui che invita”) e Izanami

(“colei che invita”), sua sposa. Fu ordinato loro di creare e solidificare la terra fluida. Essi si trovano sul ponte di

oro celeste con lo sguardo fisso sulla terra e i suoi oceani. Izanagi possiede una lancia ornata di gioielli, l’Ameno-

huhoko, donata dagli dei precedenti. Egli immerse la lancia nell’oceano, creando l’isola di Onogoro. Scendendo giù

dai cieli, Izanagi e Izanami crearono la loro casa e un pilastro centrale. Decidendo di popolare la terra, Izanagi gira

intorno al lato sinistro del pilastro mentre Izanami gira intorno a quello destro. Quando si incontrano lei gli parla per

prima e questo atto non piacque agli dei, giudicando inappropriato che una donna si rivolga per prima ad un uomo

e così maledirono la coppia. La prima prole fu una sanguisuga, Hiruko, così grottesca che fu allontanata via su una

piccola barca. Anche le successive nascite non furono niente di che. Decidono così di rivolgersi agli dei e questi

ultimi spiegano ad entrambi la loro maledizione e decidono di dargli una seconda possibilità. Ancora una volta la

coppia gira intorno al pilastro, ma questa volta Izanagi parla per primo. L’accoppiamento è ora fruttuoso. Izanami

dà alla luce la Terra delle 8 Grandi Isole - Awaji, Shikoki, Oki, Kyushu, Iki, Tsushima, Sado e Honshu (Ya-mato). Dà

poi alla luce altre sei o meno isole minori e gli dei della terra e del ma-re, del vento, delle montagne e così via.

Izanami rimane ferita quando dà alla luce la divinità del fuoco e dai suoi escrementi dovuti al malore nascono altre

divinità. Infine muore. Izanagi, furioso con la divinità del fuoco per aver causato la morte della moglie, gli tagliò la

testa. Il sangue della sua spada diede vita ad altre otto divinità.

Dopo la morte di Izanami, il marito si mise in viaggio verso Yomi, la terra dei morti, in cerca di lei. Lei arrivò fino

all’ingresso degli inferi per incontrarlo. Egli la esortò a tornare ma ella non poteva in quanto aveva mangiato il cibo

di Yomi. Pregò anche gli dei, ma senza aver successo. Izanagi, impaziente, la cercò usando come torcia nella oscu-

rità un dente del pettine che portava tra i capelli. Con orrore scoprì il cadavere di Izanami che si contorceva con

vermi, e c’erano otto dei dei dei fulmini in varie parti del corpo. Egli corre via per l’orrore ma Izanami urla di collera

contro il suo amore che l’abbandona e dopo averlo fatto attaccare dalle streghe (distratte con dell’uva e germogli di

bambù) e dagli otto dei dei fulmini (respinti con la spada e tre pesche) senza successo, ella stessa venne all’insegui-

mento, ma Izanagi sigilla in tempo il passaggio tra i due mondi con un grande masso. Izanami giurò che avrebbe

ucciso ogni giorno mille persone per vendicarsi, ma Izanagi rispose che avrebbe fatto in modo che ogni giorno na-

scessero 1500 persone.

Lasciando la caverna Izanami si reca al fiume per lavarsi dalle impurità di Yomi. Ogni parte del suo corpo che toc-

cò l’acqua si trasformarono in divinità. I più importanti furono Amaterasu, nata dal suo occhio sinistro, a cui fu as-

segnato il comando dell’Alta Pianura del Cielo, Tsukiyomi, nato dal suo occhia destro, a cui fu dato il regno della

notte e Susano-o, nato dal suo naso e delegato all’oceano.

Possiamo così notare come ci sia scarso interesse nel Kojiki per piante, alberi e animali. Non vi è nemmeno al-

cuna spiegazione sui popoli barbari (coreani) incontrati lungo la storia. Vi è anche una mancanza di unità tra i vari

racconti e ciò può essere dovuto alla mancanza di un divinità centrale o eroe (nel senso occidentale del termine).

Il primo “eroe” è il Dio Susano-o, che quando fu ordinato dal padre di governare i mari, scoppia a piangere cau-

sando l’appassimento delle verdi montagne e il prosciugamento dei mari. Questo perché egli desiderava andare

dove si trovava la madre (nella storia del Nihon Shoki, Susano-o è figlio di Izanami e Izanagi). Questa richiesta fe-

ce arrabbiare Izanagi, che lo bandì. Quando quest’ultimo si congeda da sua sorella, Amaterasu, insiste che le sue

intenzioni non erano malvagie e, per provarlo, suggerisce che dovrebbero generare dei figli e se quest’ultimi fosse-

ro nati buoni, avrebbe dimostrato che i suoi motivi non erano cattivi. Amaterasu prende la spade del fratello e la

spezza in tre pezzi prudendo tre divinità femmine. Susano-o prende le perline avvolte intorno ai capelli della sorel-

la, le mastica e poi le sputa, producendo cinque divinità. Egli rivendica la vittoria, ed è talmente inebriato dal suc-

cesso che abbatte le creste che separano le risaie di Amaterasu, sparge feci attorno ad una sala sacra e apre un

buco sul tetto della sala di tessitura della sorella e lascia cadere in esso un cavallo pezzato scorticato sul poste-

riore. Amaterasu, inorridita da suo fratello, si nasconde in una caverna, facendo cadere il mondo nell’oscurità. Fu

tentata ad uscire solo quando udì le risate di altre divinità che stavano guardando la danza di Ame no Uzume

(kagura).

A Susano-o toccò pagare una multa, a tagliarsi la barba e le unghie, ed essere esorcizzato prima di essere espulso

dall’Altopiano dei Cieli.

Una volta nel regno dei mortali, Susano-o divenne un eroe nel comune senso del termine, uccidendo il drago che af-

fliggeva il popolo di Izumo e sposando varie signore della regione. L’associazione con Izumo può indicare che inizial-

mente fosse il Dio degli Izumo, adottato poi dal pantheon Shintoista quando la corte di Yamato estese la sua autorità

nella regione di Izumo.

Un poema attribuito a Susano-o , in occasione della costruzione del palazzo per la sua sposa, è considerato tradi-

zionalmente il primo poema giapponese. Esso è stato interpretato come una canzone di matrimonio, una canzone sul

lavoro (costruzione di una casa) o una canzone rituale per chiedere protezione dagli dei di Izumo per una nuova cop-

pia sposata. Il poema osserva la metrica che diventerà poi la classica forma del verso, il Waka, scritto in cinque versi

di 5, 7, 5 , 7 e 7 sillabe. In questo poemi vi sono molte ripetizioni, cosa che andrà ad affievolirsi con il passare del

tempo, e vi è l’insistenza sul numero otto. Nel primo verso troviamo anche una makurakotoba, un epiteto di solito

messo davanti a dei nomi importanti per meglio definirli. Yakumo tatsu è la makurakotoba per Izumo.

Subito dopo la storia dell’avventura di Susano-o, abbiamo una favola sul coniglio bianco di Inaba, il quale, avendo

bisogno di arrivare sull’altra sponda del fiume, inganna dei coccodrilli scommettendo con loro chi avesse la famiglia

più numerosa. Li fece mettere in fila per contarli, formando così una passerella e passando sopra di quest’ultimi, ma

l’ultimo coccodrillo si accorge dell’imbroglio e afferrandolo gli strappa la pelliccia. Il coniglio viene poi trovato da Oku-

ninushi e i suoi 80 fratelli (discendenti del Dio Susano-o), che gli consigliò di andare a lavarsi nell’acqua salata.

Come gesto di gratitudine l’animale predisse che la principessa Yakami avrebbe scelto proprio lui come marito.

Questa storia pone una pausa nella narrazione di guerre e accoppiamenti.

La storia di Okuninushi continua negli episodi successivi. I suoi ottanta fratelli malvagi lo tormentano e due di loro

riescono anche ad ucciderlo due volte, ma viene fatto rinascere entrambe le volte da sua madre. Si dirige a Izumo

dove il Dio Susano-o lo proteggerà. Quest’ultimo lo invita davvero nel suo palazzo, ma la camera da letto dove Oku-

ninushi viene sistemato per la notte è piena di serpenti. Ma la figlia di Susano-o lo aiuta ad uscirne indenne, offren-

dogli una sciarpa repellente per serpenti. La notte seguente gli viene offerta un’altra camera, questa volta piena di

millepiedi e api, ma la figlia lo aiuta di nuovo. Susano-o decide così di sottoporre Okuninushi ad un’altra sfida: lancia

una freccia in una pianura e gli ordina di recuperarla, ma quando raggiunge il centro della pianura Susano-o lo cir-

conda con il fuoco. Non sembra esserci via d’uscita ma un topo che consegna un messaggio a Okuninushi: “l’in-

terno è cavo cavo, l’esterno è stretto stretto”. Capendo subito l’indovinello scava un buco nel terreno con i piedi in

cui scompare mentre le fiamme passano sotto la sua testa. Più tardi, il topo gli porta la freccia di Susano-o come

premio. Quando Susano-o lo rivede con la freccia rimane molto sorpreso e dopo aver ottenuto in sposa la figlia ar-

chitetta un piano bloccando Susano-o legandogli i capelli a

Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
5 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-OR/22 Lingue e letterature del giappone e della corea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher lanfri di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura giapponese e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Coci Gianluca.