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LA MINUSCOLA CAROLINA
Non abbiamo precise notizie riguardo il periodo di formazione e il periodo di canonizzazione
di questa scrittura, ma possiamo considerarla come una sorta di eccezione all'interno di quel
processo nato con la fine dell'Impero Romano chiamato ‘’Particolarismo Grafico’’ che portò
ad una differenziazione delle tendenze grafiche in tutta Europa. L’esaurirsi di questo periodo
fu reso possibile anche dalla nascita della Carolina che diventò la scrittura della cultura
cristiana universalistica dell'Impero carolingio (e per questo la chiamiamo Carolina, anche se
comunque è da escludere una diretta influenza di Carlo Magno all'interno della sua
formazione). Questa è una scrittura minuscola, rotonda nelle forme, equilibrata, semplice,
senza un elevato numero di legamenti. Queste caratteristiche sono probabilmente
testimonianza della necessità da parte dell’occidente di utilizzare una scrittura molto
semplice.
Come abbiamo già detto, abbiamo poche notizie riguardo al luogo e periodo di formazione e
canalizzazione della scrittura. Per far fronte a tali lacune, diversi paleografi nel tempo hanno
avanzato molteplici tesi. Il primo fu De Lisle, che nel 1886 individuò nel monastero di Tours,
in Francia, il luogo di formazione della minuscola carolina con l'influenza della semionciale.
In realtà a questa tesi si opposero poi i paleografi italiani, dai quali nacque l’ipotesi di
un'origine romana della minuscola carolina, sovvenuta in seguito al ritrovamento del L
iber
Diurnus , un manoscritto ritrovato nell'archivio segreto del Vaticano. Non si tratta però di un
manoscritto di ambito letterario, quanto più che altro di un formulario della cancelleria. Con
un’analisi più approfondita di quest’ultimo, la tesi dei paleografi italiani venne smentita in
quanto comunque, sebbene questo manoscritto presentasse una scrittura corsiva, semplice
ed equilibrata, non erano evidenziati gli elementi caratteristici della minuscola Carolina.
poligenetica
Al seguito si unì Schiaparelli, il quale propose la sua t
eoria che afferma la
derivazione della Carolina da due diverse correnti. Secondo Schiaparelli infatti, la Carolina
avrebbe ereditato parte delle sue caratteristiche dalla minuscola corsiva (posatezza e
l'eleganza), ma avrebbe ereditato anche caratteristiche dalla semionciale che appunto è
tracciato con un ductus più veloce. Sulla scia di questa teoria, che vede quindi la Carolina
come come un punto di convergenza tra due tendenze scrittorie, nacque la teoria del
pendolo la qua quale appunto individua il momento della fermata del pendolo con la nascita
della Carolina che oscilla tra la semionciale e la minuscola corsiva.
Nel 1955 Cencetti pubblicò un saggio intitolato “Postilla nuova un problema paleografico
vecchio”, dove ebbe la grande intuizione di riconoscere alla Carolina la riconquista di quella
posatezza e quella unità perdute con il fenomeno del particolarismo grafico. Egli è quindi il
primo che già negli anni Cinquanta del Novecento inquadra il fenomeno dal punto di vista
culturale e vede nella Carolina la risposta alla richiesta da parte dell'Occidente di ricostruire
di nuovo quel modello normale unico di scrittura. Questa tesi sarebbe tra l'altro in qualche
modo sostenuta da quelle che poi sono le testimonianze delle attività di Carlo Magno, il
quale tentò di ricostituire l’Impero, sostenne l'istruzione, che fu durante l'impero romano un
fattore particolarmente importante per la diffusione della scrittura, e tra l’altro favorì anche le
opere di copia.
In seguito Petrucci studiò le sottoscrizioni di alcuni testi ritrovati nell'Italia settentrionale e
aggiunse alla teoria del Cencetti, la via -se così possiamo dire- attraverso la quale si è
adottato questo modello unico di scrittura. Egli rilevò infatti, attraverso lo studio dei
manoscritti, come nella formazione della minuscola carolina avesse sicuramente giocato un
ruolo importante la minuscola scolastica di base che veniva insegnata a livello elementare in
tutte le scuole altomedievali sia ecclesiastiche che laiche.
Nonostante comunque la nascita della minuscola carolina non fu l'unica creazione
dell'impero dell'epoca carolingia (che ne contava altre come l’onciale, la semionciale, la
capitale e così via), quello che c'è da dire è che mentre questi generi di pura imitazione
godettero di scarsa diffusione fuori dall’elite di corte e anche per breve tempo, la minuscola
Carolina invece conobbe rapida e larghissima diffusione in molti i centri scrittori di Francia,
Germania, Italia, fino a diventare poi con l’avvento del IX sec, la scrittura comune di tutta
l’Europa imperiale.
Le caratteristiche principali della minuscola Carolina sono:
● Modulo equilibrato ed uniforme;
● Tratteggio non contrastato;
● “a” di tipo onciale;
● Legamenti tra c e t, s e t
● Il nesso et;
● La scarsità del numero di legamenti e abbreviazioni;
● Separazione delle lettere, ma conservazione della scriptio continua;
● Leggera inclinazione verso destra;
● Presenza di aste clavate, leggermente ingrossate in alto.
Con il passare del tempo però, anche la minuscola carolina subì dei cambiamenti,
soprattutto alla fine del IX secolo con la diminuzione delle attività nei centri scrittori di ambito
carolingio e con una più scarsa produzione libraria. A questo punto la minuscola carolina
assume un aspetto più dismesso e trascurato, risulta essere regolare nell'allineamento, nelle
proporzioni disegni grafici, risulta essere meno fluida, meno spontanea, ma più rigida e con
un