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GRANULOMI, INFIAMMAZIONI CRONICHE "SPECIFICHE" E PERDITA DI DETTAGLI CELLULARI

Esistono due tipi di granulomi:

  • Granulomi immuni: questo tipo di risposta immunitaria produce generalmente granulomi quando l'agente induttore non può essere facilmente eliminato, come un microbo persistente oppure un autoantigene (malattie autoimmuni). In tali risposte, i monociti/macrofagi e le APC attivano le cellule T a produrre citochine, come IFN-γ, che attiva i macrofagi, che a loro volta riattivano le T.
  • Granulomi non immuni, chiamati anche "da corpo estraneo", si osservano in risposte a corpi estranei relativamente inerti, ed in assenza di risposte immunitarie mediate dalle cellule T.

CAPITOLO 9. INFIAMMAZIONE

Riparazione tissutale

In tutti gli organi o tessuti la riparazione si svolge attraverso tre fasi: l'infiammazione, la formazione del nuovo tessuto ed il rimodellamento.

Il risultato sarà molto diverso a seconda della quantità di tessuto perso.

dalladistanza dei margini della ferita, e dall’eventuale presenza di eventi infettivi onecrotici. Fondamentalmente la riparazione è quindi il risultato di numerosi fenomeni: la deposizione della matrice, la sua distruzione, la proliferazione e la funzione delle cellule parenchimali e di quelle stromali (fibroblasti). Va ricordato che nei mammiferi la gua-rigione di una ferita tende a dar luogo alla formazione di una cicatrice (che comporta sempre una perdita di funzione) e che l’entità di essa dipende anche dall’entità e dalla durata del danno: una ferita chirurgica, non infetta, con i margini ben ravvicinati per la sutura, con scarsi o nulli fenomeni necroti-ci lascerà una piccola cicatrice; un’ustione con la perdita con la perdita di un’ampia area di superficie cutanea, importanti fenomeni di necrosi e possibili infezioni lascerà un’ ampia cicatrice; una patologia virale che comporta un danno cronico con distruzione continua di tessuto comporterà.la diffusione di microrganismi nella ferita. In questa fase, le cellule infiammatorie, come i neutrofili e i macrofagi, rimuovono i detriti cellulari e i microrganismi presenti nella ferita. Seconda fase Nella seconda fase, chiamata fase proliferativa, le cellule del tessuto connettivo, chiamate fibroblasti, iniziano a produrre una sostanza chiamata collagene. Il collagene forma una matrice che sostiene la rigenerazione del tessuto danneggiato. Durante questa fase, i vasi sanguigni si formano nuovamente per fornire ossigeno e nutrienti alle cellule che stanno rigenerando il tessuto. Terza fase Nella terza fase, chiamata fase di rimodellamento, il tessuto danneggiato viene ristrutturato e rafforzato. Il collagene prodotto nella fase precedente viene riorganizzato per formare una struttura più solida e resistente. Durante questa fase, le cellule del tessuto connettivo continuano a produrre collagene e a rimuovere il tessuto cicatriziale in eccesso. È importante notare che il processo di guarigione può variare a seconda della gravità della ferita e delle condizioni generali del paziente. In alcuni casi, il tessuto danneggiato può non essere in grado di rigenerarsi completamente, portando a una perdita permanente di funzione.
  1. di fluidi biologici, rimuovono i componenti necrotici dei tessuti e prevengono l'infezione.
  2. L'emostasi si verifica prima di tutto per mezzo della formazione del tappo piastrinico seguito dalla formazione della matrice fibrinica.
  3. Tale struttura diventa poi il supporto per la successiva invasione di componenti cellulari.
  4. In seguito all'attivazione del complemento, alla degranulazione delle piastrine ed ai prodotti della degradazione batterica vengono reclutati i neutrofili, attratti i macrofagi ed attivati i fibroblasti.
  5. Dopo qualche giorno appaiono nel sito di infiammazione anche i monociti (ora evolvono in macrofagi).

Seconda fase

La formazione di nuovo tessuto (nei 2-10 giorni dopo il danno) è caratterizzata dalla migrazione e dalla proliferazione di diversi tipi cellulari. In una ferita cutanea, il primo evento che si verifica è la migrazione di cheratinociti al di sopra del derma danneggiato. Segue la formazione di vasi ematici (neoangiogenesi). Le gemme di nuovi

capilla-ri insieme con fibroblasti e macrofagi, inva-dono la matrice di fibrina che continua a formarsi nel sito (causa essudato). I macrofagi hanno un ruolo fondamentale: nei modelli animali privati di talicellule si osserva una deposizione esuberante di fibrina e i fibroblasti compa-iono con ritardo; il processo è fortemente rallentato; sui filamenti di fibrina si lega la fibronectina. I fibroblasti, che possono derivare dai margini del-la ferita o dal midollo, sono stimolati dai macrofagi ed alcuni differenziano in miofibroblasti, cellule contrattili la cui funzione è quella di avvicinare i margini della ferita. I fibroblasti e miofibroblasti cooperano nella produzione di MEC, sopratutto collagene, che costituisce la gran parte del tessuto cicatriziale. In questo momento la zona comincia ad assumere le caratteristiche della cicatrice a causa della presenza di collagene. La fibrina verrà rimossa e prevarrà il collagene di tipo I. Di solito a questo punto i cheratinociti hanno

Completato il processo di riepitelizzazione. Nell'uomo gli annessi cutanei (ghiandole sudoripare e peli) sono di solito assenti in quanto a loro carico non si verificano fenomeni di rigenerazione.

Capitolo 10. Riparazione Tissutale

Immunopatologia

Per immunopatologia s'intende lo studio delle patologie del sistema immunitario. Le principali molecole sono sicuramente le immunoglobuline. Queste derivano da organismi primordiali e originariamente erano coinvolte nei legami cellulari, successivamente nei vertebrati si sono evolute in senso immunitario.

L'esposizione ripetuta allo stesso Ag in un soggetto sensibilizzato può, in certi casi, scatenare reazioni patologiche dette reazioni di ipersensibilità. Gli Ag in questione possono essere sia esogeni (polveri, pollini, cibi, farmaci, germi) sia endogeni (Ag self, causano le malattie autoimmuni). È giusto ricordare però, che, non è l'antigene ad essere patogeno bensì la risposta anomala che può

Causare un ingente danno. Le reazioni di ipersensibilità possono essere distinte in base al meccanismo immunologico che viene attivato:

Tipo 1: reazioni da ipersensibilità immediata: la risposta immunitaria è mediata da linfociti Th, IgE, mastociti e basofili; causa il rilascio di mediatori attivi sui vasi e sul muscolo liscio e di citochine proinfiammatorie che, a loro volta, reclutano le cellule infiammatorie. Lesioni patologiche: vasodilatazione, edema, contrazione della muscolatura liscia, produzione di muco, infiammazione. Malattie prototipiche: anafilassi, allergie, asma bronchiale (forma atopiche).

Mastociti e basofili possono essere attivati anche per via alternativa attraverso il legame con la frazione C3 e C5 del complemento.

Tipo 2: ipersensibilità mediata da anticorpi: Produzione di IgG e IgM che si legano all'antigene sulle cellule bersaglio e nei tessuti promuovendone la fagocitosi e la lisi ad opera del complemento attivato.

odei recettori Fc.
Lesioni patologiche: fagocitosi e lisi cellulare, flogosi, in alcune malattie disturbi funzionali in assenza di danni cellulari e tissutali.
Malattie prototipiche: anemia emolitica autoimmune, sindrome di Goodpasture.

Tipo 3: ipersensibilità mediata da immunocomplessi:
Le IgG e IgM si legano generalmente ad antigeni circolanti e gli immunocomplessi Ag-Ac si depositano nei tessuti scatenando la flogosi. L'attivazione del complemento porta al reclutamento di leucociti (neutrofili e monociti) che rilasciano enzimi lisosomiali e radicali liberi responsabili di danni tissutali.
Lesioni patologiche: infiammazione, vasculite necrotizzante (necrosifibrinoide).
Malattie prototipiche: lupus eritematoso sistemico (LES), alcune forme di glomerulonefrite, malattia da siero, reazione di Arthus.

Tipo 4: ipersensibilità cellulo-mediata:
Responsabili del danno cellulare e tissutale sono i linfociti T attivati (cellule Th1 e Th2) che provvedono al rilascio di citochine eattiene all'attivazione dei mastociti. Questo porta alla liberazione di mediatori infiammatori come istamina, prostaglandine e leucotrieni, che causano vasodilatazione, aumento della permeabilità vascolare ed edema. Nella fase ritardata, che si verifica dopo 5-6 ore, si verifica un reclutamento massivo di eosinofili e neutrofili. Questa fase è caratterizzata da una risposta infiammatoria più intensa e può causare danni tissutali più gravi. L'ipersensibilità immediata può manifestarsi come una reazione sistemica, scatenata dall'iniezione di un antigene in un soggetto sensibilizzato, o come una reazione locale, che dipende dal punto di ingresso dell'antigene. Alcune malattie prototipiche associate all'ipersensibilità immediata includono la dermatite da contatto, la sclerosi multipla, il diabete di tipo 1, l'artrite reumatoide e la tubercolosi.

Riguarda l'essudato liquido. Ciò che porta allo shock anafilattico è la vasodilatazione intensa (squilibrio tra il volume del letto vascolare e il contenuto) ed è la fase più pericolosa poiché vi è liberazione di mediatori della flogosi preformati, come le ammine vasoattive (la principale è l'istamina). Anche se la sensibilizzazione avviene a livello della mucosa, la manifestazione è sistemica, spesso me ne accorgo perché ho una reazione cutanea, come un eritema su base allergica. L'organo dove si manifesta la sintomatologia può essere diverso rispetto a dove è avvenuta la sensibilizzazione, come ad esempio lo shock anafilattico. L'Ag può prendere contatto con il linfocita B che produrrà Ig, ma in virtù del fatto che il contatto è avvenuto con una cellula Th, ci sarà produzione di IgE che andranno in circolo.

Il meccanismo è autopotenziante, bastano microdosi di Ag per scatenare una reazione.

Ad oggi è aumentato il tasso di reazioni.

Allergiche poiché è cambiato l'inquinamento, l'esposizione ad agenti predisponenti che irritano le mucose, soprattutto quelle delle vie aeree, facilitando l'ingresso degli Ag e il crearsi di condizioni anomale tale per cui ciò che è normalmente tollerato e riconosciuto come innocuo viene invece identificato come pericoloso. Non è chiaro perché in alcuni soggetti si sviluppino le cellule Th piuttosto che le Th2 nel circolo. I mastociti basofili, che riconoscono la frazione cristallizabile delle IgE, saranno caratterizzati da una superficie tappezzata da IgE (si forma una sorta di macrorecettore). Le IgE vengono a contatto con l'Ag che aveva inizialmente sensibilizzato l'individuo.

Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
102 pagine
SSD Scienze biologiche BIO/09 Fisiologia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher MARTY.RAS di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Fisiopatologia cellulare e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Teramo o del prof Manera Maurizio.