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F UNZIONE DI SCAMBIO METABOLICO
La maggior parte delle sostanze che superano la placenta raggiunge il feto tramite la circolazione
sanguigna fetoplacentare; si può parlare pertanto di scambi transplacentari-transematici. I
meccanismi con cui si realizzano questi scambi sono diversi; inoltre va ricordato che non esiste
sostanza a cui la placenta sia completamente impermeabile e che il passaggio di tali sostanze può
essere così lento da risultare irrilevante dal punto di vista fisiologico.
La diffusione delle sostanze è regolata dalla barriera mediante 4 meccanismi principali:
diffusione semplice
• diffusione facilitata
• trasporto attivo
• pinocitosi
•
Il flusso ematico materno e quello fetale attraverso la placenta sono i due fattori emodinamici
determinanti per ogni forma di scambio transplacentare.
scambi dei gas respiratori
Il meccanismo degli
tra la madre e il feto segue le leggi fisiche della diffusione semplice: l’ossigeno e l’anidride
carbonica attraversano la barriera placentare nel senso indicato dalle rispettive pressioni parziali nel
sangue materno e fetale. Tuttavia sono presenti dei fattori che favoriscono il passaggio dell’ossigeno
dalla madre al feto nonché il passaggio dell’anidride carbonica dal feto alla madre. La crescita del
feto, nonostante la bassa concentrazione di ossigeno, è garantita dalla policitemia fetale e dalla
grande avidità per l’ossigeno dell’emoglobina fetale la quale garantisce una buona distribuzione
dello stesso a tutti i tessuti.
sostanze nutritive in senso lato ed i loro metaboliti
Le
passano attraverso la placenta in modi differenti a seconda della loro composizione chimica.
L’acqua, molti sali minerali, gli zuccheri semplici ed i prodotti terminali del metabolismo di grassi,
carboidrati e proteine attraversano la membrana placentare per diffusione semplice.
15 Gli annessi embrionali
Anche il passaggio del fruttosio avviene mediante diffusione semplice; quello del glucosio, invece,
segue la diffusione facilitata ed è quindi più veloce rispetto a quello del fruttosio.
Il modo in cui gli amminoacidi materni attraversano la barriera placentare è invece basato su una
captazione attiva di questi da parte del sinciziotrofoblasto, all’interno del quale gli amminoacidi
raggiungono una concentrazione molto elevata (superiore sia a quella del sangue materno che a
quella del sangue fetale). Dal sinciziotrofoblasto gli amminoacidi raggiungono il flusso ematico
fetale.
trasferimento attivo di anticorpi
Il
dalla madre al feto è limitato a quelli con struttura di tipo IgG che sono trasferiti in maggiore
quantità a partire dalla 14ª settimana.
La transferrina, le immunoglobuline M, le immunoglobuline A e le altre immunoglobuline, il
fibrinogeno, le alfa-globuline e le beta-globuline non passano dalla madre al feto oppure passano in
minima quantità; il meccanismo del passaggio transplacentare non è noto anche se si pensa si tratti
di pinocitosi o del passaggio di piccole soluzioni di continuo della barriera placentare.
Immunità fetale
La competenza immunologica fetale inizia a svilupparsi alla fine del primo trimestre, periodo entro
il quale vengono prodotte tutte le componenti del sistema del complemento.
Il feto acquisisce così l’immunità passiva contro varie patologie infettive. Dopo la nascita il
bambino inizia a produrre le proprie IgG, ma i livelli adulti vengono raggiunti all’età di 3 anni.
passaggio transplacentare degli ormoni
Il
necessita di uno studio complesso in quanto essi vengono prodotti anche dal feto e dalla placenta. Si
stima che gli ormoni ipofisari e l’ormone paratiroideo possano raggiungere il feto in minime
quantità, analogamente all’hPL e all’hCG.
L’insulina supera la barriera placentare nei due sensi in quantità molto ridotte nonostante vi sia, a
livello placentare, un consistente sequestro di questo ormone seguito da degradazione.
Gli ormoni tiroidei (T3 e T4) possono attraversare bidirezionalmente la barriera anche se in scarsa
quantità; la direzione del passaggio è determinata dal gradiente di concentrazione ed è influenzata
16 Gli annessi embrionali
dai livelli materni e fetali di TBG, di TBPA e di albumina che determinano il rapporto frazione
libera- frazione legata di ormone tiroideo da entrambi i lati della barriera.
Gli ormoni steroidi di origine ovarica, placentare o surrenale superano facilmente la placentare in
ambe due le direzioni; tuttavia il passaggio è influenzato dai medesimi fattori nominati per gli
ormoni tiroidei ma anche dall’eventuale metabolizzazione a livello placentare.
Il passaggio delle catecolamine è assai ridotto in quanto queste vengono inattivate dalle
aminoossidasi placentari. Questi enzimi distruggono allo stesso modo anche la serotonina,
l’istamina e la tiramina.
passaggio transplacentare di farmaci ed altre sostanze estranee all’organismo
Il
è regolato dalle leggi della diffusione semplice. La diffusione è direttamente proporzionale alla
solubilità ed inversamente proporzionale al peso molecolare ed al grado di ionizzazione delle
molecole. Il grado di ionizzazione dipende anche dal pH e quindi variazioni del pH ematico, sia
materno che fetale, possono fortemente interferire con il passaggio di molte sostanze. Il passaggio
di farmaci dalla madre al feto può essere considerato insignificante laddove questi siano
scarsamente liposolubili e fortemente ionizzati; l’esempio più tipico è rappresentato dai curarizzanti
più comuni (succinilcolina). Anche l’eparina, se somministrata in dosi terapeutiche, non raggiunge
il feto in quantità rilevanti. Molti altri farmaci invece diffondono molto facilmente ed in quantità
consistenti ma non necessariamente tossiche. È da sottolineare la facile diffusibilità dei gas
anestetici, dei barbiturici, dei tranquillanti, degli analgesici stupefacenti e non stupefacenti, di molti
ipotensivi e di antibiotici e chemioterapici.
passaggio transplacentare di cellule, batteri e virus
Il
può causare una situazione patologica nel feto. Nel corso del travaglio, ma anche in altre fasi della
gravidanza, può succedere che si abbia uno scambio tra gli elementi figurati del sangue materno e di
quello fetale. Quando si ha un’emorragia in senso materno-fetale, di solito non ci sono conseguenze
gravi per la madre mentre invece nel feto si può verificare uno scompenso cardiocircolatorio.
L’emorragia fetomaterna può invece causare grave anemia nel neonato. I leucociti e le piastrine,
passando dal feto alla madre, possono innescare in quest’ultima una risposta immunitaria
(formazione di leucoagglutinine o anticorpi antipiastrine); nel passaggio contrario è possibile
17 Gli annessi embrionali
l’insorgenza di sindromi immunopatiche secondarie (colonizzazione di linfociti materni nel
neonato).
Sono stati identificati più di 400 antigeni eritrocitari e alcuni di questi possono scatenare una
risposta anticorpale contro le cellule ematiche fetali. In questo caso si parla di isoimmunizzazione
e, se la risposta materna è sufficiente, gli anticorpi attaccheranno ed emolizzerano gli elementi
figurati del sangue fetale causando l’eritroblastosi fetale (o malattia emolitica del neonato).
L’anemia può diventare così severa da causare idrope fetale (edema e versamenti nelle cavità
corporee) la quale conduce alla morte del feto.
Anche cellule derivate dai tumori maligni possono raggiungere il feto tramite il circolo sanguigno
della madre.
Il passaggio di cellule di qualunque tipo attraverso la placenta sembra avvenire per mezzo di
soluzioni di continuo dell’epitelio del villo, nonostante non si escludano altre possibilità come la
diapedesi.
I microorganismi non sono tutti in grado di superare la barriera placentare intatta ma non sappiamo
quali sono i meccanismi alla base della selettività né il meccanismo di passaggio. I microorganismi
che oltrepassano facilmente la placenta sono il Toxoplasma gondii, il Treponema pallido e la
listeria. I plasmodi malarici, il batterio della tubercolosi, la salmonella tifosa ecc. attraversano la
membrana placentare in casi eccezionali o rari. Per quanto riguarda i virus invece è stato
dimostrato che quelli che riescono a raggiungere il feto sono: il Cytomegalovirus, l’HIV, l’HBV, il
virus della rosolia e il virus Coxsackie; per tutti gli altri il passaggio è meno frequente o
rappresenta un’eccezione.
Le tossine batteriche di solito non superano la barriera placentare in quantità biologicamente
significative forse a causa del loro elevato peso molecolare.
18 Gli annessi embrionali
P RODUZIONE ORMONALE
Oltre alla funzione nutrizionale e metabolica, la placenta svolge una funzione endocrina
fondamentale producendo ormoni di natura proteica e steroidea tra cui la gonadotropina corionica
umana (hCG) e l’ormone lattogeno placentare umano (hPL), così come la tireotropina e la
corticotropina.
Tutti sono indispensabili per l’annidamento dell’uovo e il mantenimento della gravidanza. Essi
integrano o rimpiazzano gli ormoni di origine ipofisaria e gli ormoni steroidei prodotti dall’ovaio e
la loro sintesi inizia prima dell’impianto della blastocisti nella mucosa uterina, cioè quando questa è
ancora sospesa nel liquido uterino. In questa fase le cellule del trofoblasto sintetizzano ormoni
estrogeni che avrebbero il ruolo di agevolare l’impianto nell’endometrio.
L’organo endocrino che sostiene l’impianto e i primi stadi dello sviluppo embrionale è il corpo
luteo, la cui presenza è essenziale solo nelle fasi iniziali della gestazione e non oltre la 7ª settimana.
Successivamente, invece, è la placenta che assume un ruolo fondamentale nella sintesi ormonale.
La placenta umana è una ghiandola endocrina incompleta perchè manca di alcuni degli enzimi
essenziali per completare la sintesi degli ormoni steroidei. Questi enzimi sono presenti nel feto e
quindi si ha una perfetta integrazione feto-placentare. Al processo di secrezione ormonale collabora
anche la madre perchè il suo fegato fornisce alla placenta il colesterolo necessario per la produzione
degli ormoni steroidei. Dal punto di vista endocrino la madre, il feto e la placenta rappresentano una
struttura unitaria a cui si attribuisce il nome di unità materno-feto-placentare.
Gli ormoni prodotti dalla placenta sono:
· Gonadotropina corionica umana (hCG):
è una glicoproteina di elevato peso molecolare che ha una struttura simile all’ormone luteinizzante
(LH), rispetto al quale ha un maggior quantitativo di carboidrati. Questa diversa struttura lo rende
più resistente alla degradazione metabolica e le consente d