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DIAGNOSI

Alcune diagnosi infermieristiche secondo la Classificazione NANDA International:

- Compromissione della mobilità correlata a...

- Intolleranza all’attività fisica correlata a...

- Rischio di caduta correlato a...

Intolleranza all’attività/esercizio fisico

Tolleranza all’attività/esercizio: intensità o durata di uno sforzo fisico che un individuo riesce a

sostenere

Intolleranza all’attività/esercizio: sintomo legato ad una condizione che non consente alla persona di

effettuare esercizio fisico ad un livello e per una durata attesa (es. dolore, dispnea, astenia etc.)

Segni e sintomi

• Difficoltà a tornare a valori di FC precedente entro 3-4 min

• Aumento eccessivo della FC e modificazioni del ritmo

• Dispnea/affanno

Intolleranza all’attività/esercizio fisico – Accertamento mirato

Si valuta:

• Tipo e durata attività fisica che provocano insorgenza dei sintomi

• Presenza di stanchezza, capogiri, palpitazioni

• Aumento della FR e FC

• Tempo di recupero

• PV prima durante dopo e a distanza di qualche minuto dall’attività

• Aspettative del paziente

• Fattori eziologici (condizioni cliniche, ambientali) 36

→ Un test effettuato per valutare di grado di tolleranza all'attività fisica è il test del cammino

(6MWD). Viene chiesto alla persona di camminare per 6 metri lungo un rettilineo e si osserva il tempo

e la modalità in cui viene svolto tale percorso. V,

Intolleranza all’attività/esercizio fisico - Interventi

✓ Condividere aspettative con paziente e caregivers

✓ Fornire indicatori per autovalutazione del proprio grado di tolleranza

✓ Accompagnare e sostenere il paziente durante l’attività fisica

✓ Somministrare, se prescritti, ossigenoterapia e farmaci

✓ Controllo dell’ambiente

✓ Monitorare evoluzione nella tolleranza all’attività fisica

Intolleranza all’attività/esercizio fisico - Risultati attesi

• Il paziente ridurrà la sensazione soggettiva di affaticamento a riposo e/o durante l’attività

entro...

• Il paziente sarà in grado di svolgere le ADL senza comparsa di sintomi entro...

• Il paziente riuscirà a deambulare 100 metri entro...

→ Gli interventi infermieristici

1. Il posizionamento terapeutico

• Serve ad evitare le complicazioni di una mobilità limitata e favorire il comfort del paziente

• Alcune posizioni specifiche sono indicate per lo svolgimento di attività diagnostiche o

interventi chirurgici

• Si utilizzano quando i pazienti necessitano di aiuto per conseguire un allineamento corporeo

appropriato

٭ • →

La posizione prona si mantiene una posizione dove si è rivolti verso l'alto, pancia in su

• →

La posizione laterale posizione dove si è stesi su un fianco

• →

La posizione supina si mantiene una posizione dove si è rivolti verso l'alto, pancia in su

• →

La posizione di Sims il paziente giace in una posizione intermedia tra quella laterale e

quella prona (semiprona), con l’arto superiore e inferiore da un lato flessi e l’arto superiore e

inferiore dell’altro lato allineato lungo il corpo e steso.

• →

La posizione di Fowler il paziente giace in posizione seduta, con il dorso sollevato e un

angolo del piano della testata del letto di circa 80°-90°, mantenendo la posizione delle

ginocchia leggermente flessa. Permette una migliore espansione toracica e per la

realizzazione delle ADL.

• →

La posizione Semi-Fowler posizione semi-seduta, con l’angolo della testata del letto di circa

30°-45°. 37

• →

La posizione litotomica il paziente giace supino con le anche flesse a 90°, la zona poplitea e

il terzo superiore della gamba poggiano su appositi sostegni

• →

La posizone genupettorale posizione supina piana con un'inclinazione che favorisce il

reflusso del sangue al cervello

• →

La posizone di Trendelembourg posizione supina piana con un'inclinazione che favorisce il

reflusso del sangue al cervello, i piedi sono sollevati di oltre 45°

2. Tecniche di posizionamento:

- Aiutare un paziente ad alzarsi nel letto

- Aiutare un paziente ad assumere la posizione laterale 38

- Aiutare un paziente ad sedersi sul bordo del letto

3 - Tecniche di trasferimento:

- Aiutare un paziente a trasferirsi dalla sedia al letto e viceversa.

- I sollevatori meccanici

PRINCIPI PER L’UTILIZZO DEI SOLLEVATORI MECCANICI

• Sollevatori di tipo passivo: movimentazione di pazienti NON autosufficienti e NON

collaboranti.

• Sollevatori di tipo attivo: servono per il trasferimento di pazienti in grado di stare in posizione

assisa e seduta anche se con problemi di equilibrio; il paziente in parte partecipa all’azione di

movimentazione, quindi è necessario che il paziente abbia conservato la forza

→ Ricordarsi di informare sempre il paziente di ciò che accadrà per evitare di spaventarlo! 39

PRINCIPI PER L’UTILIZZO DEGLI AUSILI PER LA DEAMBULAZIONE

• Gli ausili vengono prescritti dal medico fisiatra o su consulenza di un fisioterapista, tuttavia è

possibile individuare dei criteri per la scelta degli ausili:

– Il paziente è in grado di comprendere come utilizzare l’ausilio?

– Il paziente è motivato all’utilizzo dell’ausilio?

– L’ambiente di degenza è adatto all’ausilio consigliato?

Le alterazioni della mobilità

→ Alterazioni dell’andatura:

➢ →

Atassica tipica nelle lesioni cerebellari. Il paziente cammina a gambe divaricate in

modo tale da allargare la base di appoggio ed abbassare il baricentro e con una leggera

abduzione degli arti superiori

➢ →

Anserina/ondeggiante tipica della perdita di forza prossimale negli arti inferiori. La

persona si muove come se delineasse delle anse, inoltre si nota un pendolarismo del

tronco da un lato all'altro, seguendo il piede d'appoggio.

➢ →

Falciante/emiparetica tipica del paziente con paralisi spastica. L'arto inferiore, con

piede in flessione plantare, intraruotato e in dorsi flessione, viene mosso in avanti con

difficoltà, con un movimento di circumduzione caratteristico: la punta del piede viene

strisciata sul suolo, mentre tutto l'arto compie un movimento di rotazione attorno ad

un fulcro costituito dalla pelvi.

➢ →

Steppante il paziente non può flettere dorsalmente il piede (piede cadente), per

cui, per non inciampare, tende a sollevare tutto l'arto, cercando di evitare che la punta

del piede strisci contro il pavimento. È tipica delle lesioni del nervo peroneo.

➢ →

Parkinsoniana è un'andatura a piccoli passi, solitamente lenta ma può presentare

una progressiva accelerazione (festinazione), in cui i piedi sono strisciati al suolo, la

postura del paziente è a tronco flesso con le braccia lungo i fianchi e con una riduzione

del movimento oscillatorio. Il paziente sembra “inseguire il proprio centro di gravità”.

→ Alterazioni del tono, forza muscolare e sensibilità:

➢ Atrofia: riduzione forza contrattile e dimensioni del muscolo. Si verifica, ad esempio, in

persone paralizzate in seguito a lesioni midollari o semplicemente in seguito

all’immobilità temporanea di un muscolo dopo ad es. l’ingessatura di un arto. Questa

condizione è reversibile solo nella prima fase, dopodichè le fibre muscolari muoiono e

non possono più essere sostituite.

➢ →

Flaccidità muscolare: ipotonicità (ridotto tono muscolare) i muscoli si presentano

molli e deboli, con una ridotta resistenza ai movimenti. È la conseguenza della

compromissione dell’innervazione dei muscoli.

➢ →

Spasticità muscolare: ipertonicità (tono muscolare eccessivo) Si presenta con

l’aumento della resistenza allo stiramento e l’accentuazione dei riflessi. È determinata

40

da una lesione del motoneurone superiore e, nella maggior parte dei casi, colpisce i

muscoli dell’arto superiore e inferiore. A lungo termine può causare fibrosi e

contratture muscolari.

➢ Paralisi (plegia/paresi-emiparesi,paraparesi,tetraparesi): è la conseguenza di una

lesione del motoneurone superiore e determina la perdita totale della funzione

motoria volontaria. Essa sopravviene nelle malattie cerebrovascolari, neuromuscolari

degenerative, nei traumi, nei tumori o nelle infezioni del SNC. Può essere locale o

diffusa, simmetrica o asimmetrica, transitoria o permanente, spastica o flaccida. Nel

caso in cui la paralisi sia associata a flaccidità muscolare si parla di plegia assenza

totale di mobilità e sensibilità dell’arto colpito; non si può riabilitare, è irreversibile; la

fisioterapia si fa lo stesso, perché se non si muove, il pz inizierà ad irrigidirsi e quindi

modificherà la forma delle ossa e la conformazione dell’arto, provocando molto

dolore; si evita che succeda l’anchilosi (= consiste nella limitazione parziale o totale dei

movimenti di un'articolazione).

A seconda della sede colpita si distingue in:

1- paresi/emiparesi: nel caso in cui la perdita della funzione sia localizzata a livello di

un emisoma; riduzione mobilità e sensibilità dell’arto colpito; si può riabilitare,

migliorare con la fisioterapia avviene frequentemente in seguito ad ictus;

2 - paraparesi: nel caso in cui la perdita di funzione sia localizzata a livello degli arti

inferiori la causa più frequente è la lesione midollare in corrispondenza e/o al di

sotto della parte superiore del midollo toracico;

3 - tetraparesi: nel caso in cui sia compromessa la funzione motoria di tutti e quattro

gli arti la causa più nota è quella legata alla lesione del midollo cervicale.

IMMOBILITÀ

Ci sono alcune condizioni che possono richiedere che il paziente rimanga a letto:

❖ Il riposo a letto: confinamento a letto per motivi terapeutici (assoluto o parziale); serve

quando c’è un motivo di prevenzione per una complicanza;

❖ Mobilità fisica alterata: stato in cui una persona ha o è a rischio di una limitazione dei

movimenti fisici

Le complicanze dell’immobilità - Sindrome da immobilizzazione o ipocinetica.

Si instaura quando un paziente è totalmente immobile a letto, quindi non è nemmeno in grado di

cambiare posizione; i pz che sono sottoposti a queste conseguenze sono totalmente incapaci di

muoversi e richiedono perciò sempre in

Dettagli
A.A. 2018-2019
15 pagine
SSD Scienze mediche MED/45 Scienze infermieristiche generali, cliniche e pediatriche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Giulinurseinprogress di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Infermieristica clinica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Libera Università Vita-Salute San Raffaele di Milano o del prof Marzo Elisabetta.