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Estratto del documento

Esempio di foglia squamiforme di

conifera con una nervatura centrale

rivestita da un’endodermide

monostratificata che delimita il tessuto di

trasfusione.

Foglie

in cui

non

sembra esserci distinzione fra la porzione

adassiale e quella abassiale. Si parla di

foglia unifacciale. In questo caso il

parenchima a palizzata si trova sia sotto

che sopra le epidermidi ed il parenchima

spugnoso è ridotto o assente.

Camilla Mancassola Nepenthes,

Foglia di pianta insettivora. Si

osservano le ghiandole secernenti (quelle

arancioni).

Qui

si vedono bene le differenti

caratteristiche delle foglie di

monocotiledoni e dicotiledoni. Nelle

monocotiledoni, a sinistra, i fasci

conduttori sono disposti parallelalamente

gli uni agli altri tutti affiancati mentre

nelle dicotiledoni abbiamo generalmente

una nervatura centrale, rappresentata

dal fascio conduttore che si osserva nel

preparato a destra, dalla quale si diramano delle nervature più piccole che a

loro volta ramificano.

Qui si vede molto bene la struttura di una

foglia. Il mesofillo è diviso in un parenchima

a palizzata superiore con cellule a colonna

molto adese tra di loro ed un parenchima

spugnoso che individua grossi spai intercellulari nella porzione sottostante. A

livello i quest’ultimo osserviamo anche gli stomi, le apertura che permettono gli

scambi gassosi e che si trovano sempre sulla superficie abassiale della foglia.

Camilla Mancassola

Anche qui si vedono bene i parenchimi che costituiscono il mesofillo fogliare

(spugnoso superiore e palizzata inferiore in questo vetrino).

Anche questo vetrino è di una pianta insettivora, la Drosera. Le foglie sono

ricoperte da tentacoli che presentano gocce di una sostanza collosa secreta da

apposite ghiandole in grado di attirare gli insetti. Si osserva un elevato numero

di cloroplasti

Camilla Mancassola Si osserva la classica struttura della foglia con

il parenchima lacunoso ben evidenziato però

si può notare la presenza, nella porzione più a

sinistra, di una cripta all’interno della quale

sono localizzati gli stomi. Da questo si può

ipotizzare che sia una pianta adattata a vivere

in ambienti aridi e caldi.

Qui si può osservare molto

bene la struttura di una foglia

Pinus.

aghiforme di Due fasci

conduttori centralmente, un tessuto di trasfusione delimitato da

un’endodermide monostratificata. Osserviamo poi il parenchima a palizzata

plissettato, le cui pareti presentano delle introflessioni verso il lume cellulare. Si

osservano qui alcuni canali resiniferi. Il tutto è rivestito da un’epidermide

dotata di una spessa cuticola a cui fa seguito un’ipodermide spesso costituita

da uno o più strati di cellule. Il fusto

Chiaro vetrino del fusto di una dicotiledone.

Questo si può capire dal fatto che i fasci

conduttori sono disposti ad anello con lo

xilema più internamente ed il floema più

esternamente. Questi si trovano all’interno

della corteccia, costituita da cellule

parenchimatiche e rivesta da un’epidermide.

Si può notare come manchi il midollo centrale

(non si vedono infatti cellule parenchimatiche

ricche di amiloplasti) perciò si parla di fusto

cavo. Essendo cavo possiamo ipotizzare si

una pianta dicotiledone erbacea come la

zucca e che quindi non presenta

accrescimento secondario (fascio conduttore

collaterale chiuso non c’è un cambio tra

xilema e floema ma essi sono a contatto diretto).

Camilla Mancassola Questa invece è una monocotiledone

perché la distribuzione dei fasci conduttori

è pressochè casuale e non si osserva una

netta distinzione tra il midollo centrale e la

corteccia. Essendo monocotiledone non ha

accrescimento secondario e quindi i fasci

sono sempre collaterali chiusi.

Si osservano le cerchie annuali. È un

accrescimento secondario con

apposizione di nuovi strati di xilema e si

osserva la differenza fra legno primaverile

e legno autunnale. Il primo infatti è

costituito da un maggior numero di vasi

con un diametro più ampio. Potrebbe

essere una quercia dato che si osserva

molto bene la distinzione fra le cerchie

annuali e quindi si tratta di un legno a

porosità anulare.

Apice vegetativo caulinare (vedere

descrizione del cono vegetativo).

Camilla Mancassola

Parenchima aerifero in cui si osservano ampi spazi intercellulari.

Camilla Mancassola Legno di pino in sezione radiale. Mostra le

tracheidi a decorso verticale. Si vedono anche

dei raggi midollari le cui cellule allungate,

vive, si notano in parte l’una sopra all’altra in

vari piani.

Legno di pino in sezione trasversale. Si

osserva la netta distinzione fra le tracheidi

del legno primaverile, a largo lume (quelle

più chiare), e tracheidi del legno autunnale

con lume più piccolo. Le due sono separate

da un anello annuale di accrescimento. Si

possono osservare dei dotti resiniferi, due in

particolare.

Legno di pino in sezione tangenziale. Sono

evidenti le tracheidi però questo tipo di

preparazione ci permette di vedere la

configurazione dei raggi midollari: cellule

tondeggianti che risultano sovrapposte in

un’unica fila verticale (raggi uniseriati).

Camilla Mancassola

Altre tre sezioni di legno. Trasversale

sopra, radiale in alto a destra e

tangenziale in basso. Vetrino di radice fusto di zucca. Si può

osservare un fascio conduttore dove si

distingue molto bene lo xilema interno

delimitato sia esternamente che internamente

dal floema, si parla di fasci bicollaterali. Altre

caratteristiche particolari sono il fusto cavo per

la mancanza di midollo e la presenza di peli che

si formano dall’epidermide.

Camilla Mancassola

Ancora una volta differenza tra dicotiledone a sinistra e monocotiledone a

destra. La differenza sostanziale risiede nell’organizzazione dei fasci conduttori.

Organizzazione inusuale dei fasci conduttori:

abbiamo un floema che circonda uno xilema. Si

parla di fascio concentrico perifloematico.

La radice

Radice di una dicotiledone. Lo si capisce

dall’organizzazione dei fasci conduttori. Si

parla di struttura atactostelica: abbiamo in cui

nel cilindro centrale lo xilema è posto a mo’ di

stella come nei raggi di una ruota. Il floema si

inserisce tra i singoli raggi xilematici. Nelle

dicotiledoni abbiamo sempre un ugual numero

di arche xilematiche e floematiche.

Esternamento al cilindro centrale, che nela

radice è rivestito dall’endodermide, abbiamo

la corteccia e poi l’epidermide non cutinizzata.

Dettagli
A.A. 2019-2020
14 pagine
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SSD Scienze biologiche BIO/01 Botanica generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher CamillaMancassola di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Botanica generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Piemonte Orientale Amedeo Avogadro - Unipmn o del prof Lingua Guido.