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TOLLERANZA
Si intende per tolleranza immunologica la mancata responsività linfocitaria alla stimolazione da parte di
determinati Ag.
Quando i linfociti specifici riconoscono un Ag e lo legano in modo specifico, si può andare incontro a due
possibilità:
1) i linfociti si attivano, avviando la risposta immune;
2) i linfociti vengono inattivati o eliminati e si ha l’instaurarsi della tolleranza.
Forme diverse dello stesso Ag possono indurre risposta immune o tolleranza e questo dipende da molti
fattori: a seconda di come è somministrato l’Ag , della sua dose e altre caratteristiche, invece di dare risposta
immune può dare tolleranza. Quando si istaura tolleranza il linfocita può essere attivato o inattivato.
Si parla di Ag tollerogeni (non causano risposta immunitaria) per distinguerli dagli immunogeni (che invece
evocano una risposta immune positiva).
La tolleranza agli antigeni self è fondamentale e la sua assenza provoca reazioni autoimmuni alla base delle
malattie autoimmuni.
Il soggetto normale è tollerante ai propri Ag self perché i linfociti autoreattivi vengono uccisi o inattivati
durante la maturazione (nel timo avviene selezione positiva e negativa dei linfociti T, per cui si uccidono
quei linfociti che riconoscono con avidità il self) oppure indotti a cambiare la loro specificità (questo accade
nei linfociti B tramite l’editing recettoriale). I recettori dei linfociti vengono prodotti per ricombinazione
somatica, per cui si ha la formazione continua di recettori che riconoscono non solo Ag estranei, ma anche
self: questi ultimi devono essere eliminati o inattivati.
I diversi cloni di linfociti possono esprimere recettori per Ag estranei e per Ag autologhi. Il sistema immune
normale risponde agli Ag estranei, ma non a quelli autologhi. Burnet integrò la teoria della selezione clonale
da lui elaborata con il corollario per cui i linfociti specifici per Ag self devono essere eliminati per prevenire
risposte immunitarie contro i propri tessuti.
La tolleranza è un fenomeno specifico che si origina dal riconoscimento dell’Ag da parte dei linfociti
specifici per esso. Può essere indotta in maniera sperimentale e fu dimostrato da studi sul rigetto di trapianti
condotti su topi inbred da Medaware e dai suoi collaboratori negli anni ’50 del secolo scorso. Fece degli
esprimenti che dimostrarono che si può indurre tolleranza negli animali attraverso l’esposizione del SI ad Ag
definiti in condizioni controllati. A cose normali se ho dei toppi del ceppo A e trapianto questi topi con un
pezzo di cute dei topi del ceppo B questa cute viene rigettata. Se invece inoculo un topo A alla nascita con
cellule del topo B non le rigetta: la prima dimostrazione è che se un topo di un certo ceppo viene messo a
contatto con Ag del ceppo B durante la vita fetale o neonatale, quindi quando è ancora immuno-deficiente,
quando sarà adulto sarà in grado di accettare un trapianto di cute da un topo di ceppo diverso con cui era
stato a contatto (se invece proviene da un ceppo ancora diverso ci sarà il rigetto). La seconda dimostrazione è
che la tolleranza è legata strettamente alla specificità dei linfociti per l’Ag.
La tolleranza al self viene indotta nei tessuti linfatici primari dal riconoscimento degli Ag self da parte di
linfociti autoreattivi immaturi (chiamata tolleranza centrale); nella tolleranza periferica invece si ha
induzione di tolleranza dall’incontro di linfociti maturi autoreattivi con Ag self (tolleranza periferica). La
tolleranza centrale garantisce che il repertorio dei linfociti maturi non contenga cellule specifiche per Ag self
ubiquitari: è il principale meccanismo di eliminazione dei linfociti autoreattivi (e di discriminazione self/non
self). Ci sta però che alcuni di questi linfociti mantengano la reattività e qui interviene la tolleranza periferica
44
che impedisce la risposta ad Ag self presenti soltanto nei tessuti linfatici periferici. Quindi nella tolleranza
centrale si acquisisce tolleranza verso Ag self ubiquitari che però sono espressi nei tessuti linfatici primari,
mentre nella tolleranza periferica si acquisisce tolleranza ad Ag self però espressi solo nei tessuti periferici.
La tolleranza centrale si attua durante la maturazione dei linfociti negli organi linfatici primari e l’incontro
con l’Ag può portare il linfocita T autoreattivo alla morte o il linfocita B alla sostituzione del recettore
autoreattivo. Gli Ag self presenti in organi linfatici primari sono Ag self ubiquitari o ampiamente espressi.
Inoltre alcuni Ag periferici tessuto-specifici (per es. Ag che si riferiscono a tiroide e pancreas e sono espressi
grazie alla presenza del gene AIRE) sono espressi in cellule epiteliali timiche. Gli Ag estranei entrati
nell’organismo dall’esterno vengono convogliati ai tessuti linfatici periferici, quali linfonodi e milza.
L’interazione ad alta affinità di
linfociti immaturi con Ag self
produce:
delezione clonale o
•
selezione negativa, per cui vengono
eliminati cloni specifici per Ag self
mediante apoptosi
editing recettoriale se si
•
tratta di linfociti B, per cui si cambia
la specificità dei recettori.
Altri linfociti T CD4+ hanno
•
la possibilità di differenziarsi in T
regolatori che migrano in periferia e
vanno a esercitare meccanismi di
tolleranza periferica, per cui
prevengono le risposte agli Ag self.
La figura a lato riassume le varie
possibilità: negli organi linfoidi
primari si può avere delezione,
quindi morte per apoptosi;
modificazione nei recettori tramite
editing recettoriale dei linfociti B;
sviluppo di linfociti T regolatori che
poi vanno ad agire in periferia. I meccanismi di tolleranza periferica sono diversi: apoptosi, intervento dei T
regolatori che sopprimono gli autoreattivi e anergia.
La tolleranza periferica è il processo che rende i linfociti maturi incapaci di rispondere agli Ag self e prevede
diversi meccanismi: questi linfociti autoreattivi vengono inattivati (vanno incontro ad anergia), indotti a
morire per apoptosi (delezione) o inibiti dai linfociti T regolatori.
La tolleranza periferica è un meccanismo di mantenimento della non-responsività ad Ag self espressi nei
tessuti periferici, ma non negli organi linfoidi primari, quindi determina tolleranza agli Ag self espressi solo
nella vita adulta dopo che i linfociti sono già arrivati a maturazione.
La scelta tra attivazione e induzione della tolleranza nei linfociti che riconoscono un Ag è determinata da:
1) Proprietà dell’Ag
2) Stato di maturazione del linfocita 45
3) Tipo di segnale ricevuto dal linfocita nell’incontro con l’Ag self
Questi fattori influenzano in modo diverso il destino dei linfociti.
Concetto importante: alcuni Ag self vengono sequestrati dal SI, cioè i linfociti autoreattivi per questi Ag self
rimangono vitali (non vengono deleti per apoptosi) e sono funzionalmente integri, però non rispondono
perché sono sequestrati in punti particolari dell’organismo in cui risultano anatomicamente segregati e quindi
non vengono a contatto con linfociti. Durante lo sviluppo questi Ag self vengono sequestrati anatomicamente
in alcune strutture del’organismo, per cui il linfocita non viene più a contatto con questi Ag e
momentaneamente non dà una reazione contro questi Ag, ma nel caso in cui questi linfociti, che sono rimasti
vitali e funzionali, per un problema anatomico tale per cui gli Ag self non sono più segregati si ha una
reazione autoimmune. Ci sono zone dell’organismo, come la camera anteriore dell’occhio, dove gli Ag self
son anatomicamente segregati, ma sono comunque presenti linfociti autoreattivi, per cui se gli Ag self non
sono più sequestrati per qualche motivo si ha risposta contro questi Ag self.
Alcuni Ag self vengono ignorati dal SI, anche se sono accessibili. Sono stati fatti studi sperimentali dove si è
visto che ci sono Ag self non sono anatomicamente segregati, accessibili al SI, che però li ignora.
In assenza di segnali costimolatori gli Ag non self possono inibire la risposta immunitaria inducendo la
tolleranza. Gli Ag estranei possono essere somministrati in modo tale da indurre la tolleranza nei linfociti
specifici. Molti dei meccanismi alla base della tolleranza verso gli Ag estranei sono simili a quelli che
presiedono alla tolleranza al self nei linfociti maturi. Un Ag estraneo si può somministrare in modo tale da
indurre tolleranza. A volte infatti per potenziare l’immunogenicità degli antigeni si devono applicare
modalità di immunizzazione particolari, tali da favorire l’attivazione dei linfociti anziché l’instaurarsi della
tolleranza.
Alcuni microbi e tumori possono eludere il SI attraverso l’induzione di una tolleranza nei linfociti specifici
per esso.
Differenza tra immunogeno e tollerogeno: normalmente un immunogeno ha un numero moderato di epitopi,
mentre il tollerogeno ha un numero alto; gli immunogeni sono grandi e possono formare aggregati
polivalenti, mentre i tollerogeni sono piccoli e non formano aggregati. Possono essere usati adiuvanti che
rendono insolubile un vaccino in modo tale che permanga più tempo possibile nel luogo di inoculo così da
stimolare il SI. Di solito una sostanza per essere immunogena deve essere inoculata in dose moderata, perché
dosi molto alte o molto base inducono tolleranza. Anche la via di somministrazione è importante: quella
sottocutanea è usata per dare immunità, mentre la via intravenosa e quella orale può portare a tolleranza. Il
programma di somministrazione è importante: un basso numero di dosi moderate è immunogeno, mentre
tollerogeno nel caso di molte dosi piccole.
L’induzione di tolleranza è un approccio terapeutico per prevenire risposte immuni dannose, come per
prevenire il rigetto di tessuti trapiantati (o anche somministrare farmaci immuno-soppressori), promuovere
l’attecchimento del trapianto di cellule staminali o curare malattie autoimmuni e allergiche (per es.
l’ipersensibilità immediata una delle possibilità è somministrare tante piccole dosi dell’antigene così da
renderlo tollerogeno e far virare la risposta verso una risposta T helper 1 piuttosto che Th2). L’induzione di
tolleranza può prevenire la risposta immune a prodotti genici di nuova espressione, per es. oggi che si cerca
di usare la terapia genica in pazienti con deficit di specifiche proteine; es. fattore VIII negli emofilici, quindi
in questi pazienti è indispensabile indurre tolleranza per prevenire una risposta immune a questi prodotti
genici di nuova espressione.
Esiste una tolleranza dei linfociti T e una tolleranza dei B. 46
TOLLERANZA DEI LINFOCITI T
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La tolleranza indotta nei Thelpe