vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Lycidas, l'elegia dedicata a un amico di collegio, Edward King
Il componimento fu pubblicato per la prima volta nel 1638, in un volume che conteneva altre elegie, la gran parte in latino, tutte in onore di quel giovane scomparso prematuramente e che sembrava invece destinato a un radioso avvenire. In Lycidas troviamo riproposti e fusi elementi di ispirazione classica, cristiana e personale, che concorrono a conferire al testo non solo perfezione formale ma sentita profondità di contenuto. Nel 1638 Milton riesce finalmente a recarsi in Italia e a visitare i luoghi che avevano visto fiorire molti dei capolavori dai quali egli aveva tratto ispirazione e sui quali modellava la propria arte. Già padrone della lingua, il poeta frequentò a Firenze i principali letterati della città e lesse suoi versi latini in alcuni incontri dell'Accademia degli Svogliati. Nella Defensio Secunda (1654), Milton annota che da Firenze
Raggiunse prima Siena e poi Roma e infine Napoli. Al contrario delle altre città italiane visitate fino a quel momento, Napoli era la capitale di un regno e, con Londra e Parigi, una delle grandi metropoli europee. A Napoli a fargli da "guida" fu Giambattista Manso, marchese di Villa, grande protagonista della vita sociale e culturale partenopea. Da colto mecenate Manso si era già distinto quale protettore di alcuni fra i più eminenti e tormentati artisti del tempo: da Caravaggio al famoso compositore di madrigali Carlo Gesualdo, principe di Venosa, da Torquato Tasso a Giovan Battista Marino. Come Milton, Manso era convinto che di fondamentale importanza fosse la diffusione dell'istruzione e della cultura e costantemente agì per favorirne la promozione. A lui si deve, fra l'altro, la creazione, nel 1608, dell'istituto dei "Seminari dei Nobili", pensato per avviare agli studi, in maniera gratuita, i giovani nobili.
napoletani; così come l’apertura, nel1611, dell’Accademia degli Oziosi, iniziativa resa possibile grazie all’appoggio dell’illuminato viceré spagnolo,Pedro Fernández de Castro. Giambattista Manso, figura assai più vicina al suo temperamento e alle sueinclinazioni artistiche di quanto non si fossero rivelati gli intellettuali fiorentini, Milton dedicherà alcuni versi diossequio, in esametri latini, il Mansus (1638). Il componimento si conclude con una nota personale nella qualeMilton accenna al proposito di scrivere un poema epico centrato su un tema nazionale, sul modello dell’Eneidevirgiliana, ed esprime altresì la speranza, nel caso il progetto avesse visto la luce, di trovare un interlocutore dotatodell’intelligenza e della prodigalità dimostrate da Manso. Le notizie relative agli sviluppi della situazione politicainglese, ricevute mentre nel luglio del 1639 si accingeva a partire per la Sicilia e
La Grecia, indussero Milton adesistere da quel proposito e a programmare il ritorno in patria. Comunque, il suo non fu un rientro precipitoso. Al contrario: si fermò nuovamente a Roma, poi a Firenze, Bologna, Ferrara, Venezia e ancora a Verona, Milano einfine a Ginevra. In Inghilterra approderà solo ai primi di agosto del 1639. Una volta a Londra, Milton evitò ogninuovo coinvolgimento diretto, nella vita politica, e si dedicò, per alcuni anni, all'insegnamento, attività alla qualeegli, in linea con la tradizione umanistica, annetteva un'importanza enorme, come testimonia il suo trattato OfEducation (1644). Forse nel giugno del 1642, la data non è certa, Milton sposò la diciassettenne figlia di unmonarchico, Mary Powell. Dopo sei settimane acconsentì alla richiesta della moglie di recarsi presso i genitori, acondizione che ritornasse da lui per san Michele; la giovane però, per motivi personali o per ragioni
connesse con lo scoppio della guerra civile, non mantenne la promessa. L'idealista Milton ne rimase profondamente amareggiato, al punto da divenire un convinto assertore della necessità di legalizzare il divorzio. In particolare, la posizione da lui sostenuta, vale a dire che l'inconciliabilità di carattere e la reciproca insofferenza fossero ragioni fanciulle l'eleganza verbale, la dolcezza dell'invito all'amore da vivere nel momento, il carpe diem, tanto popolare fra i poeti Cavalieri. La Lady riuscirà a resistere, ma solo perché anche lei brilla in capacità retorica, la retorica "riformata" che unisce il platonismo a una prospettiva solidamente cristiana. Alla fine sarà salvata dall'intervento della ninfa Sabrina, la quale la libererà dalla forza magica che la incatena e che l'ha resa incapace di muoversi. Debole come dramma, Comus è mirabile per le qualità liriche e per laRappresentazione simbolica che ci dà del conflitto, moltopresente a Milton, fra ideale morale e pulsioni sessuali. L'ideale dei neoplatonici fiorentini, la conciliazione di Platone con Cristo, si attua in Comus nella vibrazione emotiva di cui il poeta investe l'idea della castità: l'amore celeste sarà la ricompensa per una vita dedicata a quella che è la pietra di paragone di tutte le virtù. Il lamento del pastore Tirsi per l'inattesa scomparsa del giovane Licida offre lo spunto per una meditazione più generale sui limiti e la vanità di ogni attività umana, per quanto nobile, e sulla inconsistenza della fama quando questa non si ancori a un solido sostrato spirituale. La ricompensa della virtù non è terrena, ma celeste. Lentamente la figura del pastore si spoglia delle sue connotazioni arcadiche, ne denuncia la convenzionalità, per caricarsi di un significato più marcatamente religioso.
Nel pastore miltoniano si delinea una doppia identità, classica e insieme evangelica e cristiana, fino a incarnare il poeta-intellettuale che è investito contemporaneamente del duplice compito di indirizzare il gregge dei suoi lettori verso la rettitudine mondana e verso la salvezza eterna. Anche la conclusione del componimento ha una duplice valenza: da un lato, esalta la consolazione tutta cristiana per il posto riservato a Lucia in cielo; dall'altro, focalizza l'attenzione alla figura del poeta che, dopo aver cantato l'infelice destino di un giovane di valore e nel fiore degli anni, è ora deciso ad affrontare un domani che lo vedrà cantore di verità. Sufficienti per una separazione, gli valse l'aperta avversione di anglicani e presbiteriani. Con il crollo delle speranze monarchiche e la conseguente caduta in rovina della famiglia Powell, comuni amici riuscirono a riconciliare Milton con la moglie, nel 1645. Mary Powell morì.
nel 1652, dando alla luce il quarto bambino. Il poeta si sposò altre due volte, con Katherine Woodcock nel 1656 e nel 1663 con Elizabeth Minshull. Nel 1647 Milton aveva smesso d'insegnare, essendo le sue condizioni finanziarie migliorate alla morte del padre (1646). Per circa 20 anni Milton si allontanò di fatto dalla letteratura. L'influsso del puritanesimo, se fu fecondo nel campo delle virtù morali e civili, fu nefasto in quello dell'arte. In Inghilterra soppresse il dramma e condizionò la musica; in parte soffocò e in ogni caso controllò l'ispirazione di uomini come Milton e inondò il campo letterario d'una moltitudine di opere e operette edificanti. Si delinea in questa fase un tipo di anglosassone destinato a divenire comune: l'uomo che si sente investito di una missione speciale e che talvolta traduce in una battaglia a difesa di principi e valori presentati come universali ciò che, invece, è.solo un motivo di risentimento o di valutazione personale. Milton offre un esempio caratteristico di tale atteggiamento. Così, tra il 1643 e il 1645, dopo aver prodotto ben cinque pamphlets in cui si attaccavano il principio dell'episcopalismo inglese e i soprusi di cui, a detta dell'autore, esso si era macchiato, Milton, muovendo dalla dolorosa esperienza del primo matrimonio, pubblicò quattro trattati in cui formulava una vera e propria apologia del divorzio, cercando di giustificare l'idea di un'onestà separazione fra coloro che per la Chiesa e la Legge erano stati indissolubilmente uniti al cospetto di Dio. Il matrimonio doveva costituire un'unione perfetta, spirituale, intellettuale e fisica. Se, a causa di errori di valutazione commessi in buona fede, si rivelava diversa e insoddisfacente, era necessario che ci fosse la possibilità di sciogliere il legame. Nel primo dei suoi interventi, The Doctrine and Discipline of Divorce (1643,
Riveduto nel 1644), egli attinge a pienemani alla storia, alla teologia e alle Sacre Scritture e, per riuscire ad aggirare l'esplicita condanna del divorzio da parte di Gesù, conia ad hoc una serie di nuovi principi teologici. Da "coniugi male assortiti" si genera un caos che è contrario all'ordine determinato da Dio alla creazione. L'apologia del divorzio da parte di Milton suscitò, come era facile attendersi, numerose critiche e contestazioni che lo spinsero a scrivere, nel 1644 e nel 1645, altri tre pamphlets sull'argomento, di tono molto più polemico. Soprattutto il terzo di questi scritti ha una struttura singolare, in quanto Milton abbandona i riferimenti teologici e, a un avversario che aveva attaccato il suo primo scritto sul divorzio, risponde inanellando una messe di insulti, alcuni anche gustosi. Nei trattati sul divorzio si intrecciano da un lato l'insistenza tipica del puritanesimo radicale sulla
necessità di ripensare il senso dei precetti morali ereditati dal passato e, dall'altro, un'insofferenza del tutto personale nei confronti del senso comune, che andava esso stesso riformato, rieducato sulla base di una nuova morale e di nuovi precetti. Nell'ambito della trattatistica prodotta da Milton, uno dei contributi più significativi è rappresentato sicuramente da Areopagitica; A Speech of Mr John Milton for the Liberty of Unlicenc'd Printing, to the Parliament of England. Pubblicata nel 1644, Areopagitica si presenta come un'articolata difesa della libertà di espressione, in specifica risposta all'ordinanza di censura preventiva sulla stampa emessa dal Parlamento a maggioranza ormai presbiteriana. Milton, nella sua arringa, facendo leva su un temperamento fortemente individualista, avanza argomentazioni che potrebbero risultare familiari a chi avesse dimestichezza con il pensiero liberale ottocentesco, ma che dovevano suonare.nuove e singolari all'orecchio di un uomo del XVII secolo. Il trattato sostiene la necessità di un libero scambio di idee nello Stato protestante moderno, prendendo a modello il mondo classico (l'Areopago era la sede in cui si riuniva il Consiglio degli Anziani dell'antica Atene). Lo scrittore definisce le sue aspirazioni muovendo da un rigoroso concetto di libertà