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CARATTERISTICHE DELLA MEMBRANA ALVEOLOCAPILLARE:

È una membrana permeabile costituita da tre strati: l'epitelio alveolare, l'endotelio dei capillari e lo strato costituito dalle lamine basali fuse dei due strati precedenti.

Il passaggio per diffusione delle sostanze attraverso questa membrana è regolato dalla LEGGE DI FICK:

V = ΔP *(A/d) *D

Secondo questa legge il flusso di gas è:

  • Proporzionale all'area (A) della membrana
  • Inversamente proporzionale allo spessore (d) della membrana.
  • Proporzionale alla differenza di pressione nei due compartimenti (ΔP)
  • Proporzionale alla costante di diffusione (D) la quale è direttamente proporzionale alla solubilità e inversamente proporzionale alla radice del peso molecolare (PM).

La figura qui riportata mostra solo il processo di diffusione dei due gas.

Tuttavia, è da ricordare che la diffusione dei due gas avviene in verso opposto: l'ossigeno va dagli alveoli ai capillari.

el'anidride carbonica dai capillari agli alveoli. L'aria che entra nei nostri polmoni comunque non è solo formata da O2. L'aria è infatti una miscela gassosa costituita:

  • Al 79% di azoto
  • Al 20,93% di ossigeno
  • Allo 0,03% di anidride carbonica
  • A meno dell'1% di gas rarefatti come neon, argon, elio, metano e così via.

Tuttavia, solo CO2 e O2 sono direttamente coinvolti nei processi cellulari, O2 perché consumato e CO2 perché prodotto. Per questo motivo questi due gas sono chiamati GAS RESPIRATORI, mentre tutti gli altri sono detti GAS INERTI.

Siccome solo alcuni gas dell'intera miscela ci interessano è utile calcolarne la PRESSIONE PARZIALE. In una miscela di gas come l'atmosfera, la pressione totale è data dalla somma delle pressioni parziali esercitate da ogni singolo gas componente la miscela. La pressione parziale di un componente di una miscela di gas è la pressione che questo avrebbe qualora occupasse.

da solo, il volume a disposizione dell'intera miscela alla medesima temperatura. Questa dipende dalla frazione molare, ossia la percentuale che il gas occupa nella miscela. Sapendo che la pressione atmosferica a livello del mare equivale a 760 mmHg, potremo calcolarci le singole pressioni parziali e la somma di tutte quante dovrebbe dare proprio 760 mmHg. Il valore della pressione atmosferica ovviamente non è univoco, ma è soggetto a modificazioni legate alle condizioni metereologiche, alla latitudine e all'altitudine. Calcoliamo per i gas respiratori la PRESSIONE PARZIALE, ossia la pressione che ci interessa per il calcolo del flusso nella diffusione:

  • Ossigeno: 159 mmHg
  • Anidride carbonica: 0,3 mmHg

Altro dato utile nello studio della diffusione alveolare è l'AREA DI SCAMBIO = 50 - 100 m2. L'area di scambio risulta molto ampia rispetto al volume. Per calcolare entrambi i dati abbiamo bisogno delle seguenti informazioni:

  • diametro alveoli = 0,3 mm
numero alveoli = 300,000,000
Superficie = 4 * π * r = 300,000,000 * 4 * π * (0.15/10) = 85 m2
Volume = 4/3 * π * r = 300,000,000 * 4/3 * π * (0.15/10) = 4 L = 0.043 m3
Questo dimostra che il polmone è un ambiente ottimizzato per gli scambi: in un volume esiguo la superficie di scambio risulta molto ampia e ciò favorisce la diffusione.
Un altro dato importante è lo SPESSORE DELLA MEMBRANA che come abbiamo visto è formato da tre strati sovrapposti: endotelio, epitelio alveolare e membrane basali fuse. Questi tre strati insieme danno uno spessore di soli 0.2 - 0.4 micron.
È importante precisare che quasi tutta la superficie alveolare è ricoperta e circondata da capillari polmonari.
ASPETTO DELLE VIE AEREE E DEL POLMONE
Le vie aeree originano dalle cavità boccale e nasali e procedono con le vie di conduzione.
Le vie di conduzione comprendono: la larinofaringe, la laringe, la trachea, i bronchi e i bronchioli, fino a quelli terminali.Le vie di conduzione possiedono un diametro ampio e delle pareti spesse, provviste di un sostegno cartilagineo che garantisce stabilità e rigidità. Per questo motivo le vie di conduzione non sono deputate allo scambio: l'aria vi passa per arrivare alla zona respiratoria dei polmoni e degli alveoli dove potrà essere scambiata. Siccome nel tratto di conduzione ossigeno e anidride carbonica non sono in grado di permeare la parete, questo spazio viene chiamato SPAZIO MORTO ANATOMICO. La zona respiratoria invece è l'insieme dei bronchioli respiratori e dei dotti alveolari in cui gli scambi gassosi sono possibili. La forma delle vie respiratorie è osservabile grazie a un calco in gesso: nei polmoni di un cadavere viene iniettato gesso liquido. Questo, una volta solidificato, mostra la forma delle vie aeree. Ovviamente, siccome esso possiede una certa densità, non sarà in grado di evidenziare gli ultimi tratti respiratori perché non potrà.

arrivarcifisicamente.VIE AEREE E AREA DI SEZIONESe come abbiamo detto l'area rappresenta una variabile fondamentale per la diffusione, osserviamo che il ragionamento fatto fin ora ha senso, non solo perché le vie di conduzione non potrebbero permettere gli scambi, data la loro conformazione anatomica ma anche perché non sarebbero fisicamente efficienti come gli alveoli: l'area delle vie di conduzione risulta esigua rispetto a quella dei tratti respiratori.

Un alveolo in sé ha una superficie assai piccola ma considerato insieme agli altri 300000000 ed insieme ai dotti alveolari e ai bronchioli respiratori restituisce una superficie molto ampia rispetto a quella delle vie di conduzione (circa 500cm2).

VENTILAZIONE ALVEOLARELa ventilazione alveolare corrisponde al flusso di aria che arriva o se ne va dalla zona alveolare in un minuto. Questo valore non è lo stesso della ventilazione totale, in quanto l'aria inspirata non arriva tutta quanta agli alveoli, ma

unaparte si ferma nelle vie di conduzione, nel cosiddetto spazio morto, e viene espulsa identica con l'espirazione. Consideriamo il polmone come se fosse un solo alveolo perfuso da un solo capillare. La VENTILAZIONE TOTALE, ossia il flusso d'aria che entra o esce dalle vie aeree, è di circa 7,5 L/min. Il flusso ventilatorio non è continuo, bensì alternato in quanto si hanno una fase inspiratoria e una espiratoria. Per sapere quanta aria entra nei nostri polmoni ad ogni inspirazione consideriamo la FREQUENZA RESPIRATORIA che riflette il numero di cicli respiratori nell'unità di tempo. A riposo si hanno 15 atti (inspirazioni o espirazioni) al minuto. Dividendo la ventilazione totale per il numero di atti è possibile trovare il cosiddetto VOLUME CORRENTE.

a 0,5 L o 500 ml. Dei 500 ml sappiamo che arrivano in zona alveolare solo 350 ml (150 rimangono in coda, nello spazio morto anatomico). I 150 ml sono per questo detti VOLUME MORTO (Vd) e sono calcolabili solo su cadavere, in autopsia. I 350 ml sono detti VOLUME ALVEOLARE.

In condizioni fisiologiche lo spazio morto fisiologico coincide con lo spazio morto anatomico. Quando però abbiamo condizioni patologiche lo spazio morto fisiologico è maggiore di quello anatomico, perché le parti potenzialmente ventilabili sono, a causa della patologia, occluse.

La VENTILAZIONE DELLO SPAZIO MORTO è calcolabile moltiplicando i 150 ml per la frequenza cardiaca.

La VENTILAZIONE ALVEOLARE invece si trova moltiplicando il volume alveolare (350 ml) per la frequenza respiratoria (15) = 5250 ml/min.

Il FLUSSO DI SANGUE NEI VASI CAPILLARI alveolari corrisponde invece a 5000 ml/min.

I due meccanismi (ventilazione alveolare e perfusione) dunque hanno un rapporto 1 a 1.

Questo in linea generale: ovviamente,

come abbiamovisto, i flussi dipendono dallevarie zone del polmone ecambiano gradualmentedall’apice alla base. Dunque,gli scambi saranno piùefficienti verso la base delpolmone.

COME MISURARE I VOLUMI RESPIRATORI

In questa trattazione consideriamo solo i volumi STATICI: questi sono svincolatidalla variabile tempo a differenza di quelli dinamici.

La suddivisione dei volumi polmonari statici si ottiene dallo spirogramma, ilquale rappresenta l’andamento (nel tempo) dei volumi inspirati e espirati da unsoggetto collegato a uno spirometro a circuito chiuso. Oggi la spirometrica èelettronica e ciò consente una maggior precisione e praticità d’utilizzo, ma quiè rappresentata una meccanica.

Con la spirometria è possibile calcolare la capacità vitale ossia il massimovolume di aria che può essere espulso dai polmoni con una espirazione forzataa fronte di un’Inspirazione massimale.

Variabili in gioco:Il volume

corrente è il volume di aria che entra o esce dalle vie respiratorie ad ogni atto respiratorio e equivale a 500 ml, ma aumenta notevolmente nell'esercizio fisico e nell'iperventilazione.

Il volume residuo (1,5 L) è il volume d'aria che rimane nelle vie aeree alla fine di un'espirazione forzata massimale -> il polmone in condizioni fisiologiche non è mai completamente collassato, neppure alla fine di un'espirazione forzata.

Il volume di riserva inspiratoria (2,5 L) è il volume di aria che può essere inspirato con un'inspirazione forzata a partire dalla fine di un'inspirazione tranquilla.

Il volume di riserva espiratoria (1,5 L) è il volume massimo di aria che può essere espirato durante l'espirazione forzata a partire dalla fine di un'espirazione tranquilla.

Con capacità si intende la somma di più volumi polmonari statici:

La capacità funzionale residua (2,5 L) è la somma del volume residuo e del volume di riserva espiratoria.

- 3 L) è il volume di aria che rimane nelle vie aeree alla fine di un'espirazione passiva -> VRE + VR. Qui si ha il punto meccanico di equilibrio tra polmone e torace. Il sistema qui non richiede sforzi; lontano da questa capacità entra in gioco il lavoro dei muscoli toracici.

La capacità vitale (4,5 L) è il volume di aria espirata con l'espirazione forzata a fronte di un'inspirazione massimale -> VRI + VT + VRE

La capacità polmonare totale (6 L) è il volume totale di aria contenuto nei polmoni alla fine di un'inspirazione forzata massimale -

Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
120 pagine
1 download
SSD Scienze biologiche BIO/09 Fisiologia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher grace2000 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Fisiologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Esposito Fabio.