Geologia applicata - idrogeologia
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CAPITOLO 4
LE SORGENTI
SORGENTE : qualunque emergenza naturale di acqua dal sottosuolo.
In aree montane o pianeggianti
In terre oppure in ammassi rocciosi.
Esse rappresentano la manifestazione visibile in superficie di una circolazione sotterranea.
Dell’acqua di una sorgente si considerano:
• Classificazione idrogeologica
• La portata
• La temperatura
• Il chimismo
Le sorgenti possono essere classificate in basa alle loro diverse caratteristiche.
CLASSIFICAZIONE IDROGEOLOGICA
• Sorgenti per limite di permeabilità
-limite di permeabilità definito
-limite di permeabilità indefinito
• Sorgenti per soglia di permeabilità (trabocco-pieghe)
• Sorgenti per affioramento della superficie piezometrica (Nb risogive)
• Sorgenti carsiche
CLASSIFICAZIONE CONSIDERANDO LA PORTATA
• Sorgenti perenni
• Sorgenti temporanee
CLASSIFICAZIONE CONSIDERANDO LA TEMPERATURA
• <20°
• >20°
CLASSIFICAZIONE CONSIDERANDO IL CHIMISMO
L’acqua può essere distinta anche in funzione del contenuto salino e va da minimamente
mineralizzata a ricca di Sali minerali.
Possiamo apportare una distinzione anche tra acqua medicamentosa e acqua minerale
naturale.
In presenza di una sorgente naturale possono essere realizzate strutture più o meno
complesse per l’ordinata raccolta e distribuzione delle acque.
BOTTINI DI PRESA= strutture atte a intercettare e convogliare le acque sotterranee,
sala a contatto con la roccia o il terreno acquifero e condotto di accesso. Area protetta e
recintata. CAPITOLO 5
CENSIMENTO DEI PUNTI D’ACQUA
Principali strumenti dell’indagine idrogeologica
Una indagine idrogeologica può venire svolta per scopi diversi,(ricerca acque potabili interferenze
con opere di ingegneria civile) ha spesso alcuni obiettivi in comune:
• Ricostruzione andamento delle superfici piezometriche
• Riconoscimento falde idriche
• Caratterizzazione unità idrogeologiche presenti
• Conoscenza chimismo delle acque
Una indagine idrogeologica consiste in primo luogo in:
identificazione
descrizione
ubicazione
di ogni punto d’acqua significativo.
Punti d’acqua superficiali naturali
• CORSI D’ACQUA NATURALI: occorre conoscere ed aver cartografato la posizione e
l’ingombro degli alvei ordinari, di magra, di piena e della piana alluvionale.
Ricorda che l’alveo e la falda sono in relazione. (alveo
disperdente, drenante, indifferente).
• LAGHI NATURALI: vanno delimitati, distinti e ne vanno registrate le variazioni cicliche del
livello Idrico.
• STAGNI PALUDI ED ACQUITRINI: possono essere:
-di ristagno
-di emergenza
• LE TORBIERE
• LE LANCHE
• LE RISORGIVE
• LE ZONE DI RISTAGNO TEMPORANEO
Punti d’acqua superficiali di origine antropica
• LAGHI ARTIFICIALI: vanno delimitati distinguendone genesi e registrandone le variazioni
cicliche del livello idrico, poiché rapide variazioni possono portare a dissesti
come suffosione o aumento della pressione neutra.
• FONTANILI
Punti d’acqua profondi di origine antropica: la misura della profondità della superficie
piezometrica e della pressione dell’acqua
È fondamentale conoscere in qualunque indagine idrogeologica:
• Posizione della superficie piezometrica
• Pressione dell’acqua
PIEZOMETRI
• A tubo aperto
-si usa nei terreni più permeabili
-è costituito da un tubo in PVC fenestrato per una lunghezza
variabile, inserito in una calza filtrante di tessuto non tessuto. Il tubo e
la calza vengono inseriti nel foro, la zona fenestrata del tubo viene
isolata e in superficie viene posto un chiusino di protezione chiuso
con un lucchetto.
Le misure vengono registrate calando un freatimetro.
• Piezometro di Casagrande
-si usa nei terreni più fini
-è costituito da un cilindro di materiale poroso collegato a 2 tubi in
plastica.
-raggiunta la quota alla quale si vuole istallare il piezometro si versa
nel foro sabbia pulita per almeno 50cm recuperando pian piano la
colonna di rivestimento,
viene calata la cella porosa
50cm si sabbia
15cm di bentonite
15cm di ghiaia compattata
15cm di bentonite
Malta di cemento e si realizza così il pozzetto protettivo in cemento
-sonda elettrica
pozzi
i dati da conoscere sono:
• Posizione plano altimetrica
• Profondità a cui sono stati posti i filtri
• Profondità della superficie piezometrica
Misure della pressione dell’acqua
• Piezometri pneumatici si misura la pressione necessaria la pressione
necessaria a contrastare la spinta che l’acqua esercita sulla membrana dell’acqua.
• Piezoconi un trasduttore elettrico consente di inviare via cavo in superficie una
informazione della deformazione subita.
Analisi chimiche sulle acque
Al laboratorio devono essere richieste le analisi effettivamente utili per il problema specifico.
I parametri vengono comunemente riassunti nel diagramma Piper.
CAPITOLO 6
RAPPRESENTAZIONE DELL’ASSETTO IDROGEOLOGICO DI UN’AREA
È possibile rappresentare l’assetto idrogeologico di un sito mediante una apposita cartografia.
La conoscenza dell’andamento delle superfici piezometriche e freatiche delle falde oltre ad essere
un’informazione fondamentale consente di individuare:
• Le direzioni di deflusso dell’acqua nell’acquifero
• Aree di alimentazione
• Gradienti idraulici
• Eventuali spartiacque sotterranei
• Aree di drenaggio
Le superfici piezometriche vengono indicate con linee isopiezometriche (isopieze), linee di ugual
quota rispetto al livello del mare, della superficie piezometrica.
Le carte idrogeologiche: costruzione e contenuti
-Acquisizione informazioni profondità falda
-Censimento pozzi e piezometri
-Quota assoluta della superficie piezometrica in un punto
-Una volta scelta l’equidistanza disegnare il segmento che unisce 2 punti
NB falde sovrapposte
-E’ importante che i dati siano rilevati in tempi stretti
-ancora più utile sarebbe avere a disposizione misure in continuo
Avendo a disposizione le isopiezometriche è possibile identificare:
• Direzioni di deflusso della falda (tracciabili come perpendicolari alle isopieze)
• Gli assi di drenaggio e le depressioni
• Zone ribassate della superficie piezometrica dove convergono le direzioni di deflusso
• Gli spartiacque sotterranei
• Aree di alimentazione dalla falda
• Zone di emergenza della stessa
-Avendo l’andamento delle isopieze è possibile calcolare il gradiente piezometrico come rapporto
tra la differenza di quota piezometrica tra due successive isopieze e la lunghezza della linea di
flusso tra le stesse.
È comunque bene ricordare che la superficie piezometrica è soggetta a continue oscillazioni
modifiche.
Carte della soggiacenza
Mettono in evidenza la profondità della superficie piezometrica rispetto al piano campagna. Si
procede punto per punto calcolando la differenza tra questi due gruppi di informazioni. Si stabilisce
poi una interdistanza utile e si tracciano le linee di uguale profondità della superficie topografica
detta appunto soggiacenza.
Carte della velocità di infiltrazione superficiale e carte della permeabilità superficiale
Mettere in evidenza la distribuzione della velocità di infiltrazione superficiale oppure della
permeabilità superficiale
Sezioni idrogeologiche: contenuti e costruzione
È conveniente affiancare alla carta idrogeologica una o più sezioni idrogeologiche.
Le sezioni idrogeologiche contengono essenzialmente 2 ordini di informazioni:
• Andamento della successione stratigrafica
• Posizione della superficie piezometrica
La costruzione avviene per punti considerando la successione stratigrafica, le quote topografiche e
quelle delle isopiezometriche.
Costruzione di una sezione idrogeologica in una pianura alluvionale
Le piane alluvionali si sono formate per successive esondazioni dei corsi d’acqua, così via via i
materiali che si sono depositati hanno una struttura tabulare, con superfici inferiore e superiore
pressoché planari e regolari, si constata inoltre la presenza di variazioni anche repentine della
granulometria sia in senso verticale che in senso laterale.
Nel disegnare una sezione idrogeologica sarà quindi necessario seguire la seguente
procedura:
1. Si stabiliscono le scale orizzontale e verticale
2. Si traccia il profilo stratigrafico
3. Si stabilisce l’accuratezza con cui si vogliono sottolineare le differenze granulometriche
4. Si riportano le stratigrafie delle verticali dei sondaggi correttamente ubicati
5. Si tracciano le variazioni verticali di granulometria
6. Per quanto riguarda le variazioni orizzontali si ricorre ad un artificio grafico: seghettatura. Che
consente di mettere a contatto laterale due granulometrie diverse, rispettando il criterio della
prevalente orizzontalità dei limiti tra terreni diversi.
7. Si campiscono le diverse zone individuate
8. Si inserisce la posizione della superficie piezometrica e sollegano in blu
9. Si inseriscono le indicazioni topografiche
10. Cartiglio e legenda
In una pianura alluvionale esistono poche eccezioni all’assetto tabulare,
una di esse consiste nell’attraversamento, con la sezione di un alveo
abbandonato di un corso d’acqua oppure di un paleolveo.
CAPITOLO 7
CARATTERISTICHE IDROGEOLOGICHE DELLA PIANURA PADANA
Principali caratteristiche geomorfologiche e climatiche della pianura padana
• Si estende per circa 45.000km² interessando 5 regioni e ospitando circa 20 milioni di
persone.
• Il limite è netto lungo il margine alpino ed è sfumato lungo gli Appenini.
• Altimetria compresa tra 650m(Piemonte) e 5 alla delta del Po.
• La porzione orientale della pianura è soggetta a subsidenza naturale, accelerata da
interventi antropici.
• Si possono distinguere 3 zone in funzione dell’acclività
alta acclività: (lungo il margine alpino e prealpino) ed è a contatto con i rilievi
morenici. alta pianura.
Media acclività (lungo il margine prealpino in Lombardia e Piemonte, linea delle
risorgive) Bassa acclività occupa la parte più estesa della pianura, livello fondamentale della
pianura.
• Sono presenti alcuni rilievi isolati come il monte Orfano.
• Il clima è temperato continentale
I massimi pluviometrici si rilevano presso il margine alpino.
I minimi pluviometrici si rilevano nelle zone interne.
• Caratteristiche idrografiche:
-parte centrale ricade nel bacino del Po
-le parti NORD e SUD orientali bacini che danno direttamente sul mare
(indipendenti)
Il bacino del Po è fortemente asimmetrico
Alcuni corsi d’acqua hanno origine da risorgive
Alla rete idrografica appartengono anche i numerosi canali artificiali.
Per quanto riguarda il regime dei corsi d’acqua si possono distinguere 4 classi:
-nivoglaciale
-pluviale
-misto
-fortemente influenzato dall’attività antropica
Per quanto riguarda la geometria della sezione degli alvei fluviali normalmente si hanno
alvei incassati, anche con più serie di terrazzi, nei conoidi, nella parte pedemontana del
percorso e nell’alta pianura.
Nella media e nella bassa pianura gli alvei tendono ad innalzarsi e divenire pensili (=
quota del fondo superiore a quella della piana).
Gli alvei fluviali possono essere distinti anche in base al loro tracciato, esso è
prevalentemente a rami intrecciati nella zona di conoide e nell’alta pianura (con clasti) e a
mendri nella bassa (con clasti sabbiosi)
I fontanili
Hanno avuto notevole importanza nella storia sociale ed economica della regione.
Sono strutture semiartificiali realizzate allo scopo di raccogliere ed utilizzare l’acqua presente nel
sottosuolo.
Tipici della fascia intermedia della pianura padana la loro genesi è strettamente legata alla
struttura geologica del sottosuolo, praticamente l’elevata permeabilità facilita le infiltrazioni
generando un flusso idrico sotterraneo che scorre verso sud seguendo la pendenza del substrato.
FASCIA DEI FONTANILI: praticamente con i terreni più fini l’inclinazione diminuisce tanto
da avere Una soggiacenza ridottissima andando a intersecare la falda
freatica.
Esistono anche fontanili di sbarramento che attingono da livelli acquiferi più profondi.
Cenni storici
L’origine si colloca fra l’ XI e il XII secolo e si deve alla necessità di prosciugare paludi, e
convogliare le acque lungo i canali di deflusso, sono nati dunque come opere di bonifica.
I canali costituiscono tutt’ora, un ruolo fondamentale nell’assetto agricolo della bassa bresciana.
Struttura e metodo di costruzione dei fontanili
Le venute a giorno delle acque in un’area pianeggiante sono classificate in base alla loro
morfologia in:
• Polle
• Fontanai
• Affioramenti
Queste morfologie si generano in depressioni del terreno che fungono da richiamo per le acque di
falda.
Vanno così a costituirsi piccoli canali di raccolta che confluiscono in canali collettori.
Per i fontanili veri e propri distinguiamo le seguenti parti:
• Occhi o polle venute d’acqua
• Testa
: -è ottenuta con uno scavo
-In pianta la forma che le veniva data era varia
-In passato si sostenevano gli argini della testa con palizzate in legno.
-Attualmente da pareti in muratura con piccole finestre
-Dimensioni variabili
-L’inclinazione dipende dalle caratteristiche tecniche del terreno è
necessario in alcuni
casi un rivestimento.
-la testa è la parte del fontanile dove rivengono quasi tutte le polle e in
passato vi si ponevano dei tini, all’inizio in legno successivamente in cemento e oggi in
ferro e ghisa. Tali tubi captano livelli acquiferi più profondi sfruttando anche
eventuali pressioni artesiane. Lo scopo di questi artifici era tenere puliti i punti dai
quali sgorgava l’acqua. La risalita di acqua nei tubi è da attribuire alla presenza
di pressione contenuta in livelli acquiferi sottostanti.
-la portata varia dal periodo dell’anno.
-sono necessari lavori di pulizia e manutenzione ogni 2-5 anni.
• Gola
• Asta -è un alveo scavato che mette in comunicazione testa e canale vero e proprio
che ha il compito di far defluire le acque.
-La pendenza è regolata in funzione della quantità d’acqua da trasportare e
dalla natura dei terreni.
-può ricevere acqua da più teste.
-Il chimismo delle acque è generalmente “bicarbonato-calcico”, il pH>7 e la
temperatura oscilla fra 8° e 14°.
-Localmente l’accumulo di resti vegetali ha favorito la formazione di torba.
• Canale
La salvaguardia dei fontanili viene operata mediante azioni finalizzate ad evitare l’impaludamento
ed interrimento della struttura .
Occorre anche contrastare l’abbassamento del livello piezometrico della falda.
Da evitare è anche l’eccessiva espansione dell’attività agricola.
Nell’ambito della salvaguardia e promozione la prima fase consiste nel censimento e nella
descrizione di ogni singolo fontanile tramite delle predisposte “schede descrittive” che considerano:
• Ubicazione teste
• Ubicazione asta
• Stato attività :
-attivo
-estinto
-temporaneo
-spianato
• Stato di conservazione
-ottimo
-buono
-discreto
-pessimo
Spesso associati ai fontanili erano le marcite (= prati stabili a morfologia artificiale).
Le irrigazioni termiche delle marcite si basano sull’impiego delle acque calde dei fontanili.
Un prato adibito a marcita deve in pratica essere percorso uniformemente da un velo d’acqua
proveniente da una roggia di alimentazione, si deve avere la superficie regolare ed essere in
leggere pendenza, le acque di marcita vengono quindi raccolte da una roggia drenante.
Le marcite sono un esempio di alta ingegneria idraulica e intelligente gestione del territorio e delle
sue risorse.
Idrogeologia nei dintorni di Brescia
• Il territorio della bassa val Trompia è interessato da pieghe sinclinaliche ed anticlinaliche.
• Brescia si trova sul conoide del fiume Mella.
• La morfologia a V della val Trompia indica tra le altre cose che la valle del Mella non è
interessata dai ghiacciai se non dalla parte alta.
• La parte meridionale della valle è interessata da 2 corsi d’acqua:il Mella e il Garza.
• Sono note alcune sorgenti Mompiano
Per illustrare le condizioni idrogeologiche dell’area bresciana si può fare riferimento ad alcune
sezioni caratteristiche.
1. Trasversale alla Val Trompia all’altezza di Villa Carcina
2. Orientata nord-sud tra Villa Carcina e Concesio
3. Parte da Brescia e scende verso sud sud-ovest
1 Sezione: Trasversale alla Val Trompia all’altezza di Villa Carcina
La traccia verticale dei pozzi idrici presenta degli ispessimenti in corrispondenza di filtri installati
per il prelievo delle acque di falda.
Notiamo l’orientamento est-ovest e la presenza di depositi alluvionali costituiti prevalentemente da
ghiaie e sabbie nei primi 20-30m partendo da piano campagna e per lo più da conglomerati nella
parte più profonda. Questi materiali sono sede di un’unica falda freatica, non esistendo setti
premiabili estesi.
La sezione è in grado di indicare inoltre come la valla del Mella sia caratterizzata da una profonda
incisione tipica dell’ambiente erosivo di tipo fluviale.
La superficie della falda idrica nel 1990 era significativamente più bassa rispetto a quella rilevata
nel 2001
2 sezione: Orientata nord-sud tra Villa Carcina e Concesio
Risulta evidente come vari lo spessore dei depositi alluvionali, mentre a Villa Carcina è di 80-90m,
a S.Vigilio supera i 150m poiché il substrato non è stato rintracciato con perforazioni. Ciò causa la
presenza di un brusco gradino nel substrato roccioso.
3 sezione
: Parte da Brescia e scende verso sud sud-ovest
Mostra come la porzione di territorio sia costituito da un orizzonte superiore composto da sabbie,
seguite da depositi conglomeratici e terreni più fini. Schematicamente possiamo dire: terreni granulari,
conglomerato, l’unità Villafranchiana e substrato roccioso. Cosi come nella sezione
Orientata nord-sud tra Villa
Carcina e Concesio, anche
qui possiamo notare una
variazione della superficie
piezometrica che si è
alzata dal 1990 al 2001,
ma l’entità di tale
innalzamento è minore
perché si è ormai fuori
dalla stretta valle a V del
fiume Mella.
Evoluzione geologica della pianura Padana
35 milioni di anni fa la migrazione del continente africanoo verso quello europeo portò alla
formazione tramite l’orogenesi alpina delle Alpi e delle rocce che andranno a formare Corsica
Calabria e Sicilia.
30 milioni di anni fa iniziò ad aprirsi un nuovo bacino oceanico.
Una porzione di questa catena iniziò a separarsi compiendo una rotazione, e creando un
corrugamento delle rocce della placca africana su cui avanzava formando i primi rilievi di quella
che diventerà la catena degli Appennini.
Successivamente si ebbe una modificazione nella direzione di deformazione la quale si orientò
verso sud.
La situazione geologica odierna mette in evidenza come nella pianura padana, al di sotto di
sedimenti recenti, si trovano sia il fronte appenninico avanzante verso nord, sia il fronte delle alpi
meridionali avanzanti verso sud. Cioè troviamo il substrato roccioso costituito da rocce prealpine e
rocce appenniniche che convergono fratturandosi, piegandosi e accavallandosi su se stesse
Esempio: risultato di questa compressione? Dorsale in sollevamento!
San Colombano.
Queste spinte tettoniche sono responsabili anche della sismicità della pianura padana.
CAPITOLO 8
IL POZZO
Vi sono diverse tecniche per la perforazione di pozzi per l’acqua.
La scelta dipende:
• Materiale che deve essere perforato
• Profondità che si deve raggiungere
• Diametro che si deve ottenere
Metodi di perforazione:
• Percussione
• Rotazione a circolazione diretta
• Rotazione a circolazione inversa
• Perforazione ad aria compressa
• Perforazione ad aria con martello a fondo foro
• Trivellazione con aste elicoidali
METODO A PERCUSSIONE
La perforazione viene effettuata facendo penetrare nel terreno un pesante attrezzo per caduta
libera (cucchiaia, o scalpello a lama o croce).
L’attrezzatura è composta da torre argano con funi, motore, colonna di manovra, e morse
idrauliche.
Quando la cucchiaia (lunghezza 3- 3,5m) è piena viene sollevata riportata in superficie e svuotata,
il materiale ovviamente è del tutto disturbato ma viene comunque raccolto in cassette.
Se necessario, viene infissa la colonna di manovra per sostenere le pareti del pozzo.
Diametro massimo perforabile 1,5m.
PERFORAZIONE A ROTAZIONE CON CIRCOLAZIONE DIRETTA
(Si definisce circolazione diretta quella che si ottiene pompando il fluido all’interno delle
aste; questo poi risale esternamente ad esse sino in superfie)
Avviene attraverso una macchina in grado di fornire, attraverso un motore idraulico, un movimento
di rotazione ed una spinta verso il basso ad una batteria di aste alle cui estremità è montato un
attrezzo che frantuma il terreno (tricono). Una pompa consente di iniettare a forte pressione un
fluido attraverso le aste che fuoriuscendo dai fori presenti sull’attrezzo prende in carico i detriti e li
porta in superficie. Il fluido ha anche i compito di raffreddare e lubrificare l’utensile.
Triconi: -normali (internamente ai coni)
-a getto (esternamente ai coni e collaborano alla frantumazione del terreno
oltre che alla presa in carico dei detriti)
aste -stabilizzatori
-aste pesanti
Il circuito del fango è composto da una vasca di decantazione , la pompa del fango è caratterizzata
da potenza portata e pressione massima di esercizio.
PERFORAZIONE A ROTAZIONE A CIRCOLAZIONE INVERSA
Il metodo consiste nell’approfondire nel terreno un attrezzo in grado di frantumare il terreno
portando in superficie i detriti per mezzo di un fluido che viene immesso nello spazio anulare
compreso tra batterie aste e pareti del foro e viene fatto risalire all’interno delle aste.
Anche in questo caso si impiegano aste di perforazione, stabilizzatori e pesanti.
La perforazione a circolazione inversa consente la perforazione di pozzi di grande diametro a
profondità notevoli. Talvolta è necessario introdurre nel pozzo una benna per asportare i detriti più
grossolani.
PERFORAZIONE AD ARIA COMPRESSA
È più o meno lo stesso meccanismo della rotazione ad aria compressa solamente che invece che
immettere fluido si immette aria compressa che prende in carico i detriti e li porta in superficie con
2 vantaggi:
-immediato allontanamento dei detriti dal fondo
-minora usura attrezzo
L’aria può essere immessa nel foro a secco o mista a schiumogeno.
PERFORAZIONE A SECCO, AD ARIA COMPRESSA CON MARTELLO FONDO-FORO
(mix tra percussione e rotazione ad aria compressa)
Ci sono dei cilindri meccanici fatti ruotare da aste di manovra che inoltre contengono una mazza
battente azionata da aria compressa, la quale giunge all’attrezzo attraverso aste cave di manovra
e una volta averlo spinto risale lungo il foro prendendo in carico i detriti.
I detriti verranno poi presi in esame per una ricostruzione del profilo stratigrafico.
PERFORAZIONE CON TRIVELLE AD ASTE ELICOIDALI
Possono essere con e senza anima cava.
Fluido di perforazione
Ha diverse funzioni:
• Sostenere le pareti del foro
• Impedire ingresso d’acqua dal terreno perforato
• Rimuovere e sollevare i detriti
• Lubrificare e raffreddare l’utensile
Deve avere un buon grado di biodegradabilità
Si usano acqua e bentonite
Si sfrutta la tissotropia.
Il completamento del pozzo
Dopo la perforazione iniziano le operazioni che hanno lo scopo di rendere stabile nel tempo il
pozzo e consentire un adeguato emungimento di acqua.
Principali operazioni:
• Tubaggio consiste nella posa nel pozzo di tubi ciechi con lo scopo di rendere il pozzo
duraturo nel tempo e permettere l’ingresso di acqua per poterla
emungere. Utilizzo di centratori che mantengono costante la distanza tra tubo e
parete foro.
NB: colonna telescopica pozzo con doppia colonna
Filtri sono l’elemento di maggiore importanza: sono costituiti da un tubo con
apposite aperture che permettono il passaggio dell’acqua dal terreno
all’interno del pozzo. Contribuiscono ad impedire il passaggio di particelle di terreno.
Vanno posizionati solo in corrispondenza della falda.
Si differenziano per il tipo di fenestrature:
-aperture circolari
-aperture quadrate
-aperture rettangolari o oblunghe
-aperture a ponte
-aperture a deflettore
-a graniglia
-apertura continua a spirale
Di un filtro ci interessa conoscere anche la portata
• Posa del dreno per la scelta del dreno è indispensabile conoscere la curva
granulometrica del terreno naturale.
Esistono diversi metodi per la posa del dreno:
-Per gravità
-per circolazione inversa
-impiego attrezzi speciali
Senza l’utilizzo dei tubi di immissione possono esserci inconvenienti
• Cementazione si tratta di riempire lo spazio esistente tra i tubi ciechi e le pareti
del foro con una malta cementizia.
Può essere eseguita:
-per impedire l’infiltrazione di acqua superficiale nel pozzo
-per impedire l’infiltrazione di acqua da falde inquinate
-per impedire l’infiltrazione nelle falde in pressione un flusso d’acqua
dal pozzo in acquiferi più superficiali.
La cementazione può avvenire con:
-tubi getto all’esterno del tubo metallico
- scarpa all’interno del tubo (impiegata in pozzi profondi con
colonna Telescopica, si utilizzano raschiatori, hanno la funzione di
rimuovere per raschiatura dalle pareti del foro il pannello di bentonite che
potrebbe impedire una ottimale adesione della malta)
• Sviluppo del pozzo si intendono quelle operazioni che portano ad un
miglioramento delle caratteristiche idrauliche del terreno intorno al pozzo e del
pozzo stesso (periodo di rodaggio).
Sfruttamento del pozzo
Realizzazione:
• Testa
• Organi di controllo
È ora possibile passare alla fase di sfruttamento dell’acqua mediante una pompa, ciò provoca un
deflusso verso il pozzo stesso ed una conseguente depressione della superficie fratica secondo
una forma di cono avente centro in corrispondenza dell’asse del pozzo, “cono di depressione” le
cui dimensioni sono in funzione dell’abbassamento (Δ) dato dalla differenza di livello statico e
dinamico.
Se la portata di emungimento è costante, Δ e R dopo iniziali grandi variazioni tendono a
stabilizzarsi
Le loro dimensioni sono innanzi tutto funzione della permeabilità dell’acquifero.
Dunque con Q costante anche Δ diverrà costante, avremo un regime di deflusso
permanente.
In falda freatica Dupuit dimostrò che: Q= CΔ
Dove C è una costante che dipende da R e minimamente da r
Dunque in conclusione sia per le falde libere che in pressione:
• Il valore dell’abbassamento Δ è funzione della portata di emungimento Q
• Per un dato abbassamento Δ, la portata è funzione diretta della permeabilità K
• Un pozzo può dare portate tanto maggiori quanto maggiore è l’abbassamento che si
può imporre e quindi tanto maggiore è lo spessore della falda (> spessore falda >Q)
• Il raggio del pozzo non influenza grandemente la portata
Curva caratteristica del pozzo.
Definisce le portate in funzione degli abbassamenti in regime di equilibrio secondo la teoria di
Depuit.
La portata varia in funzione delle depressioni secondo una funzione parabolica.
Il tratto OA è assimilabile ad una retta e si riferisce a piccoli valori di abbassamenti; la retta si
ha perché piccoli abbassamenti risultano trascurabili rispetto allo spessore dell’acquifero,
dunque essendo per Dupuit in un acquifero freatico, Q= -CΔ² +2HCΔ il termine moltiplicato per
un quadrato perde importanza e possiamo scrivere la portata come: Q= 2HCΔ.
Il tratto AB è invece tipicamente parabolico, la portata tende a stabilizzarsi e si notano invece
grandi abbassamenti (vale eq. Generale)
Il punto B indica come la portata ha dei limiti oggettivi
Il punto A è il punto critico poiché a piccole variazione di Q corrispondono grandi variazioni di Δ
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