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Philadelphia (1952—1957) e mai realizzata, è un

grattacielo geodetico reso stabile da solette in cemento

a forma di tetraedro.

Progetto per 54-55

casa Adler

Progetto molto semplice che si presenta come montaggio di cubi, quadrati. Cellule che si aggregano una

sull’altra caratterizzate da quattro pilastri in cemento.

Utilizza cemento armato pre compresso. La pre compressione consenta la pre fabbricazione degli elementi,

che poi vengono montati in cantiere in maniera rapida. Tutti i giunti vengono lasciati a vista. Anche i

materiali in facciata sono lasciati a vista. Il tamponamento in mattoni. Un montaggio di parti celebrato dalla

presenza delle torri.

Le tre cellule si affiancano l’una all’altra Kahn unisce tre pilastri, quando ne bastava uno, per sottolineare

come le cellule devono essere dipendenti.

Trenton Bath House

Aggregazione di quattro unità uniti con un impianto classico, canonico a

croce greca (rinnovo dell’attenzione per la storia, ritorno indietro)

University of Pennsylvania 1957

Richards Medical Research Building,

Torri affiancate costruite in cemento armato precompresso (uno dei primi edifici) e rivestite in mattoni, un

vero e proprio montaggio di elementi. Tutti i giunti lasciati a vista, colorati per renderli ancora più evidenti.

Usa la geometria per individuare le diverse funzioni. Attraverso la geometria

individuo uno spazio.

Primo gesto disegnare una figura geometria, il paesaggio dell’uomo sulla terra.

Attraverso una geometria traccio un limite ed individuo uno spazio che non è uno

spazio qualsiasi, ma è uno spazio che accoglie la domanda, accoglie urgenze

interiori, aspirazioni che fondano l’architettura. L’architetto deve partire dalle

risposte a queste domande.

Qui si compie la consapevolezza, paesaggio dalla natura al uomo, non solo ai suoi

bisogni ma soprattutto alle sue aspirazioni. “il progetto nasce dalle domande

circostanziali”.

Tutte queste parti vanno poi ricomposte in modo tale che l’aspirazione iniziale sia

ancora visibile.

La Jolla, 19959-65

Salk Institute for Biological Studies,

Committente Jonas Salk realizzatore del primo vaccino contro la

poliomielite, decide di costruire un centro di ricerca dove inizierà a

compiere i primi studi contro l’AIDS.

Salk chiede a Kahn di costruire un edificio che non debba solo

funzionare bene ma deve far capire il senso del mestiere, dello

studio, del sacrificio. Tra committente e architetto si crea un’intesa

che permette la costruzione di uno degli edifici più interessanti.

Struttura affacciata sull’oceano.

Era un progetto caratterizzato da tre parti, ma verrà costruita solo la parte dei laboratori. La piazza centrale

doveva essere un giardino. Non ci sono rivestimenti, materiali tutti in vista a parte i travi, chiusi e non

lasciati a vista. Protagonista è quindi il materiale: cemento gettato (che deve competere con la qualità del

travertino).

Viene aggiunta quindi la Pozzolana, materiale romano, richiamo all’antico voluto ed evidente. Dalla qualità

del materiale dipende la qualità anche della luce.

Luce ruolo importantissimo. Luce diventa lo strumento con

la quale Kahn compone rivestimenti.

Luce utilizzata come strumento per scandire gli spazi.

Grande importanza anche al porticato.

Museo Kimbell

Gli si chiede di utilizzare per il museo l’illuminazione della luce naturale. Kahn immagina il museo come un

montaggio, un’aggregazione di gallerie espositive strette e lunghe con un lucernario in chiave che deve

permettere l’illuminazione naturale. Prende come riferimento principale Le Corbusier (Villa Sarabhai,

Ahmedabad 1955).

Fa vari ragionamenti sul rapporto della sezione della volta e della luce: scegliendo alla fine la volta a cicloide,

à

volta che funziona come una trave in appoggio non scarica lungo il fronte longitudinale, ma scarica sopra

degli archi di testa che a loro volta si appoggiano a pilastri consentendo di ottenere lo spazio voltato, la luce

zenitale e gli consente di avere degli spazi liberi da pilastri, muri ed elementi strutturali.

Nel portico la volta, l’arco e i pilastri vengono esibiti. Viene lasciata una pausa costruttiva, un intervallo, per

aiutarci a capire come funziona la struttura e lasciar entrare luce (importante rapporto luce-struttura).

Pareti di rivestimento in travertino, arco di vetro che oltre far entrare la luce dci fa identificare cosa regge

l’edificio. 1965-72

Biblioteca per la Philips Exeter Academy,

Cubo gigantesco in mattoni rotto agli angoli, come un edificio che sta sul punto di cadere, spezzarsi.

Vuol sembrare un edificio in rovina. Impianto centrico con un grande spazio centrale.

Vuoto a tutta altezza che attraversa l’intero edificio intorno al quale si costruisce l’edificio stesso.

Fascia centrale di servizio in cemento. Spazio vuoto centrale circondato da libri. Struttura portali in cemento

ai quali sono appesi setti in cemento. Intercapedine in mattoni che donano spazi con divanetti per la lettura.

Indian Institute of Management, Ahmedabad, 1962-74

Costruisce muri per la luce, muri con aperture enormi

prive di infissi che hanno la funzione di proteggere dal

sole, consentire la ventilazione e proteggere dai

monsoni.

Ingresso in diagonale che ti porta direttamente alla

corte, ingresso protetto dall’ombra di un grandissimo

albero.

“Le scuole iniziano ad esistere quando un uomo sotto un albero,

ignaro di essere insegnante, cominciò a discutere la sua presa di

coscienza con pochi altri, che non sapevano di essere studenti. Gli

studenti riflettevano sulle cose che venivano discusse su quanto

fosse bello trovarsi alla presenza di quell’uomo. Desideravano che

anche i loro figli potessero ascoltare le parole di un uomo simile.

Così, ben presto, vennero approntati degli spazi e presero forma le prime scuole. La nascita delle scuole era inevitabile; faceva

parte delle aspirazioni degli uomini…Ma lo spirito dell’inizio è andato perduto”.

Dettagli
A.A. 2017-2018
7 pagine
SSD Ingegneria civile e Architettura ICAR/18 Storia dell'architettura

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher vittoriavesentini di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'architettura contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Iuav di Venezia o del prof Bonaiti Maria.