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TESS.ADIPOSO BIANCO
Il primo è costituito da adipociti bianchi: cellule uniloculari molto caratteristiche per il fatto
che sono sferiche, assai voluminose (mediamente circa 70-120 μm di diametro) e
costituite per la maggior parte del loro volume da un’unica goccia di trigliceridi.
Una sottile lamina di citoplasma riveste la goccia lipidica e si allarga leggermente solo in
prossimità dell’ area che accoglie il nucleo che risulta schiacciato dal vacuolo lipidico. L’
ultrastruttura della cellula evidenzia come il citoplasma contenga gli usuali organuli
cellulari che comprendono un variabile numero di mitocondri allungati, sottili con
piccole
creste variamente orientate.
Contrariamente a quello che si pensava queste cellule hanno numerose e importanti
funzioni: Riserva energetica le cellule del nostro organismo hanno un bisogno
continuo di energia per la normale sopravvivenza e quindi risulta necessario un
sistema che consenta un temporaneo accumulo di energia e una lenta e
continua distribuzione della stessa.
Non a caso l’ energia accumulata è quella lipidica che richiede il minimo spazio d’
accumulo per la sua idrofobia e racchiude la massima energia potenziale. E’
interessante notare che la forma sferica di queste cellule è quella che
geometricamente consente il massimo volume nel minimo spazio.
Quando l’ intervallo di tempo che intercorre tra un pasto e l’ altro raggiunge l’ ordine
delle settimane il tessuto adiposo bianco assume l’ importanza di un organo vitale.
Per questo motivo nelle migliaia di secoli che hanno preceduto l’ attuale
abbondanza di cibo si sono selezionati i geni che consentono una rapida
capacità di sviluppo del tessuto adiposo bianco. Forse questo è uno dei motivi
della attuale diffusione epidemica dell’ obesità.
Funzione endocrina – paracrina – autocrina La LEPTINA è una proteina
prodotta e secreta principalmente dagli adipociti bianchi.
L’ azione fisiologica della leptina è quella di stimolare l’ assunzione di cibo in
sua assenza. L’ azione“permissiva” sulle gonadi appare finalisticamente atta a
garantire alla prole che la madre abbia energie sufficienti per garantire la sua
sopravvivenza.
La mutazione del gene murino o umano che impedisce la sua completa sintesi o la
sintesi del suo recettore funzionale induce ad una grave obesità caratterizzata
principalmente da unairrefrenabile assunzione del cibo e sterilità.
Il MECC. CONTROLLO SECREZIONE LEPTINICA appare principalmente e
semplicemente legato alla quantità di tessuto adiposo bianco presente nell’
organismo così che nei soggetti obesi la leptinemia è generalmente assai
elevata, suggerendo che in questi pazienti si instauri una sorta di
leptinoresistenza.
Alcuni autori ritengono che l’ azione della leptina sia anche paracrina e autocrina.
Si sono suggerite 2 azioni paracrine:
Adipogenica ↑numero di adipociti maturi per sviluppo dei
precursori.
Vasculogenica L’ azione vasculogenica leptinica appare ben
supportata e ragionevole finalisticamente: aumento del tessuto adiposo,
aumento della secrezione leptinica, aumento del letto vascolare per
supportare le necessità del neotessuto.
Il recettore funzionale della leptina appare anche localizzato anche sugli stessi
adipociti bianchi da cui è prodotta, da qui l’ipotesi autocrina.
Il tessuto adiposo è sorgente di numerosi altri fattori, molti dei quali appartengono
alla categoria delle citochine e per questo definiti globalmente anche ADIPOCHINE
i più conosciuti sono:
Fatt. necrosi tumorale (TNFα) interferisce con la fosforilazione del substrato 1 e
2 del recettore insulinico (IRS), induce apoptosi del tessuto adiposo bruno ed è
ritenuto un fattore responsabile della resistenza insulinica. Esso coincide con la
cachessina, un fattore secreto dai macrofagi in vitro.
Interleucine 6 (IL6) e proteina chemoattrattiva dei monociti (MCP1)
interferiscono con il segnale insulinico nei tessuti periferici.
ADIPONECTINA e RESISTINA probabilmente coinvolte nella regolazione della
sensibilità insulinica. In particolare l’ adiponectina è altamente e specificatamente
espressa dagli adipociti maturi e sembra possedere potenti effetti antidiabetici, anti
infiammatori e anti aterogenici.
ANGIOTENSINOGENO fornisce il substrato reninico per la formazione dell’
angiotensina II e, insieme alle altre proteine del sistema RAS (Renin Angiotensin
System) contribuisce alla regolazione della pressione sanguigna. Inoltre il sistema
RAS sembra implicato anche nella regolazione dell’ adipogenesi.
inibitore1 dell’ attivazione del plasminogeno (PAI 1) sono coivolti nei
meccanismi della regolazione della coagulazione del sangue
ecc
L’ alterazione nella produzione di molte di queste molecole nella situazione di
patologico
accumulo di grasso fornisce alcune spiegazioni inerenti la sindrome metabolica
(specie:
iperinsulinemia-diabete, ipertensione, dislipidemie e alterazioni del quadro
emocoagulativo) che si accompagna spesso all’ obesità specie se di tipo viscerale
(obesità centrale o a mela in contrapposizione all’ obesità sottocutanea o periferica o a
pera). Da notare a questo proposito, che alcune delle adipochine sopradescritte è
prevalentemente espressa nel tessuto adiposo viscerale: IL6, PAI-1, resistina, il
sistema RAS; mentre altre sono prevalenti nel sottocutaneo: leptina, TNFα,
adiponectin.
Quindi il tessuto adiposo bianco produce una serie di molecole che interferiscono
notevolmente sia con il comportamento dell’ animale (ricerca del cibo) sia con la sua
capacità riproduttiva, sia con tutta una serie di attività metaboliche (metabolismo
lipidico e glicidico), di regolazione del sistema cardiovascolare (pressione sanguigna,
emostasi, angiogenesi) e del sistema immunitario. Le stesse adipochine sono anche
implicate nell’innesco dei meccanismi molecolari che conducono alla comparsa
della sindrome metabolica che si accompagna spesso all’ obesità.
TESSUTO ADIPOSO BRUNO
è costituito da adipociti bruni: cellule poliedriche, di grandezza inferiore rispetto agli
adipociti bianchi (circa 1/3) con il citoplasma caratterizzato dalla presenza di numerosi
piccoli vacuoli lipidici (cellule multiloculari). L’ ultrastruttura rileva la presenza di
numerosi e grossi mitocondri. Queste caratteristiche anatomiche sono dovute al fatto
che la loro funzione principale è quella di dissipare l’ energia degli acidi grassi
contenuti nei vacuoli lipidici per produrre calore. Infatti in risposta ad uno stimolo
adrenergico adeguato (in risposta al freddo o all’ assunzione di cibo) la beta
ossidazione mitocondriale brucia i lipidi senza produrre ATP, ma producendo calore.
La mancata fosforilazione ossidativa è dovuta al fatto che queste cellule (e solo queste
cellule in tutto l’organismo) producono una proteina (UCP1) che , essendo un
protonoforo, vanifica il
gradiente protonico creato dalla beta ossidazione e impedisce la formazione di ATP
che
limiterebbe la beta ossidazione. Questa ultima quindi procede senza limiti e ha
come unico prodotto finale la dissipazione energetica sottoforma di calore. Quest’
ultimo
effetto è assai rilevante e costituisce il principale meccanismo non muscolare di
controllo
della temperatura corporea al di sotto della temperatura di termoneutralità
(temperatura al
di sotto della quale i mammiferi omeotermi devono innescare meccanismi anticaduta
termica) .
Grandi mammiferi come l’ uomo hanno considerevoli quantità di tessuto adiposo
bruno in epoca neonatale e che, in condizioni particolari, quali l’esposizione al freddo
si ripristinano considerevoli quantità di tessuto adiposo bruno anche nell’uomo
adulto. Dunque il tessuto adiposo bruno è diverso dal bianco sia per la sua morfologia che
per la sua funzione: consumo di ciò che invece il tessuto adiposo bianco accumula.
Se si considera poi che l’ attivazione del bruno si ottiene anche con l’assunzione di
cibo altamente calorico si capisce come ad esso siano attribuite proprietà anti-obesità,
dimostrate peraltro dalla costruzione di animali trangenici privi di tessuto adiposo bruno.
Questi ultimi, come aspettato, sviluppano una obesità iperfagica e, sottoposti a dieta ricca
di grassi, molti degli aspetti metabolici tipici della sindrome metabolica.
Nonostante le differenze anatomiche e funzionali i due tessuti sono organizzati a
costituire un unico organo Classicamente i due tessuti sopradescritti vengono
classificati come tessuti distinti che occupano sedi anatomiche diverse.
Specie, razza, età, ambiente di vita e alimentazione sono le maggiori cause
determinanti di variazioni della proporzione di tessuto adiposo (bruno o bianco) a
livello di certi depositi.
La diversa composizione dell’ organo influenza la tendenza all’ obesità dell’ animale: topi
geneticamente più ricchi della componente bruna (ad esempio Sv129) sono più resistenti
all’ obesità e alle complicanze ad essa associate, viceversa topi geneticamente più poveri
della componente bruna ( ad esempio C57B6) sono proni ad esse (17).
Da notare che l’ organo è provvisto di abbondanti vasi e nervi. In generale sia la
vascolarizzazione che l’ innervazione sono più rappresentate nella componente bruna. I
nervi sono quasi esclusivamente di natura adrenergica e nella componente bruna le fibre
nervose giungono a diretto contatto con gli adipociti.
Organo adiposo nell’obesità nell’ obesità l’ organo adiposo si modifica con un
aumento notevole della componente bianca e una riduzione della componente
bruna.
La componente bianca aumenta per ipertrofia e iperplasia.
Recentemente si è dimostrato che i MACROFAGI giocano un ruolo assai importante
nell’ obesità in quanto molti dei geni iperespressi nel tessuto adiposo degli obesi
sono geni espressi dai macrofagi: in particolare si è visto che la maggior parte del TNF_
e Il6 espressi negli obesi e responsabili della insulino-resistenza sono prodotti dai
macrofagi. Questi ultimi sarebbero attirati dal tessuto adiposo obeso per rimuovere
i residui cellulari e lipidici di adipociti ipertrofici che vanno incontro a fenomeni
degenerativi parapoptotici.
L’ organo è plastico e la sua plasticità pone le basi per il futuro della terapia dell’
obesità e delle sue complicanze L’ organo è plastico e questa plasticità aiuta a
spiegare il fine unico strategico funzionale dell’ organo.
Infatti esso potrebbe essere