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Managerialità e Direzionalità
Con il termine "managerialità" o "direzionalità" si definisce la capacità di assumere decisioni rischiose finalizzate all'innovazione dei comportamenti aziendali e di sviluppare e attuarle in modo razionale. In un'impresa familiare, imprenditorialità e managerialità si sovrappongono.
Il successo di un'impresa è sempre il risultato della combinazione di efficacia e efficienza delle decisioni. L'efficacia è il valore più proprio dell'imprenditorialità, cioè dell'intuizione decisionale di chi governa a livello più elevato il sistema aziendale. L'efficienza è l'attributo perseguito in fase di attuazione dei processi operativi ed è quindi più proprio della managerialità, intesa come attitudine a realizzare il massimo rendimento nella gestione delle risorse.
fase di attuazione delle scelterazionali.I requisiti per l'esercizio del potere decisionale
L'attività decisoria è posta in essere nell'azienda con ilconcorso di tutti i componenti dell'organismo personale.Qualsiasi organizzazione è caratterizzata dal fatto che alsuo interno vi è un numero relativamente ridotto di soggettiai quali è demandato il compito di deliberare sulle finalità esulle politiche generali da seguire, cioè di definire conpropri atti di decisione le linee fondamentali di svolgimentodelle operazioni di gestione. È possibile giungere a unaclassificazione degli organi aziendali in termini relativi, cioèponendo alla base la predominanza delle funzioni e degliatti esercitati nel corso dell'attività esplicativa. È possibileorgani deliberanti osuddividere gli organi d'impresa involitivi, quelli che esercitano prevalentemente attività di, organi di controllo
Organi esecutivi, decisione ed esecuzione, ossia quelli che svolgono funzione di controllo e di esecuzione. Gli organi di controllo si pongono al centro tra organi deliberanti e organi esecutivi, sono preposti al controllo dell'attività aziendale; l'organo deliberante per eccellenza è l'assemblea degli azionisti e il consiglio amministrativo; gli organi esecutivi hanno il compito di dare attuazione alle disposizioni provenienti dagli organi deliberanti. La distinzione appare valida solo in questi termini perché in qualsiasi organo aziendale si avrà un'associazione di funzioni di deliberazione, di controllo e di esecuzione. Ci si può soffermare a considerare, in particolare, i caratteri degli organi deliberanti, che sono in effetti gli autori del processo fondamentale realizzato nell'impresa. Gli organi deliberanti esercitano prevalentemente attività decisionale, si differenziano per l'ampio potere decisionale esercitato nel compimento.
della loro attività), in una struttura societaria di grandi dimensioni, si possono dividere in tre gruppi: (azionisti) organi di proprietà, organi di amministrazione e organi di direzione. Per l'esercizio effettivo dei poteri decisori ed organizzativi è necessaria non solo l'autorità formale (collegata alla carica ricoperta nell'organigramma) ma anche l'autorità l'abilità professionale, la sostanziale che deriva da: disponibilità delle informazioni e la capacità di controllo delle decisioni assunte. La pluralità dei soggetti in relazione con l'impresa: la teoria degli "stakeholder". L'individuazione dei protagonisti della vita dell'impresa può essere estesa dagli organi interni facenti parte della sua struttura a quelli esterni nei confronti dei quali, durante la gestione, si sviluppano relazioni di interesse e di influenza. L'impresa si pone al centro di una serie dirapporti bilateralicon differenti gruppi sociali, rispetto ai quali attiva relazionidi scambio, di informazione, di rappresentanza. Questigruppi finiscono per costituire dei veri e propriointerlocutori dell'impresa o portatori di interessi, dettistakeholder, che influenzano le decisioni aziendali. Gli stakeholder primari possono essere distinti in quelli destinati ad esercitare un ruolo più diretto e immediato nella gestione aziendale; i secondi, invece, sono in grado di influenzare indirettamente i comportamenti di lungo termine, potendo incidere soprattutto sul clima sociale delle relazioni aziendali. Il governo dei rapporti con tutti gli stakeholder rappresenta una responsabilità primaria per chi governa l'impresa, perché influenza direttamente i risultati della gestione aziendale. Individuare gli stakeholder, stabilirne il peso relativo, valutarne gli interessi e orientare la "mission" dell'impresa anche tenendo conto di questi ultimi, sonoPassaggi di fondamentale importanza nel disegno del progetto strategico da perseguire. A questo punto possiamo fornire una nuova definizione dell'impresa/organizzazione economica, legata ad un complesso di interlocutori interni ed esterni che, mediante la combinazione di risorse differenti, svolge processi di acquisizione e di produzione di beni e servizi allo scopo di creare e distribuire valore tra di essi.
Individuazione e classificazione degli stakeholder. Non in tutte le imprese la composizione e il ruolo degli stakeholder assumono identiche caratteristiche. L'individuazione degli stakeholder e la valutazione del grado di importanza e d'influenza esercitabile sulla gestione dell'impresa può essere guidata da alcuni criteri:
- Forza: il potere da essi detenuto in virtù del ruolo ricoperto;
- Legittimazione: il riconoscimento ufficiale della loro funzione di rappresentanza in particolari interessi o soggetti economici, sociali e politici;
L'attività dell'impresa; stakeholder avversari, dai quali potrebbero invece generarsi difficoltà sostanziali per la gestione aziendale; stakeholder non orientati, da cui si potrà avere, a seconda delle circostanze, un sostegno o un atteggiamento negativo; stakeholder marginali, il cui peso nei confronti dell'impresa nel particolare momento risulterà del tutto modesto.
Questa suddivisione è utile per definire la strategia che l'impresa dovrà adottare per efficacemente le relazioni con i suoi stakeholder. Tenendo conto del peso rivestito e dalla propensione dei vari stakeholder nei confronti dell'impresa, si può decidere di perseguire strategie di coinvolgimento, collaborazione, monitoraggio o di difesa.
Per un interlocutore amichevole la via del coinvolgimento appare senz'altro come la più opportuna, per un interlocutore non orientato è invece da tentare in ogni caso la ricerca di
collaborazione, stakeholder mentre con avversari e marginali gli atteggiamenti preferibili risultano essere le misure di difesa e di monitoraggio. Tale analisi si riferisce soprattutto agli stakeholder secondari, perché posizioni di contrasto o marginali non dovrebbero essere certo attribuibili agli interlocutori primari.
Nella teoria degli stakeholder un punto problematico concerne il ruolo della proprietà. Può accadere che quest'ultima detenga nelle sue mani il governo dell'impresa oppure che si vengono a costituire due soggetti distinti: la proprietà investitrice e il management.
Nel primo caso l'imprenditore è colui che deve curare il rapporto con gli stakeholder e quindi non figura tra questi ultimi.
Nel secondo caso l'imprenditore è rappresentato dal management a cui è stata confidata l'amministrazione dell'impresa, ma la proprietà risulta ricompresa tra gli stakeholder perché costituisce uno degli
interlocutori primari nel management stesso. Nel caso in cui gli investitori fossero distinti dai gestori aziendali il rapporto tra impresa e investitore si risolve nel conferimento di capitali e nella corrispondente attribuzione di dividendi; accade, cioè, che rispetto all'impresa vi sono stakeholder, la cui remunerazione è fissata da un contratto, stakeholder e la cui ricompensa è di tipo residuale, vale a dire che sarà riconosciuta nella misura e se dovessere rimanere un "residuo" di ricchezza.
"teoria dell'agenzia", Introduciamo la tipica di tutti i casi in cui si ha la dissociazione tra proprietà e governo dell'impresa; essa si riferisce alla situazione in cui il potere di amministrazione aziendale è esercitato da un agente su mandato ricevuto dalla proprietà.
Per effetto del mandato fiduciario, in base al quale un delegato amministra per conto del delegante, si viene a creare una situazione singolare che tende
a ridurre se non ad annullare il carattere residuale della remunerazione della proprietà. Quest'ultima incentiverà l'agente a massimizzare la ricompensa della proprietà sotto forma di dividendi azionari e valorizzazione della quotazione delle azioni, pena l'uscita della società o la rimozione dell'agente dal suo incarico. Ciò indurrà l'agente ad assicurare comunque una congrua remunerazione alla proprietà, dopo aver ugualmente soddisfatto gli altri stakeholder, giungendo a distribuire, q