Anteprima
Vedrai una selezione di 9 pagine su 38
Introduzione alla psicoterapia cognitivo comportamentale - Parte 2 Pag. 1 Introduzione alla psicoterapia cognitivo comportamentale - Parte 2 Pag. 2
Anteprima di 9 pagg. su 38.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Introduzione alla psicoterapia cognitivo comportamentale - Parte 2 Pag. 6
Anteprima di 9 pagg. su 38.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Introduzione alla psicoterapia cognitivo comportamentale - Parte 2 Pag. 11
Anteprima di 9 pagg. su 38.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Introduzione alla psicoterapia cognitivo comportamentale - Parte 2 Pag. 16
Anteprima di 9 pagg. su 38.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Introduzione alla psicoterapia cognitivo comportamentale - Parte 2 Pag. 21
Anteprima di 9 pagg. su 38.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Introduzione alla psicoterapia cognitivo comportamentale - Parte 2 Pag. 26
Anteprima di 9 pagg. su 38.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Introduzione alla psicoterapia cognitivo comportamentale - Parte 2 Pag. 31
Anteprima di 9 pagg. su 38.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Introduzione alla psicoterapia cognitivo comportamentale - Parte 2 Pag. 36
1 su 38
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

LIVELLO DI ELABORAZIONE DELLA NEOSTRUTTURA

Il livello di elaborazione ottimale è, allora, quello in cui i processi di assimilazione e accomodamento si equilibrano. • Caratteristiche del paziente: - livello di elaborazione basso porta alla formazione di un'immagine del terapeuta troppo vicina all'immagine reale - livello troppo alto di creatività porta ad un'immagine del terapeuta troppo distante, e spesso distorta, rispetto al terapeuta reale. • Caratteristiche del terapeuta: - terapeuta troppo silenzioso ed "opaco" facilita la costruzione, da parte del paziente, di un'immagine troppo distante dalla realtà. - terapeuta troppo definito blocca totalmente ogni possibilità di elaborazione personale da parte del paziente. 3) ULTIMA FASE DELLA TERAPIA: INTEGRAZIONE FRA STRUTTURE VECCHIE E NUOVE • La neostruttura terapeutica rappresentata dal clinico genera una situazione di disequilibrio nel sistema cognitivo del paziente.

L'integrazione tra vecchie e nuove strutture di significato è resa possibile dal fatto che la neostruttura, strumento principale con cui il paziente pensa a sé stesso, costruendo continuamente il modo di pensare del terapeuta relativamente agli schemi cognitivi, si comporta sempre di più in modo autoreferenziale e sovraordinato (Semerari, 1996).

  • Fase della differenziazione:
    • Pz deve avere qualcuno cui attribuire dei pensieri e dei giudizi che inizialmente non riconosce come propri, è un nuovo schema di significato per creare la realtà - inizialmente è destabilizzante
  • Fase di integrazione:
    • La situazione precedente deve essere risolta per non creare una paresi cognitiva - superamento grazie al fatto che NTS diventa lo strumento principale attraverso cui il paziente pensa a sé stesso
    • NTS sempre più autoreferenziale costruisce il punto di vista del clinico sulla struttura in cui è già inserita quindi diventa autointerpretante

critico e trasformazione vecchi schemi

Sviluppo ideale:

immagine terapeuta svanisce man mano dalle rappresentazioni del paziente

NTS cambia oggetto, dalla figura del terapeuta ai processi personali del paziente

Si integra nel sistema cognitivo come struttura sovraordinata

Paziente giunge a percepire la propria autonomia di pensiero

  • In una terapia ideale, al termine di questo processo di integrazione, l'immagine interna del terapista tende a sparire dalle rappresentazioni del paziente ed egli inizia a compiere nuove operazioni con le nuove strutture, con la sensazione di essere lui stesso, in prima persona, a compierle.

RIASSUMENDO

CONCETTI BASE MODALITÀ DI INTERVENTO

LIOTTI Sistemi motivazionali Il pattern di attaccamento insicuro interpersonali (SMI): può venire modificato attraverso

  • Attaccamento un'esperienza emotiva diretta e una
  • Accudimento "manovra di decentramento" del
  • Agonistico paziente
  • sessuale
Paritetico-cooperativo Esperienza emozionale correttiva SAFRA Ciclo cognitivo-
  • confutazione empirica
N e interpersonale:
  • decentramento
SEGAL
  • modello di ruolo (delcircolo causale ininterrotto TERAPEUTA)
attraverso cui aspettativemaladattive e esperienza emozionale correttivacomportamenti disfunzionalisi mantengono a vicenda CIONINI Riprende aspetti Internalizzazione terapeutaintrapsichici primaabbandonati Evoluzione della relazioneterapeutica passa per unafase intermedia:l’internalizzazione delterapeuta SEMER Concentra modello di Fasi del lavoro clinico:ARI relazione terapeutica su
  1. test di sicurezza einternalizzazione terapeuta autorevolezza al terapeutae sulla NST concepita come
  2. costruzione del terapeutaelemento che può quale validatore/invalidatoremodificare schemi rigidi e autorevoleassoluti
  3. formazione di unaneostruttura di significatoNO esperienza emozionale
  4. neostruttura di significatocorrettiva diventa sempre piùautoreferenziale esovraordinata

L'immagine interna del terapista sparisce dalle rappresentazioni del paziente che ora compie nuove operazioni con le nuove strutture, con la sensazione di essere lui stesso, in prima persona, a compierle.

Lezione 3 26/11/2018 - seconda parte del corso - AUTOLESIONISMO NON SUICIDARIO

DEFINIZIONE FORMALE DI AUTOLESIONISMO

L'autolesionismo è una ferita del proprio corpo intenzionale, auto-"rivolta, a bassa letalità, di natura socialmente inaccettabile, inflitta per ridurre e/o comunicare la propria sofferenza psicologica".

ESAME

Spiegazione delle componenti di questa definizione:

  1. "autolesionismo": termine descrittivo e non peggiorativo, né esagerato.
  2. "ferita al proprio corpo": danno al proprio tessuto corporeo. Una persona può dire di volersi ferire, o può anche pianificarlo, ma finché non attraversa la linea di demarcazione tra l'idea e l'atto di danneggiare il proprio corpo non è autolesionismo.

“intenzionale”: l’autolesionismo è deliberato, non è accidentale o ambiguo.

“auto-rivolta”: alcune persone si feriscono con l’aiuto di altri. A volte, specialmente tra gli adolescenti, due o più persone possono ferirsi a turno l’uno con l’altro.

“a bassa letalità”: il danno fisico è modesto e non mette quasi mai la vita a rischio.

“di natura socialmente inaccettabile”: non rientra in nessuna cultura, non è connesso a nessun rito di passaggio.

“inflitta per ridurre la propria sofferenza psicologica”: l’autolesionismo ha l’effetto di modificare e ridurre il dolore psicologico in modo immediatamente efficace.

“inflitta per comunicare la propria sofferenza psicologica”: l’autolesionismo può avere funzioni interpersonali (comunicare il proprio dolore emotivo, influenzare gli altri affinché modifichino il loro comportamento,

oppure dimostrare di essere dei coraggiosi). COS'È L'AUTOLESIONISMO?

Comportamenti più comuni:

  • tagliarsi, incidersi, graffiarsi la pelle;
  • bruciarsi la pelle;
  • pizzicarsi con violenza;
  • colpirsi con oggetti.

Tatuaggi e body piercing non sono di solito considerati atti di autolesionismo ameno che non vengano fatti con l'intenzione di ferire il proprio corpo.

CLASSIFICAZIONE DELL'AUTOLESIONISMO NON SUICIDARIO

Non Suicidal Self-Injury, NSSI (autolesionismo non DSM V (2013): suicidario) è inserito nella Sezione III come una condizione che richiede ulteriori studi.

Vantaggi di classificare il NSSI come un disturbo nel DSM:

  • migliorare la comunicazione interprofessionale;
  • facilitare gli sforzi per monitorare l'incidenza di NSSI;
  • favorire iniziative di ricerca per capire meglio il comportamento;
  • migliorare l'assistenza clinica.

L'adozione di NSSI nelle versioni future del DSM, se si verificherà,

Potrebbe produrre benefici significativi in tutte le aree importanti relative all'autolesionismo. (Plener & Fegert, 2012; Shaffer & Jacobson, 2009)

CRITERI PROPOSTI

A. Nell'ultimo anno, l'individuo si è, per 5 o più giorni, provocato intenzionalmente danni alla superficie del corpo al fine probabilmente di causarne il sanguinamento, l'ecchimosi, o sentir dolore (es. tagliarsi, bruciarsi, colpirsi, sfregamento eccessivo della pelle), con l'aspettativa che la lesione porterà a danni fisici solo di lieve o moderata entità (cioè, non vi è alcun intento suicida).

Nota: L'assenza di intento suicida può esser dichiarato dal singolo o può essere dedotto dal ripetuto impegno del singolo in un comportamento che l'individuo sa, o ha imparato, non è suscettibile di provocare la morte.

B. L'individuo si impegna nel comportamento autolesionista con una o più delle seguenti aspettative:

Per

Per ottenere sollievo da un sentimento o stato cognitivo negativo.

Per risolvere una difficoltà interpersonale.

Per indurre uno stato emotivo positivo.

Nota: Il sollievo o risposta desiderata è sperimentato durante o subito dopo l'atto, e l'individuo può mostrare modelli di comportamento che suggeriscono una dipendenza e il bisogno di ripetere l'atto.

C. L'auto ferimento intenzionale è associato ad almeno uno dei seguenti fenomeni:

  • Difficoltà interpersonali, sentimenti o pensieri negativi, come depressione, ansia, tensione, rabbia, angoscia generalizzata, o auto-critica, che si verificano nel periodo immediatamente precedente l'atto autolesionistico.
  • Prima dell'atto autolesivo, un periodo di preoccupazione per il comportamento previsto, che è difficile da controllare.
  • Pensieri autolesionistici si presentano frequentemente, anche quando non seguono agiti.

D. Il comportamento non è approvato socialmente.

(come nel caso di piercing, tatuaggi, parti di un rituale religioso o culturale) e non si limita a togliere una crosticina o mangiarsi le unghie.

Il comportamento o le sue conseguenze causano un disagio clinicamente significativo, interferenze interpersonali o scolastiche, o in altre aree importanti del funzionamento.

Il comportamento non si manifesta esclusivamente nel corso di episodi psicotici, delirio, intossicazione da sostanze, o astinenza. Negli individui con disturbi evolutivi, il comportamento non è parte di un modello di stereotipie ripetitive. Il comportamento non è meglio spiegato da un altro disturbo mentale o una condizione medica.

DIAGNOSI DIFFERENZIALE

Disturbo di personalità borderline – Come indicato, NSSI è stato a lungo considerato come un "sintomo" del disturbo borderline di personalità, anche se valutazioni cliniche approfondite hanno trovato che la maggior parte degli individui con NSSI hanno sintomi che soddisfano anche

i criteri per altre diagnosi, con disturbi alimentari e da abuso di sostanze tra quelli particolarmente comuni. Storicamente, NSSI è stato considerato come patognomonico del disturbo borderline di personalità. Entrambe le condizioni sono associate a diverse altre diagnosi. – Sebbene spesso associato, il disturbo borderline di personalità non sempre viene rilevato in individui con NSSI. Le due condizioni differiscono in diversi modi: Gli individui con disturbo di personalità borderline spesso manifestano comportamenti disturbati aggressivi ed ostili. Mentre NSSI è
Dettagli
A.A. 2020-2021
38 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/08 Psicologia clinica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher isabel.g.tonini di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Introduzione alla psicoterapia cognitivo comportamentale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Trieste o del prof Plet Sabrina.