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La Guerra del Peloponneso
Cause della Guerra del Peloponneso: Tucidide distingue due ordini di cause:
- La causa più vera (alethestate prophasis), di natura organica: l'enorme espansione (auxesis) di Atene rese inevitabile lo scontro con la potenza spartana.
- Le cause contingenti (aitiai): le questioni di Corcira, di Potidea e del decreto megarese.
Sparta, chiaramente contraria all'apertura del conflitto, fu la responsabile immediata della decisione di guerra, costretta dalle insistenze di Corinto; Atene tuttavia, con la sua inarrestabile espansione imperialistica, ne fu la vera e consapevole causa. I motivi di contrasto riguardarono originariamente solo Atene e Corinto.
1. La questione di Corcira (435-3 a.C.), colonia di Corinto, importante base per il commercio corinzio-corcirese verso l'Occidente. Atene intervenne nel conflitto scoppiato tra Corcira e Corinto, in seguito ai rivolgimenti democratici della colonia corcirese di Epidamno. Atene,
1. Nel tentativo di aggirare le clausole della Pace dei Trent'anni, Atene propose un'alleanza con funzione difensiva (epimachia). Atene prese tale decisione, attratta dalla potente flotta di Corcira e dalla sua posizione strategica sulla via dell'occidente. L'episodio si concluse con la disfatta dei Corciresi e il risentimento di Corinto nei confronti degli Atene, considerati violatori della pace.
2. La questione di Potidea (433-429 a.C.): nel 433 a.C., Potidea, colonia corinzia e alleata di Atene, si ribellò a causa del tributo; Atene impose all'alleata insorta varie restrizioni, tra cui il congedo dell'epidemiurgo, il magistrato inviato da Corinto ogni anno, e l'abbattimento delle mura. Potidea rifiutò e sciolse l'alleanza e Atene fu costretta a riprendere la città con la forza. L'intervento di Corinto non impedirà alla città di capitolare, nel 429 a.C., a guerra già iniziata.
3. Decreto di Megara (432 a.C.):
Megara era alleata di Corinto; con questo decreto, Atene proibiva ai Megaresi l'accesso ai mercati propri e a quelli degli alleati, bloccando di fatto i commerci della città (tessuti e vesti di lana).
Estate del 432 a.C.: congresso a Sparta alla presenza degli alleati peloponnesiaci e di un'ambasceria ateniese. Il re Archidamo si dichiara contrario alla guerra, mentre l'eforo Stenelaida è favorevole, a causa della violazione ateniese della Pace dei Trent'anni. Gli Spartani decisero per la guerra, non perché convinti dalle parole degli alleati, ma perché temevano che la potenza ateniese continuasse a crescere. Si richiese ad Atene:
- l'espulsione del sacrilego Pericle;
- la rinuncia a Potidea ed Egina e l'abrogazione del decreto megarese;
- l'autonomia dei Greci con sostanziale modifica della lega navale.
Pericle voleva la guerra e credeva che gli Ateniesi potessero vincerla. Ragioni: predominio della flotta; trasformazione di
Atene in un'isola ("non dobbiamo lamentarci per la perdita delle case o della terra, ma degli uomini: non sono queste cose a creare gli uomini, ma gli uomini a creare queste cose"); enorme disponibilità finanziaria a fronte della mancanza di denaro presso gli Spartani; divieto di ampliare il dominio di Atene al di fuori dell'esistente e progetto di logorare e contenere l'avversario. Estate del 431 a.C.: colpo di mano dei Tebani e degli esuli oligarchi plateesi su Platea: l'aperta violazione della pace del 446 a.C. (vd. supra) decreta l'inizio delle ostilità. In campo scesero dunque due alleanze raggruppate intorno alle città egemoni Sparta e Atene.
La guerra archidamica (431-421)
Caratterizzata da invasioni annuali dell'Attica da parte degli Spartani di Archidamo. Atene si configurò come un'isola: tutta la popolazione si rifugiò all'interno delle Lunghe Mura, il territorio fu abbandonato al
Di un'azione ingiusta, ascoltando le misure proposte da Diodoto (distruzione delle mura, ritiro della flotta, installazione di una colonia ateniese).
427-425 a.C.: prima spedizione in Sicilia (a sostegno di Leontini e Reggio, colonie ioniche euboiche, control'espansionismo della dorica Siracusa), al comando di Lachete, seguito da Pitodoro, Sofocle ed Eurimedonte; con il Congresso di Gela del 424 a.C., in cui prevalsero gli inviti alla concordia del siracusano Ermocrate, i conflitti traelementi dorici e ionici di Sicilia furono temporaneamente sospesi.
427 a.C.: Platea è presa e distrutta.
427/5 a.C.: guerra civile a Corcira, dove gli oligarchici furono brutalmente massacrati (Tucidide assume l'episodio come esempio per mostrare orrori e degenerazioni connessi con la guerra).
425 a.C.: spedizione a Pilo e Sfacteria, guidata da Cleone e Demostene, per spostare sul Peloponneso il fronte di guerra. Gli Spartani furono assediati da Demostene sull'isola di Sfacteria.
Cleone si rifiutò di trattare, Sfacteria fu presa e gli Spartiati dell'isola condotti prigionieri ad Atene. Nel 425 a.C. si riorganizzarono i tributi, che furono triplicati (1460 talenti). 424 a.C.: Nicia occupò l'isola di Citera (Laconia), Demostene e Ippocrate conquistarono il porto megarese di Nisea. Alle azioni di Atene rispose il generale spartano Brasida, che invase la Tracia, dove prese la piazzaforte di Anfipoli (colonia ateniese fondata nel 437 sul basso corso dello Strimone) e le miniere d'oro del Pangeo (sconfisse lo storico Tucidide, che riuscì a conservare Eione, ma non Anfipoli e dovette andare in esilio per 20 anni): Brasida aveva portato la guerra lontano dal Peloponneso e aveva inferto un grave colpo al prestigio di Atene a nord dell'Egeo. Gli Ateniesi condussero una campagna in Beozia e vennero sconfitti nella Battaglia di Delion. 423 a.C.: Atene fu costretta ad accettare le proposte di tregua spartane: il "partito dellapace» (di Nicia), conLachete, firmò l’armistizio.
422 a.C.: la tregua fu subito violata: Brasida marciò contro Metone e gli Ateniesi attaccarono Sicione. Cleone,rieletto stratega, tentò di riprendere Anfipoli, ma si scontrò con Brasida. Ad Anfipoli morirono sia Brasida sia Cleone:il «partito della guerra» aveva perso i propri principali esponenti. Si avviarono le trattative di Pace.
421 a.C.: venne stipulata la cosiddetta Pace di Nicia, sulla base dello status quo ante: durata di cinquanta anni; gliAteniesi devono restituire Pilo e Citera, gli Spartani Anfipoli; i prigionieri di Pilo (“gli uomini dei Lacedemoni che sononel carcere degli Ateniesi”) devono essere riconsegnati; le città della Calcidica devono essere autonome. Tra iPeloponnesiaci, Corinzi, Elei, Megaresi e Beoti non ratificarono la pace, che peraltro fu subito disattesa nel capitoloriguardante le restituzioni.Elide e Mantinea, per sfiducia verso Sparta,
Uscirono dalla lega e si allearono con Corinto, Calcide e Argo. Anche ad Atene c'era malcontento per gli esiti della pace; in tale situazione si inserì Alcibiade, che sviluppò una politica di ambizione e di rivalse personali, oscurando le ragioni della polis e della collettività.
Alcibiade e la Spedizione in Sicilia. Alcibiade, di grande famiglia aristocratica, fu imparentato con gli Alcmeonidi. Prosseno di Sparta, non tollerò di essere stato escluso dalle trattative che condussero alla Pace di Nicia e che privilegiarono altri referenti, più anziani e più affidabili. Fu eletto stratega nel 420/19 a.C.; nel 421 a.C. era scaduta la pace trentennale tra Argo e Sparta e nel 420 a.C. Alcibiade procurò ad Atene l'alleanza con Argo, in aperta opposizione ai patti appena firmati con Sparta.
419/8 a.C. denuncia ateniese della violazione della pace da parte di Sparta per la mancata restituzione di Anfipoli. 418 a.C., Battaglia di Mantinea:
Atene intervenne a fianco di Argo nella lotta contro Sparta e fu sconfitta. Si trattò della più grande battaglia combattuta tra i Greci (10˙000 uomini per parte). Nel 417 a.C. Alcibiade e Nicia si trovarono d'accordo a ostracizzare Iperbolo, succeduto a Cleone come demagogo (si tratta dell'ultimo ricorso all'ostracismo). 416 a.C.: spedizione capeggiata da Nicia contro Melo, isola di gente dorica, non appartenente a nessuna delle due alleanze e forte del proprio diritto alla neutralità; l'assedio ateniese si concluse con la capitolazione della città: i maschi adulti vennero sterminati, gli altri abitanti ridotti in schiavitù; furono inviati cinquecento coloni ateniesi sulla terra dei Meli. Memorabile fu il resoconto tucidideo degli avvenimenti (le ragioni della giustizia, che ha la propria base negli dei, contro le ragioni della forza; Ateniesi: "ci serviamo di questa legge senza averla istituita noi per primi, maperché l'abbiamo ricevuta già esistente e la lasceremo valida per tutta l'eternità”).
415-413 a.C., Spedizione in Sicilia: Nel 415 a.C., Segesta, attaccata da Siracusa e Selinunte, chiese aiuto ad Atene, che aveva già stipulato un trattato militare con la città elima di Sicilia almeno a partire dall'anno 418/7. Nella discussione in Assemblea sull'opportunità della spedizione, si scontrarono le opposte posizioni di Nicia e Alcibiade. I due vennero poi nominati insieme a Lamaco strateghi plenipotenziari. Fu approntata una splendida armata (“la più ricca e magnifica tra le spedizioni approntate fino ad allora”) che fu accompagnata al Pireo dalle speranza, dagli auguri e dai timori della popolazione cittadina e degli stranieri residenti. All'avvio della spedizione, vi fu lo scandalo della mutilazione delle Erme; Alcibiade fu anche accusato di aver parodiato i Misteri eleusini. Fu accusato in contumacia.
dopo la partenza; una volta arrivato a Catania, fu richiamato in patria: egli seguì la nave sacra Salaminia fino a Turi, ma da qui, poi, fece perdere le proprie tracce e si rifugiò a Sparta, da dove incitò i nemici ad accettare le richieste di aiuto dei Siracusani: Sp