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ANALISI DEL TESTO

Il rifiuto della tematica cortese

Nello svolgimento del discorso si possono individuare tre momenti distinti.

Il primo espresso nella strofa iniziale, descrive e contesta la concezione cortese che associa Amore a Valore (inteso come valore

morale e/o poetico), e la ripudia a favore di quella più a carattere moralistico per la quale Amore (nel senso l'amore profano) significa

invece Follia.

v.8­11 l'amore è negazione di ogni qualità positiva come forza irrazione opposta al savere: concetto tipico dell'ideologia guittoniana

e della produzione cortese.

Guittone si dimostra ottimo conoscitore dei testi trobadorici. La critica più recente ha indicato in Bernart de Ventadorn il saggio cui si

allude al v.5. Il celebre trovatore fu convinto sostenitore della stretta correlazione amore­canto qui contestata.

Anche l'identità amore­follia si trova non di rado proposta da vari trovatori, e dallo stesso Bernart nella sua tenzone con Peire

d'Alvernha.

Sono presenti poi modelli e contenuti del vocabolario cortese: cantare v.1, 16 – trovare v. 6 – saverò v.1 – saver – valere – valor.

Gli ideali civili e morali

Il secondo momento coincide con la fronte della seconda strofa, e rappresenta la parte propositiva di Guittone, un manifesto poetico,

ma anche autobiografico ed etico.

Si noterà l'impiego della classica metafora della nave come simbolo del poeta e dell'uomo saggio che, avendo come fine Dio, si fa

condurre attraverso il mare della dalle virtù (qui personificate e con funzioni vitali nella guida della nave).

Rime d'amore e rime religiose

il terzo momento occupa il resto della canzone e vengono enunciate le ragioni che stanno alla abse del nuovo ideale, forgiato su

intento morali, diadattici e religiosi.

Si configura la contrapposizione presente/passato, follia/saggezza, morte/vita e costituisce un po' l'ossatura della canzone viene

rimarcata a livello formale da un uso abbondante di antitesi soprattutto nella zona centrale (strofa 3 e 4): morte/vita v.42­43, non per

star, ma per passar v. 44, ricco/mendico v. 48 oppure l'oro:loro dove l'opposizione è segnata con un gioco di parole (paronomasia).

Il livello alto di elaborazione formale si trova nella preziosità delle rime: care (> v.2­3 soglio:disvoglio, equivoche (>v.6­7 punto:punto

avverbio), derivative (> v.69­75 remossa:mossa), ricche (> v. 20­21 stato:acquistato).

Ahi dolze e gaia terra fiorentina Chiaro Davanzati

La canzone è un lamento per la decadenza di Firenze, sconvolta dalla lunga lotta intestina fra opposte fazioni, e tradita prima dai

ghibellini e ora dai guelfi che l'hanno consegnata a Carlo d'Angiò. La stesura del testo quindi risulta posteriore alla battaglia di

Benvento (1266), che segnò la fine del predominio ghibellino, e appartiene probabilmente ai primi mesi del 1267, prima che Carlo

d'Angiò rifiutasse l'offerta dei guelfi.

Chiaro Davanzati si ispira alla canzone di Guittone per Montaperti, riprendendone i motivi fondamentali (compreso quello delle

leggendarie origini romane di Firenze), stile e parole­chiave. Manca però la tensione morale e infatti il tono è molto diverso, lontano

dalla satira e più vicino semmai al lamento nostalgico, e quindi più convenzionale.

Ahi dolze e gaia terra fiorentina,

fontana di valore e di piangenza,

fior de l'altre, Fiorenza,

qualunque ha più saver ti ten reina.

Formata fue di Roma tua semenza

e da Dio solo data la dotrina,

ché per luce divina

lo re Fiorin ci spese sua potenza;

ed ebb[b]e in sua seguenza

conti e marchesi, prencipi e baroni,

gentil' d'altre ragioni:

cesati fuor d'orgoglio e villania,

miser loro baronia

a ciò he fossi de l'altre mag[g]iore.

Come fossi ordinata primamente

de se' baron' che più avean d'altura,

e ciascun puose cura

ver' sua parte, com' fosse più piacente;

da San Giovanni sua figura,

i be' costumi dal fior della gente,

da' savi il convenente;

in planeta di Leo più sicura,

di villania fuor, pura,

di piacimento e di valore orata,

sana aira e in gioia formata,

diletto d'ogni bene ed abondosa,

gentile ed amorosa,

impreradrice d'ogno cortesia.

Ahimè, Fiorenza, che è rimembrare

lo grande stato e la tua franchitate

c'ho detta!, ch'è in viltate

disposta ed abassata, ed in penare

somessa, e sottoposta in fedaltate,

per li tuoi figli co­llo­rio portare,

che, per non perdonare

l'un l'altro, t'hanno messa in basitate.

Ahimè lasso, dov'è lo savere

e lo pregio e'l valore e la franchezza?

La tua gran gentilezza

credo che dorme e giace in mala parte:

chi 'mprima disse “parte”

fra li tuo figli tormentato sia.

“Fiorenza” non pos' dir, ché se' sf[i]orita,

né ragionar che 'n te sia cortisia:

chi chi non s'aomilìa,

già sua bontà non puote esser gradita;

non se' più tua, né hai segnoria,

anzi se' disorata ed aunita

ed hai perduta vita,

ché messa t'ha ciascuno 'n schiavonia.

Da l'un tuo figlio due volte donata

per l'altro consumare e dar dolore,

e per l'altro a segnore

se' ormai e donera'gli il fio:

non val chiedere a Dio

per te merzé, Fiorenze dolorosa.

Ché è moltipricato in tua statura

asro e 'nvidia, noia e strug[g]imento,

orgoglioso talento,

avarizza, pigrezza e losura:

e ciascuno che 'n te ha pensamento

e' studia sempre di volere usura;

di Dio nonn­han paura

ma sieguen sempre disiar tormento.

Li pic[c]iol', li mezzani e li mag[g]iori

hanno altro in cor che non mostran di fora:

per contrado lavora,

onde 'l Segnore Idio pien di pietate

per Sua nobilitate

ti riconduca a la verace via.

ANALISI DEL TESTO

La struttura e i contenuti

La canzone si dimostra ben strutturata ed equilibrata nei contenuti: nelle prime due strofe lo spazio viene dedicato al passato di

Firenze, descritto in toni encomiastici, mentre nelle ultime due strofe si descrive il presente di Firenze con toni invece sconfortanti. La

strofa poi di transizione è quella centrale, cioè la strofe 3 che mescola entrambi gli elementi e indica inoltre le ragioni del tracollo

della città, le sue fazioni e le lotte intestine.

Interessante è il contrasto con l'antica grandezza lo realizza attraverso un elenco di virtù rievocate che sono ormai assenti:

metodo tipico del planh (genere provenzale del “compianto”) v.37

Il modello di Guittone d'Arezzo

Si registrano alcune differenze rispetto al modello guittoniano. La canzone infatti inizia con quegli elementi tipici della laus civitas

(lode della città): mito delle origini, elogio della nobiltà dei padri (qui si cita un certo Fiorin ovvero il mitico fondatore da cui secondo la

leggenda prese il nome la città), della struttura urbanistica, della congiunzione astrale che presiedette alla fondazione (in questo

caso è quella del Leone che secondo gli astrologi dava forza e quindi sicurezza divenne poi il simbolo della signoria fiorentina),

dell'aria, delle virtù degli abitanti.

Diversa invece la situazione in Guittone che inizia il suo componimento con la censura dolorosa del presente e accenna solo quegli

elementi positivi del passato, remoto o prossimo, più adatti a evidenziare l'attuale decadenza morale e politica.

Ulteriore elemento interessante è la presenza del cosiddetto tema dell'ubi sunt al v.37, riconoscibile dalla presenza di “Dov'è?” che

deriva infatti dal latino ubi sunt viene usato spesso nella trattatistica estetica, morale e nella letteratura religiosa e profana x

indicare un elenco di cose perdute.

APPROFONDIMENTO

Agli intellettuali comunali, caratterizzati da un forte impegno politico e civile, risalgono numerose manifestazioni del grande

sentimento patriottico cittadino che era un elemento tipico dell'età dei Comuni. Questi sentimenti diffusi si esprimono nella

celebrazione delle molteplici meraviglie di singole città. Tutte queste descrizioni sono normalmente costruite sul modello della laus

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Publisher
A.A. 2011-2012
6 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher camillasanna_ di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura italiana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pavia o del prof Lavezzi Gianfranca.