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FILM SPERIMENTALE PER LA MESSA IN SCENA
NODO ALLA GOLA (ROPE) – 1948
Soggetto
Il soggetto, tratto dalla pièce Rope di Patrick Hamilton, è ispirato a un avvenimento di cronaca nera, l'assassinio di
un bambino commesso nel 1924 da Nathan Freudenthal Leopold Jr. e Richard A. Loeb, una coppia di giovani uniti
da un legame omosessuale. Il delitto sconvolse l'America per la sua assoluta gratuità (la vittima fu scelta a caso e il
crimine aveva il solo scopo di commettere un delitto per il gusto estetico di compierlo).
Trama
Tutta l’azione si svolge in un appartamento newyorkese una sera d’estate. Due giovani omosessuali strangolano
per il solo piacere del gesto un loro compagno di collegio e nascondono il suo cadavere in una cassapanca qualche
minuto prima di un cocktail cui sono invitati i genitori del morto, la sua ex-fidanzata e un loro ex professore di
università (James Stewart) e per meritare, così credono, la sua ammirazione tradiranno progressivamente il loro
segreto. Alla fine della serata il professore, indignato, sarà indotto a consegnare i due vecchi allievi alla polizia.
Film
Si apre sul primo piano del giovane strangolato e dei suoi uccisori. Non solo si conoscono immediatamente i
responsabili ma anche i motivi (banali) dell’uccisione. Rovesciamento da parte di Hitchcock dello schema del genere
giallo classico.
Scenografia
Un’ampia finestra che si affaccia sulla città e man mano che la vicenda avanza nel tempo si vede la città di New York
che cambia colore e sfumature. Questo prodigio è stato possibile grazie alla creazione e all’adozione di un
cyclorama, una sorta di sfondo virtuale, con nuvole illuminate da migliaia di lampadine e da centinaia di insegne al
neon: in questo modo il volto della città cambia con il trascorrere del tempo dandoci l’illusione dell’unità di tempo.
Fuoricampo
Il film ha una sorta di protagonista occulto: il cadavere (scarto cognitivo) occultato in una cassapanca e resta
nascosto alla vista dello spettatore per tutto il film. Ma mai allontanato dal campo visivo.
Sfida tecnica
Oltre ad essere il primo film di Hitchcock a colori, primo film realizzato in Usa da indipendente, primo film con James
Stewart è per lui anche un grande sfida tecnica.
La commedia aveva la stessa durata dell’azione, allora Hitchcock si chiede come può tecnicamente filmare la storia
mantenendo andamento della commedia: la risposta era che la tecnica del film avrebbe dovuto produrre la stessa
continuità e che non si sarebbe dovuta far interruzione all’interno di una storia che comincia alle 19.30 e termina
alle 21.15, allora volle girare tutto in una sola inquadratura (un unico piano sequenza), al tempo era impossibile
perché il caricatore di pellicole non aveva spazio (il massimo erano 10 minuti di ripresa), gli stacchi in asse erano
necessari dai cambi di pellicola.
Spazio e tempo sono le due coordinate fondamentali: lo spazio della casa che viene circoscritto e descritto dai
movimenti della camera e il tempo dell’enunciazione filmica che corrisponde perfettamente al tempo in cui si
consuma il dramma. Al contrario però di quello che accade a teatro, il movimento della macchina da presa,
combinato con il movimento degli attori, crea continuamente nuovi punti di vista.
Difficoltà tecniche:
La luce, che diminuiva continuamente e l’interruzione forzata alla fine di ciascuna bobina, risolta facendo passare
un personaggio davanti all’obiettivo per oscurarlo proprio nel momento preciso in cui la pellicola del caricatore
finiva.
Macchina da presa:
Si lavorava con il Dolly. Per terra c’erano dei piccoli segni di riferimento, tutto il lavoro dell’operatore consisteva
nell’arrivare su tal numero.
Temi
Il cinismo di Shaw e Philip, capaci di uccidere il loro amico per una sorta di sfida.
Opinioni di Hitchcock
Secondo Hitchcock l’idea di girare il film in un unico piano sequenza era “senza senso”, perché rompeva
completamente tutte le sue tradizioni e rinnegava tute le sue teorie sulla segmentazione del film e sulle possibilità
offerte dal montaggio.
FILM SPERIMENTALE PER L’UTILIZZO DI NUOVE TECNOLOGIE
IL DELITTO PERFETTO (DIAL M FOR MURDER) – 1954
Soggetto
Tratto da una pièce teatrale di successo a Broadway.
Trama
Un tennista al verde temendo che la ricca moglie lo lasci per uno scrittore americano progetta di ucciderla per avere
l’eredità. Col ricatto convince un avventuriero bisognoso di denaro a strangolare la moglie a casa sua nell’ora in cui
egli si farà notare in un club in compagnia del suo rivale. Il delitto sarà nel lontano da essere perfetto, perché la
giovane moglie, dibattendosi, ucciderà il suo aggressore. Al marito non dispiacerebbe lasciarla impiccare, senza
misericordia, ma in un supplemento d’inchiesta si contraddirà.
Grace Kelly
Fu l’ultimo film di Hitchcock per la Warner e il primo film con Grace Kelly (che rappresentò per Hitchcock una
rincarnazione reale dell’etero femminismo, la famosa bionda glaciale con tanto fuoco dentro), nessun altro attore
contò tanto nella sua vita artistica.
Ci fu una ricerca interessante sui vestiti indossati dall’attrice, il regista la fa vestire di colori vivi e luminosi all’inizio
del film, poi i suoi vestiti diventano sempre più scuri man mano che l’intreccio diventa più “oscuro”
Scenografia
Il regista concentrò l'allestimento scenografico in un solo set che rappresentava l'interno della casa dei protagonisti.
Hitchcock rievoca il processo attraverso le inquadrature di Grace Kelly su sfondo opaco, con delle luci colorate che
giocano vorticosamente dietro di lei invece di mostrare una scenografia di tribunale, così era più intimo e
manteneva l’unità di emozione.
Tre dimensioni
Gli anni ’50 sono segnati dal 3D, perché si diffonde la tv, le famiglie stanno più in casa e gli incassi a Hollywood ne
risentono, quindi si usa per richiamare pubblico.
Hitchcock firma il contratto per girare il film tratto da uno spettacolo, per realizzarlo però c’è una clausola: il film
sarebbe dovuto uscire solo quando lo spettacolo sarebbe smontato da Broadway, solo che quando lo spettacolo
smonta la moda del 3D stava svanendo (distributori e critici cinematografici ne accusano la responsabilità di
affaticare la vista) quindi il film esce in 2D.
Per dare sensazione di profondità vengono messi degli oggetti davanti ai primi piani e aggiunge un pop-up.
Temi
Formazione e distruzione della coppia.
La cupidigia che spinge il delitto.
Simboli
Orologio per enfatizzare la suspense. Telefono-chiavi-forbici-orologi.
Opinioni di Hitchcock
Hitchcock considera la scelta di fare questo film come una run for cover: spiega che può capitare che nel tentativo
di cercare cose nuove ci si infili in strade, che da scomode ed anguste, alla fine risultino cieche ed improduttive.
Allora bisogna fare il “Run for cover”, il ritorno a casa. Bisogna ammettere a sé stessi di aver sbagliato, e tornare
indietro fino al punto in cui si è deviato per imboccare la strada infruttuosa. Un film sicuro, convenzionale, del quale
poco si può parlare.
LA FINESTRA SUL CORTILE (REAR WINDOW) – 1954
Soggetto
Il soggetto è tratto dall'omonimo racconto di Cornell Woolrich.
Trama
Un reporter fotografo (James Stewart), immobilizzato a casa sua da una gamba ingessata, osserva per passare il
tempo il comportamento dei vicini che abitano di fronte. Ben presto arriva a convincersi che un uomo abbia ucciso
la moglie e confida i suoi sospetti alla sua amica (Grace Kelly) e a un amico detective. Lo svolgersi degli avvenimenti
gli dà ragione e, alla fine, l’assassino attraversa il cortile e fa precipitare dalla finestra il reporter che se la caverà
con un'altra gamba ingessata.
Film
Racconta le mosse interpretative di un fotoreporter, che immobile davanti alla finestra cerca di interpretare ciò che
vede nelle case di fronte.
Il film ha una costruzione circolare: finisce quasi come è iniziato.
In questo film il meccanismo del giallo funziona perfettamente: ma non si tratta di scoprire il responsabile
dell’azione delittuosa, ma piuttosto di sapere se, quando e in che modo i fatti che allo spettatore sono noti verranno
riconosciuti come tali anche per i protagonisti della vicenda.
Il mondo di Hitchcock è dominato dall’ambiguità: non c’è una verità, ci sono delle interpretazioni ma mai certezze.
Effetto Kuleshov
Lev Kuleshov (1899-1970) Rimane celeberrimo uno dei suoi esperimenti in cui, alternando varie situazioni a un
medesimo primo piano dell’attore Ivan Mosjoukine, riuscì a indurre nello spettatore stati d’animo diversi,
provocando così, attraverso il montaggio, una variazione della percezione visiva, nota in seguito proprio con il nome
di “effetto Kuleshov”. Stessa cosa fa Hitchcock con i primissimi piani di James Stewart.
Temi
Voyeurismo, prima solo di Jeff, diventa poi patologia di gruppo.
Problema dell’amore e del matrimonio: Jeff non ha voglia di sposare Grace Kelly, e sul muro di fronte vede solo le
azioni che illustrano il problema dell’amore: la donna sola, i giovani sposi, il musicista scapolo, la ballerina che gli
uomini desiderano, la coppia senza figli che riversa tutto il suo affetto su un cagnolino e la coppia sposata in cui i
litigi sono sempre più frequenti.
Il cinema: il cannocchiale del protagonista è il cinema. Film metafora dello spettatore e di ogni tentativo di
interpretazione. Tanto più siamo spettatori, tanto più vogliamo esserlo. Da un certo momento i tre personaggi
smettono di essere spettatori passivi ma vogliono interagire, il cinema non è interattivo: con un film ci comportiamo
come Jeff all’inizio, poi si realizza il sogno dello spettatore: prima Jeff interagisce con il telefono e poi cercando di
indirizzare il finale.
Importanza del punto di vista, il discorso cinematografico di Hitchcock è altrettanto attento a sottolinearne
l’importanza, e stabilire i problematici rapporti tra relatività e oggettività, tra apparenza e verità, tra realtà e
rappresentazione.
Regia
Solo in base al primo movimento della macchina da presa veniamo a sapere dove siamo, chi è il personaggio, chi è
il personaggio, qual è il suo mestiere e cosa gli è capitato. Secondo Hitchcock il peccato capitale di uno sceneggiatore
consiste, quando si discute una difficoltà, nell’evitare il problema e giustificare la cosa con una scena di dialogo. Le
azioni e gli sguardi raccontano una storia costruita attraverso immagini.
L’unità di luogo è data dalla soggettività del protagonista. Il punto di vista