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La distinzione tra acquisizione e apprendimento secondo Krashen
A differenza di Bialystok (1981), che propone l'integrazione di conoscenze esplicite ed implicite, Krashen distingue nettamente l'acquisizione naturale e spontanea dall'apprendimento guidato, che invece si realizza in un contesto formale e istituzionale. A ben vedere, questa distinzione non è una novità, in quanto è già presente in Erodono, che, come nota Silvestri con grande finezza metalinguistica enfatizza la differenza tra acquisizione "spontanea" e apprendimento "eterodiretto". Mentre è difficile che Krashen avesse letto Erodoto, è possibile che invece sia stato in qualche modo influenzato dagli studi pionieristici di Pit Corder, che a sua volta cita un lavoro non pubblicato di Lambert. E' infine certo che Krashen non conoscesse le idee molto simili del psicolinguista russo Belyayev. Krashen considera come assolutamente separate e distinte le due modalità attraverso cui è possibile.Interiorizzare un sistema linguistico. Nella sua visione, il processo di acquisizione di una lingua diversa dalla propria è considerato fondamentalmente identico al processo naturale di introiezione della lingua materna da parte dei bambini a condizione che vi sia comunicazione significativa nella lingua obiettivo nel senso che chi comunica si preoccupi del contenuto del messaggio e non della forma.
L'apprendimento è invece l'interiorizzazione consapevole delle regole per la produzione linguistica. Richiamando la regola necessaria ancor prima che l'enunciato sia prodotto, l'output è sottoposto a un'operazione di monitoraggio ed editing che garantisce la correttezza grammaticale del messaggio. Per illustrare la distinzione tra acquisizione e apprendimento, Krashen propone un confronto con le due diverse modalità per imparare a giocare a tennis. Rifacendosi a Gallwey, autore di The Inner Game of Tennis, Krashen afferma che
l'acquisizione è paragonabile all'approccio Gestalt, mentre l'apprendimento corrisponde allo studio dell'esecuzione della battuta attraverso la sua scomposizione nei vari passaggi che sono appresi uno per volta. Ipotesi del Monitor L'ipotesi postula che, nella produzione di una L2, gli adulti ricorrono all'apprendimento e all'acquisizione in modo diverso. Una delle principali affermazioni della teoria del Monitor consiste nel fatto che l'apprendimento consapevole è disponibile solo mediante il monitor, il dispositivo per il controllo o l'editing della produzione. Sotto la spinta di ciò che si è acquisito, l'enunciato in via di produzione è sottoposto al controllo del monitor che modifica e verifica l'output finale. Perché il monitor possa funzionare, devono sussistere tre condizioni: a) chi parla/scrive deve avere sufficiente tempo a disposizione per applicare le regole, il che non accade.Molto frequentemente nella conversazione informale non pianificata;
chi parla/scrive deve concentrarsi sulla forma, nel senso che si deve preoccupare di come piuttosto che di cosa esprimere;
chi parla/scrive deve conoscere la regola da adottare in una data occasione comunicativa. In questa prospettiva, si ricorre in modo eccessivo al monitor nei casi in cui, pur non avendo acquisito nulla della lingua oggetto di studio, si riesce comunque a costruire frasi trasferendo le strutture dalla lingua materna nella lingua straniera con l'aiuto del monitor.
L'ipotesi sull'ordine naturale consiste nell'affermazione che le persone acquisiscono le strutture della lingua obiettivo seguendo un ordine assolutamente indipendente da quella della lingua materna. L'ordine di acquisizione non sembra dipendere dalla semplicità delle strutture e ci sono prove evidenti della mancanza di rapporto con i principi di sequenza e progressione in cui le regole sono.
presentate nelle lezioni di lingua. Lo sviluppo dell'ordine di acquisizione segue un suo percorso naturale che la conoscenza esplicita delle regole della grammatica non riesce a modificare sensibilmente.
Nell'approccio che deriva dall'ipotesi naturale di Krashen e Terrell, si assume che il processo di interiorizzazione di una lingua straniera segua un processo di sviluppo analogo a quello dell'acquisizione della lingua materna. Sulla scorta del presupposto che l'interiorizzazione linguistica si attui naturalmente, le regole grammaticali non vengono quindi mai presentate.
Numerosi studi sull'acquisizione sia della LI sia della L2 avvalorano l'ipotesi di Krashen. Lo studio longitudinale di Brown relativo all'acquisizione della LI viene, sostanzialmente confermato dagli studi trasversali di Dulay e Burt e dallo studio dei de Villiers. Anche la ricerca di Pica conferma l'ipotesi di Krashen, mentre gli studi di Pienemann mostrano che
l'ordine di acquisizione non è influenzato dallo studio in contesto formale. Riguardo alla maggiore o minore variazione nei diversi ordini di acquisizione, all'interno delle categorie che dipendono dal nome e dal verbo l'ordine è in realtà simile.
Input: Dall'acquisizione/apprendimento deriva l'ipotesi dell'input, forse la parte della teoria di Krashen che ha provocato le discussioni più accese. In breve l'ipotesi dell'input poggia sulla convinzione che l'acquisizione linguistica sia possibile solo a condizione che l'input sia dotato di caratteristiche tali da renderlo comprensibile.
Krashen definisce l'input ottimale come input comprensibile. La differenza tra input e input comprensibile riflette la distinzione di Corder tra input e intake, ossia l'input assorbito nella misura confacente al livello e all'interesse dell'ascoltatore. Secondo questa ipotesi quindi, chi apprende una
lingua progredisce secondo il continuum dell'ordine naturale e acquisisce strutture che sono appena oltre il proprio livello. Se l'apprendente è al punto i del continuum, allora progredirà passando a "i + I" attraverso un processo di assorbimento o di interiorizzazione che si attua con mezzi linguistici ed extralinguistici dell'input, contenente tra l'altro la struttura del punto "i + I". Filtro affettivo L'esistenza di un filtro affettivo è stata ipotizzata da Dulay e Burt per spiegare in che modo le variabili affettive siano la causa della variabilità nell'acquisizione di L2. Il concetto è successivamente spiegato più a fondo da Dulay, Burt e Krashen, che definiscono il filtro affettivo nel modo seguente: il filtro è quella parte del sistema interno di elaborazione che, in