Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
SECREZIONE PANCREATICA ESOCRINA
Il pancreas è una ghiandola acinosa composta, in cui sono presenti acini con cellule secernenti
proenzimi (zimogeno) e dotti che confluiscono in dotti di dimensioni sempre più grandi fino ai
2 dotti maggiori: il principale, di Wirsug, che sbocca nel duodeno in corrispondenza della papilla
di Water insieme al coledoco, e l'accessorio di Santorini, che termina nel duodeno un po' più a
monte del primo. Lungo i dotti, oltre alle cellule epiteliali proprie, sono presenti anche cellule e
ghiandole mucose, fibre elastiche e cellule muscolari lisce. L'innervazione vagale (parasimpatica)
è costituita da fibre pregangliari che fanno sinapsi con neuroni intrapancreatici, col significato di
fibre postgangliari, diretti soprattutto agli acini, alle cellule dei dotti e alle cellule muscolari;
quella ortosimpatica proviene dal ganglio celiaco ed è diretta soprattutto ai vasi pancreatici.
La secrezione acquosa proviene soprattutto dalle cellule dei dotti intralobulari (secrezione
3-
spontanea) ed extralobulari (secrezione incrementata dalla secretina). E' ricca di ioni HCO . Il
+ + 3-
fluido acinoso è isotonico e la sua concentrazione di Na , K e HCO è simile a quella
plasmatica. La secrezione del fluido acinoso e il suo contenuto proteico sono stimolati dalla
colecistochinina e dall'acetilcolina. I dotti intralobulari producono una secrezione spontanea,
+ 3-
che presenta una maggior concentrazione di K e di HCO del plasma. La secretina stimola la
secrezione di acqua e di elettroliti da parte delle cellule che rivesto i dotti extralobulari; la
3-
secrezione indotta dalla secretina presenta in ogni caso una concentrazione di HCO superiore a
3-
quella della secrezione spontanea. A bassa velocità di flusso, nel dotto principale l'HCO è
-
riassorbito in scambio col Cl . Tale scambio non ha il tempo di effettuarsi se la velocità di flusso
3-
aumenta; di conseguenza, a velocità di flusso più elevate, la concentrazione di HCO è
- 3-
maggiore e quella di Cl specularmente minore. L'HCO deriva dall'H CO che si forma ad opera
2 3 3-
dell'anidrasi carbonica dalla CO proveniente dal plasma o dal metabolismo cellulare. L'HCO è
2 - +
scambiato dal lato luminale con un Cl , mentre l'H viene pompato fuori sul lato basale in
+ + +
cambio di un Na o un K . La fuoriuscita di H dal lato basale è importante per la formazione di
CO dal bicarbonato plasmatico.
2
La secrezione enzimatica riguarda la secrezione di diversi enzimi, quali la la lipasi, la
α-amilasi,
fosfolipasi, le 2 colipasi, la colesterolo estere idrolasi, i 3 tripsinogeni, il chimotripsinogeno, le 2
proelastasi, le 4 procarbossipeptidasi, l'inibitore della tripsina, la ribonucleasi e la
desossiribonucleasi.
Il controllo nervoso avviene ad opera del vago, che incrementa la secrezione di entrambe le
componenti, acquosa ed enzimatica. L'ortosimpatico, invece, riduce la secrezione più che altro
per il suo effetto vasocostrittore, con conseguente minore disponibilità di acqua per la
secrezione. Il controllo umorale avviene ad opera della secretina, che agisce sulle cellule dei
3-
dotti, incrementando la secrezione di acqua e HCO . La colecistochinina agisce sulle cellule
acinari, incrementando la secrezione enzimatica.
Anche per quanto riguarda la secrezione pancreatica possiamo distinguere la fase cefalica, la fase
gastrica e la fase duodenale. Le prime 2 fasi sono molto simili alle prime 2 fasi della secrezione
gastrica; la prima è caratterizzata da riflessi condizionati o incondizionati i cui recettori
(meccanici, chimici, o fotorecettori della retina) si trovano nella testa; tale fase è mediata dal
vago; la seconda fase è caratterizzata da riflessi vagali attivati quando il cibo arriva nello stomaco.
Per quanto riguarda la fase duodenale, essa ha inizio quando il chimo arriva nel duodeno; in
questa fase, la più importante, il ruolo maggiore è esercitato dagli ormoni, mentre le influenze
parasimpatiche svolgono un ruolo di rinforzo. L'acidità del chimo induce il rilascio di secretina
3-
dalle cellule S duodenali; la secretina, a sua volta, incrementa la secrezione di acqua e HCO dal
pancreas, con conseguente tamponamento dell'acidità duodenale. La presenza nel duodeno dei
primi prodotti della digestione lipidica (micelle contenenti acidi grassi a catena medio-lunga) e
proteica (soprattutto aminoacidi aromatici) induce il rilascio di colecistochinina dalle cellule I
duodenali; la colecistochinina, a sua volta, incrementa la secrezione di enzimi pancreatici, con
conseguente incremento dell'attività gastrica.
FEGATO, VIE BILIARI E COLECISTI
Il fegato è una ghiandola localizzata al di sotto del diaframma, tra il colon trasverso e lo
stomaco. E' la ghiandola più voluminosa dell'organismo umano. Gioca un ruolo fondamentale
nel metabolismo e svolge una serie di processi tra cui l'immagazzinamento del glicogeno, la
sintesi delle proteine del plasma, la rimozione di sostanze tossiche dal sangue, e la produzione di
bile.
E' suddiviso in lobuli, delimitati da tessuto connettivo. Il lobulo epatico rappresenta l'unità
strutturale del fegato; è costituito da gruppi o file di epatociti convergenti verso il centro del
lobulo; ciascun gruppo o fila è separato da un altro da un sinusoide, entro cui scorre sangue
misto, venoso proveniente da diramazioni della vena porta, e arterioso proveniente da
diramazioni dell'arteria epatica; anche i sinusoidi sono convergenti e sfociano nella vena
centrolobulare, il cui sangue confluirà nella vena cava inferiore. I sinusoidi presentano una
parete ampiamente fenestrata, e manca una lamina basale; pertanto, lo spazio interposto tra
l'endotelio e la membrana dell'epatocita (spazio del Disse) è occupato dal sangue e la membrana
cellulare dell'epatocita, che a quel livello presenta molti microvilli, è a diretto contatto col
sangue. Sul lato opposto, la membrana presenta diverse introflessioni che, insieme alle
introflessioni dell'epatocita vicino, formano uno spazio nel quale gli epatociti secernono la bile:
il capillare biliare che, quindi, non è rivestito da endotelio. Nell'interfaccia tra gli epatociti
contigui, è presente un sistema giunzionale di cui fa parte una tight junction. Ciò assicura una
netta separazione tra due ambienti extracellulari diversi: quello in comunicazione con lo spazio
del Disse ed il capillare biliare. In questo modo, la bile secreta non passa nel sangue e, d'altra
parte, il sangue non passa nel capillare biliare. I capillari biliari confluiscono nei canalicoli biliari
(rivestiti da endotelio) che, a loro volta, confluiscono nei dotti biliari; i dotti biliari immettono
la bile in dotti di dimensioni sempre maggiori, fino ai 2 dotti epatici, destro e sinistro, che si
congiungono nel dotto epatico comune. Dalla confluenza con quest'ultimo del dotto cistico si
origina il dotto caledoco. Il dotto caledoco sbocca nel duodeno a livello della papilla di Water,
insieme al dotto di Wirsug proveniente dal pancreas. In periodo interprandiale, quando non
necessita la presenza delle 2 secrezioni nel duodeno, l'apertura dei 2 dotti è ostruita dalla
contrazione di una robusta struttura muscolare, chiamata sfintere di Oddi.
Come detto precedentemente, il fegato possiede importanti funzioni metaboliche.
Metabolismo dei carboidrati. Nel periodo postprandiale, il glucosio entra negli epatociti
• +
indipendentemente dalla presenza di insulina, per diffusione facilitata Na -dipendente
(sfruttando il carrier GLUT2). Qui il glucosio viene fosforilato in glucosio-6-P, e a
questo punto può andare incontro a glicolisi o, se eccede le richieste energetiche (come
avviene dopo un pasto), a glicogenosintesi. Questo gruppo di reazioni, soprattutto la
glicogenosintesi, è favorito dalla presenza di insulina.
Nel periodo interprandiale, il glicogeno viene convertito in glucosio-6-P e quindi in
glucosio (glicogenolisi); ciò è fondamentale soprattutto per quei tessuti, in primis il
sistema nervoso, che necessitano del glucosio per il loro metabolismo. La glucosio-6-
fosfatasi è presente quasi esclusivamente negli epatociti. Il glucosio venutosi a formare
esce dall'epatocita al sangue per diffusione facilitata da un carrier GLUT2. La glicogenolisi
è attivata dal glucagone, dall'adrenalina, dagli ormoni tiroidei e, naturalmente, è inibita
dall'insulina. La quantità di glicogeno epatico può assicura il fabbisogno dell'organismo
solo per 24-48 ore. Il glucosio-6-P si ottiene anche a partire dagli aminoacidi (o,
meglio, dal loro scheletro carbonioso, il chetoacido), dal glicerolo e dal lattato
(gliconeogenesi). Nei periodi interprandiali, la gliconeogenesi rappresenta una fonte
meno importante di glucosio-6-P rispetto alla glicogenolisi, ma nel digiuno protratto,
esauritesi le riserve di glicogeno, costituisce l'unica via metabolica possibile per
mantenere la glicemia entro valori normali. Gli aminoacidi utilizzati per la
gliconeogenesi (praticamente tutti, tranne leucina e lisina), sono di provenienza
soprattutto muscolare, così pure il lattato. Il glicerolo proviene dal catabolismo dei
trigliceridi del tessuto adiposo. La gliconeogenesi è favorita dal glucagone, dal cortisolo
(gliconeogenesi da aminoacidi), ma anche dal somatotropo (gliconeogenesi da
glicerolo); anch'essa, ovviamente, è inibita dall'insulina.
Metabolismo delle proteine. La sintesi degli aminoacidi non essenziali avviene per sintesi
• del chetoacido corrispondente e per successiva sua aminazione. Il gruppo aminico può
provenire o dall'ammoniaca proveniente dal catabolismo proteico o da un altro
aminoacido (transaminazione). Le transaminasi più importanti sono la transaminasi
glutammico-ossalacetico (che trasferisce il gruppo aminico dall'acido glutammico
all'acido ossalacetico, con formazione di acido e acido aspartico) e la
α-chetoglutarico
transaminasi glutammico-piruvico (che trasferisce il gruppo aminico dall'acido
glutammico all'acido piruvico, con formazione di acido ed alanina).
α-chetoglutarico
A livello del fegato, inoltre, avviene la sintesi proteica di tutte le proteine plasmatiche,
come l'albumina, i fattori della coagulazione, le proteine di fase acuta, ad eccezione delle
e qualche
γ-globuline β-globulina.
La reazione chiave del catabolismo proteico è rappresentata dalla deaminazione degli
aminoacidi, con formazione del chetoacido corrispondente e di ammoniaca; il
chetoacido può essere catabolizzato, entrare nel ciclo di Krebs ed essere utilizzato per
scopi energetici, oppure essere utilizzato per la gliconeogenesi (soprattutto) o per la
liposintesi; l'ammoniaca proveniente dalla rimozione del g